Anche il seme lo sa! (Botanica del regno)

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Data :29 Gennaio 2021
(Eb 10,32-39/ Sal 36 / Mc 4,26-34)

L’uomo, in quanto essere animale si è da sempre sentito più vicino al mondo animale che a quello vegetale. Eppure la Scrittura colloca l’uomo nel giardino terrestre e la conoscenza del bene e del male, così come la Vita, pendono come frutti dagli alberi. Il libro dei Salmi si apre con l’immagine dell’uomo paragonato ad un albero piantato lungo un corso d’acqua (sal 1). A Betsaida, un cieco a cui Gesù stava ridonando la vista dice di vedere alberi che camminano e deduce in fretta che debba trattarsi di uomini (Mc 8,24).

Gesù doveva essere un osservatore del tutto eccezionale per mettere l’accento anche sulla vita vegetale cogliendo da quel mondo le immagini che meglio traducono e spiegano il regno di Dio. Alcune parabole – ed è il caso di oggi – parlano del regno di Dio alludendo esplicitamente e più volentieri al mondo vegetale e alla botanica. Ci sono diverse pubblicazioni, libri di facile lettura che spiegano con precisione ma pure con una certa poesia quello che succede nel mondo vegetale. Sono dei capolavori questi stessi racconti.

È sorprendente vedere come in natura, le piante non abbiano mani e piedi eppure il loro lavoro è di procurare all’uomo l’aria e il pane. Tutto accade e avviene in modo spontaneo, con una capacità di adattamento, con una resistenza alle intemperie, in un silenzio umilissimo. Il vento non è la voce degli alberi ma il frutto del loro lasciarsi attraversare. Sono il felice ostacolo sul camino del vento, la sua stessa incarnazione. Fili d’erba e alberi sanno di non essere il vento. La loro flessibilità dice semplicemente che il vento soffia dove vuole. Ecco: c’è da osservare a lungo, riflettere e imparare perfino dagli alberi.

Nella parabola della crescita del seme, solo in apparenza l’uomo è il protagonista per il fatto che ha gettato il seme. Ma poi, improvvisamente il vero centro è nel seme stesso. È bene che l’uomo cominci più seriamente a considerate che egli non è il padrone del mondo, non è il centro del mondo e neppure del cosmo e quando Dio lo mise signore del creato, non credo fosse per affermare una superiorità ma piuttosto un servizio. E se una centralità dell’uomo fosse possibile questa deve nascere da un rispetto totale di ogni forma di vita. Se Gesù è il nuovo Adamo, riconosciuto – Lui sì – quale signore del creato, allora dobbiamo considerare più attentamente in che modo Egli è uomo. Il suo modo di essere uomo nasce e si forma dalla contemplazione stessa di tutta la vita che lo circonda. Gesù sa benissimo – dove e da chi lo avrà imparato dunque? – che ogni essere vivente suppone l’esistenza di altri viventi. Ogni forma di vita presuppone che ci sia già vita nel mondo. Esistere è vivere grazie alla vita di altri. 

In campagna i gesti più certi stanno all’inizio e alla fine. Quello che capita nel mezzo è davvero in balia del bello e del cattivo tempo. Ed è un po’ come nascere e morire. Due punti certi a cui sta ancorato il percorso terreno. In fondo il seme caduto in terra avrà presto la sua morte per dare vita ad un nuovo germoglio e, ancora, il tempo del raccolto, la mietitura è la morte del grano, per la vita dell’uomo. Seminare e raccogliere sono anzitutto gesti del mondo vegetale. L’uomo lo ha imparato e scoperto pian piano. Ben prima di Abele, prima cioè che l’uomo fosse coltivatore, già il vento spargeva le sementi, gli insetti impollinavano… e i frutti maturavano già prima che l’uomo scoprisse che erano buoni da mangiare oltre che belli da vedere. E quando l’uomo ha iniziato a coltivare la terra, va detto che quello che accade tra la semina e il raccolto a volte non lo sappiamo nemmeno. Non lo sappiamo nel senso che non dipende proprio dall’uomo. Il chicco pieno nella spiga, al tempo del raccolto, è la prova che qualcosa, nascostamente e spontaneamente è comunque avvenuto.

Queste parabole di oggi ci faranno bene, soprattutto se siamo tra quelli che pensano che tutto dipenda da noi. Che tutto dev’essere sotto umano controllo, meglio se a misura e portata d’uomo. Eppure il mistero della vita ci supera sempre, ci precede, ci accompagna. La grazia di Dio – per dirlo in termini propriamente teologici – ci previene. Come le stagioni nell’arco di un anno o dell’intera esistenza. Questo significa che, quand’anche noi non programmassimo, non pianificassimo, non progettassimo, qualcosa accade sempre e comunque. E ora che le nostre comunità non riescono più a fare programmi come una volta (quel tempo non è lontano ma è già passato)… ma non vi pare di accorgervi maggiormente di quanta bellezza c’è attorno ad esse senza che noi abbiamo messo in cantiere qualche opera? Forse che proprio questo volesse da noi il buon Dio? Che smettessimo di programmare la vita e la morte e cominciassimo ad accoglierla nel suo disvelarsi? Proprio ora che siamo liberi da programmazioni pastorali di ogni genere, potremmo accorgerci maggiormente di come il regno di Dio sta crescendo in mezzo a noi. È scritto nel seme!

Il fatto è che non sempre – forse quasi mai? – sappiamo leggere ciò che c’è scritto nella terra. E nel chicco. E se a parlare di cose della terra non comprendiamo, come potremmo capire le cose del cielo? (Gv 3,12) Nel piccolo c’è tutto del regno di Dio che è, da memorabili profezie e da racconti di origini, il luogo dove i diversi regni convivono in pace: regno animale, regno vegetale, regni terrestri e regni celesti. 

La testimonianza del seme è proprio tutta qui: egli porta dentro una forza di vita che deve esprimersi, bucando la crosta terrestre e sbocciando. In cerca di luce perché il buio non gli conviene. E il suo venire alla luce è esattamente dare la vita per gli altri. Cose che spontaneamente accadono nel regno delle piante…. forse un po’ meno nel mondo degli umani. 

In conclusione – ma solo di questo scritto perché il Mistero è grande e ancora va sondato –  il regno di Dio è in divenire, che l’uomo ne abbia percezione oppure no. Non cresce per merito dell’uomo ma per una spinta vitale che è propria del regno stesso come del seme. All’uomo è semplicemente chiesto di contemplare la vita da questa prospettiva. E disse: «Osservate i gigli del campo… gli uccelli del cielo… Voi, cercate prima di tutto il regno di Dio e la sua giustizia… il resto vi sarà dato in più» (Mt 6,24-34). Perché è proprio della vita il donarsi. Chi entra nella Vita dovrà sapere che egli è vivo per dono di vita altrui e che egli stesso, per potersi dire nella vita, sarà dono per altri. Se poi – salmo 8 alla mano – guardo il cielo, la luna e le stelle… l’uomo, questo esserino prepotente, questa universale formichina cosa vuoi che sappia di sé quando e a stento riesce ad aprire orecchi, occhi e porte? Cosa vuoi che sappia di sé quando sempre più a stento siamo disposti a dare la vita? Mentre il seme lo sa. Anche il granello di senapa, il più piccolo di tutti i semi, lo sa che dentro di sé c’è nascosto l’albero, e il nido e tutti gli uccelli che troveranno riparo sui suoi rami. Lo sa!

Vieni Spirito Santo,
Tu che dai luce
all’intimo splendore dell’anima:
dissipa ogni ombra nascosta
nelle profondità del cuore,
rivelaci la bellezza e l’incanto
che danno forma alla nostra esistenza.
Vieni Spirito Santo,
tu che penetri gli abissi e risvegli la vita:
infondi in noi tenerezza e fiducia
perché scorgiamo un frammento
del tuo chiarore sul volto di ogni creatura.

Dal Vangelo secondo Marco (4,26-34)

In quel tempo, Gesù diceva alla folla: «Così è il regno di Dio: come un uomo che getta il seme sul terreno; dorma o vegli, di notte o di giorno, il seme germoglia e cresce. Come, egli stesso non lo sa. Il terreno produce spontaneamente prima lo stelo, poi la spiga, poi il chicco pieno nella spiga; e quando il frutto è maturo, subito egli manda la falce, perché è arrivata la mietitura».
Diceva: «A che cosa possiamo paragonare il regno di Dio o con quale parabola possiamo descriverlo? È come un granello di senape che, quando viene seminato sul terreno, è il più piccolo di tutti i semi che sono sul terreno; ma, quando viene seminato, cresce e diventa più grande di tutte le piante dell’orto e fa rami così grandi che gli uccelli del cielo possono fare il nido alla sua ombra».
Con molte parabole dello stesso genere annunciava loro la Parola, come potevano intendere. Senza parabole non parlava loro ma, in privato, ai suoi discepoli spiegava ogni cosa.

Orbato dalle foglie, il mondo piange. 
Ovattato di nebbia, il mondo tace.
Seminato di grano, il mondo attende 
ricoperto di neve, il mondo spera. 
La terra, come il turgido grembo di Maria, 
elabora il suo frutto, al buio. 
Assisti o Dio, 
la verde trama dei germogli,
così come la rossa rete di vene, 
nella carne del figlio: 
d’ogni figlio di donna, di uomo, 
di terra, di cielo. 
È nella carne del tuo Figlio Gesù.

(Adriana Zarri)


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Piccoli Pensieri (4)

Luigi

Così è il Regno di Dio:
un seme messo nel cuore del terreno,
che fa frutto a suo tempo:
puoi essere provato,
spossato dalla stanchezza,
dalle critiche…
non lasciati vincere dalla paura,
il regno viene, il seme cresce, come non lo si sa…
Vivi con speranza:
quando il mondo ti grida: “rinuncia”,
lascia che la speranza ti sussurri all’orecchio: “prova ancora una volta!

Diceva Camus: ”Se c’è un peccato contro la vita,
è forse non tanto disperarne,
quanto sperare in un’altra vita,
e sottrarsi all’implacabile grandezza di questa”.

29 Gennaio 2021
Stefania

Maria Pia Veladiano
“Sono grata alle mie origini…la cognizione che la nostra vita dipende dalla terra … Manca la consapevolezza di un tempo lungo, condiviso ..gli oggetti che passano di mano in mano da una generazione all’altra.
E gli alberi, la saggezza degli alberi: qualcuno li ha piantati per te, tu sei chiamato a piantarne altri per qualcuno che neppure conosci.
La fede è in primo luogo questa fiducia nel tempo”.

29 Gennaio 2021
Suor Regina

Un piccolo seme….un grande albero.Meditando il Vangelo di oggi mi sono messa dalla parte di chi aspettava la salvezza d’Israele,grandi progetti, grandi conquiste,grande sovrano,invece Gesù ci parla di un piccolo seme ,un annuncio per i poveri una tenerezza e compassione che attira la gente semplice…anche oggi il Regno di Dio è così e se lo accogliamo diventiamo grandi ,capaci di dare ristoro a chi ci avvicina nella quotidianità.

29 Gennaio 2021
Don Ilario Tiraboschi

Grazie mille, don Stefano, per il commento di oggi: davvero molto bello e pertinente! Da meditare, specialmente nelle nostre sedi pastorali…

Che il seme della Parola porti frutto abbondante nei nostri cuori!

29 Gennaio 2021

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