Una profezia inconsapevole
sabato – V settimana di Quaresima
(Ez 37,21-28 / Ger 31,10-13 / Gv 11,45-56)
Il primo segno lo fece durante una festa di nozze, a Cana. L’ultimo dei segni fu per il suo amico Lazzaro, fratello di Marta e Maria. Lo chiamò dalla tomba e chiese che venisse sciolto dalle bende e lasciato andare. In tutto furono sette i segni. Il primo contiene in qualche modo alcuni criteri alla luce dei quali leggere e comprendere gli altri. L’ultimo segno accenna al potere che il Figlio dell’Uomo ha perfino sulla morte.
Le autorità giudaiche temono un conflitto di potere: se fosse aumentato il numero di coloro che credevano in Gesù, la religione del Tempio ne avrebbe sicuramente risentito e avrebbe potuto avere perfino qualche problema con l’autorità romana che sorvegliava e controllava anche quelle terre. Accordi dell’impero romano con la religione di un popolo (che si trovava all’interno del dominio) vengono sempre buoni. «Fate pure le vostre cose religiose; noi ve le lasciamo fare… ma – sia ben chiaro – qui è dominio romano. Comanda l’imperatore!»
La ricostruzione del Tempio di Gerusalemme, dopo che il primo venne profanato e distrutto al tempo della deportazione babilonese, fu possibile anche grazie al contributo dell’impero romano. Fare due carezze alla religione era già un buon modo di ottenere simpatia presso il popolo. In breve: quei romani saranno pure stati degli oppressori, ma intanto avevano sponsorizzato la ricostruzione del Tempio. E non ditemi che non riuscite ad immaginare tutte le implicazioni, i giochi di potere, i guadagni e i tornaconti, le convenienze, i favori degli uni e degli altri. Gesù le vedeva bene tutte queste storture, queste umane faccende entro le quali l’uomo si accomoda e si arrangia, senza più rendersi conto che è proprio così che si comincia a perdere la propria libertà. E la propria vita.
Quel giorno, decisero su consiglio del Sommo Sacerdote che bastava eliminare quell’uomo che compiendo segni in mezzo al popolo, dava altre visioni e prospettive alla vita stessa. Non toglieva nulla ma aggiungeva. Il sistema religioso dell’epoca invece chiedeva continuamente sacrifici e offerte come espiazione, riparazione di tutte le malefatte.
Chi era il Sommo Sacerdote? Certamente colui che una volta l’anno entrava nel Santo dei Santi, la stanza più interna del Tempio per pronunciare quel Nome che nessuno poteva pronunciare. E quando il Sommo Sacerdote usciva dal Santo dei Santi, veniva suonato il corno che, come una eco, spandeva il suono della misericordia fatta a tutto il popolo.
Il Sommo sacerdote, per sottolineare la necessità di ucciderne uno solo, parla utilizzando due termini molto precisi: popolo e nazione. Non sono affatto due sinonimi. La parola «popolo» ha una valenza religiosa: gli ebrei si sentivano con quella parola chiamati in causa e convocati in materia di fede, nel senso della loro appartenenza religiosa. Si identificavano come «il popolo di Dio». Con il termine «nazione» invece si identificavano i romani, certamente, e pure qualsiasi altra nazioni straniera.
In riferimento alla morte di Gesù invece non si parla né di popolo né di nazione quanto piuttosto di «Figli di Dio» dispersi: decisamente tutt’altro prospettiva. Un solo uomo, il Sommo sacerdote, convince il Sinedrio (il nome del supremo consiglio ebraico in epoca romana) circa la necessità di eliminare l’altro Solo Uomo, il Figlio di Dio, l’Agnello che toglie il peccato del mondo. Giovanni annota – leggeremo – che quella decisione fu anche profezia. Ora, in cosa consisterebbe la profezia inconsapevole di Caifa? Egli permette così che la missione di Gesù – radunare i figli dispersi – avvenga e si compia proprio in quel modo. Il Sommo Sacerdote prese cioè una decisione interna al suo governo, relativa al suo campo d’azione comunque limitato (quell’anno e quel popolo) che senza saperlo avrà ricadute e benefici anche oltre quell’anno e fuori dal quel mondo. Fino a noi, per intenderci. Per quanto Caifa fosse Sommo, egli legiferava soltanto per quell’anno, per quel pezzetto di terra e su quel popolo, senza che le sue scelte influenzassero altri comportanti al di fuori dalla sua giurisdizione. La vicenda terrena di Gesù in realtà estende i suoi benefici ben oltre il giorno in cui decisero per convenienza di eliminarlo. Il regno di Dio, piantato in terra, come «solo» può accadere ad un chicco di grano, fu inaugurato non con l’imposizione, con il dominio, ma con un semplice invito a cercare e un invito ad andare oltre. Per questo i discepoli andarono in tutto il mondo ad annunciare il Vangelo. Non solo agli uomini, ma ad ogni creatura. E la sua giustizia – lo disse esplicitamente – doveva superare, andare oltre, quella degli scribi e dei farisei.
Pronunciata la sentenza, siamo pronti per scoprire, in mezzo a questi umani complotti, l’opera che Dio sta compiendo in mezzo a noi. Stiamo dunque per entrare nella Settimana Santa. Il cuore di tutto l’anno. Riviviamo gli ultimi giorni della vita terrena di Gesù di Nazareth. Raccontiamoli anche ai più piccoli – queste creature apparse da poco in mezzo a noi – perché non ne sanno molto di Gesù. Ancora non lo conoscono. Insieme scopriamo e meditiamo quanto Dio, il Padre, sta ancora operando per raccoglierci da tutte le nostre dispersioni.
Santo Spirito di Dio, insegnaci
che qui sulla terra, ognuno di noi,
in tutti i fratelli, in ogni creatura,
vive e opera la tua mite e possente presenza.
Consolida la nostra mente, o Spirito,
la certezza più umana che abbiamo
e che tutti ci compone nell’unità:
l’aspirazione alla Pace, alla Gioia,
all’Amore e alla Vita.
Amen.
Dimitri Grechi Espinoza, The soul, Recreation
Dal Vangelo secondo Giovanni (11,45-56)
In quel tempo, molti dei Giudei che erano venuti da Maria, alla vista di ciò che Gesù aveva compiuto, [ossia la risurrezione di Làzzaro,] credettero in lui. Ma alcuni di loro andarono dai farisei e riferirono loro quello che Gesù aveva fatto.
Allora i capi dei sacerdoti e i farisei riunirono il sinèdrio e dissero: «Che cosa facciamo? Quest’uomo compie molti segni. Se lo lasciamo continuare così, tutti crederanno in lui, verranno i Romani e distruggeranno il nostro tempio e la nostra nazione».
Ma uno di loro, Caifa, che era sommo sacerdote quell’anno, disse loro: «Voi non capite nulla! Non vi rendete conto che è conveniente per voi che un solo uomo muoia per il popolo, e non vada in rovina la nazione intera!». Questo però non lo disse da se stesso, ma, essendo sommo sacerdote quell’anno, profetizzò che Gesù doveva morire per la nazione; e non soltanto per la nazione, ma anche per riunire insieme i figli di Dio che erano dispersi. Da quel giorno dunque decisero di ucciderlo.
Gesù dunque non andava più in pubblico tra i Giudei, ma da lì si ritirò nella regione vicina al deserto, in una città chiamata Èfraim, dove rimase con i discepoli.
Era vicina la Pasqua dei Giudei e molti dalla regione salirono a Gerusalemme prima della Pasqua per purificarsi. Essi cercavano Gesù e, stando nel tempio, dicevano tra loro: «Che ve ne pare? Non verrà alla festa?».
Perché questa ressa di gente,
queste grida deliranti: «Crocifiggilo»?
I capi religiosi sobillano il popolo
e chiedono una condanna esemplare.
Il Sinedrio si allea con Pilato;
Pilato stinge amicizia con Erode
contro il tuo inviato, Signore,
per soffocare l’annuncio del Regno.
Si dicono: «Per noi è troppo scomodo
questo giovane Rabbi di Galilea,
il suo messaggio di amore e perdono,
il suo Dio che chiama a libertà.
Facciamolo tacere per sempre
perché scardina le radici del potere;
è un motivo più che sufficiente
per un equo accordo fra le parti».
Il Signore li osserva dal cielo
e sorride di questo complottare;
attraverso gli uomini del potere
Lui realizza il suo progetto di salvezza. […]
Non deridete i valori dello spirito,
non scavate tombe ai profeti
perché in essi cadrete sconfitti.
Solo Dio regna per sempre.
Salmo 2, trascrizione di Sergio Carrarini
Ho letto di recente l’ultimo libro di Valerio Massimo Manfredi che racconto, in modo molto particolare, l’assedio e la distruzione del tempio di Gerusalemme da parte dei romani.
Ma è da sottolineare che i romani intervenirono per sedare rivolte e ribellioni interne, faide tra diverse fazioni ebree. A loro non interessava la religione professata, ma solo di mantenere la pace nel paese.
E alloro mi viene da pensare: cosa hanno guadagnato qualche anno prima a far morire Gesù i sommi sacerdoti? Una pace fittizia e temporanea, che non ha messo a tacere la ricerca di libertà e verità, che proprio Gesù era venuto a portare. Ma non l’hanno riconosciuta perchè non era nella forma che si aspettavano loro.
E come al solito la storia può insegnarci qualcosa, se solo sapessimo leggerla…
E allora concordo: è davvero importante continuare a raccontare Gesù e la sua storia ai nostri piccoli. Anche se a volte è faticoso e ci dicono che può sembrare anacronistico.
Perciò domani mi siederò e ascolterò ancora con attenzione la lettura della passione di Gesù, che è la nostra storia ma anche il nostro oggi.