Custodiscili dal Maligno

VII domenica di Pasqua (B)

(Atti 1, 15-17.20a.20c-26 / salmo 102 (103) / 1 Giovanni 4, 11-16 / Giovanni 17, 11b-19)

Padre nostro,
che sei nei cieli,
scendi!

Siediti,
prendici
e poi tienici,
con le braccia possenti,
sollevaci come solo
i veri padri
e ascoltaci come se
tu fossi dentro,
come se
tu fossi.

Esisti,
resisti,
insisti

e poi insegna
a fare uguale.

Dacci il pane,
dacci tempo,
dacci un talento;
oppure
solo amore,
consueto,
consensuale,
mansueto e congeniale,

e che duri
che non spergiuri
che ci veda e che si veda,
che ci creda.

E liberaci dalla paura,
dallo squillo
del telefono
di notte,
dalle botte,
dalle notti dei giorni,

dal non essere capaci,
dal sentirci meno belli,
o inadatti o soli o inetti,
dal non essere migliori,
dal non sentirci tuoi figli tutti,
dal non sentire i battiti,
i nostri e quelli
degli altri;
dalle porte chiuse,
dal non aprire.
Liberaci dal male.
Liberaci.

(Beatrice Zerbini, In comode rate. Poesie d’amore)

Dal Vangelo secondo Giovanni
(17, 11b-19)

In quel tempo, [Gesù, alzàti gli occhi al cielo, pregò dicendo:] «Padre santo, custodiscili nel tuo nome, quello che mi hai dato, perché siano una sola cosa, come noi. Quand’ero con loro, io li custodivo nel tuo nome, quello che mi hai dato, e li ho conservati, e nessuno di loro è andato perduto, tranne il figlio della perdizione, perché si compisse la Scrittura.
Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia. Io ho dato loro la tua parola e il mondo li ha odiati, perché essi non sono del mondo, come io non sono del mondo.
Non prego che tu li tolga dal mondo, ma che tu li custodisca dal Maligno. Essi non sono del mondo, come io non sono del mondo. Consacrali nella verità. La tua parola è verità.
Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo; per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità.

A guardarsi ancora in giro ci sarebbe proprio da dedurre che la natura umana non è che incline al Male. Il mondo intero rimane flagellato da violenza di ogni genere. Anche chi volesse cimentarsi nella lettura delle Sacre Scritture, si accorgerebbe prestissimo che sovrabbondano racconti di violenze e soprusi.

Mi rendo conto che a nulla serve interrogare Dio del Male di cui l’essere umano è capace e responsabile. Ma anche questo modo di fare nei confronti di Dio si spiega per quell’altrettanto naturale inclinazione dell’uomo di cercare sempre un capro espiatorio. Quel crocefisso, tra altri crocefissi, sembra il soddisfatto compimento di questo desiderio dell’uomo di salvarsi da solo, facendo ricadere altrove la propria colpa. E degli innocenti continuiamo a fare strage. 

Quando un tale chiese al Maestro buono che avrebbe dovuto fare per avere la vita eterna, il Maestro stesso rispose con una domanda: «Perché mi chiamo buono? Nessuno è buono, se non Dio solo». (Mc 10,18) Non è questione di pessimismo. Non è un giorno triste: il cielo è terso e azzurro, il sole splende, gli alberi sono in fiore, gli uccelli cantano, il lago è affollato di barche, i parchi pieni di gente che riposa nel giorno a questo dedicato… ma è evidentemente che tutta la riflessione teologica attorno al tema del peccato originale è nata proprio da una sincera constatazione dell’umana inclinazione al Male. Il fatto che ancora lo vediamo ben presente nel mondo è prova evidente che ne siamo esposti, quand’anche non ne fossimo gli autori.

È soltanto partendo da questa constatazione che posso spiegarmi l’insistenza dell’apostolo Giovanni che, nelle sue lettere, non smette di affermare che Dio è Amore. Affermazione tanto semplice e apparentemente ovvia, se non fosse quanto già detto fin qui tra queste righe. Amore va scritto con la lettera maiuscola proprio come Dio, dato che nell’esposizione del suo pensiero Giovanni utilizza proprio come sinonimi queste due parole: Dio è Amore. Per dire che in lui non c’è Male. Per dire dunque che l’origine del Male non è in Dio perché potremo anche quasi ammettere che nell’olimpo del nostro paganesimo c’è sempre un dio che dovrebbe fare giustizia o vendetta, che dovrebbe decretare un vincitore a motivo di un intervento superiore in favore di colui che lo avrebbe invocato. Ma se c’è un solo Dio, un solo Signore, è allora per questo che Giovanni scansa ogni equivoco con la sua affermazione. Dunque Dio è Amore e per tutto il tempo pasquale questa affermazione è risuonata più volte nelle celebrazioni; un’affermazione tanto semplice e apparentemente ovvia, se non fosse quanto già detto. 

In tutto questo mistero del vivere umano, è offerta all’uomo la possibilità di aprirsi ad una rivelazione che diremo proprio divina perché a questa scoperta non ci saremmo mai arrivati da soli. Credo sia più facile confessare la nostra fatica a sopportarci, a rispettarci, a vivere come fratelli, piuttosto che dirci naturalmente portati a questo. È dunque una sorprendente rivelazione divina il potersi aprire all’idea e alla possibilità che tuttavia la vita umana può essere vissuta nell’Amore. Dio ha tanto amato il mondo da mandare a noi il suo Figlio (Gv 3,16). E non perché era Dio ma proprio in quanto uomo, Gesù ha mostrato a noi la possibilità di vivere una vita umana orientata a manifestare in questo mondo la buona presenza di Dio. 

Non giova quindi cercare rifugio in una spiritualità che ci vorrebbe separati dal mondo. Saremo già in contraddizione con quel Dio che ha mandato nel mondo il suo Figlio. Ed è per questo che Gesù stesso, alla vigilia della sua morte, prega il Padre non perché i suoi discepoli siano tolti dal mondo, ma al contrario perché vi restino come testimoni di resurrezione. Gesù ha pregato perché anche i suoi discepoli siano consacrati nella verità della Parola di Dio. E dunque la verità è che l’uomo, nella chiarezza della Luce di Dio ne è Sua immagine e somiglianza. E questo fa la Parola di Dio quando tra le tenebre del mondo e della natura umana così incline al Male, accende una luce di verità e ci fa vedere piuttosto a chi dovremmo assomigliare nel bene. 

Certamente dobbiamo comprendere che l’azione di «consacrare» nella rivelazione divina che in Gesù ci è stata offerta non ha affatto il significato che fino a quel momento veniva attribuito al consacrare. Consacrare era separare gradualmente dal mondo, preparando un’offerta a Dio che fosse il meno impura possibile, la più degna e adeguata che si potesse. Gesù invece chiede espressamente al Padre che i suoi non siano tolti dal mondo. È lì che devono vivere, è lì che devono sapersi consacrare per un servizio preziosissimo: come la luce quando splende nelle tenebre; come il lievito che fa fermentare tutta la pasta; come il sale che in piccola quantità si scioglie dando sapore a tutte le pietanze.

Essere testimoni del Risorto è scoprirsi improvvisamente portatori di questa divina rivelazione che l’Amore è più forte del Male di cui anche l’uomo rimane capace. Scegliere di amare è lasciare che la Parola di Dio ci consacri nella verità che pure l’uomo come Dio è reso capace di amare. 

Ora tutto il mio essere è in fiore
il sangue a fiotti germoglia
al bacio di questo
primo sole di maggio:
ora anche le pietre
sono in amore, o Primavera.

Iddio come un uccelli
tiene suo nido fra queste
selve: noi siamo piantagioni
di carne, maturate nel solco delle case
ed Egli canta tra i nostri rami.

E noi pure cantiamo:
la vita è pianto che ora
trasuda dai nostri rami
gonfi d’allegri sogni
soavi di profondo amore.
Smateriate le cose sono
in gioiose doglie….

(Turoldo, Inno alla vita immortale)


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Piccoli Pensieri (1)

Savina

Signore,
insegnaci ad Amare
perché ancora non abbiamo imparato
nonostante Tu ci abbia inviato
Gesù, il Tuo dilettissimo Figlio,
che è stato per noi Maestro,
come lo è ancor’oggi.
Con chiare e semplici parole
Gesù ci ha istruiti,
con gesti concreti ha dato
a noi esempi.
Signore,
insegnaci ad Amare
perché ancora non abbiamo imparato,
perché Amare è faticoso,
e dentro questa fatica
il “male assoluto” gioca
a suo favore.
Signore,
insegnaci ad Amare,
perché ancora non ne siamo capaci,
e Tu come un Padre Buono
con tanta pazienza ci puoi insegnare.
Grazie…

12 Maggio 2024

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