Quel profumo… essenziale!

Lunedì della Settimana santa (Is 42,1-7 / Sal 26 / Gv 12,1-11)

[…] Vieni, Spirito Santo,
a portare la Luce del mondo,
per rischiarare le tenebre
in cui siamo immersi,
per scandagliare i nostri cuori
e rivelarci il mistero dell’Amore,
che risana e risuscita,
che solleva e da forza.
Allora ogni notte scomparirà,
e uomini e donne,
immersi nel tuo fulgore,
grideranno di felicità. […]

(Roberto Laurita)

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (12,1-11)

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali.
Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo.
Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.
Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».
Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Làzzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

Il pregio, la preziosità di un oggetto o di una sostanza hanno il più delle volte a che fare con la pazienza. Ci sono materie che chiedono pazienza per essere realizzate. È così, ad esempio, per l’olio, il vino, le spezie e ogni tipo di essenza… quando viene il tempo del raccolto, ci si incammina su un sentiero di grande attenzione, di estrema cura, di una pazienza che va ben oltre l’interesse del mercato. Nelle mani di chi coglie un frutto, un fiore c’è il rispetto del tempo passato, il tempo necessario alla crescita, alla maturazione. C’è la decisione di raccogliere – spesso l’attimo della giusta maturazione – c’è attenzione a che nulla vada perduto… e tutto questo fa prezioso il prodotto, la sostanza che sia olio, vino, essenza. Sostanze bibliche per unzioni regali o per curare ferite, per sedurre o rendere omaggio.

Il Cantico dei Cantici, dal cuore delle Scritture, con tutta la sua nomenclatura botanica e floreale, con i suoi dettagliatissimi elenchi di spezie, aromi ed essenze emana il suo aroma in tutte le pagine della Bibbia. Le sue parole hanno ispirato l’amore, quello gratuito, quello senza misura. È da lì che si deve attingere per comprendere il gesto di Maria, nella cena di Betania perché di Amore si tratta, quello vero. Non quello mercificato, non quello da consumare, non quello che porta un tornaconto.

Il profumo è versato e piano piano si espande dai piedi a tutta la stanza e poi giù fino al cuore dei presenti passando per narici e cervello… innescando – come spesso accade per sapori e odori – ricordi di altri giorni, di altri luoghi, di altre persone. In quel profumo c’è il ricordo dei giorni vissuti di Gesù stesso ma quel profumo sembra piuttosto fuggire in avanti, al giorno della sepoltura… quando Cristo sarà completamente versato come acqua o come il profumo stesso.

A Giuda tocca di dire quelle parole che spesso sono anche le nostre. Perché tutto questo spreco? Si poteva… si sarebbe potuto… ma ormai l’aroma è versato. E non si torna più indietro. E la risposta di Cristo è pura profezia, essenza della fede, un vera domanda al cuore dei credenti. Se i poveri li saprete tenere tra voi – sembra dire Gesù – o se saprete riconoscere le vostre personali povertà senza condannare quelle altrui, allora sarò con voi, allora si sentirà ancora il buon profumo di Cristo. Allora giustizia e pace si baceranno.

Come ogni anno verso in un coccio questo profumo. Qui, in casa. Fino a sera. Anzi, fino a Pasqua. Quel profumo risveglia l’essenza della fede: l’amore. Amore che ha un rimando alla pazienza come capacità di patire o di attendere. Amore che richiama la cura e l’attenzione. Amore che non cerca il tornaconto. Amore che non può essere solo per quelli che ci amano. Quella Pasqua di Gesù non profuma solo di amore per i suoi discepoli o per le donne che lo seguivano… quella Pasqua è amore per chi da tempo voleva ucciderlo, per chi lo metterà in croce. 

Gesù, aiutami a diffondere ovunque
il tuo profumo, ovunque io passi.
Inonda la mia anima del tuo Spirito
e della tua vita.
Invadimi completamente e
fatti maestro di tutto il mio essere
perché la mia vita
sia un’emanazione della tua.

Illumina servendoti di me
e prendi possesso di me a tal punto
che ogni persona che accosto
possa sentire la tua presenza in me.
Guardandomi, non sia io a essere visto,
ma tu in me.

Rimani in me.
Allora risplenderò del tuo splendore
e potrò fare da luce per gli altri.
Ma questa luce avrà la sua sorgente
unicamente in te, Gesù,
e non ne verrà da me
neppure il più piccolo raggio:
sarai tu a illuminare gli altri
servendoti di me.

Suggeriscimi la lode che più ti è gradita,
che illumini gli altri attorno a me:
io non predichi a parole
ma con l’esempio,
attraverso lo slancio delle mie azioni,
con lo sfolgorare visibile dell’amore
che il mio cuore riceve da te.
Amen.

(John Henry Nouwen)

Fiorescenze di nardo 

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