Le tracce di un incontro

Lunedì – V settimana di quaresima

(Dn 13,1-9.15-17.19-30.33-62 / Sal 22 / Gv 8,1-11)

Succede che alcuni episodi descritti nei Vangeli siano presenti solo in alcuni codici e non in altri. Alcune copie di Vangeli, ancora scritti su rotoli ritrovati come frammenti, non riportavano il brano di oggi. Altre invece sì. In seguito qualche studioso sostenne (perché ormai la questione è risolta) che, considerando il tema, lo stile e i vocaboli utilizzati, tutto farebbe di questa narrazione un’opera lucana e non giovannea. Ad un certo punto s’è fissato il canone: l’ordine dei libri che avrebbero composto la Bibbia e i testi che vi sarebbero confluiti. Così questo episodio  (ed anche altri) è stato collocato proprio qui, anzitutto nel Vangelo di Giovanni ma ancor prima nel Tempio, dove Gesù si trovava spesso per insegnare. 

Il racconto di oggi, infatti, riguarda proprio gli insegnamenti del Maestro, insegnamenti che spesso erano costituiti da interpretazioni della Legge data da Mosé. Sedette nel Tempio: postura da Maestro. Il fatto stesso di sedersi era il segno che di lì a poco avrebbe aperto la sua bocca e insegnato. La gente si poteva avvicinare spontaneamente ad ascoltare mentre i discepoli, si collocavano, come accovacciati ai suoi piedi, in ascolto. Per intenderci, è la postura di colei che scelse la parte migliore nel celebre racconto di Gesù in casa di Marta e Maria (Lc 10,38-42).

Improvvisamente un gran trambusto, un vociare concitato: arriva un gruppo di uomini – scribi e farisei – che portano davanti a Gesù il caso di una donna sorpresa in adulterio. Ciò che interessava a quel gruppo di scribi e farisei non era il giudizio su quel comportamento e nemmeno il fatto di averla colta su fatto. Fu solo un pretesto perché quel fatto aveva il sapore di una messa in scena per – dice chiaramente il Vangelo – mettere alla prova Gesù e per avere motivo di accusarlo. Di quella peccatrice a loro importava nulla e qualora se ne fossero interessati, sarebbe stato solo per applicare una Legge che risolvesse il caso prima ancora che questo piombasse al fondo della coscienza personale di ciascuno dei presenti. Il sasso già alla mano dava prova di quanto fossero pronti a scagliarsi contro l’altro, come un’amara sentenza, piuttosto che provare, anche solo per un istante, a sentirsi addosso il peso di certi umani giudizi. Ugualmente caricheranno Gesù della croce e quel peso materializzava tutte quelle pesanti sentenze tirate assieme in fretta e furia, dietro alle quali si nascondevano solo perché avevano trovato dei motivi d’accusa da appiccicargli addosso a tutti i costi. La pressione della folla, la lucidità ormai scomparsa del giudicare (ammesso che ce ne fosse), tutto portò alla croce. Gli umani fanno così: preferiscono mettere a morte trovando un appiglio che li possa anzitutto da un eventuale caso o scrupolo di coscienza. E così, anche nel racconto di oggi quel «nella Legge sta scritto» diventa la giustificazione a procedere ad occhi chiusi, senza guardare in faccia alcuno. Senza provare a mettersi nei panni altrui.

Per fortuna – o per grazia di Dio? – non tutto è già scritto e qualcosa ancora si può scrivere. Così, il Maestro si alza per chinarsi a terra. La gloria di Dio si innalzerà in quell’abbassamento che salva, in quel farsi piccoli come piccola dovette improvvisamente sentirsi quella donna mentre la sorpresero in adulterio. E Gesù, scrive ciò che ancora non sta scritto. Scrive la sua sentenza di assoluzione che, un istante dopo, sarebbe stata messa in atto. Quel gesto di Gesù chinato a terra a scrivere, intriga molto la nostra fantasia. Vorremmo sapere e leggere ciò che stava scrivendo come quando, camminando per strada, trovi un artista che dipinge un paesaggio che gli sta davanti. Ti fermi a guardare cosa stia realizzando e osservi con i suoi occhi quel particolare di cui, passando oltre, non t’eri accorto.

Il gesto di scrivere a terra, secondo alcuni studiosi, era consuetudine del diritto romano. Un giudice si chinava a terra per scrivere la sua sentenza prima di pronunciarla ad alta voce. E se così fosse, sarebbe già uno smacco per quegli scribi e farisei pronti ad interpretare solo ad occhi chiusi o peggio, ad usare quella Legge in modo pretestuoso. Permettete l’interpretazione: è come se Gesù nel gesto di scrivere a terra volesse dire loro: «Se usate così questo caso come pretesto per accusare me, tant’è l’avete già giudicata; se usate la Parola di Dio come una pietra da scagliare contro il prossimo, forse è quasi meglio rifarsi ad altre legislazioni». Ma non parlava della legge dei romani.

Quel dito di Dio con cui scacciava i demoni, ora scriveva per terra il suo nuovo comandamento: quello della misericordia, comando che gli uomini calpestano sempre così come si calpesta la polvere per le strade. A nulla servono leggi scritte se il cuore non è ferito dal dolore altrui; a nulla servono leggi scritte se non sappiamo lasciare sulla Terra una traccia di un passaggio misericordioso che ridona vita. Sì, gli uomini mettono a morte ma Dio, abbassandosi, risolleva, salva e ridona Vita. Gesù, si presenta come una strada nuovamente aperta, per colei che gettata improvvisamente al centro delle attenzioni pareva non avere più una via di scampo. La sentenza che Gesù scrive per terra, come giudizio già pronunciato sul mondo,  non riguarda la morte bensì la nostra possibilità di tornare a vivere.

O Padre, che con il dono del tuo amore
ci riempi di ogni benedizione,
trasformaci in creature nuove,
per essere preparati alla Pasqua gloriosa del tuo regno.
Per Cristo, nostro Signore. Amen

Mario Brunello suona J.S. Bach, Cello suite #1 in G, BWV 1007, Preludio

Dal Vangelo secondo Giovanni (8,1-11)

In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adultèrio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adultèrio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».

Angelo Branduardi, Salmo, tratto da «L’infinitamente piccolo»

Signore,
Tu hai guardato le mie lacrime
Non allontanarti da me
Perché si avvicina il dolore

Giorno e notte ho gridato
Giorno e notte ti ho cercato
Ora guardami, soccorrimi
Nessuno più mi aiuta
Nella mia umiliazione
La mia immensa confusione
Chi con me si rattristasse
Invano io cercai, senza trovare

Io, straniero ai miei fratelli
Pellegrino per mia madre
Ho guardato
Ma non c’era chi potesse consolarmi

Tu conosci i miei sentieri
Ora veglia in mia difesa
Sono stato calpestato
Che il tuo aiuto non mi manchi

La mia voce ha gridato
La mia voce ha supplicato
Nella polvere giacevo
Ma tu hai preso la mia mano,
Mio Signore.


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Piccoli Pensieri (4)

Dania

“Misericordias Domini, in aeternum cantabo…”.
Ci mostri la Tua Misericordia e ce la chiedi: “Misericordia io voglio e non sacrificio”. Solo grazie alla Tua e alla nostra reciproca misericordia ci salveremo…perché chi può dire di essere senza peccato per gettare la propria pietra? Chi può accusare un altro senza prima accusare se stesso e confessare i propri molti peccati in pensieri, parole, opere e omissioni?
Tu solo, Signore, dalle umiliazioni tiri fuori la dignità, dalla fragilità la forza, dal peccato e dalla morte la vera vita…
Che si possa renderTi grazie, ora e sempre

22 Marzo 2021
Rosaemma

È l’incontro tra la fragilità umana e l’infinita misericordia divina.
Anche noi, dopo i tanti smarrimenti ed errori della nostra vita, ci aspettiamo di sentire le parole di Gesù all’adultera
“Va’ e non peccare più”….parole che sono un invito per una Vita Nuova.

22 Marzo 2021
Gianna

L’uomo, inteso come umanità, ha in se’ una parte veramente brutta, la cattiveria, in questo termine per me c’è concentrato tutto ciò che non si dovrebbe fare e pensare. Ci si erge come giudici infallibili di fronte alle umane debolezze, evitando di leggere dentro se stessi, anzi, probabilmente accusando qualcun altro per il male che hai dentro tu. Ma Gesù, che ha solo il bello dentro, non condanna, ma rida’ la dignità a questa donna, la invita ad andare e a non peccare più, perché ha peccato si, ma probabilmente aveva bisogno di sentirsi amata e di amare, In un passo Gesù dice pressapoco così: ha tanto peccato perché ha tanto amato.

22 Marzo 2021
serena

Che bello essere nelle mani di Dio,
se ne esce sempre confortati
e quanto è grande il Suo Amore per ognuno di noi.
L’infinita Misericordia di Dio!

22 Marzo 2021

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