Consegnato

Data :25 Settembre 2021
Commenti: (3)
Antonio Ciseri, Ecce Homo, (particolare)  1871, Palazzo Pitti, Firenze

C’era da restare a bocca aperta davanti ai prodigi compiuti. L’evangelista Luca registra questo stupore generale. E tutto poteva andar via liscio, senza troppi problemi. Ma le parole, che sempre faceva precedere alle azioni, a volte risultavano incomprensibili, forse un po’ fuori dal contesto. «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini».

Per quel successo derivatogli da una serie di miracoli e guarigioni, per quel consenso di tutti, avrebbe potuto davvero averli ai suoi piedi. Ma non era questo il senso della sua missione. La sua presenza nel mondo non era per sottomettere alcuno quanto piuttosto per consegnarsi nelle mani degli uomini. Come si fa con un dono. Consegnarsi è verbo della fede perché non sappiamo cosa l’altro potrà farne di quel dono. Consegnarsi, in latino, è il verbo che porta in sé anche la radice della parola tradire. Ogni consegna è sempre a rischio di tradimento. Come ogni parola a rischio di fraintendimenti.

Gli occhi non avevano mai visto cose simili. Lo stupore, quando c’è, è già segno di una capacità di cambiare prospettiva nel vedere le cose, ma Gesù stesso intende preparare i suoi uditori allo scandalo della croce – stupore al negativo – quella violenza dell’uomo contro il suo simile che ha tutto il sapore del tradimento. Non li preparava soltanto a guardare il mondo con occhi nuovi, ma cercava di mettere in testa parole che potrebbero servire in futuro, quando – senza più stupore alcuno – la sofferenza può segnare la vita. 

Eppure, mentre gli uomini non faranno altro che sciupare il dono di Dio, togliendo la vita a Colui che invece era presente in mezzo a loro per donarla, Egli non farà altro che donare ancora. E donerà il suo Spirito. Non rinunciò cioè a consegnarsi interamente, fino all’ultimo respiro, quel soffio di vita da cui ancora dipendiamo non per essere a Lui sottomessi, ma per essere da lui innalzati ad una dignità che nessun uomo è capace di donare. 

E ancora oggi fatichiamo a comprendere quelle sue parole perché quella sua consegna dovrebbe essere, per ciascuno dei suoi discepoli, la forma indiscutibile della vita. Tra poco mi metterò in auto per andare a celebrare il sacramento dell’Eucarestia durante il quale, un uomo e una donna celebreranno il matrimonio. C’è una concordanza bellissima tra questi due sacramenti: un uomo e una donna si donano l’uno all’altro, consegnando se stessi proprio come il pane dell’Eucarestia viene consegnato alle nostre mani perché, mangiandone, la nostra vita tragga la sua ragion d’essere. Cristo s’è consegnato nelle mani dell’uomo perché fosse ancora più visibile che il Padre ha donato al mondo il suo Figlio. E il Figlio non può che abbandonarsi nell’amore di suo Padre e per quello stesso amore, fare dono di sé. Senza amore ogni dono è già tradito. Dove c’è amore c’è donazione e abbandono.  

Frère Christian de Chergé, monaco di Tibhirine e martire, scrisse: «Non c’è più grande amore di chi dona la vita per quelli che ama. Meglio farlo prima, e per tutti, come Gesù. Così chi crederà di mettervi a morte non vi prenderà la vita; già prima, a sua insaputa, questo dono era stato concesso, a lui come agli altri».

Spirito di Dio, linfa d’amore
dell’albero immenso su cui ci innesti,
che tutti i nostri fratelli
ci appaiano come un dono
nel grande Corpo in cui matura
la Parola di comunione.

                                   Frère Pierre-Yves di Taizé

Dal Vangelo secondo Luca (9,43-45)

In quel giorno, mentre tutti erano ammirati di tutte le cose che faceva, Gesù disse ai suoi discepoli: «Mettetevi bene in mente queste parole: il Figlio dell’uomo sta per essere consegnato nelle mani degli uomini».
Essi però non capivano queste parole: restavano per loro così misteriose che non ne coglievano il senso, e avevano timore di interrogarlo su questo argomento.

All’angolo della strada
c’è qualcuno, o Signore
che aspetta Te che sei la vita.
Intorno alla tavola della famiglia
c’è qualcuno che aspetta Te
che sei l’amore.
Sul banco della scuola
c’è qualcuno che aspetta Te
che sei la verità.
Nella fabbrica c’è qualcuno
che aspetta Te
che sei la giustizia.
Nell’ufficio c’è qualcuno
che aspetta Te che sei la porta.
Nelle miniere c’è qualcuno
che aspetta Te che sei la luce.
Ma Tu, Signore,
puoi essere ovunque presente
attraverso me.
Conducimi su tutte le strade dell’uomo
a seminare il tuo messaggio.
Fammi capire che devo essere presente,
non soltanto per vivere accanto ai poveri
quanto per essere povero,
non soltanto per evangelizzare
quanto per essere evangelizzato
perché sei Tu
che attraverso me,
devi andare avanti
e io devo restare nell’ombra.
Amen.

(A. Dini)


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Piccoli Pensieri (3)

Adriana

Donare la vita…che significato assume per noi esseri comuni, la cui normalità non sembra offrirci occasioni di “martirio”?
Me lo son chiesta molte volte e sono riuscita ad evidenziare parecchie piccole occasioni in cui la mia scelta, frutto di faticosi tentennamenti, ha avuto un sentore di dono: è nell’accettare la vita che ti viene donata con senso di responsabilità (verso te stesso, verso gli altri, verso la comunità, non solo religiosa in cui ti trovi a vivere), con generosità, pazienza, delicatezza, forza e costanza. È un impegno non indifferente, ma se aggiungo l’abbandono totale e la fiducia in un aiuto Altro, beh, allora anche noi possiamo diventare dono.
I CARE, diceva don Milani.

26 Settembre 2021
Suor Regina

Consegnarsi…,un dono che si rinnova ogni giorno per chi,come Gesù prega così “Per loro io consacro me stesso perché anch’essi siano consacrati nella Verità” Grazie Gesù che attraverso di me ti consegni ancora nell’amore.

25 Settembre 2021
Savina

“Venire alla luce, donare la vita, consegnare lo spirito”
Questi tre modi nuovi di definire una vita, spiegati molto bene da don Stefano, non li dimenticherò più perché esprimono, secondo me, il nostro essere altro, oltre la materia.
Oggi veniamo invitati a riflettere sul donare la vita, che indica tutta la parte di essa, dal momento di venire alla luce al momento di consegnare lo spirito.
Al di là del ‘donare la vita” come servizio ai fratelli come la nostra vocazione ci può suggerire, per “donare la vita” come Gesù ci vuole coraggio e veramente amore per gli altri, altrimenti il nostro istinto di conservazione avrebbe il sopravvento.
Mi vengono in mente le tante figure dei martiri, dall’inizio dell’era cristiana ad oggi, che non hanno esitato a regalare la propria vita, magari con tanta paura dentro…
E le figure delle tante mamme che non hanno esitato a donare la propria vita per salvare quella custodita nel grembo, e sono davvero tante, anche se a noi sono noti pochi casi.
Come martiri mi hanno colpito le figure di San Massimiliano Maria Kolbe, morto in un campo di concentramento dopo essersi offerto al posto di un padre di famiglia, e don Alessandro Dordi, un sacerdote inviato in missione in Sudamerica e ucciso dai terroristi per la sua difesa dei poveri e ultimi…
Per me figure significative.
A volte domando a me stessa: ma tu sapresti “donare la vita” come loro, come Gesù, in quanto massima espressione di amore per i fratelli?
Non sono ancora riuscita a rispondermi… che il Signore mi sia di aiuto!

25 Settembre 2021

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