Quel nodo che non si può disfare

Venne spesso ritratta con una penna in mano mentre si dedica alla scrittura. Eppure si dice di lei che non sapeva né scrivere né leggere. Nacque nel 1347, quarant’anni dopo il Petrarca e un’ottantina dopo Dante. Anno più, anno meno. Siamo nella città del Palio: Siena. Contrada dell’oca, che è più di un indirizzo e un numero civico. È un sentire. 

Caterina da Siena, figlia di Jacopo Benincasa, di professione tintore, e monna Lapa Piacenti. Penultima di venticinque figli. Sua gemella Giovanna visse solo poche settimane. Caterina da Siena, patrona d’Italia al femminile. Il maschile, lo sappiamo, è Francesco d’Assisi. È anche compatrona d’Europa.

Quando i genitori, per stornarla dalla vocazione monacale, la costringono a pesanti lavori domestici e le tolgono quella vera e propria «cella» che era la sua stanza, Caterina «fabbricò nell’anima sua una cella interiore dalla quale imparò a non uscire mai». Nella sua infanzia, Caterina fu irrimediabilmente segnata da una visione di Cristo, dal cui cuore usciva un raggio luminoso che la raggiunse e la ferì. Era solo l’inizio delle sue visioni mistiche. Dopo essere entrata, non senza fatica, nelle Terziarie domenicane – altrimenti dette «Mantellate» per via del lungo manto scuro che indossavano sopra una veste bianca tipicamente domenicana – scoprì quanto le fu difficile la preghiera comune con le altre consorelle. Dovette isolarsi da loro per tre anni. 

Se si parla di misticismo, subito si pensa ad un estraniamento dal mondo, dai problemi del tempo. Non è di certo così. Attorno a lei si costituisce pian piano la «bella brigata»: un vero e proprio movimento popolare di artigiani e professionisti, poeti e pittori, religiosi e laici, nobildonne e popolane. Attorno a Caterina imparano un amore totale per Cristo e per la Chiesa. Tra loro si discute di teologia e di mistica, si legge la Divina Commedia e si studia san Tommaso d’Aquino. Intanto Caterina inizia a dettare le sue lettere. Trecento circa, in dieci anni. Venne accusata di un certo protagonismo che non si confaceva di certo, per il pensiero del tempo, ad una donna per di più poco colta. Nel 1347 dovette comparire al capitolo dell’Ordine domenicano per rendere ragione di questo suo modo d’essere. 

La storia poi la conosciamo, dovremmo averla studiata. Anche se probabilmente di quel fatto del Papa – Gregorio XI – che da Avignone tornò finalmente a Roma non ci fu detto di quanto Caterina fu protagonista. La Chiesa conosceva una grave crisi, dato che – come aveva scritto Dante – «s’era maritata al regno di Francia»: il papa era ormai assente da Roma da quarant’anni e dimorava ad Avignone, in una specie di dorata cattività babilonese. E ancora, dovette impegnarsi per sostenere il papa Urbano VI, il vero papa già che nel frattempo alcuni signori cardinali s’erano fatti un anti-papa.

Sono solo alcuni pensieri e non di certo un racconto biografico attorno a questa donna di cui vale la pena di fare memoria. Un invito a leggere una qualche biografia. Non fosse altro che per comprendere come Dio confonda attraverso i semplici i piani dei potenti. Il salmo 149 recita: «…le lodi di Dio sulla loro bocca e la spada a due tagli nelle loro mani…» e mi pare che queste parole descrivano bene ciò che fu Caterina. Anche lei, insieme a tanti altri mistici. Roba da altri tempi? Roba per il suo tempo direi piuttosto. E lo Spirito santo sa dove e come suscitare queste figure, infiammate d’amore per il Vangelo e dunque per l’umanità, soprattutto quando è alla deriva e la barca della Chiesa pare fare naufragio. 

Solo alcune righe per parlare di Caterina da Siena, così da comprendere quanto il Vangelo di oggi già sembrava parlare anche di lei, come di tutti gli amici più semplici, ma audaci, di Cristo. E oggi – questo nostro tempo – è senza dubbio uno di quei momenti in cui ci servirebbero questi divini interventi. Che questo tempo di crisi sia un tempo di risveglio. 

Spirito Santo, vieni nel mio cuore:
per la tua potenza attiralo a te, Dio vero.
Concedimi la carità e con essa il timore.
Custodiscimi da ogni pensiero malvagio,
riscaldami e infiammami con il tuo dolcissimo amore,
così che ogni peso mi parrà leggero. 

(santa Caterina da Siena)

Dal Vangelo secondo Matteo (11,25-30)

In quel tempo, Gesù disse: «Ti rendo lode, Padre, Signore del cielo e della terra, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e ai dotti e le hai rivelate ai piccoli. Sì, o Padre, perché così hai deciso nella tua benevolenza. Tutto è stato dato a me dal Padre mio; nessuno conosce il Figlio se non il Padre, e nessuno conosce il Padre se non il Figlio e colui al quale il Figlio vorrà rivelarlo.
Venite a me, voi tutti che siete stanchi e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me, che sono mite e umile di cuore, e troverete ristoro per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce e il mio peso leggero».

Padre eterno,
come hai potuto creare questa tua creatura?
Se ci penso, grande è il mio stupore;
e davvero io vedo, come tu stesso mi fai vedere,
che non l’hai fatto per nessun altra ragione
all’infuori del fatto che con la tua luce,
Tu ti sei sentito costretto,
dal fuoco della tua stessa carità,
a donarci l’esistenza, malgrado le iniquità
che dovevano essere commesse contro di Te,
eterno Padre. 
Dunque il fuoco ti ha costretto.
O amore ineffabile,
sebbene tu avessi visto nella tua luce
tutte le iniquità che la tua creatura
doveva commettere contro di Te, o bontà infinita,
hai fatto finta di non vedere,
e hai fissato però lo sguardo
sulla bellezza della tua creatura,
della quale, folle ed ebbro di amare,
Tu ti sei innamorato – e per amore l’hai tratta da Te
e le hai donato l’essere a tua immagine e somiglianza.
Tu, verità eterna,
hai fatto luce per me sulla tua verità,
vale a dire che l’amore ti ha costretto a crearla;
sebbene Tu avessi visto che essa ti avrebbe offeso;
il tuo amore non ha permesso ai tuoi occhi
di attaccarsi a una simile visione, anzi,
hai allontanato i tuoi occhi da questa offesa che doveva essere
e li hai posati solamente sulla bellezza della tua creatura
perchè se avessi visto in primo luogo l’offesa,
avresti finito per dimenticare
l’amore che ti muoveva a creare […]
Accogli, Padre eterno, questo mio essere
spoglialo da se stesso,
rivestilo della tua eterna volontà,
legalo a Te con un nodo che non sia più possibile disfare,
perché sia come pianta odorosa
nel giardino della santa Chiesa. 

(santa Caterina da Siena)


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Piccoli Pensieri (2)

Grazie mille per questo bell’affondo su Santa Caterina, servirebbe sí conoscerla di più e meglio. Abbiamo davvero dei validi e luminosi esempi da cui trarre ispirazione, basta cercare appena un po’ (e anche avere un po’ di buoni suggeritori!).

29 Aprile 2021
Emanuela

Come molte donne del suo tempo, e ancora oggi in molti paesi, lo studio le è stato negato in quanto donna.
Ma la potenza dello Spirito le ha donato una cultura più grande, nata dall’amore per Cristo, e che l’ha fatta proclamare dottore della chiesa.
Abbiamo una grande patrona d’Italia e d’Europa, ma forse la conosciamo poco.

29 Aprile 2021

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