Il valore del servo

Mercoledì della Settimana santa (Is 50,4-9 / Sal 68 / Mt 26,14-25)

Concedi ai tuoi figli, o Padre,
di gustare senza fine i sacramenti pasquali
e di attendere con vivo desiderio i doni promessi,
perché, fedeli ai misteri della loro rinascita,
siano così condotti a una vita nuova.

(orazione sul popolo, dalla liturgia odierna)

Dal Vangelo secondo Matteo (26,14-25)

In quel tempo, uno dei Dodici, chiamato Giuda Iscariòta, andò dai capi dei sacerdoti e disse: «Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». E quelli gli fissarono trenta monete d’argento. Da quel momento cercava l’occasione propizia per consegnare Gesù.
Il primo giorno degli Ázzimi, i discepoli si avvicinarono a Gesù e gli dissero: «Dove vuoi che prepariamo per te, perché tu possa mangiare la Pasqua?». Ed egli rispose: «Andate in città da un tale e ditegli: “Il Maestro dice: Il mio tempo è vicino; farò la Pasqua da te con i miei discepoli”». I discepoli fecero come aveva loro ordinato Gesù, e prepararono la Pasqua.
Venuta la sera, si mise a tavola con i Dodici. Mentre mangiavano, disse: «In verità io vi dico: uno di voi mi tradirà». Ed essi, profondamente rattristati, cominciarono ciascuno a domandargli: «Sono forse io, Signore?». Ed egli rispose: «Colui che ha messo con me la mano nel piatto, è quello che mi tradirà. Il Figlio dell’uomo se ne va, come sta scritto di lui; ma guai a quell’uomo dal quale il Figlio dell’uomo viene tradito! Meglio per quell’uomo se non fosse mai nato!». Giuda, il traditore, disse: «Rabbì, sono forse io?». Gli rispose: «Tu l’hai detto».

«Quanto volete darmi perché io ve lo consegni?». È col denaro che siamo soliti stabilire il valore alle cose ma c’è un prezzo da pagare che non ha mai cambiato valore tra le pagine della Scrittura: il dono di sè. Anche i prezzi stabiliti e contenuti nella Scrittura hanno il sapore di un comandamento. Trenta monete d’argento (forse si parla di sicli?) sono il prezzo stabilito per il riscatto d’un servo che fosse stato ucciso da un bue, come si legge in Esodo 21,32: Se il bue colpisce con le corna uno schiavo o una schiava, si darà al suo padrone del denaro, trenta sicli, e il bue sarà lapidato. Quel denaro poi sarà gettato da Giuda nel Tempio e verrà poi impiegato per l’acquisto del campo del vasaio, per farne cimitero. 

C’è qualcosa di paradossale nei racconti evangelici: mentre va in scena il tradimento, la Verità è comunque proclamata: che cioè il Figlio dell’uomo è servo perché egli è venuto per servire e non per essere servito (Mc 10,45). A Giuda vengono pagati i trenta denari come se quello schiavo fosse già stato colpito e dunque già considerato morto. Intanto accanto alle cifre della corruzione e dell’imbroglio, c’è un valore eccedente ed è quello dei preparativi di una festa che sembra fondarsi su altri valori: c’è ancora ospitalità gratuita e generosa. Come non pensare a quanto accade in questi giorni? Mentre si vendono e si comprano armamenti, la Pasqua di Gesù è vissuta in tante case che si sono aperte per ospitare gratuitamente chi fugge dalla guerra. Ed è questo un pensiero assai consolante.

C’è poi attorno a quella tavola un misto di consapevolezza che potremmo confondere con una specie di preveggenza, come se le ogni cosa dovesse fatalmente andare in quel verso semplicemente perché le Scritture dovevano compiersi. Le Scritture si compiono sì, ma c’è un avvicendamento di confidenze, di dialoghi e di sentimenti che muovono tutto a conoscere ciò che Gesù è venuto a rivelare. Quell’ultimo «guai» sulle labbra di Gesù ha il sapore d’un dispiacere incredibile, l’amara scoperta che l’uomo possa nascere e conoscere così presto il male. Incapace perfino di pronunciare il nome del discepolo per denunciarne il tradimento, perché egli chiama per nome i suoi solo perché potessero seguirlo sulla via del bene. E così si procedere per svelamenti graduali, con un rispetto che non accusa l’altro ma con la dolce forza della Parola quando viene ad illuminare chi giace nelle tenebre.

Per te io sopporto l’insulto
e la vergogna mi copre la faccia;
sono diventato un estraneo ai miei fratelli,
uno straniero per i figli di mia madre.
Perché mi divora lo zelo per la tua casa,
gli insulti di chi ti insulta ricadono su di me.

Mi sento venir meno.
Mi aspettavo compassione, ma invano,
consolatori, ma non ne ho trovati.
Mi hanno messo veleno nel cibo
e quando avevo sete mi hanno dato aceto.

Loderò il nome di Dio con un canto,
lo magnificherò con un ringraziamento,
Vedano i poveri e si rallegrino;
voi che cercate Dio, fatevi coraggio,
perché il Signore ascolta i miseri
e non disprezza i suoi che sono prigionieri.

(salmo 68)

Antonello da Messina, Ecce Homo

Rimani aggiornato per ricevere i miei nuovi articoli




Piccoli Pensieri (2)

Carla

Signore, io non sono capace di donarmi tutta a Te. Aiutami sempre a fare memoria di tutto ciò che di buono hai fatto per me in questi anni. Non sarò mai come Te né voglio diventarlo – Tu solo sei Dio – ma in questi ultimi tre giorni che precedono la Pasqua, aiutami a comprendere il grandissimo sacrificio al quale Ti sei sottoposto per me, per far sì che il mio cuore cambi, che diventi più attento alla Tua parola, in modo che un po’ diventi capace di donarmi, che impari a seguirti sempre. Lo desidero tanto, da sempre. Grazie Gesù.

13 Aprile 2022
Anna

“Povero Giuda. Povero fratello nostro.
Io voglio bene anche a Giuda. Pregherò per lui anche questa sera, perché io non giudico, io non condanno; dovrei giudicare me, dovrei condannare me…”

(don Primo Mazzolari)

13 Aprile 2022

Scrivi il tuo Pensiero

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *