Fai il prezioso? (disciplina dell’arcano)

Data :22 Giugno 2021
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La creazione di una perla avviene nel segreto dell’ostrica. La sua preziosità è risaputa. Un piccolo corpo estraneo si insinua all’interno dell’ostrica ed essa mette in atto un vero e proprio meccanismo di difesa ricoprendo il corpo estraneo di calcio ed altri minerali da cui poi si genera una perla. Per i greci la perla era il simbolo stesso dell’amore mentre in Oriente, in alcune tombe, sono state rinvenute delle perle: si credeva che potessero servire per un processo di rigenerazione del defunto stesso. La morte e il male appaiono davvero come il corpo estraneo dentro la bellezza della Vita. 

La perla allude a fascino e mistero. Lucente di bellezza da affascinare e misteriosa nel suo dischiudersi da una conchiglia meno appariscente. Non è un caso che Gesù paragonerà il regno dei cieli proprio ad una perla, la più preziosa in assoluto per la quale un uomo vende tutte le altre perle al fine di acquistare la più pregiata. (Mt 13, 45-46)

Ci sono espressioni del Vangelo che sono diventate proverbiali. Ma cosa significa esattamente questo consiglio evangelico di non dare perle ai porci? Coloro che non appartenevano alla fede del popolo di Israele erano paragonati a cani e porci, considerati cioè impuri e da questi impuri ci si deve tenere alla larga. C’è poco da scandalizzarsi: conosciamo anche noi questo genere di pregiudizi verso altre culture, altri popoli, altre provenienze. Perché? In fondo – e forse solo per questo – perché temiamo il contagio negativo. Stare attenti e in guardia è il primo meccanismo per difendere qualcosa che ha valore, qualcosa in cui si crede. Ma in pericolo non è il messaggio stesso quanto piuttosto chi lo porta. Da qui le numerose attenzioni a stare attenti, in guardia e vigilanti. È davvero un attimo per l’avversario entrare in una casa dove si è poco vigilanti. 

Questa difesa da estranei fa spesso scattare una certa disciplina dell’arcano: si fa ogni sforzo per non svelare ad alcuno contenuti, credenze e riti. Anche i primi cristiani avrebbero fatto tesoro di questa pratica. Nulla di segreto o di nascosto… è vero tuttavia che certe cose preziose è meglio farle desiderare piuttosto che regalarle senza che se ne comprenda il valore.

In effetti anche Gesù non ha mai cercato di fare proseliti a tutti i costi. Alcuni li ha chiamati ed essi lo hanno seguito di loro iniziativa. Altri volevano seguirlo a tutti i costi e Lui li ha rimandati a casa propria vietando loro la sequela. Pensare di fare proseliti fa correre il rischio di rendere tutto semplice, immediato pur di avere numeri e credersi migliori o più forti di altri. Gesù, nel discorso della montagna, non fa sconti. Avrebbe potuto prenderli tutti con sé, trascinarseli tutti dietro. La sua grandezza d’animo e di cuore parlava di accoglienza, di apertura, di disponibilità. Ma quando il cammino per Lui cominciava a farsi più impegnativo e le sue parole si facevano più esigenti, molti si scoraggiarono e non andavano più con Lui. 

La preziosità della perla richiede la costanza della ricerca. Il regno di Dio è certamente offerto e disponibile, tuttavia rimane un tesoro e come tale va cercato. Per questo il tema di un dono è spesso e comunque affiancato al tema della ricerca, dello sforzo, della perseveranza. È lo sforzo di operare il bene, di rimanere sulla via che porta alla Vita. È lo sforzo dell’ostrica stessa che trasforma un corpo estraneo che rischia di farle del male in un bene maggiore. Forse quell’ostrica siamo proprio noi e la perla è davvero il regno di Dio che possiamo custodire come un vero tesoro, frutto di un lavoro di trasformazione, di rielaborazione.

È la grazia che vince il peccato, l’amore che sconfigge l’odio… non dimentichiamo: tutto è iniziato per un corpo estraneo entrato nell’ostrica. Il regno di Dio racconta della sua preziosità ma anche di un paziente lavoro che Gesù stesso ha fatto per nascondere quella perla in mezzo alle vicende degli uomini, vicende spesso infelici e sofferte. 

Fare agli altri quanto vorremmo che gli altri faccessero a noi è quindi l’altro modo per dire quanto laborioso sia amare e benvolere. È questo l’arcano evangelico da non svendere: la luce splende nelle tenebre; l’amore sta di fronte alla morte; Gesù mangia con i peccatori i quali, se sapranno gustare di quella mensa (e non sbranare come fanno certi cani e i porci) scopriranno quanto è buono il Signore. 

Dio sia benedetto.
Tu sei il Salvatore che basta a tutto e a tutti!
Sia benedetto il tuo santo nome,
perché ho trovato Te, il mio Salvatore.
La tua parola muove il profondo del cuore,
la tua parola risana corpo e anima,
la tua parola rallegra il mio cuore,
la tua parola dona consolazione e felicità.

Dal Vangelo secondo Matteo (7,6.12-14)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Non date le cose sante ai cani e non gettate le vostre perle davanti ai porci, perché non le calpestino con le loro zampe e poi si voltino per sbranarvi.
Tutto quanto volete che gli uomini facciano a voi, anche voi fatelo a loro: questa infatti è la Legge e i Profeti.
Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che vi entrano. Quanto stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano!».

Signore, chi è un vero credente?
Chi può celebrare con gioia la tua lode,
cantare i tuoi salmi all’alba e al tramonto?
Chi è onesto fino in fondo
con se stesso e con gli altri
e affronta i problemi con senso di giustizia;
chi dice la verità,
anche quando gli è scomoda,
e non trincia giudizi sugli altri;
chi non fomenta litigi e rancori
coi vicini di casa e al lavoro,
e perdona tutte le offese;
chi sa dire con coraggio
bene al bene,
male al male;
chi mantiene fede agli impegni
anche a costo di rimetterci
e non tollera l’ingiustizia;
chi non è attaccato ai soldi
e non fa l’avvoltoio
sfruttando la debolezza degli altri.
Chi si comporta così
non avrà motivo di pentirsi.
Merita piena fiducia.

(salmo 14, trascrizione di Sergio Carrarini)


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Piccoli Pensieri (1)

Dell’importanza di agire con gli altri come vorremmo che questi agissero con noi, ne ho avuto un promemoria giusto ieri. Per un mio errore, ho sbagliato l’orario di convocazione al lavoro e sono stata -giustamente- ripresa. Ci sono anche rimasta male, certo, ma pensando allo stress, alla fatica cui è sottoposto il mio responsabile, ho pensato fosse meglio tacere, aspettare, ed eventualmente parlarne in un secondo momento per riconciliarsi. È davvero importante, sempre, fare lo sforzo di mettersi nei panni degli altri, capire che possono esseeci ragioni diverse dalle nostre, ma non per questo meno importanti. Questo non ci impedisce di restarci male, questo no, ma ci aiuta senz’altro a tendere a reazioni più eque, più equilibrate. Una goccia di pace alla volta nel gran mare della vita.

22 Giugno 2021

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