Due guance, un unico volto (vulnerabili)

Commenti: (4)
Data :19 Febbraio 2023

VII domenica del Tempo Ordinario (A)

(Lv 19,1-2.17-18 / Sal 102 / 1Cor 3,16-23 / Mt 5,38-48)

Prima di scendere nel deserto quaresimale, restiamo anche in questa domenica attorno al lago di Tiberiade, ai piedi della collina delle beatitudini, già innalzata come fosse il monte dalle più alte rivelazioni. Al pari del Sinai, al pari del Tabor… al pari del Golgota, il monte del compimento.

A differenza del Sinai dove solo Mosé poté sentire la voce di Dio, ai piedi della collina delle beatitudini, il Figlio di Dio furono in molti ad ascoltarlo e Lui si collocò proprio lì, in quel punto di grande passaggio per dire la sua Parola. E seminava in quella terra che per i più devoti e i più religiosi era la terra maggiormente esposta alle contaminazioni con i popoli pagani. Ma quella terra in realtà è fertile e feconda, fruttuosa all’inverosimile seppure al limitar del deserto. Quella terra anche Lui la ritenne più fruttuosa che impura, la terra migliore per seminarvi le sue parole, sperando poi che proprio nel cuore dei suoi uditori potessero portare frutto. 

Parole pronunciate in mezzo agli uomini, al cuore dell’ordinario. Parole consegnate per accompagnare gli uomini di ogni epoca nei fatti della loro più quotidiana vita. Eppure parole che potrebbero apparire distanti, irraggiungibili, improponibili, irrealizzabili.

Esperti come siamo diventati a farci corazze o ad abituarci al male, abbiamo forse imparato a difenderci anche dal rischio di scegliere il Bene, affermando l’impraticabilità di certe pagine di Vangelo.  Si corre il rischio di educare sempre e solo all’autodifesa. Non al disarmo. La legge del taglione poneva certamente un limite al dilagare del male e concede di far provare all’altro il dolore per il danno subìto. Un invito – in qualche modo – a mettersi nei panni dell’altro anche se in ritardo.

Il Figlio di Dio sapeva bene che l’uomo è vulnerabile… anche al Bene. Al Bene che suo Padre riserva come il sole e la pioggia per chiunque, al di là di ogni merito. Un modo per dire che il male fa male a chiunque. Il bene invece non serve per arginare, per contenere. Il bene serve per superare quella giustizia umana che non riusciremmo altrimenti a superare.

Mentre ascolti il dolore di una guancia ferita – sembra dire il Vangelo – porgi l’altra guancia, mostra l’altro lato umano che pure appartiene allo stesso volto, alla stessa persona. L’uomo non è una creatura incline solo alla vendetta o al farsi giustizia da solo. L’uomo può porgere l’altra guancia, il volto evangelico della vita. L’altra guancia non è la mia. L’altra guancia è quella di Cristo in me, in ciascuno di noi. Non si tratta di avere più coraggio di altri nel porgere l’altra guancia. L’altra guancia non è la mia. E se un nemico dovesse decidere di dare un secondo schiaffo allo stesso volto, ora egli deve sapere che quello schiaffo è dato a Cristo stesso. Come sarà ipotizzato nel capito 25 di questo stesso Vangelo di Matteo: ogni volta che avrete dato da bere ad un assetato, ogni volta che avrete vestito chi era nudo, ogni volta che avremo fatto queste e altre cose ad uno di questi piccoli, sarà a Cristo stesso che lo avremo fatto. 

La guancia che siamo invitati a porgere a chi avrebbe percosso la prima potrebbe dunque essere un richiamo a desistere dal male, ad avere una seconda occasione per fare il bene come fosse la prima volta. Noi – vulnerabili –  temiamo di riceverne un colpo e non pensiamo mai alla possibilità di una carezza. Se credessimo che solo l’amore converte non avremmo davvero nulla da temere nell’esporci  – vulnerabili – quale terreno fertile perché la Parola porti frutto, perché la Parola diventi carne anche in noi. 

E intanto sforziamoci – perché ormai è uno sforzo notevole pure questo – a salutare chiunque incontrassimo per strada. Un saluto è una benedizione, è un vestito che ricopre la vulnerabilità dell’uomo e lo fa stare nel mondo con maggior serenità, certo di camminare in mezzo a persone che possono essere considerate amiche, fraterne. Sarebbe davvero un peccato vivere in questo modo solo con la paura d’essere aggrediti, schiaffeggiati, portati in tribunale.

Dal Vangelo secondo Matteo
(5,38-48)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

O Dio, che nel Vangelo del tuo Figlio
hai rivelato la perfezione dell’amore,
apri i nostri cuori all’azione del tuo Spirito,
perché siano spezzate le catene
della violenza e dell’odio,
e il male sia vinto dal bene.
Amen.


Rimani aggiornato per ricevere i miei nuovi articoli




Piccoli Pensieri (4)

Rosi

La durezza delle parole del Vangelo hanno fatto scattare in me la molla.
È difficilissimo quanto per me anche l’interpretazione del mettere in pratica quanto Gesù ci chiede nel Vangelo di domenica scorsa. Nel contesto attuale della nostra società, dove sembra affermarsi sempre di più la frase di Thomas Hobbes, filosofo inglese, “l’homme est un loup pour l’homme” [l’uomo è un lupo per l’uomo. ndr]. Gesù chiede forse “nel porgere l’altra guancia” il cedere di fronte ai mali e alle ingiustizie che attanagliano questo nostro mondo? Ed inoltre, nel perdono, è una colpa non dimenticare? E non è forse tutti insieme che possiamo correre ai ripari, se ne siamo ancora in tempo? Mentre, soli, non possiamo che esserne travolti? Voglio essere speranzosa! Grazie per le tue omelie e i tuoi preziosi lumi.

21 Febbraio 2023
Emanuela

Oggi sono una catechista un poi amareggiata.
prima vengono il calcio e la pallavolo, basket, il cavallo e il tennis, il pianoforte e la danza.
E il catechista deve essere disponibile e flessibile, altrimenti la parrocchia che segno di accoglienza da?
È questo porgere l’altra guancia? Accettare che la fede sia messa all’ultimo posto, ma sempre disponibili ad adeguarsi alle esigenze di tutti?
Confesso che oggi faccio una grande fatica a pensare di porgere l’altra guancia.

19 Febbraio 2023
Carla

Papa Francesco questa mattina diceva: “La misura dell’amore di Dio è un amore senza misura”. Io mi sento e mi vedo molto lontana da questa posizione umana e cristiana. Credo che il cambiamento del mio cuore dipenda sì dallo stare in un luogo ben preciso che è la Chiesa dove sono educata a migliorare il mio modo di essere e di agire, che sia il frutto anche delle mie preghiere, ma sono convinta che un cambiamento così radicale possa essere solo e soprattutto un dono di Dio. Dono che devo continuamente chiedere al Padre Eterno.

19 Febbraio 2023
Dania

È la Santità di Dio che è, così tanto misteriosamente quanto meravigliosamente, nascosta in ciascuno di noi, a permetterci di rispondere al male con il bene, il bene più grande che si chiama Amore. Solo per dono e per grazia si può perdonare più e più volte anche ad una sola persona che ci ferisce… perché il perdono giungerà sempre per dono sia a chi lo offre oltre che a chi lo riceve.
Mi capita spesso, nel mio lavoro, dopo che un bimbo ha fatto del male ad un altro, di chiedergli di utilizzare la stessa mano per fare una carezza e, la resistenza iniziale dell’altro bambino, giustamente prevenuto e timoroso, si trasforma con grande stupore di tutti (mio per primo) in un sorriso. Ed è così che i bambini fanno la pace e mi insegnano a fare altrettanto. Fare la pace per coltivare gli stessi sentimenti di Dio in noi per vivere della e nella Sua pace e gioia. Dai bambini imparo molto ogni giorno ed è una gioiosa, seppur alle volte faticosa, lezione di vita.

19 Febbraio 2023

Scrivi il tuo Pensiero

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *


@