Contenuto e contenitore, la parte (da recitare) o il Tutto?

Data :25 Agosto 2020
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O Signore, fa’ che possiamo sentirti come il maestro unico, la madre che abita nel cuore. Accordaci la tua visione, e la consapevolezza della nostra unione con Te. O Signore, permetti che tutto in noi, Ti adori e ti serva! Tutti abbiano il pane, la pace e la gioia.

(Giovanni Vannucci) 

Dal Vangelo secondo Matteo (23,23-26)

In quel tempo, Gesù parlò dicendo: «Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pagate la decima sulla menta, sull’anéto e sul cumìno, e trasgredite le prescrizioni più gravi della Legge: la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Queste invece erano le cose da fare, senza tralasciare quelle. Guide cieche, che filtrate il moscerino e ingoiate il cammello!
Guai a voi, scribi e farisei ipocriti, che pulite l’esterno del bicchiere e del piatto, ma all’interno sono pieni di avidità e d’intemperanza. Fariseo cieco, pulisci prima l’interno del bicchiere, perché anche l’esterno diventi pulito!».

Sarà pure un genere letterario, sarà pure che alcuni scribi e farisei non poteva proprio soffrirli, sarà tutto quello che volete, ma parole così crude stentiamo a crederle evangeliche. Ma il problema è nostro che siamo riusciti a stereotipare anche Gesù, pensandolo sempre buono e dolce a tutti i costi e in ogni caso, con ogni persona. E di riflesso pensiamo pure che i suoi discepoli debbano essere solo miele e zucchero filato. 

Non è neppure la prima volta che sentiamo Gesù pronunciare la parola “guai”: già disse questa parola alle città di Corazin e Betsaida (Mt 11,21-24). Trovarsi davanti ad una raffica di “guai”, tanto che li accogliamo anche noi a piccole dosi (ieri ci ha salvato san Barnaba, ma oggi non si scampa e nemmeno domani!) ci fa intuire quanto fosse palpabile la tensione tra Gesù e i suoi oppositori.

“Guai” – si intende – non è una formula di maledizione. Piuttosto un avvertimento in stile tutto profetico. I profeti ammonivano severamente come per offrire un’ultima occasione che provocasse una conversione. Se non si capisse con le buone, si passi ai metodi forti. Nella predicazione di certi profeti questo modo di annunciare funzionò e come! Basti ricordare il caso di Giona che dopo aver predicato e minacciato la distruzione di Ninive, si vede una città in totale conversione, dal re fino agli animali. Tutti vestiti di sacco e cosparsi di cenere, pronti ora a fare penitenza. 

Nel settenario dei “guai”, se ascoltassimo bene, ci è possibile sentire perfino tutto il dolore di Gesù davanti a coloro che rifiutano la salvezza che Lui stesso è venuto ad offrire per tutti. Grandi osservanze religiose attorno a cibi, spezie e stoviglie per un banchetto di festa e comunione per i figli di Dio al quale i farisei stessi non parteciperebbero mai, a cosa servono dunque? Se tutta la pratica religiosa del tempo, serviva per persuadere la propria coscienza che bastavano sacrifici, olocausti e offerte varie fino ai nostri giorni, per riconquistare la comunione con Dio e sentirsi in pace con Lui, ecco che Gesù viene a farci sapere che Dio invece non si dà ancora pace per questi scrupolosi lavaggi di coscienza, e che l’esteriorità – che servirà pure – è solo vuota apparenza se il contenitore non ha contenuto. Fai pure bello il contenitore ma in vista del suo contenuto e per colui che scruta i cuori. Lui, Gesù, si preoccupava piuttosto di ridonare quel contenuto necessario all’uomo, il miglior contenitore che Dio si sia mai scelto. L’uomo è fatto per la giustizia e la misericordia. E quando ne siamo pieni allora possiamo anche donare, tracimando.

L’apparenza inganna, si dice proverbialmente, ma Gesù è un contemplativo per eccellenza e non disdegnò mai ciò che appariva (eccetto il caso di queste farisaiche apparenze). Egli guardava ciò che appariva davanti ai suoi occhi ed era perfino capace di raccontare ciò che non si vede… vedeva uccelli del cielo e gigli del campo, ne contemplava l’effimera bellezza e dentro vedeva la giustizia di Dio che si prende cura di tutti. Guardava buoni e cattivi e per loro (in favore e attraverso) vedeva perfino la misericordia di suo Padre che sorgere come sole e cade a pioggia a beneficio di tutti.

Guardando certi comportamenti di scribi e farisei, egli contempla attraverso di loro la possibilità per l’uomo di rifiutare la salvezza che Dio vuole offrire a tutti. Guardando scribi e farisei che pagano decime e puliscono anche ciò che non era necessario pulire, Gesù vede la loro ipocrisia, la loro simulazione. Gesù intuisce che quegli scribi e quei farisei hanno deciso in cuor loro di recitare quella parte. Il vero greco da cui deriva la parola “ipocrisia” è il verbo dell’attore, di chi recita una parte sapendo bene che egli non è quella parte. Gesù dunque avverte coloro che hanno scelto consapevolmente di fingere, che sanno benissimo che quanto stanno facendo non è la verità del loro essere e pensano così di illudere se stessi e ancor di più gli altri. Gesù smaschera questi comportamenti e dietro un volto di teatrale perfezione, scorge il volto triste dell’uomo che non sa compiere la giustizia, la misericordia e la fedeltà. Non c’è bisogno di fingersi perfetti per uno spettacolo ben riuscito… Occorre assomigliare al Padre che sta nei cieli. 

Non dev’essere semplice per un attore in un giorno in cui non stesse bene andare comunque in scena recitando la parte di un gaudente spensierato che non corrisponde affatto al suo stato fisico o d’animo di quel momento. Eppure, per guadagnarsi la pagnotta, è costretto a farlo. Quegli scribi e farisei recitanti, sapevano benissimo di non stare troppo bene. La Luce vera, quella che illumina ogni uomo, smascherava le loro zone d’ombra, ma preferivano recitare la parte di coloro che sanno cosa devono fare e possono così guardare dall’alto… senza ricordarsi che uno solo guarda dall’alto, Colui che abita i cieli e che, tuttavia, decise liberamente e per amore di chinarsi sulla terra. Non fu un copione ben recitato per la durata degli anni terreni di Gesù di Nazaret. Non era la parte di un ricco che però doveva mettersi nei panni di un povero. Quel modo di stare al mondo di Gesù non fu una fiction. È Dio-con-noi: e questa è tutta la giustizia, la misericordia, la fedeltà perché se Dio non è con noi, in una continua comunione con gli uomini, egli non è neppure Dio. E Dio-con-noi si scrive proprio con i trattini che servono a tenere insieme tutto, per dire che è un nome unico.

O Dio purifica il mio cuore dall’ipocrisia,

la mia condotta dalla dissimulazione,

la mia lingua dalla falsità.

E i miei occhi dal tradimento;

perché tu davvero conosci lo sguardo traditore degli occhi

e ciò che si nasconde in cuore.

(preghiera musulmana) 


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Piccoli Pensieri (3)

Dania

Aiutaci Signore ad essere sempre più coerenti testimoni del Vangelo perché non si anneghi in un bicchiere d’acqua, (come ancora spesso accade) o nella superficialità, ma si possano esplorare le profondità del nostro cuore insieme a Te, senza temere di annegare perché Tu salvi, rischiarando ogni zona d’ombra,smascherando e correggendo ogni falsità di cuore. Sempre però per il nostro bene e la nostra salvezza. Davvero abbiamo di che rendere grazie a Te sempre, Padre Santo.

25 Agosto 2020
Angela

Non possiamo CAPIRE Dio ma possiamo essere CAPITI. Che bello sapere di essere conosciuti prima di conoscere. Lui è il CAPIENTE, cioè Colui che può contenere e può farci diventare contenitore per gli altri.

25 Agosto 2020
Chiara

…”il miglior contenitore che Dio si sia mai scelto”…

25 Agosto 2020

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