Una nuova prospettiva

Data :22 Agosto 2020
Commenti: (2)
Marc Chagall, Il rabbino di Vitebsk, 1948

Voglio ascoltare che cosa dice il Signore. (Sal 83,9)
Fa’ che il tuo volto di Padre
risplenda su di me e io sarò salvo. (Sal 80,4)
Mostrami la tua via, perché nella tua verità io cammini;
donami un cuore semplice
che tema il tuo nome. (Sal 86,11)

Dal Vangelo secondo Matteo (23, 1-12)

In quel tempo, Gesù si rivolse alla folla e ai suoi discepoli dicendo: «Sulla cattedra di Mosè si sono seduti gli scribi e i farisei. Praticate e osservate tutto ciò che vi dicono, ma non agite secondo le loro opere, perché essi dicono e non fanno. Legano infatti fardelli pesanti e difficili da portare e li pongono sulle spalle della gente, ma essi non vogliono muoverli neppure con un dito.
Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dalla gente: allargano i loro filattèri e allungano le frange; si compiacciono dei posti d’onore nei banchetti, dei primi seggi nelle sinagoghe, dei saluti nelle piazze, come anche di essere chiamati “rabbì” dalla gente.
Ma voi non fatevi chiamare “rabbì”, perché uno solo è il vostro Maestro e voi siete tutti fratelli. E non chiamate “padre” nessuno di voi sulla terra, perché uno solo è il Padre vostro, quello celeste. E non fatevi chiamare “guide”, perché uno solo è la vostra Guida, il Cristo.
Chi tra voi è più grande, sarà vostro servo; chi invece si esalterà, sarà umiliato e chi si umilierà sarà esaltato».

Se Dio abita in cielo è chiaro che si debba tracciare tra terra e cielo una linea verticale. Il rischio è dunque che su quell’asse verticale si costruisca un impianto religioso fatto anche di ordini e gerarchie. E così accade sempre ed ovunque. Gesù se la prende proprio con questo impianto verticistico del credere e ne denuncia tutti i rischi. Da questo discorso, oggi, non ne siamo ancora esenti e probabilmente mai lo saremo. È uno dei rischi più evidenti dell’uomo religioso: esteriorità, esibizionismo sono, senza ombra di dubbio, i pericoli più immediati della fede. Gesù se la prende esplicitamente con scribi e farisei, ma potrebbe prendersela oggi con qualsiasi figura gerarchica nella chiesa di oggi. 

Sono moltissimi a criticare oggi la Chiesa (a buon diritto o con eccesso, non entro in materia) ma che nessuno si permetta di toccare le manifestazioni esteriori della fede! Ma non intuiamo che fa corto circuito? Ed è proprio qui che si intuisce l’effetto prodotto da questo impianto gerarchico e clericale. Tanto per fare un esempio: criticare la Chiesa per tanta ostentazione di ricchezza anche solo nei luoghi del culto e poi volere lunghe processioni con tutti gli orpelli di circostanza. 

Gesù voleva liberarci da questo opprimente impianto gerarchico dove avere qualcuno sotto di sé, come fosse uno sgabello da piedi, è sempre rassicurante. Ma anche avere qualcuno al di sopra di sé dà una certa postura: ci permette di avere sempre qualcuno sopra di noi di cui poterci lamentare. C’è un certo gusto per le cose sadiche anche nella religione. 

Per questo Gesù venne tra noi: lo dice ora in modo più esplicito con le parole senza preoccuparsi troppo dell’esito di quel suo dire. Non a caso sarà condannato a morte anche dai capi della religione. Eppure della sua postura –  in mezzo a noi come colui che serve (Lc 22,27) –  che mai ritrattò non se ne diedero mai troppo pensiero e forti della loro presunta superiorità non smisero mai di cercare un motivo per farlo fuori. Non è una critica sterile quella che Gesù pronuncia soprattutto nel brano di vangelo odierno.

Egli desiderava liberare tutti: oppressi e oppressori da queste perversioni e distorsioni. La vita di fede – lo attestano i due comandamenti (amore di Dio e del prossimo) posti sullo stesso piano – si dovrà vivere sull’asse orizzontale per il fatto che Egli è testimonianza umanissima, mite e discreta di Dio ma noi non riusciamo ancora ad aprirci a questa rivelazione: Dio esiste, Egli esiste nella forma del Dio che vive in mezzo ai suoi. Altrimenti, stando alla testimonianza stessa di Gesù, se fosse un Dio opprimente non sarebbe per nulla suo Padre e ben se ne sarebbe guardato dal rivelarci che è anche Padre nostro. 

Che tristezza certe nostre manifestazioni esteriori della religione dove anzitutto si devono presentare e salutare le autorità presenti. Mai uno che abbia il coraggio di dire che proprio lì siamo tutti fratelli. E che l’Eucarestia non è più bella se c’è il “Monsignore” di turno. La nostra preghiera sarà più bella se ad essa prenderanno parte i poveri e gli ultimi che non riusciamo a tenere in casa con noi come semplici fratelli, ma sempre utenti di qualche nostra prestazioni di servizio e delle nostre strutture predisposte per la carità. Capisco benissimo che il problema è più complesso di quanto sto dicendo… ma qualcosa evidentemente non funziona. Si dice che s’è perso qualcosa. Direi piuttosto che non s’è perso proprio nulla. Semplicemente non abbiamo ancora trovato quel tesoro che Dio ha nascosto in mezzo a noi. Che tristezza vedere un nugolo di fedeli che si precipita al termine di una celebrazione per una stretta di mano, per baciare un anello o fingere di cadere in ginocchio… non facciamolo più, per favore. E non presentiamoci neppure più per le conoscenze referenziate che possiamo vantare. Non salutate più nessuno in questo modo perché così, senza saperlo, esponete un fratello al pericolo di sentirsi superiore. Voi siete tutti fratelli, disse! Se vogliamo tenerci stretta, aderente alla nostra carne, una parola di Dio, come facevano con i filatteri, consideriamo davvero questa nostra fragile, debole umanità. Di questa stessa carne Egli s’è vestito, spogliandosi di tutta la sua grandezza. Questo è tutto il suo Vangelo: la parola di Dio s’è fatta carne debole e fragile e in questa condivisione di debolezza c’è la nostra comune aspirazione a Dio.

Giotto, Francesco rinuncia agli averi del padre, Basilica superiore, Assisi

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Piccoli Pensieri (2)

Alba

Meditando questo vangelo, anch’io mi sono sentita “scriba ” e “fariseo ”
Gesù, quante volte in una giornata esce dalla mia bocca il pronome personale “io ” Gesù, Tu condanni la mancanza di coerenza tra le parole e i fatti. Con l’esempio della Tua vita, ci indichi la strada del servizio e dell’umiltà e a non alimentare le differenze, bensì la fraternità. Gesù, oggi proviamo a sentirci noi, quegli scribi e farisei ipocriti.
Faremo un bel bagno di umiltà.

22 Agosto 2020
Rosaemma

Gesù critica non solo i farisei e i sadducei del suo tempo… Quanto una religiosità di facciata, preoccupata delle apparenze, dell’affermazione e del prestigio personale (mettendo in secondo piano l’essenziale del Vangelo e l”orizzontalità”della fratellanza) allontani le nostre giovani generazioni dalla Chiesa… Che Dio ci mandi ministri illuminati, che sappiano vivere e trasmettere i valori evangelici!

22 Agosto 2020

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