Posso farti una domanda? (tra poco all’Eucarestia e non nella credenza)

Io so che anche oggi interessa molti la domanda che ci poni: chi tu sia per la gente Signore; ma non so quanti potranno dirsi convinti delle nostre risposte ufficiali: buon rimedio sarà che ognuno si lasci invadere dallo Spirito e personalmente risponda: così ognuno sarà pietra vivente di una chiese sempre da edificare. Amen.

(David Maria Turoldo)

Dal Vangelo secondo Matteo (16,13-20)

In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Allora ordinò ai discepoli di non dire ad alcuno che egli era il Cristo.

Domenica, giorno del Signore. Ore 5. Fuori è ancora buio: le giornate si sono già sensibilmente accorciate. Il caldo pare attenuatosi lievemente. Quanto meno, tra giorno e notte un po’ di escursione termica c’è stata. Tra poche ore, come diverse altre persone, mi preparerò per andare in chiesa all’Eucarestia. Un incrocio di vie, di percorsi, di storie più o meno fragili. Ci sono punti dove le esistenze personali di ciascuno si incontrano e, pur nella diversità, in fondo qualcosa ci accomuna. Carne e sangue rivelano a ciascuno le stesse e medesime cose altrui. Soltanto non abbiamo tempo e umiltà per dire ciò che è nostra debolezza, fatica, dolore. La nudità della nostra pochezza spaventa e ci fa vergognare. E così nascondiamo questa fragilità con fogliame di religiosità più o meno accentuata. Anche l’Eucarestia, nel suo essere ancora per molti soltanto precetto da osservare, è come foglia di fico e non abito di festa… 

Tra poco, invocando lo Spirito quello santo, potremo stare alla presenza di Dio, e nulla più sono i settanta milioni di chilometri che ci separano dal Sole. C’è sempre questo bisogno di mettere distanza tra gli uomini e Dio, distanza che amiamo amplificare a misura della sua alterità, della sua santità e del nostro essere (umane) creature. 

Tra poco, invocando lo Spirito, quello che è Signore e dà vita, chiedendo perdono di aver già divorato avidamente (siamo solo al 23 di agosto!) tutto quanto la madre Terra poteva produrre per la sussistenza del genere umano sul pianeta ed ora siamo costretti a pescare nei granai del mondo e nelle riserve piuttosto che imparare l’arte di digiunare o di mangiare a misura d’uomo, senza più ingordigia… tra poco, ci nutriremo di altro cibo. 

Tra poco, invocando lo Spirito del Padre, apriremo ancora il libro delle Scritture. Sarebbe morto quel libro, come tutti i libri se qualcuno non li togliesse dalla libreria, se i nostri occhi non cadessero su quelle lettere scritte, se qualche bocca non si apresse a far cadere un suono di voce nelle orecchie… Ma quel libro, che si chiama Vangelo, è così vivificato e quanto scritto duemila anni fa, oggi parla ancora. Tra poco, durante l’Eucarestia, proprio lì, c’è questo felice incontro di carne e sangue con lo Spirito del Padre che ha parlato molte volte, in diversi modi… e che ora parla a noi con voce di Uomo. 

Tra poco, ci raggiungerà questa domanda viva: “Chi è Gesù?”. Perché, sebbene nascondiamo nelle credenze la nostra vita spirituale, tutto gravita per noi attorno a questa domanda e alle risposte che ad essa vorremo dare. Il Vangelo è scritto perché noi potessimo oggi ricevere questa domanda, rivolta proprio a ciascuno. “Tu chi dici che io sia?”. Soltanto se qualcuno di noi prova a rispondere, se qualcuno tiene presente questa “piccola” domanda, se facciamo posto nella nostra carne a questa questione di identità… È questa la domanda da tenere sempre davanti agli occhi, prima ancora di ogni legge o comandamento. Altrimenti non facciamo altro che aggiungere nella credenza di famiglia qualche nozione tramandata di padre in figlio, da nonni a nipoti; nella credenze stiamo tentando di conservare una specie di senso religioso che ci vorrebbe magari non troppo praticanti ma ancora capaci di condividere “certi valori cristiani”… ma quali? Vogliamo parlarne?

Se possiamo o potremo dirci “cristiani” è soltanto a causa di questo interrogativo che Gesù pone a ciascun discepolo. Non si elude questa domanda. È Colui che ci sta davanti a porcela. È l’Altro che ci interroga. In quella domanda non c’è solo la domanda della fede ma c’è la domanda più radicale di ogni uomo: “Chi sono io per te?” Senza domande spiazzanti come questa noi appiattiremmo la vita a misura di noi stessi, secondo quei terrestri bisogni di carne e sangue.

Lo Spirito del Padre fa giungere al nostro cuore la domanda, attraverso la testimonianza di altri uomini che hanno vissuto con Gesù. Mentre tentiamo di rispondere a questa domanda che sempre ci spiazza perché siamo solo capaci di andare a pescare qualche formula in quella famosa credenza, noi stiamo decidendo anche di noi, del nostro cammino. Se quel Figlio dell’Uomo ci interessa, ben oltre ciò che di lui si sente dire, la nostra esistenza non potrà che cambiare.

Queste creature costantemente esposte alla paura, al pericolo e alla morte, riceverebbero la rivelazione che non prevarrà il Male. Quand’anche fosse accovacciato alla porta del cuore o quando noi stessi fossimo davanti alle porte degli inferi. È parola di un Padre che ama i suoi figli e che, come diceva Dietrich Bonhoeffer, non sempre ascolta le preghiere ma che sempre mantiene le sue promesse.  Sciogliendo i nostri vincoli con tutte le umane paure, potremo a nostra volta scioglierle presso gli altri. Legandoci maggiormente a Lui non potremo avere che il beneficio di più stabili e pazienti legami tra noi. Questo è tutto il potere che ci ha dato. Fino alle porte del regno dei cieli.

Tu sei per me padre e madre,
Tu sei per me fratello e amico,
Tu sei per me servo e signore,
Tu sei il mio tutto e il tutto è in me.

Tu sei il vivente ed io vivo in Te,
nulla può esistere fuori di Te,
anche voi, fratelli, anche voi,
rifugiatevi solo, solo in Lui.

Noi Ti ringraziamo e Ti lodiamo,
Ti chiediamo quello che Tu hai promesso,
anche se deboli uomini noi siamo,
amiamo in Te il solo Amore.

Tu sei per me padre e madre,
Tu sei per me fratello e amico,
Tu sei per me servo e signore,
Tu sei il mio tutto e il tutto è in me.

Tu sei per me padre e madre,
Tu sei per me fratello e amico,
Tu sei per me servo e signore,
Tu sei il mio tutto e il tutto è in me.

 


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Piccoli Pensieri (5)

Anna

“Tu sei la mia vita,altro io non ho.
Tu sei la mia strada,la mia verità.
Nella tua parola io camminerò…
Tu sei la mia forza,altro io non ho.
Tu sei la mia pace,la mia libertà.
So che la tua mano forte non mi lascerà…”

Troppe volte ho cantato questo canto solo con la bocca…

23 Agosto 2020
Maria Rosa

So che questa domanda mi tiene in vita e interpella costantemente il mio modo di vivere.
Quantomeno mi aiuta a guardare in una certa direzione

23 Agosto 2020
Dania

Cos’è l’uomo perché Tu te ne ricordi?? È già forse una risposta più facile da dare…sicuramente piccola e fragile creatura ma estremamente preziosa ai tuoi occhi. Ora tocca a noi provare a passare dal cosa al chi, tentando anche di rispondere, tra le nostre dimenticanze, i nostri rinnegamenti, tradimenti e cadute a quel “chi sono io per te??”. Tu dovresti essere il nostro Tutto e noi nella nostra piccolezza e nella nostra poca fede dovremmo riconoscere la Tua grandezza e che, è ancora grazie a Te, alla possibilità che ci doni di averti sulle labbra e nel cuore, se riusciamo a rispondere ad una simile domanda. Tu interroghi solo dopo aver istruito ed allora non smettere mai, o Signore, di istruirci.

23 Agosto 2020
Adriana Salvi

Ho provato a farmi più volte questa domanda…e la risposta, troppo immediata, è sempre la stessa:” Gesù x me è il mio principio, la mia vita, il fine a cui tendo”. Poi di rincalzo arriva la seconda domanda:” Ma cosa vuol dire e come si fa ad amare una Persona così lontana nel tempo e nello spazio?” A volte la mia fede mi sembra più un atto intellettivo che una scelta di vita. Poi penso a quante volte ho invocato e ho percepito una Presenza che mi ha aiutato nei periodi più difficili della mia esistenza, ripenso ai dubbi che mi assalgono durante l’ Eucarestia, alla difficoltà ad incarnare nella realtà un vero rapporto di amore con un Dio spesso lontano e sconosciuto…
Eppure la proposta del vangelo mi appare la più vera, sensata e esaltante di quelle che ho sentito!
Ecco,allora, che ricomincio a ” credere” e a sperare di capirci qualcosa di più, a vivere con una persona speciale accanto. Credere non è forse un cammino fatto di cadute e riprese,di luce e tenebre?
Spirito Santo, sostieni la mia fragile fede.

23 Agosto 2020
Savina

“Chi sei Tu per me?” Bella domanda! Leggendo l’inno a fine articolo mi sembra trovarvi la risposta giusta.
Carne e sangue desiderano una tranquilla relazione familiare con Lui.
Poi… leggi il Vangelo e ne sei sconquassato!
E allora torna la domanda…
E allora torna il desiderio di relazione fraterna e familiare ma dove ti metti seduta ai suoi piedi e ascolti e cerchi di imparare, come ha fatto Maria sorella di Marta.
E allora ti alzi e ti metti a servizio, ma dopo aver ascoltato.
E allora ti alzi perché ti ha preso l’euforia, la gioia di avere forse capito qualcosa… Ti alzi è lo dici agli altri, come la Samaritana. Grazie…

23 Agosto 2020

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