Affacciarsi su una culla

Categoria :Pensieri sparsi
Data :8 Settembre 2023
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Natività di Maria, madre del Signore

(Mi 5,1-4 / Sal 12 / Mt 1,1-16.18-23)

Generazione dopo generazione, nome su nome: la storia si scrive proprio ricordando coloro che la storia l’hanno fatta, coloro di cui, in un modo o nell’altro, ne conserviamo il ricordo per imprese, gesta o prodezze compiute. La storia (anche quella che chiamiamo «storia della salvezza») è piena di nomi, alcuni celebri altri meno noti, altri per lo più sconosciuti. 

Persone, personaggi, personalità… ed è un attimo dimenticarsi delle origini, della nascita, di giorni passati nella culla. Di Maria, la madre del Signore Gesù, ricordiamo oggi la nascita terrena. Spesso la devozione e una certa pietà popolare ci riportano con i piedi per terra quando per onorare una persona, subito rischiamo di perdere le tracce di un cammino terreno preziosissimo. A Maria, sposa di Giuseppe e madre del Signore, rischiamo davvero di farle fare questa fine. Cosa sarebbe Maria senza quei piedi che l’hanno fatta camminare fino alla casa di Zaccaria, per visitare la cugina Elisabetta? Cosa sarebbe Maria se non fosse stata presente alle nozze di Cana? Cosa resta di Maria se non fosse stata accanto al figlio nell’ora della croce? 

Ricordo su un davanzale della casa di mia nonna, una campana di vetro sotto cui stava una culla abbastanza adorna dentro la quale c’era una piccola bambola aureolata. Solo chiedendo avrei capito in seguito che quella bambina tutta avvolta in bianchi ricami era Maria (quand’era) bambina. Periodicamente, per ogni bomboniera ricevuta, nonna staccava i piccoli fiori artificiali, quelli che impreziosiscono il sacchetto dei confetti, per metterli attorno a quella culla. Un piccolo giardino di fiori di cui si sarebbe potuta indovinare l’età a secondo del loro stato di invecchiamento. Alcuni erano ormai sbiaditi e più opachi, altri più recenti davano davvero l’idea di fiori più freschi. 

Così, riascoltando questi nomi della genealogia di Gesù Cristo, non posso trascurare di pensare a tutte queste nascite, a tutte le braccia o le culle che hanno accolto. E non posso non pensare a quel gesto così umano di affacciarsi, di chinarsi sulla culla dove riposa un neonato. Sono verbi della fede: affacciarsi alla vita nel suo nascere, chinarsi sull’uomo fin dalla sua nascita laddove è perfino difficile tracciare un confine netto tra beltà e fragilità.

Anche Dio ama chinarsi, anche Dio ama affacciarsi alla vita dal suo nascere. Nel libro dell’Esodo, per esempio, gli occhi della figlia del faraone che scopre casualmente tra i giunchi un cesto che contiene un bel bambino dai particolari tratti somatici, sono gli occhi stessi di Dio che ama posare il suo sguardo su coloro che «serviranno» a scrivere quella lunga storia della salvezza di cui anche noi oggi siamo parte. E così, nome dopo nome, su ciascuno di queste persone si posa sempre uno sguardo benevolo. Ogni sguardo benevolo è l’inizio della salvezza. 

Una volta cresciuti, raggiunta una certa autonomia, dimentichiamo presto il mondo visto da una culla. C’è uno sguardo che ci precede e che può educare il nostro: Dio ha guardato l’umiltà della sua serva. Dio si affaccia sull’umano, di si china sulla debolezza dell’uomo… lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati… a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa Dio con noi.

Dal Vangelo secondo Matteo
(1.1-16.18-3)

Genealogia di Gesù Cristo figlio di Davide, figlio di Abramo.
Abramo generò Isacco, Isacco generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuda e i suoi fratelli, Giuda generò Fares e Zara da Tamar, Fares generò Esrom, Esrom generò Aram, Aram generò Aminadàb, Aminadàb generò Naassòn, Naassòn generò Salmon, Salmon generò Booz da Racab, Booz generò Obed da Rut, Obed generò Iesse, Iesse generò il re Davide.
Davide generò Salomone da quella che era stata la moglie di Urìa, Salomone generò Roboamo, Roboamo generò Abìa, Abìa generò Asaf, Asaf generò Giosafat, Giosafat generò Ioram, Ioram generò Ozìa, Ozìa generò Ioatàm, Ioatàm generò Acaz, Acaz generò Ezechìa, Ezechìa generò Manasse, Manasse generò Amos, Amos generò Giosìa, Giosìa generò Ieconìa e i suoi fratelli, al tempo della deportazione in Babilonia.
Dopo la deportazione in Babilonia, Ieconìa generò Salatièl, Salatièl generò Zorobabele, Zorobabele generò Abiùd, Abiùd generò Eliachìm, Eliachìm generò Azor, Azor generò Sadoc, Sadoc generò Achim, Achim generò Eliùd, Eliùd generò Eleàzar, Eleàzar generò Mattan, Mattan generò Giacobbe, Giacobbe generò Giuseppe, lo sposo di Maria, dalla quale è nato Gesù, chiamato Cristo.
Così fu generato Gesù Cristo: sua madre Maria, essendo promessa sposa di Giuseppe, prima che andassero a vivere insieme si trovò incinta per opera dello Spirito Santo. Giuseppe suo sposo, poiché era uomo giusto e non voleva accusarla pubblicamente, pensò di ripudiarla in segreto.
Mentre però stava considerando queste cose, ecco, gli apparve in sogno un angelo del Signore e gli disse: «Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere con te Maria, tua sposa. Infatti il bambino che è generato in lei viene dallo Spirito Santo; ella darà alla luce un figlio e tu lo chiamerai Gesù: egli infatti salverà il suo popolo dai suoi peccati».
Tutto questo è avvenuto perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: «Ecco, la vergine concepirà e darà alla luce un figlio: a lui sarà dato il nome di Emmanuele», che significa Dio con noi.


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Piccoli Pensieri (2)

Dania

E poco dopo la culla a volte c’è il nido e ci sono delle educatrici che prendo in mano una preziosa storia e accolgono un bambino o una bambina, insieme alla sua famiglia…
E quest’anno tornando nei piccoli ed incontrando nuove creature, fragili e meravigliose, osserverò nuovamente con stupore la vita che cresce e mai come nel primo anno di vita, capita di vedere così tanti cambiamenti e conquiste: dallo stare sdraiati al gattonare e poi camminare, da incomprensibili vocalizzi alla parola. Che il Signore aiuti me ed ogni educatrice/collega a fare del proprio meglio e a svolgere con amore questo lavoro che di amore, passione ed anche fatiche ne chiede tante. Anche se più grande è il ritorno, in quanto a soddisfazioni, gioia e meraviglia. Ed il bene è vicendevole, oltre che contagioso, nell’accezione più bella di questo termine. Abbiamo tanto bisogno ancora oggi di contagiarci di bene, di bellezza e di amore: di Dio!

10 Settembre 2023

È proprio vero che la vita è come un tessuto in continua generazione e ri-generazione: culla dopo culla, trapasso dopo trapasso. Mi permetto di riferirmi anche alla “nascita in cielo” perché è anch’essa parte della vita, anch’essa necessaria per procedere, per andare oltre ed evolvere. Mi ci riferisco anche perchè questa riflessione mi ha riportato immediatamente alla mente l’esperienza del parto. Nella fattispecie i momenti più duri ed impegnativi del lunghissimo travaglio di una primipara, e mi commuove ancora ricordare con quale intensità in quel momento sentissi vicine a me le mie nonne ed anche mia suocera. Se c’è un momento che mi abbia permesso di intuire in modo un po’ più definito cosa possa essere la comunione dei santi ecco: per me e stato quello, ed è stato tremendamente bello. Bello perché mi fatto toccare per un momento con mano la bellezza di questa intessitura tra la vita e la morte, intrecciate e copresenti, preziose l’una per l’altra. Bello anche perché mi ha fatto capire, una volta di più, come chi “perdiamo” in realtà non perdiamo affatto, ma ritroviamo in una forma nuova, nuova e autentica.

9 Settembre 2023

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