Un discorso inaugurale

Data :29 Gennaio 2023
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Károly Ferenczy,  Il Discorso Della Montagna

IV domenica del Tempo Ordinario (A)

(Sof 2,3; 3,12-13 / Sal 145 / 1Cor 1,26-31 / Mt 5,1-12)

Si trasferì a Cafarnao sulle rive del lago di Tiberiate, il mare di Galilea, lasciando così il villaggio di Nazareth dov’era cresciuto. Di quella Galilea delle Genti, di quell’incrocio di strade, di commerci e di persone si fece attento osservatore: sete pregiate d’oriente, aromi e spezie, sale dal mare, pesce dal lago, frutti e fiori di quella terra… merci di scambio che passavano per le grandi vie aperte dalla dominazione romana. A lui, nel mentre e spesso senza sosta, portavano infermi e malati di ogni genere. Il mondo per lui non è solo di chi si muove, di chi viaggia, di chi conta o di chi ha potere d’acquisto. 

E dopo aver a lungo osservato cosa succedeva in quella terra dove scelse di vivere, un giorno decise di dare inizio alla sua campagna, di dare un solenne inizio al suo ministero con un discorso che Matteo racchiuse in più capitoli del suo vangelo. A quel discorso diede pure un nome: il discorso della montagna. Anche se di monti alti non ce ne sono e quelli che agli occhi nostri sembrano montagne altro non sono che l’inizio di quella depressione terrestre che ha il suo punto più basso nelle croste saline del mar Morto. 
Ma il monte, per l’uomo di fede, è il luogo da cui Dio si rivela e parla. Sul monte saliva Mosé per carpire da Dio le parole che avrebbe poi riferito al suo popolo. Ora è il nazareno che sale sul monte perché è Lui che ha le parole di Dio, tutto di Lui è Parola di Dio. Lui è la Parola di Dio. 
Si pose a sedere. Come facevano tutti i maestri. Iniziò a parlare con quel gruppo di discepoli che da poco aveva chiamato perché stessero con lui.

Forse furono i più curiosi che iniziarono a fermarsi nel vedere quel Maestro che si preparava a parlare a chi solo gli avesse fatto il dono di ascoltarlo. Quando il vento soffia favorevole, spinge la voce e porta le parole lontane, come semi esotici trasportati dal soffio in una terra che – a suo parere – era ormai pronta per accogliere quella Parola. Ma – noi lo sappiamo – è un altro il Vento che porta la Parola e permette l’ascolto. 

E forse non tutti riuscivano ad udire chiaramente le sue parole. Qualcuno avrà pure perso il filo del discorso. O ancora si chiedeva chi mai fosse quell’uomo che stava parlando: «Cosa ha detto?». E qualcuno ripeteva quelle parole semplici. Ancora oggi le ripetiamo come eco da quel giorno. E proprio questo volle: che quelle parole giungessero agli orecchi di chi gli sarebbe lontano nel tempo ma non dal suo cuore. Quel discorso è giunto a noi perché qualcuno lo ha udito. Una parola ritornava all’inizio di quel suo discorso. Una parola che cambia il modo di percepirsi nel mondo: beati e non dannati; beati e non dimenticati, beati e non esclusi. Una parola che dava un certo ritmo a quel discorso perché voleva che al suono della sua voce, ad un comando l’uomo potesse alzarsi e mettersi in cammino.

Aveva capito che l’uomo nella prova e nel dolore è esposto al rischio di sentirsi abbandonato, dimenticato, maledetto. Il resto lo poteva fare la società: escludere, scartare, rifiutare, tenere lontano.

«Con nostra meraviglia, questa felicità del Regno annunciata da Gesù, se si considerano gli effetti, è quasi sempre in relazione a qualche disgrazia terrena (povertà, lacrime, fame e sete, persecuzione) o ad atteggiamenti che in questo mondo non sono ricompensati: ad esempio la mitezza, la misericordia, la riconciliazione, modalità che spesso hanno ripercussioni negative su chi pensa di doverle adottare. È come se il regno di Gesù si lasciasse intravedere solo attraverso una sorta di cavità che si apre nell’esistenza umana, un vuoto che attende di essere colmato» (André Louf)
Il discorso che inaugurava il suo ministero, inaugurava i tempi nuovi per l’uomo. «Beati» è uno sguardo rivolto agli ultimi, una parola indirizzata proprio a loro; una porta aperta; un annuncio che può perfino diventare comandamento nuovo.

Lascerò in mezzo a te un popolo umile e povero.
Confiderà nel nome del Signore
(Sof 3,12)

Dal Vangelo secondo Matteo
(5,1-12)

In quel tempo, vedendo le folle, Gesù salì sul monte: si pose a sedere e si avvicinarono a lui i suoi discepoli. Si mise a parlare e insegnava loro dicendo:
«Beati i poveri in spirito,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati quelli che sono nel pianto,
perché saranno consolati.
Beati i miti,
perché avranno in eredità la terra.
Beati quelli che hanno fame e sete della giustizia,
perché saranno saziati.
Beati i misericordiosi,
perché troveranno misericordia.
Beati i puri di cuore,
perché vedranno Dio.
Beati gli operatori di pace,
perché saranno chiamati figli di Dio.
Beati i perseguitati per la giustizia,
perché di essi è il regno dei cieli.
Beati voi quando vi insulteranno, vi perseguiteranno e, mentendo, diranno ogni sorta di male contro di voi per causa mia. Rallegratevi ed esultate, perché grande è la vostra ricompensa nei cieli».

Credo che Dio
voglia l’uomo felice già sulla terra
e che viva pienamente la vita
che gli è stata affidata.
Credo che Dio
sorrida ogni volta
che io progetto il mio futuro.
Credo che tutto il Bene ci sia stato donato
e che noi, pieni del nostro nulla,
non abbiamo occhi per vederlo
e spazio per accoglierlo.
Credo che le crisi, il disagio,
le sofferenze, la povertà
possano essere vissuti e cambiati,
se cambia il nostro modo
di pensarli e di viverli.


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Piccoli Pensieri (4)

Savina

Le Beatitudini…
Sia il brano di Matteo che di Luca sul cosiddetto discorso della montagna, hanno sempre suscitato in me sentimenti contrastanti.
Definire “beato” chi soffre o è in difficoltà mi sembrava una presa in giro anche se c’era la prospettiva di grande consolazione che però era posta in un futuro non determinato.
Mi dicevo, se Gesù li chiama “beati” non è certo per prenderli in giro.
Anche perché sono indicate altre categorie come i miti, i puri di cuore, i misericordiosi, gli operatori di pace definiti “beati” per questo loro modo di essere, un modo positivo.
Dunque Gesù prende in considerazione diverse situazioni di vita nelle quali ci possiamo trovare dando però una grande connotazione di speranza, un incoraggiamento all’affidarsi nella bontà della sua Parola perché vedremo certamente realizzate le promesse delle “Beatitudini”
Di questi tempi, il versetto che più mi piace e nel quale spero grandemente è: “beati i miti perché erediteranno la terra”, molto giustamente, io dico….

29 Gennaio 2023
Dania

“Beati quelli che ascoltano la Parola di Dio e la vivono ogni giorno”…questa è una beatitudine cantata e che a tutti è donata come possibilità del vivere e poi c’è quell’altra ancor più grande, che si fa dono per ogni uomo e che mi raggiunge con tutta la forza che ha quella santa espressione “Ecco l’Agnello di Dio. Ecco Colui che toglie i peccati del mondo. Beati gli invitati alla cena dell’Agnello” ed è così che ci si può sentire beati già oggi. Grazie Signore perché vieni ogni giorno e ti metti nelle nostre mani, per arrivare ai nostri cuori.

29 Gennaio 2023
Emanuela

Questa mattina, nell’incontro di catechesi dopo la messa un bambino ha espresso la sua perplessità: come può Gesù dire che sono beati i poveri, i perseguitati?
Come dargli torto, in un mondo in cui sono considerati solo i ricchi, i più forti, i potenti?
Quanta fatica nel raccontare Gesù pochi minuti alla settimana, quando nel resto del tempo i messaggi che arria questi bambini sono tutto l’opposto.
Ma c’è anche tanta grazia nella continua ricerca per sbriciolare il messaggio di Gesù per loro e così renderli affamati di Lui.
Forse anche in questa fatica c’è un po’ di beatitudine.
Buona domenica

29 Gennaio 2023
Carla

Ogni giorno mi prefiggo un obiettivo da raggiungere, ma, puntualmente, succede qualcosa che non mi permette di raggiungerlo, nonostante avessi chiesto a Dio di essermi di aiuto in questo proposito. Con il passar del tempo però ho capito che Dio non si diverte a sconvolgere i miei propositi o desideri. Dio desidera che io sia, più che felice, LIETA in tutte le circostanze che sono chiamata a vivere, siano esse positive o faticose da vivere. Ecco: lo stare di fronte alla realtà così come mi si presenta è riempito dalla consapevolezza e certezza di non essere mai sola. Cosa può volere da me Dio se non che sia certa della Sua presenza e compagnia? Questa posizione del mio cuore mi dà quella Letizia già su questa terra e mi permette di vivere meglio qui e felicemente quando sarò alla Sua presenza.
Più la situazione che mi si pone davanti è faticosa da vivere da parte mia, più inconsapevolmente magari, è presa sulle Sue spalle e misteriosamente diventa più semplice da vivere.

29 Gennaio 2023

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