Tutte foglie, niente frutti

Data :28 Maggio 2021
Commenti: (4)
(Sir 44,1.9-13 / Sal 149 / Mc 11,11-25)

Era la settimana della Pasqua. Folle di credenti invadono la città di Gerusalemme: si recano al Tempio per la festa annuale a ricordo della liberazione dall’Egitto. È l’ora di punta delle pratiche religiose, di sacrifici e olocausti, di offerte fatte per ringraziare e ingraziarsi. Per non fare entrare nel Tempio monete con l’effigie dell’imperatore, pena l’impurità, s’erano organizzati con dei cambiavalute. L’apparato religioso è in funzione.Tutto funziona a meraviglia. 

La giornata precedente era stata intensa: Gesù aveva fatto il suo ingresso nella città santa, acclamato dalle folle. Un giro veloce al Tempio, giusto il tempo di guardarsi attorno, per capire che aria tira… poi uscirono dalla città verso Betania. Il mattino seguente si svegliò con un buco allo stomaco. La fame lo colse di sorpresa. Una fame profonda a giudicare dalla reazione davanti al fico, tutto foglie e niente frutti.

Quell’albero di fico è già nell’immaginario collettivo, simbolo di un popolo che dovrebbe portare frutto… Cosa fa di tante persone assieme un popolo? E qual’è il fine stesso di tante pratiche religiose? Un albero lo si riconosce dai frutti (Mt 7,16). Un popolo lo si riconosce da ciò che compie in favore di altri. Le pratiche religiose non possono essere solo fogliame. L’uomo ha fame. Il frutto della nostra presenza al tempio quel’è?

Impressiona non poco questo Gesù dalla luna storta. Non capita tutti i giorni di vederlo così. Ebbe fame, dice il Vangelo. La fame altera l’umore, c’è poco da fare! E poiché non cedette alla tentazione diabolica di trasformare le pietre in pane, neppure pensò di comandare al fico di fare frutti. Al contrario, diede voce alla sua delusione davanti a tutto quell’inutile fogliame. 

L’albero si seccò. Nessuno più verrà a cercare frutti dai suoi rami. Inutile. Quella che ai nostri orecchi suona come una maledizione, è in realtà una preghiera al Padre, perché l’uomo affamato non debba più perder tempo a cerare frutti laddove non ce ne saranno. La preghiera non nasce nella testa. La testa calcola sempre. Fa i suoi conti e cerca il modo per avere un tornaconto. La preghiera nasce da un buco allo stomaco, da una mancanza. Come il perdono.

Tutto questo accadde a Gerusalemme, nel Tempio. Scrive don Primo Mazzolari: «….Come se il problema centrale della vita religiosa fosse affollare le chiese. Siamo ancora ammalati di clientelismo: la prima prova della fede è il coraggio della verità e della giustizia».

E se, nel corso di una passeggiata, nel mezzo della primavera o nella stagione dei frutti, ci capitasse di trovare un albero morto e rinsecchito, non fategli del male, non sradicatelo… lasciate che vi richiami a questa pagina di Vangelo.

La vita di ognuno è un’attesa.
Il presente non basta a nessuno.
In un primo momento,
pare che ci manchi qualcosa.
Più tardi ci si accorge
che ci manca Qualcuno.
E lo attendiamo.

(don Primo Mazzolari)

Dal Vangelo secondo Marco (11,11-25)

Dopo essere stato acclamato dalla folla, Gesù entrò a Gerusalemme, nel tempio. E dopo aver guardato ogni cosa attorno, essendo ormai l’ora tarda, uscì con i Dodici verso Betània.
La mattina seguente, mentre uscivano da Betània, ebbe fame. Avendo visto da lontano un albero di fichi che aveva delle foglie, si avvicinò per vedere se per caso vi trovasse qualcosa ma, quando vi giunse vicino, non trovò altro che foglie. Non era infatti la stagione dei fichi. Rivolto all’albero, disse: «Nessuno mai più in eterno mangi i tuoi frutti!». E i suoi discepoli l’udirono.
Giunsero a Gerusalemme. Entrato nel tempio, si mise a scacciare quelli che vendevano e quelli che compravano nel tempio; rovesciò i tavoli dei cambiamonete e le sedie dei venditori di colombe e non permetteva che si trasportassero cose attraverso il tempio. E insegnava loro dicendo: «Non sta forse scritto:
“La mia casa sarà chiamata
casa di preghiera per tutte le nazioni”?
Voi invece ne avete fatto un covo di ladri».
Lo udirono i capi dei sacerdoti e gli scribi e cercavano il modo di farlo morire. Avevano infatti paura di lui, perché tutta la folla era stupita del suo insegnamento. Quando venne la sera, uscirono fuori dalla città.
La mattina seguente, passando, videro l’albero di fichi seccato fin dalle radici. Pietro si ricordò e gli disse: «Maestro, guarda: l’albero di fichi che hai maledetto è seccato». Rispose loro Gesù: «Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe».

Cristo, oggi sono in cerca di pane,
il mio pane quotidiano,
quello che serve per la fame di oggi,
per passare di là oggi,
per avere la forza di remare
sotto la tempesta di oggi.
Il pane che non ha profumo se non di sudore,
il pane che non ha gusto, se non di vita,
il pane che fa stare in piedi,
che serve a camminare,
a remare, a vangare,
a combattere con fede, a morire in pace.
…”in principio era la Parola”
e la parola è il pane quotidiano
per ogni uomo che viene al mondo.


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Piccoli Pensieri (4)

Emanuela

“Tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e l’avrete”
Forse che la mia fame non è così forte, o forse non ho ancora capito di cosa ho fame, perciò la mia preghiera è così debole e io per prima non riesco a credere che possa essere ascoltata ed esaudita?

28 Maggio 2021
Gianna

Sorrido leggendo l’ultima frase del tuo commento. 5 giorni fa una delle 30 piantine di pomodori del mio orto era molto sofferente, il giorno seguente ancora di più, praticamente secca, qualcuno mi ha suggerito di sradicarla per aggiungerne una nuova, ma a me spiaceva, così ho potato tutte le foglie secche, ho lavato quelle pochissime rimaste, ho aggiunto terra buona e concime e l’ho coperta. Ieri una bellissima sorpresa: si è ripresa ed è in salute. Sono stata felice. E oggi mi chiedo se sono in grado di essere così attenta anche con le persone.

28 Maggio 2021
serena

Gesù parla al fico ma si rivolge a noi e ci dice di ascoltare la Sua parola, di pregare, di avere fede, sperare in Lui e perdonare.

28 Maggio 2021

A leggere queste riflessioni oggi mi è tornata alla mente l’umanissima fatica, incontrata a piú riprese, di “far ordine nella vita”. Discernere tra ciò che merita più attenzione e ciò che si può lasciar correre. Talvolta non si ha nemmeno tempo di riflettere troppo, bisogna concentrarsi per forza su una cosa e lasciar perdere tutto il resto, volenti o nolenti. Eppure quelli sono i momenti che insegnano di più. Che a “fare spazio” si sta meglio in generale. A non attaccarsi troppo alle cose, a non voler seguire sempre tutto tutto perché sia “come dico io”, si vive anche meglio. Ma è solo dopo aver provato, ancora ed ancora, l’esercizio di selezione forzata di ciò che è importante e ciò che non lo è, che viene poi spontaneo di continuarlo e canalizzare al meglio le proprie energie. E allora sí che se ne godono i frutti!

28 Maggio 2021

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