Cecità da passanti

Data :27 Maggio 2021
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Siamo soliti pensare e credere che sia l’uomo a dover interpellare il Signore per capire ciò che deve fare per essergli gradito e conforme. Nel cuore del credente la volontà di Dio è sempre qualcosa da ricercare, comprendere e perseguire. In una sorta di sudditanza l’uomo è il servo e Dio è, appunto, Signore. A Lui il comando; a noi l’obbedienza. Ma Gesù disse chiaramente che non ci avrebbe più chiamato servi, bensì amici, perché il servo – diceva – non sa quello che fa il suo padrone (Gv 15,15).

È così che anche nel Vangelo di oggi, come del resto nel brano che precede, è Gesù che pone la domanda del servo: «Cosa volete che io faccia per voi?». Lo chiese ai figli di Zebedeo, Giacomo e Giovanni, i quali risposero di voler due posti di prestigio. La stessa domanda: «Cosa vuoi che io faccia per te?» è posta ad un cieco che stava seduto lungo la via a mendicare. A dire il vero quell’uomo aveva già formulato la sua richiesta, gridandola a squarciagola. Chiese pietà. Chiese che almeno lo sguardo del Figlio di Davide si posasse su quel povero mendicante. Il suono di una moneta che per pietà lasciamo cadere ai piedi di un mendicante può rallegrarlo per un istante. Può contribuire al cibo, al vestito. E noi, economi impassibili delle povertà altrui, ancora attaccati a quella moneta già donata, vorremmo perfino sapere che uso ne faranno. La pietà che quel cieco stava chiedendo a Gesù Nazareno non aveva nulla a che vedere con la carità spicciola. Pietà e compassione non hanno nulla a che fare col pietismo. La monetine è solo un dazio da pagare per il nostro quieto vivere, per poter passare oltre. 

Quando si sente l’uomo mendicare pietà così esplicitamente da esserne perfino imbarazzati, l’unica cosa necessaria da fare – dice chiaramente il Vangelo ad ogni incontro – è fermarsi. Si fermò e lo fece chiamare. È Gesù che si ferma e chiede, ai molti che fino a poco prima erano tutti dediti a zittire il cieco, di sussurrargli una chiamata che anzitutto deve fare coraggio. Non ne sappiamo granché, ma immagino che ce ne voglia di coraggio per lasciare quella postura dentro la quale, forse, altri lo hanno messo.

Era ben noto quel cieco agli abitanti di Gerico: Bartimeo, il figlio di Timeo. Lo sanno tutti che quello è il suo posto. Lo troveresti sempre lì. Ma quant’è superficiale quella conoscenza per i molti ai quali nemmeno viene in mente di chiedere se per quel pover’uomo si possa fare qualcosa. Qualcosa di più che far cadere una moneta. 

E lui, Bartimeo, sentiva la gente passargli accanto. Sapeva riconoscere ciascuno dal rumore del passo: veloce e ben ritmato per capire che era il passo di un giovane, contrappuntato e lento invece, per la vecchia claudicante. Sentiva i rumori di una vita frenetica, il passaggio di gente che va in città per fare compere prima di tornare nei propri villaggi…  scene di vita ordinaria. L’udito era la sua finestra sul mondo, il suo punto di contatto con l’esterno. La sua voce una porta per uscire da sé. Ma non vedeva più l’uomo. L’umano dell’uomo. Fino a quando un uomo gli diede ascolto, gli fece pietà sostando. E gli stette davanti come un servo, amico di un uomo ricco di fede. 

L’indomani, non lo avrebbero più visto. Non lo avrebbero più trovato lì, nel medesimo posto seduto a mendicare. Non più immobile a pretendere uno sguardo, più che una moneta. Chissà se almeno se ne saranno accorti. Dov’è Bartimeo oggi? Sarà a casa con la febbre… avrà forse fatto una brutta fine… Ma egli, salvato dalla sua stessa fede, era più vivo che mai, in cammino dietro a quel Maestro che gli si accostò come un servo al suo signore. E tutta quella gente chissà quante volte nella preghiera rituale aveva cantato salmi che potevano suonare all’orecchio come indizio per riconoscere il Signore presente e all’opera come colui che ridona la vista ai ciechi (Sal 146,8).

Dio di misericordia,
tu ci hai parlato attraverso il Figlio
e in Lui ci hai rivelato il mistero della salvezza;
dacci di meditare senza posa la sua Parola
e di conformare a essa la nostra esistenza.
Amen. 

Dal Vangelo secondo Marco (10,46-52)

In quel tempo, mentre Gesù partiva da Gèrico insieme ai suoi discepoli e a molta folla, il figlio di Timèo, Bartimèo, che era cieco, sedeva lungo la strada a mendicare. Sentendo che era Gesù Nazareno, cominciò a gridare e a dire: «Figlio di Davide, Gesù, abbi pietà di me!».
Molti lo rimproveravano perché tacesse, ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù si fermò e disse: «Chiamatelo!». Chiamarono il cieco, dicendogli: «Coraggio! Àlzati, ti chiama!». Egli, gettato via il suo mantello, balzò in piedi e venne da Gesù.
Allora Gesù gli disse: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». E il cieco gli rispose: «Rabbunì, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Va’, la tua fede ti ha salvato». E subito vide di nuovo e lo seguiva lungo la strada.

La tua sapienza mi sta guidando,
sebbene io non capisca come e dove.
Chiudo perciò gli occhi
e nel dolore dell’incertezza ti chiedo:
conducimi alla pienezza del mio essere,
che la tua volontà si compia,
che il tuo regno venga!
Dio, sogno di luce nella mia notte!


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Piccoli Pensieri (2)

Dania

“Chi ama chiama e chi ama risponde”. Tu, Signore, che ami di un Amore senza fine, che “conti il numero delle stelle e chiami ciascuna per nome”, non puoi che chiamarci incessantemente per nome: il nostro, che ai Tuoi orecchi “suona come una canzone”. Potrà pure sembrare che i giorni siano uguali, che oggi è come ieri (anche se ogni giorno è un nuovo giorno) e che “è un giorno come tanti altri” ma sentirsi chiamati conduce all’incontro con Lui :”Tu, Dio, che conosci il nome mio, fa’ che ascoltando la Tua voce, io ricordi dove porta la mia strada all’incontro con Te” (mi emozionavo e mi emoziono ogni volta quando sento questo canto…). È la strada che possiamo percorrere tutti, ognuno con il suo passo ed il suo zaino…sperando di incontrarTi e di permetterTi di sanare la nostra cecità e di donarci il Tuo Amore che elemosiniamo come mendicanti.
“Cosa vuoi che io faccia per te?” continui a chiedere ancora oggi a ciascuno, quando lo incontri per strada. Ad ognuno la risposta…

27 Maggio 2021
... Alba

Mi colpisce il gesto di Bartimeo: egli getta via il suo mantello, il suo unico riparo per il freddo, la sua unica ricchezza. Va verso Gesù balzando in piedi, anche se non vede ancora.
Signore, considero la mia posizione, il mio status sociale, ciò che con fatica ho costruito, guadagnato…e se fosse questo il mantello che Tu mi chiedi di gettare via?
Signore, cambia il mio modo di vedere le cose, a smettere di considerare tutto negativo, di lamentarmi e fidarmi solo di Te.
Signore, aiutami a riconoscere la mia cecità, liberami dal mantello delle mie sicurezze, fa che il mio cuore guardi sempre verso di Te e poter agire in ogni circostanza con umiltà.
Perché anche a me Tu possa dire:” Va, la tua fede ti ha salvato”.

27 Maggio 2021

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