Cattedra povera

Data :26 Maggio 2021
Commenti: (4)

Fece molto discutere. Più che molto, moltissimo. E del resto, credo che l’opera d’arte in questione, sia sparita. Ridotta nel più breve tempo possibile ad un pezzo da museo. Sto parlando di un’opera dell’artista greco, naturalizzato italiano, Jannis Kounellis, pittore e scultore, che realizzò per il Duomo di Reggio Emilia una nuova cattedra episcopale.

A conferma di quanto siamo restii ad immaginare una signoria del servo. Il servo non può essere Signore. Non vogliamo che un servo regni su di noi perché chi regna da l’esempio, apre la strada, e quindi ci sentiremmo chiamati in causa da quel movimento di servizio. La gloria del Signore piuttosto dev’essere qualcosa che risplendere, come se fosse il trono a fare il potere. Ci portiamo dentro questa resistenza ad accettare questo capovolgimento che la fede stessa in Gesù ci chiede. L’opera lo diceva bene, chiaramente. Non si tratta di canoni estetici, di criteri liturgici. L’opera poteva benissimo essere un commento al Vangelo di oggi, come una semplice illustrazione o un’interpretazione artistica. Nella sua irriverente sobrietà poteva sembrare una denuncia troppo evidente alla concezione umana del potere. Eppure poteva essere una cattedra che insegnava silenziosamente l’umiltà o parlava di sobrietà nel suo semplice starsene lì, vuota. 

L’autore aveva pensato ad una specie di zattera che potesse attraversare le tempeste. La sua collocazione non al centro né in testa ad un’assemblea ma in un ruolo subordinato alla Parola stessa di Dio, sembrava essere l’occasione di rimettere tutti al proprio posto… dal primo all’ultimo.

L’arte contemporanea, si sa, piace o non piace. Ma qui non è una questione di gusti. E nemmeno di arte. È il Vangelo che ci mette in guardia dal pericolo di servirsi del Signore per avere onori. Un discepolo non è più grande del suo Maestro, né un servo è più del suo padrone (Mt 10,24). 

Leggiamo dunque oggi, dal vangelo di Marco, il terzo degli annunci di passione che Gesù fa ai suoi discepoli. Cose che dovette ripetere più volte tanto erano incapaci di comprenderle. Tuttavia sgomento e paura di coloro che lo stavano seguendo facevano già da cornice a quella salita verso Gerusalemme. Forse intuivano quanto tragica poteva essere quella fine. Ma resistevano al pensiero che quell’ultimo posto dovesse occuparlo proprio Gesù. 

Nell’opera d’arte in questione, anche i due posti subordinati non stanno uno a destra e l’altro a sinistra come una certa simmetria vorrebbe. A conferma che certi posti non si scelgono, non si prenotano, non si predispongono. Non spetta a noi. E neppure a se stesso, dirà Gesù. «Che cosa volete che io faccia per voi?» chiese ai due discepoli, aspiranti onorevoli. E non si scompose, come fecero gli altri discepoli, nel sentirli chiedere di sedere in gloria, uno alla destra e alla sinistra. A pensarci bene, avrebbero poi rischiato di discutere ulteriormente su quei due posti. Che poi, nell’opera di Kounellis, quei due posti altro non sono che le due dimensioni dell’annuncio: la morte e la resurrezione. La croce che si staglia da un buco cieco e scuro; la resurrezione come lo stesso buco scuro, ora attraversato dalla luce e aperto sui quattro punti cardinali.

Le nostre domande sono per lo più così insensate… resta luminosa e vera la domanda di Gesù. Cosa volete che io faccia per voi?  Egli aveva già deciso in cuor suo di essere l’ultimo, il servo. Le domande che poneva ai suoi non erano che una dichiarazione totale di amore, una totale disposizione a servire l’uomo. 

O Dio,
che hai promesso di stabilire la tua dimora
in quanti ascoltano la tua parola
e la mettono in pratica,
manda il tuo Spirito,
perché richiami al nostro cuore
tutto quello che il Cristo ha fatto e insegnato,
e ci renda capaci di amarci gli uni gli altri
come lui ci ha amati.

Dal Vangelo secondo Marco (10,32-45)

In quel tempo, mentre erano sulla strada per salire a Gerusalemme, Gesù camminava davanti ai discepoli ed essi erano sgomenti; coloro che lo seguivano erano impauriti.
Presi di nuovo in disparte i Dodici, si mise a dire loro quello che stava per accadergli: «Ecco, noi saliamo a Gerusalemme e il Figlio dell’uomo sarà consegnato ai capi dei sacerdoti e agli scribi; lo condanneranno a morte e lo consegneranno ai pagani, lo derideranno, gli sputeranno addosso, lo flagelleranno e lo uccideranno, e dopo tre giorni risorgerà».
Gli si avvicinarono Giacomo e Giovanni, i figli di Zebedèo, dicendogli: «Maestro, vogliamo che tu faccia per noi quello che ti chiederemo». Egli disse loro: «Che cosa volete che io faccia per voi?». Gli risposero: «Concedici di sedere, nella tua gloria, uno alla tua destra e uno alla tua sinistra».
Gesù disse loro: «Voi non sapete quello che chiedete. Potete bere il calice che io bevo, o essere battezzati nel battesimo in cui io sono battezzato?». Gli risposero: «Lo possiamo». E Gesù disse loro: «Il calice che io bevo, anche voi lo berrete, e nel battesimo in cui io sono battezzato anche voi sarete battezzati. Ma sedere alla mia destra o alla mia sinistra non sta a me concederlo; è per coloro per i quali è stato preparato».
Gli altri dieci, avendo sentito, cominciarono a indignarsi con Giacomo e Giovanni. Allora Gesù li chiamò a sé e disse loro: «Voi sapete che coloro i quali sono considerati i governanti delle nazioni dominano su di esse e i loro capi le opprimono. Tra voi però non è così; ma chi vuole diventare grande tra voi sarà vostro servitore, e chi vuole essere il primo tra voi sarà schiavo di tutti. Anche il Figlio dell’uomo infatti non è venuto per farsi servire, ma per servire e dare la propria vita in riscatto per molti».

Signore Gesù, sei venuto per tutti:
per coloro che credono
e per coloro che dicono di non credere.
Gli uni e gli altri, a volte questi più di quelli,
sperano perché il mondo vada un po’ meglio.
O Cristo, sei nato fuori dalla casa.
E sei morto fuori della casa,
sei morto fuori della città
per essere in modo ancor più visibile
il crocevia e il punto d’incontro.
Nessuno è fuori dalla salvezza, o Signore,
perché nessuno è fuori del tuo amore,
che non si sgomenta né si ritira
per le nostre opposizioni o i nostri rifiuti.
Tu, o Cristo,
non hai bisogno di passare dall’altra parte,
perché sei di qua e di là,
sei il Salvatore degli orientali e degli occidentali;
sei con tutti, non per dare ragione a tutti,
ma per amare tutti.
O Gesù, facendoti uomo,
non hai scelto la strada dritta,
né quella che arriva prima,
hai preso la strada che arriva
secondo il passo dell’uomo.
Per salvarci, per la fretta di salvarci,
non hai voluto rischiare di spaccare l’uomo.
L’infinita tua pazienza può irritare, o Signore,
ma solo coloro che preferiscono
il giudizio alla misericordia,
la lettera allo spirito,
il trionfo della verità alla esaltazione della carità,
lo schema all’uomo.

don Primo Mazzolari


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Piccoli Pensieri (4)

Anna

Se avessero regalato questa cattedra povera a papa Francesco, anziché “rimuoverla” per questioni di spazio (!?!) e relegarla in un museo, credo l’avrebbe fatta collocare nella piazza di San Pietro deserta, quando la sera del 27 marzo 2020 ci disse: “Siamo tutti chiamati a remare insieme […]
La preghiera e il servizio silenzioso sono le nostre armi vincenti […]”.

26 Maggio 2021
Luigi

Non conoscevo la preghiera conclusiva di don Primo Mazzolari: è di una forza sconvolgente! Stupenda! ❤️

26 Maggio 2021
Maria Rosa

Signore infondo ognuno di noi preferisce i troni dorati perché quelli spogli ci parlano di servizio e a noi che preferiamo sempre i primi posti urtano
Facci comprendere Tu Signore dove è la vera gloria

26 Maggio 2021

Sarà che, avendo ripreso l’università, sto raffinando un po’ anche il mio sguardo sul mondo… Ma in fin dei conti a me pare proprio che tutta la predicazione di Gesù sia un po’ anche un invito all’uomo a tornare a sentirsi parte della creazione. A ricordarsi che, sebbene nella Genesi si dica che l’uomo “dominerà sulle creature”, è esso stesso una creatura che, come tutte le altre, ha una sua funzione nel contesto naturale di cui esso stesso fa parte. La natura in sè è al contempo splendida e terribile, ma tutto ciò che avviene in essa ha come fine ultimo il mantenimento di un equilibrio che permette il benessere di tutte le creature, siano esse animali o vegetali. Io credo dovremmo imparare a fare un po’ più attenzione alle norme che regolano questo equilibrio, e trarne spunto come da una “matrice originaria”.

26 Maggio 2021

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