Torneremo a fidarci?

Data :30 Novembre 2021
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Sant’Adrea, apostolo (Rm 10,9-18 / Sal 18 / Mt 4,18-22)

Vieni in mezzo a noi, Spirito di Dio,
illumina le nostre menti
e apri i nostri cuori
per fare spazio nella nostra vita
alla venuta del tuo Regno.
Donaci intelligenza e cuore
perché la nostra esistenza
si riempia della tua speranza,
del tuo amore e della tua fede.
Trasformaci in creature nuove
a servizio del regno.
Vieni in mezzo a noi, Spirito di Cristo,
Tu che attraverso Gesù Cristo ci hai chiamati
fa’ che ascoltiamo sempre la sua voce
e ci lasciamo condurre,
con confidenza ed abbandono,
sulle strade della vita.
Donaci intelligenza e cuore
perché viviamo nell’amore e nella preghiera,
per essere tutti un segno di speranza
che silenziosamente fa crescere nel mondo
il tuo regno di giustizia, di amore e di pace.

Dal Vangelo secondo Matteo (4, 18-22)

In quel tempo, mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Simone, chiamato Pietro, e Andrea suo fratello, che gettavano le reti in mare; erano infatti pescatori. E disse loro: «Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Ed essi subito lasciarono le reti e lo seguirono.
Andando oltre, vide altri due fratelli, Giacomo, figlio di Zebedèo, e Giovanni suo fratello, che nella barca, insieme a Zebedèo loro padre, riparavano le loro reti, e li chiamò. Ed essi subito lasciarono la barca e il loro padre e lo seguirono.

Gettare le reti in mare è gesto che indubbiamente richiede una certa maestria ma il risultato della pesca è assolutamente fortuito e imprevedibile. I Vangeli racconteranno anche di notti di pesca andate a vuoto. E non resta poi che il lavoro di riassettare le reti, che deve apparire ancor più faticoso del solito per l’amaro in bocca del non aver preso nulla. Si racconterà anche di tempeste in mare aperto capaci di gettare nella paura anche i più provetti marinai. 

Più che una curiosità, è davvero singolare il fatto che questa chiamata dei primi discepoli, secondo il racconto di Matteo, avviene nei luoghi più ordinari e perfino impensabili. È la Vita che chiama e Gesù stesso non può che chiamare nel corso delle più quotidiane faccende. Troppo spesso pensiamo che vocazioni e chiamate debbano «saltar fuori» in contesti opportunamente predisposti. Nel racconto di Matteo è semplicemente lo sguardo di Gesù che vede e pertanto chiama. Con poche parole. Parole uniche e in un certo senso misteriose.

«Venite dietro a me, vi farò pescatori di uomini». Cosa significava essere pescatori lo sapevano di certo, ma diventare pescatori di uomini che cosa voleva dire? E gli uomini, mica sono dei pesci che abboccano facilmente! La diffidenza oggi sembra la nota distintiva dell’uomo. Siamo diventati specialisti del sospetto, come se dovessimo scovare «la fregatura» che c’è sempre dietro l’angolo. Non sono bastati regali da aprire nei giorni di festa o sorprese dentro l’uovo di Pasqua per comprendere che la Vita ha in serbo sorprese. Che uno sguardo attento e una Parola capace di invitare più che di respingere, sono capaci di pescare dei pescatori che rischiavano di vivere la vita solo per tirare a campare, come si tirano in barca le reti aspettando di vedere se tutta quella fatica ne valesse la pena. 

Servono davvero sguardi attenti e parole invitanti. Ho aperto ieri un libro per iniziarlo. Ve ne riporto alcuni passaggi dall’introduzione. «Uno dei grandi problemi di oggi, forse il maggiore per la Chiesa, è che sono troppo poche le persone capaci di indicare la strada della fede. Così il desiderio di Dio che è dentro di me ed è persino insopprimibile, continua a restare incompreso, sminuito, negato, tenuto nascosto. 
Certo si può vivere come se non ci fosse, come se fosse inutile, superfluo o addirittura fuorviante, ma quel desiderio c’è e non cessa di interrogare la mia vita.
In realtà la sensazione che esista uno scarto fra ciò che sono e ciò che potrei essere ci accomuna più o meno tutti. E spesso è accompagnata dall’idea che la soluzione possa venire da quella “voce dentro” che con tanta cura ho imparato a tacitare. Del resto, si tratta di una cove che chiede di cambiare vita, di abbandonare abitudini alle quali sono legato, che promette felicità… a come fidarsi di una promessa di felicità, se ho sperimentato sulla mia pelle che la felicità è solo illusione e inseguirla è pura follia?
Ecco allora l’importanza di qualcuno che sia capace di indicarmi la strada e di infondere la fiducia necessaria per avviarmi anch’io: qualcuno cioè che quella strada la conosce, l’ha percorsa e sa dove conduce…» (Roberto Italo Zanini, D’amore, di silenzio e d’altre follie – Incontri nell’Italia della spiritualità, Vita e Pensiero)

M. Frisina, O Dio, tu sei il mio Dio, salmo 62

O Dio, tu sei il mio Dio,
ti cerco dall’aurora.
Di Te ha sete l’anima mia,
a Te anela la mia carne.

Ti cerco come terra arida,
anelo a Te come a una fonte,
così nel tempio t’ho cercato
per contemplare la tua gloria. R/

Le labbra mie daranno lode a Te
per la tua grazia infinita.
Così benedirò il tuo nome
a Te alzerò le mie mani. R/

Nel mio giaciglio Ti ricordo,
ripenso a Te nelle mie veglie;
per Te esulterò di gioia
all’ombra delle tue ali. R/


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