La via della condivisione

Memoria di Charles de Foucauld (Is 25,6-10 / Salmo 22 / Mt 15,29-37)

La terra canta la speranza
invoca il Regno già veniente
si apriranno i nostri occhi
il volto tuo contempleranno.
La luce brilla nella notte
per chi ti ha atteso nell’amore
la gioia non è stata vinta
per chi ha creduto nell’Avvento.

(da un inno della liturgia del monastero di Bose)

Dal Vangelo secondo Matteo (15,29-37)

In quel tempo, Gesù giunse presso il mare di Galilea e, salito sul monte, lì si fermò. Attorno a lui si radunò molta folla, recando con sé zoppi, storpi, ciechi, sordi e molti altri malati; li deposero ai suoi piedi, ed egli li guarì, tanto che la folla era piena di stupore nel vedere i muti che parlavano, gli storpi guariti, gli zoppi che camminavano e i ciechi che vedevano. E lodava il Dio d’Israele.
Allora Gesù chiamò a sé i suoi discepoli e disse: «Sento compassione per la folla. Ormai da tre giorni stanno con me e non hanno da mangiare. Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino». E i discepoli gli dissero: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?».
Gesù domandò loro: «Quanti pani avete?». Dissero: «Sette, e pochi pesciolini». Dopo aver ordinato alla folla di sedersi per terra, prese i sette pani e i pesci, rese grazie, li spezzò e li dava ai discepoli, e i discepoli alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà. Portarono via i pezzi avanzati: sette sporte piene.

Provo da tempo una grande simpatia per il profeta Isaia. Come già dissi altrove, tra queste pagine o nei racconti agli amici, forse in qualche omelia, imparai a conoscerlo ascoltando musica sacra che periodicamente, soprattutto nel tempo di Avvento o di Quaresima vado a riascoltarmi volentieri mentre si sbrigano alcune faccende di case (pulizie, bucato, cucinare per intenderci…), quel minimo che dovremmo saper fare un po’ tutti fin da giovani tanto per sapere di che materia è fatta la vita di chi ce l’ha donata. È per sapere cos’è la vita quando non ci sono progetti (che non vuol affatto dire che non si sa dove andare o cosa fare!) ma soltanto una volontà di restare radicati al quotidiano. La via è proprio quella di una radicale comunione con l’umano, nel suo miglior esprimersi. 

Ci sono parole di profeti che devono aver dato tanta consolazione, tanta speranza per chi avrà saputo ascoltare. Dice Isaia: «In quel giorno, preparerà il Signore degli eserciti per tutti i popoli, su questo monte, un banchetto di grasse vivande, un banchetto di vini eccellenti, di cibi succulenti, di vini raffinati» (Is 25,6). E quanto è scritto, scritto rimane. Rimane per essere letto. Rimane per essere vissuto.

E quando penso che anche Gesù doveva amare particolarmente il libro di Isaia, la cosa mi pare di più grande consolazione ancora. Come possono parole scritte centinaia o migliaia di anni fa, sfamare ancora la nostra fame? Gesù citerà Isaia a più riprese, ma soprattutto prendendo per sé quelle parole e facendole sue – nutrendosene o incarnandole – ne darà perfino una sua personalissima interpretazione. A proposito di banchetti, ad esempio, non preparò molte vivande, ma solo pane – la sua vita – per tutti. Sobrietà e dono assoluto al contempo. E a noi, così affamati o mai sazi, resta sempre quel dubbio, perché sappiamo che dopo aver mangiato, la fame tornerà… poco più in là, quando le forze e le energie verrano meno, qualche ora più tardi. E sappiamo pure che la morte, il dolore o la tristezza tolgono la fame il piacere di mangiare insieme. E anche i piccoli capiscono che senza cibo non si vive. E Lui, piccolo tra i piccoli dice: Non voglio rimandarli digiuni, perché non vengano meno lungo il cammino. Mentre i grandi ancora non hanno compreso che non si può oggi morire di fame. Basterà? Basterà per tutta questa gente? I discepoli gli dissero infatti: «Come possiamo trovare in un deserto tanti pani da sfamare una folla così grande?».

Penso che oggi a tavola saremo in buona compagnia: c’è Isaia, c’è Gesù e c’è pure un piccolo fratello di Gesù: Charles de Foucauld, che la Chiesa oggi ricorda… la sua vita apparentemente così inutile sulla via della comunione. E tutto ha il sapore di un’ispirazione, un’intuizione dello Spirito… per non parlare della Sua stessa creatività. Così Isaia ispirò Gesù, Gesù ispirò Charles. Chissà che Isaia, Charles de Foucauld ma soprattutto Gesù Cristo ispirino ciascuno di noi a fare un passo in più sulla via della comunione. «Quando ci si rende conto di persona di quanta fatica ci voglia per produrlo, si da il giusto valore a un pezzo di pane!» disse proprio Charles nei giorni della sua vita in mezzo al deserto. 

Gen Verde, Perché tu sei con me (Cerco il tuo volto – canti per la liturgia)

Se tu credi che un sorriso è più forte di un’arma,
Se tu credi alla forza di una mano tesa,
Se tu credi che ciò che riunisce gli uomini
è più importante di ciò che li divide,
Se tu credi che essere diversi
è una ricchezza e non un pericolo,
Se tu sai scegliere tra la speranza o il timore,
Se tu pensi che sei tu
che devi fare il primo passo
piuttosto che l’altro, allora…
la pace verrà.

Se lo sguardo di un bambino
disarma ancora il tuo cuore,
Se tu sai gioire della gioia del tuo vicino,
Se l’ingiustizia che colpisce gli altri
ti rivolta come quella che subisci tu,
Se per te lo straniero
che incontri è un fratello,
Se tu sai donare gratuitamente
un po’ del tuo tempo per amore,
Se tu sai accettare che un altro
ti renda un servizio,
Se tu dividi il tuo pane
e sai aggiungere ad esso
un pezzo del tuo cuore, allora…
la pace verrà.

Se tu credi che il perdono
ha più valore della vendetta,
Se tu sai cantare la gioia degli altri
e dividere la loro allegria,
Se tu sai accogliere il misero
che ti fa perdere tempo
e guardarlo con dolcezza,
Se tu sai accogliere e accettare
un fare diverso dal tuo,
Se tu credi che la pace è possibile, allora…
la pace verrà.

(Charles de Foucauld)

ALCUNI PER FEDE ANDARONO NEI DESERTI E SUI MONTI.
DI LORO IL MONDO NON ERA DEGNO.
(Ebrei 11,38)

Charles de Foucauld (Strasburgo, 15 settembre 1858 – Tamanrasset, 1º dicembre 1916)

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Piccoli Pensieri (2)

Verso la conclusione di un periodo “provante” sotto molti punti di vista, all’imboccatura dei giorni d’Avvento, questa lettura e la riflessione conseguente arrivano davvero come un balsamo medicamentoso.
La vita è stata, e ancora (e sempre!) sarà irta di prove e difficoltà. Non spariscono, talvolta si riducono, ma è probabilissimo ne arrivino poi di altre di nuove, magari di peggiori… Senz’altro!
Ma ricordare questo passaggio ora, in questo momento, in quest’epoca, ci aiuta a ricordare che qualcosa c’è che non cambia, che sempre c’è e sempre ci sarà: l’amore di Dio, e la sua fiducia verso l’uomo.
Una fiducia infinita e costante.
Allora forse val la pena provare a fidarsi di questa fiducia riposta in noi.
Forse val la pena impegnarsi a farla fruttare.

1 Dicembre 2021
Dania

Bellissimo lo scritto di Foucauld…la pace verrà ogni volta che con delle piccole fedeltà (io le chiamo così) sapremo condividere e far dono di noi: che sia in un pezzo di pane, in un po’ di tempo di ascolto o di compagnia, in un servizio gratuito ciò che conta è che abbia un unico profumo: il nardo. Ed in quanto a pane sapremo che sempre c’è Qualcuno che provvederà a noi.
Trovo stupendo a tal proposito il canto “Vero pane” di cui riporto il ritornello ed una sola strofa:

Tu che pensi alle rondini in cielo che non seminano, ma le nutri Tu,
quanto più sfamerai i tuoi figli quaggiù che Tu ami di più, molto più!
Dico grazie a te, o Signore, per il pane quotidiano che ci dai.
Dico grazie perché ti fai cibo per noi: Vero Pane!
Ogni giorno ripeti il miracolo e moltiplichi il pane per noi,
fino a quando in cielo ci chiamerai a sedere alla mensa con Te”.

Che sia anche per altri un buon ascolto, anche questo sa già di condivisione…

1 Dicembre 2021

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