Sfuocati o infuocati?

XX domenica del Tempo Ordinario (C)

(Ger 38,4-6.8-10 / Sal 39 / Eb 12,1-4 / Lc 12,49-53)

Da dove vieni bruci. […]
Mangia parole 
vive. *

Vieni, santo Spirito!

Dal Vangelo secondo Luca (12,49-53)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Sono venuto a gettare fuoco sulla terra, e quanto vorrei che fosse già acceso! Ho un battesimo nel quale sarò battezzato, e come sono angosciato finché non sia compiuto!
Pensate che io sia venuto a portare pace sulla terra? No, io vi dico, ma divisione. D’ora innanzi, se in una famiglia vi sono cinque persone, saranno divisi tre contro due e due contro tre; si divideranno padre contro figlio e figlio contro padre, madre contro figlia e figlia contro madre, suocera contro nuora e nuora contro suocera».

A certe Sue parole – quelle di oggi giusto per fare un esempio – non ne erano pronti. E pronti non saremo mai neppure noi. Sicché preferiamo spesso spegnere incendi, cioè far tacere profezie, scegliere neutralità, stare in un silenzio che non dice nulla, un silenzio che non è né assenso né dissenso. Penso invece a certi silenzi molto eloquenti di Cristo. Davanti a Pilato per esempio. O quel silenzio di Cristo, quando davanti all’adultera, si chinò a terra per scrivere non si sa bene cosa. Ma quel silenzio parlava già di misericordia. Noi scegliamo un silenzio che non è neppure sorgente di ascolto ma camuffamento, foglie di fico dietro cui nasconderci. Come quando giocando a nascondino si sta in silenzio per non essere trovati, stanati, chiamati fuori, vocati… appunto.

Spesso e facilmente confondiamo la fede con la quiete tra le tempeste. La fede dei discepoli di Cristo non è uno sguardo sfuocato sulla vita, una visione distorta della realtà. È fuoco gettato sulla terra, un fuoco da custodire. Ancora una volta il Vangelo brucia la nostra nozione di fede quando troppo assomiglia ad una finta pace, ad una quiete che è solo benessere personale. Il mondo può andare male, ma la fede mi da sicurezza, stabilità… Quando pensiamo così, Lui giunge a noi per portarci il fuoco di una Parola che ci toglie quella presunta pace che – a questo punto – non era che una pia illusione, in mezzo a tutte le altre di cui è piena la terra.

Di noi Dio sa tutto. Lo dicono i salmi. Lo crediamo noi quando parliamo della sua volontà o di un destino scritto, deciso, determinato… per usare un linguaggio meno religioso. Lo diciamo per crederci di essere semplici esecutori, attori di un copione già scritto e da Lui conosciuto. Credo piuttosto che chiamandoci nel mondo quali suoi figli, Dio abbia pensato per noi che una sua parola ci potesse essere affidata, perché questa sia detta, pronunciata, fatta udire… in una parola, vissuta. Di quale Sua Parola sono dunque portatore? Questa – voglio credere – è la volontà di Dio, più che un copione predefinito di tutto ciò che farò o non farò. 

C’è anche per noi un battesimo che dobbiamo ricevere, c’è un immersione, un tuffo da fare per andare in profondità in questa vita che è quella unica e personale che ciascuno di noi sta vivendo. E dunque, quale sarà la nostra immersione, il nostro battesimo di fuoco? Quale Parola non dovrò tacere? Quale Parola servirà perché possiamo strappare il mondo dalle sue illusioni? Quale Parola per consolare dopo tutte le delusioni di quel medesimo mondo che ha alimentato prima di tutto illusioni? Se lo chiedono tutti i profeti, per tanto o poco che lo siano stati. Che lo siano stati per un solo giorno o per un arco di tempo più lungo. È la vicenda del profeta Geremia che rileggendo la sua vicenda personale scopre d’essere stato partorito come uomo di contesa per tutto il paese (Ger 15,10). Semplicemente perché scoraggiava chi doveva combattere, mentre il potere non faceva che alimentare il fuoco dell’odio contro il nemico. In ogni guerra, in ogni contesa finiamo per parteggiare. Ma quand’anche avessimo preso le difese del più debole non avremo ancora compiuto la profezia della pace che deve risuonare semplicemente come un’unica e comune deposizione delle armi. Su entrambi i fronti.

Le profezie scompariranno, scriverà san Paolo nel celebre inno alla carità (1 Con 8,13), ma questo non significa che Dio non ci manderà più profeti o che la Sua Parola non troverà persone che potranno dircela. Un profeta sa che quando una parola di Dio l’bai udita non puoi tacerla. Puoi forse fingere di non averla udita. Puoi perfino rifiutarti di dirla… ma la Parola di Dio non ritorna a Lui senza aver compiuto il suo effetto, ciò per cui Egli l’ha mandata a noi. E quando il Fuoco ti ha acceso non puoi tu stesso spegnerlo. Se ogni figlio di Dio (e lo siamo diventati nell’immersione battesimale) è quasi una parola di Dio uscita dalla Sua bocca, a Lui non dovremmo ritornare senza che prima questa Parola abbia portato il suo frutto.

Il fuoco è il simbolo che scioglie la Parola, che la libera e non la trattiene: un fuoco da un roveto per dire che Mosé udì la Parola e non smise di proclamarla. E sua morte fu un bacio di Dio sulle sue labbra, laddove la Parola ebbe la sua soglia tra il cuore e il mondo, tra l’interno e l’esterno; un fuoco fu la Pentecoste e i cuori raggelati dalla morte si riaccendevano di ardore e passione per le Parole che il Figlio di Dio aveva detto. 

Famiglie che si sono divise per aver annunciato la Parola io ne ho viste. E spero anche voi. Non spaventatevi. Ringraziamo maggiormente perché proprio in questo la Parola ha ancora il suo effetto. Essa non è scialba, insipida. E noi non siamo sordi al suo ascolto. Divisione – per come se ne parla oggi nel Vangelo – è anzitutto obbedienza alla Parola. Dividere è l’azione prima che fa la Parola, come «in principio» quando ogni cosa riceveva esistenza per chiamata e per separazione. La Luce è Luce in quanto separata dalla tenebre, sebbene tenebre e Luce possano coesistere.

È dunque questo il compito della Chiesa e di ogni comunità che si dice cristiana: custodire il Fuoco, sapendo chi ce lo ha donato. Anche nelle religioni pagane, nei templi greci o romani, in diverse parti del globo terrestre c’erano persone consacrate alla custodia del fuoco sacro. E noi che sappiamo da dove viene questo fuoco, perché tralasciare di custodirlo, di alimentarlo, finendo spesso di lamentarci che la nostra fede s’è come spenta o sopita? Il risorto, sulla spiaggia dove approdava la barca dei discepoli delusi, fa trovare un fuoco di brace ancora acceso. È Lui dunque che ha a cuore questo fuoco, anche se già nel nostro cuore avesse la parvenza della brace. Basterà un soffio… per ridargli vita, basterà una Parola per riaccendere ascolto. 

[…]
Resta a terra
con il fuoco e il vento,
la farina,
e il fumo dei morti;
ogni oggetto del mondo
li contiene uno per uno
i suoi fratelli:
liberali tutti!

( * Chandra Livia Candiani, Fatti vivo)

Abazia di Fontanella di Sotto il Monte (BG)

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Piccoli Pensieri (3)

Savina

Se vogliamo prendere sul serio le parole di Gesù e non lasciarcele scivolare di dosso, ci troveremmo nella condizione di scontro con le persone che ci vivono accanto.
La Parola di Gesù, così come tutte le Sacre Scritture nel loro insieme, richiedono una scelta precisa e netta.
Scelta che si scontra di sicuro con la mentalità corrente.
Mi sto accorgendo quanto mi stia interpellando la Parola, quasi a scuotermi perché mi decida con più vigore per essa.
Ho ancora tanta strada da fare e tanto aiuto da chiedere perché possa conservare e diffondere il fuoco che mi è stato affidato nel Battesimo.
Sarà che a volte mi sento, come don Abbondio, un vaso di terracotta in mezzo a vasi di ferro, anche se questo non giustifica la tiepidezza.
Tiepidezza della quale ho un po’ paura per via della Parola scritta nell’Apocalisse: “Non siete né caldi né freddi, siete tiepidi e perciò vi vomito!”.
Che il Signore rinnovi in me, ogni giorno, il fuoco per la sua parola.

14 Agosto 2022
Arianna

La riflessione di oggi è molto interessante e, una volta di più, mi accompagna a dare un senso nuovo ad un brano del Vangelo di cui non ho mai bene afferrato il senso. Se il fuoco è abbastanza facilmente collegabile alla fede, le divisioni citate sono più complesse da afferrare… A meno di collegarle anch’esse alla fede. Ma quella autentica, non “di facciata”, che o si abbraccia in todo, agendola in ogni piccolo aspetto della vita quotidiana (non solo nella dottrina teorica) o tanto vale lasciar stare. Per quanto la panca della chiesa possa essere “tenuta in caldo” non è quello che ci rende autentici cristiani, ma piuttosto quanto sappiamo agire poi al di fuori, nella vita di tutti i giorni, e questo non è affatto scontato.

14 Agosto 2022
Cinzia

“Non sono venuto a portare pace sulla terra, ma divisione.”
Una pace all’acqua di rose, Dio, non accetti,
ma immersa nel fuoco del Battesimo,
purificata nel crogiuolo del Tuo amore è gradita a Te.
Custodi del Fuoco
del Sacro Fuoco del Tuo Spirito,
Dio, Tu non disprezzi.
Soffia, soffia sempre sulle nostre braci!
🌈👣😇      
“Chi nel cammino della vita ha acceso anche soltanto una fiaccola nell’ora buia di qualcuno non è vissuto invano”
(Madre Teresa di Calcutta)

14 Agosto 2022

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