Una luce che brillava dentro
Santa Teresa Benedetta della Croce (Edith Stein), patrona d’Europa
(Os 2,16.17.21-22 / Sal 44 / Mt 25,1-13)
Chi sei, dolce Luce,
che ricolmi il mio essere
e rischiari
l’oscurità del mio cuore?
(Edith Stein, da una preghiera composta per la novena di Pentecoste 1937)
Dal Vangelo secondo Matteo (25,1-13)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».
Negli anni bui della seconda guerra mondiale Edith Stein riflette enormemente sul mistero della luce. Di lei non rimane più nulla se non un pugno – più simbolico che tutto – di cenere e terra. Di lei rimane questa luce che sentiva dentro e che la spinse a cercare sempre la verità come si cerca la luce nella notte. Ecco alcune sue riflessioni a partire dal mistero della notte del Natale… quando la luce splende nelle tenebre.
«Una stella ci guida alla grotta, è la che troviamo il Bambino Dio che porta la pace al mondo. Tuttavia il cielo e la terra continuano a restare nettamente separati. Oggi come allora la stella di Betlemme brilla in una notte oscura; già dal secondo giorno delle feste liturgiche la Chiesa depone le sue vesti risplendenti di luce, per indossare il colore sanguinante del martirio. […] Perché? Cosa ne è stato della gioia esultante che ci recavano gli angeli del cielo, della felicità silenziosa della notte santa e soprattutto di quella pace, promessa in terra agli uomini di buona volontà? Se il Figlio dell’eterno Padre è disceso dagli splendori del cielo, è che il mistero del male aveva coperto la terra della sua notte.
Poiché le tenebre coprivano la terra, Egli è venuto come la luce che brilla fra le tenebre. Ché il mistero dell’Incarnazione e il mistero del male sono strettamente collegati. Davanti a quella luce discesa dal cielo, la notte del peccato sembra più nera e più densa… ci mette ognuno di fronte a quella scelta fra la luce e le tenebre.
Sul piano oggettivo e speculativo non possiamo avere la sicurezza di rimanere sulla via di Dio senza fallire. Come i nostri progenitori, possiamo cadere: ci ritroviamo sempre in equilibrio instabile su un crinale che divide l’abisso del nulla da quella della pienezza della vita divina.
Alla scuola materna della vita spirituale, quando cominciamo a muovere i primi passi e a lasciarci guidare da Dio, sentiamo molto fortemente la Sua presenza. La Sua mano ci sorregge, il sole risplende dinanzi ai nostri occhi, non abbiamo che da camminare. Ma non continua sempre così: colui che appartiene a Cristo deve rivivere tutta la vita del Cristo. Anch’egli deve prendere la via della Croce, passare per il Getsemani e il Golgota. E le sofferenze esteriori sono un nulla, in confronto alla notte che invade l’anima quando la luce divina non brilla più e la voce del Signore non si fa più udire. Dio c’è sempre, ma è nascosto e tace. Perché è così?
I misteri del cristianesimo formano un tutto inseparabile; se ne approfondiamo uno, basta per condurci a tutti gli altri. Così la via di Betlemme ci porterà fino al Golgota: dalla grotta alla Croce. Il venerdì santo le tenebre sommergono tutto, sembrano dominare. Tuttavia, nel chiaro mattino di Pasqua, la luce si alza ancora più abbagliante». (Edith Stein, Il mistero del Natale, testo pubblicato postumo a Bonn nel 1948)
E ancora scrive Edith Stein: «In fondo ciò che devo dire è sempre una piccola, semplice, verità: come imparare a vivere con la mano nella mano del Signore. L’essenziale è solo che ogni giorno si trovi anzitutto un angolo tranquillo in cui avere un contatto con Dio, come se non ci fosse nient’altro al mondo. Quanto più si è sprofondati in Dio, tanto più si deve uscire da sé, entrare nel mondo per portarvi la vita divina».
Il Carmelo di Echt,
testo: Juri Camisasca (2008)
voce: Franco Battiato
E per vivere in solitudine nella pace e nel silenzio
ai confini della realtà
mentre ad Auschwitz soffiava forte il vento
e ventilava la pietà
hai lasciato le cose del mondo
il pensiero profondo dai voli insondabili
per una luce che sentivi dentro
le verità invisibili.
Dove sarà Edith Stein?
Dove sarà?
I mattini di maggio riempivano l’aria
i profumi nei chiostri del carmelo di Echt
dentro la clausura qualcuno che passava
selezionava gli angeli
e nel tuo desiderio di cielo, una voce nell’aria si udì
«Gli ebrei non sono uomini»
e sopra un camion o una motocicletta che sia
ti portarono ad Auschwitz
Dove sarà Edith Stein?
Dove sarà?
E per vivere in solitudine
nella pace e nel silenzio
nel carmelo di Echt
Per rileggere alcuni cenni biografici della vita di santa Teresa Benedetta della croce, potete ritornare allo scritto dello scorso anno, cliccando direttamente qui: Un’altra patrona d’Europa
Siamo piccole fiammelle che ardono perché accese da un solo grande Fuoco d’amore.
A questo penso ogni volta con l’accensione del cero Pasquale, che tutto ci ricorda e che dalle tenebre ci riporta alla Luce. Perché in questo non dovremmo mai smettere di credere: che dalla morte si passa alla vita, dalle tenebre alla luce e magari da un temporale estivo ad un meraviglioso arcobaleno, motivo in più per rendere grazie a Dio.
Sarà un caso che questo giorno di quest’anno la liturgia ci presenta questo brano del Vangelo, che si presta così bene ad essere affiancato ad alcuni dei testi della Santa che oggi si ricorda… Sarà snche un caso, ma è un caso quantomai tempestivo ed opportuno! Credo di aver letto solo alcuni stralci dei testi di Edith Stein, soprattutto correlati al contesto del campo di sterminio, e queste riflessioni mi erano del tutto sconosciute, ma sono state davvero una preziosa scoperta. Riescono a dare un parallelo molto chiaro e molto funzionale tra la realtà del Vangelo e la quotidianità del credente, ed è un dono quantomai prezioso per poter considerare le fatiche della fede da un nuovo punto di vista. L’ultima pillola poi, il minimo vademecum del “buon credente, ha l’effetto di un integratore energetico che vanifica ogni possibile pretesa di fatica. Grazie per questo dono!
Ogni giorno trovare un angolo tranquillo, un tempo prezioso per dialogare con Dio, per abbandonarci a Lui, pregare non con le parole ma con l’anima. Ma come si fa? Io ci provo a rinunciare alle parole, ma il pensiero di disperde in mille rivoli e mi trovo a pensare ad altro. Mi aggrappo al pensiero delle persone in difficoltà, poi mi rifugio nella preghiera che ci ha suggerito Lui, ma sono ancora parole…