Ricordati che sei stato liberato. Apri dunque!

Solennità dei santi Pietro e Paolo
(At 12,1-11 / Sal 33 / 2Tm 4,6-8.17-18 / Mt 16,13-19)
Un giorno chiese ai suoi discepoli cosa la gente dicesse di Lui. O meglio: chiese anzitutto se la gente potesse avere in mente, anche solo vagamente, a chi ci si riferiva ogni volta che si parlava di «Figlio dell’uomo». Poi una domanda simile ma riferita più esplicitamente a sé e, soprattutto, rivolta direttamente ai suoi: «Ma voi, chi dite che io sia?».
Uno di loro sembrò connesso direttamente col Padre che stai nei cieli. La sua risposta non poteva che provenire da un cielo profondo che sta oltre carne e sangue, come voce di Un Padre che parla dal cuore. E così attorno a questo fragile uomo, che esperirà la sua debolezza ora per il suo triplice rinnegamento ora per quel tempo di persecuzione che lo porterà in carcere per mano del solito Erode (At 12,1-11), attorno a quest’uomo, si radunerà una comunità di persona che nel tempo continuerà a dire chi Egli sia. Lo diranno né più né meno nella stessa carne e con la stessa vita umana di Pietro che parve, in quel giorno, il primo della classe. Lo diranno che non c’è roccia come il nostro Dio (1 Sam 2,2). Lo diranno ogni volta che si raduneranno nell’ascolto della Parola che Dio manda a noi dal cielo.
Gesù chiamerà Simone col nome di Pietro non tanto per la solidità di quel discepolo quanto perché figlio di Giona. Giona – lo sappiamo – è il profeta che non volle subito ascoltare la voce di Dio che gli stava chiedendo di andare a Ninive per annunciare la conversione; Giona è il profeta che faticò a comprendere tutta quella misericordia rivolta ad un’intera città. Quella missione era anzitutto annuncio di quella misericordia che Dio stava facendo proprio al profeta stesso. E così Pietro potrà sciogliere e legare solo perché lui stesso sa cosa significa essere sciolti dal male, fatto di carne, per essere legato al cielo. Simone, figlio di Giona, riceve un nuovo nome. Pietro è il nome che costantemente lo rimanderà alla solidità della roccia su cui appoggiare la propria esistenza ma è anche il nome che lo richiamerà a non essere pietra di inciampo al cammino di Cristo verso la sua passione.
«Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, casa sulla roccia. Anche l’apostolo Paolo parlerà della roccia dalla quale il popolo attingeva acqua: «Tutti bevvero la stessa bevanda spirituale: bevevano infatti da una roccia spirituale che li accompagnava, e quella roccia era il Cristo» (1Cor 10,4).
Poi, un gesto di estrema fiducia: Gesù consegnerà le chiavi di quel regno che Egli stesso aveva annunciato già presente in mezzo a noi. Aveva allertato certi scribi e certi farisei ipocriti perché chiudevano il regno dei cieli davanti agli uomini… «così voi non vi entrate, e non lasciate entrare nemmeno quelli che vogliono entrarci» (Mt 23,13). Non così tra i suoi discepoli. Occorrerà stare in ascolto della Parola venuta dal cielo, per comprendere bene come sia quel regno dei cieli di cui ora possiedi le chiavi. Quando ti trovi in mano le chiavi di una casa che non è tua, si comprende che la cosa umanamente più scontata da fare sia proprio quella di non far entrare alcuno. Ma questi sono appunto pensieri di carne e sangue.
Pietro e Paolo, vengono oggi festeggiati assieme. E ogni volta sembra un paradosso perché sappiamo bene che qualche scaramuccia tra i due c’è stata. E non certo di poco conto. Diatribe proprio legate all’accoglienza stessa della Comunità di coloro che Dio chiama dalle tenebre alla sua mirabile luce (1 Pt 2,9). Paolo vivrà sempre questo umano confronto con Pietro e con tutti gli altri apostoli che non perderanno occasione di ricordargli che solo loro hanno mangiato con Gesù. Per altre strade, Paolo ha incontrato la Luce che viene nel mondo. Ma ben comprese che quella luce illumina ogni uomo.
Dio onnipotente ed eterno,
oggi ci dai la gioia di celebrare i due santi apostoli:
Pietro, che per primo confessò la fede nel Cristo,
Paolo, che illuminò le profondità del mistero;
il pescatore di Galilea,
che costituì la Chiesa delle origini con i giusti d’Israele,
il maestro e dottore,
che annunciò la salvezza a tutte le genti.
In modi diversi
hanno radunato l’unica famiglia di Cristo.
(dal prefazio della liturgia odierna)
Dal Vangelo secondo Matteo (16,13-19)
In quel tempo, Gesù, giunto nella regione di Cesarèa di Filippo, domandò ai suoi discepoli: «La gente, chi dice che sia il Figlio dell’uomo?». Risposero: «Alcuni dicono Giovanni il Battista, altri Elìa, altri Geremìa o qualcuno dei profeti».
Disse loro: «Ma voi, chi dite che io sia?». Rispose Simon Pietro: «Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente».
E Gesù gli disse: «Beato sei tu, Simone, figlio di Giona, perché né carne né sangue te lo hanno rivelato, ma il Padre mio che è nei cieli. E io a te dico: tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa e le potenze degli inferi non prevarranno su di essa. A te darò le chiavi del regno dei cieli: tutto ciò che legherai sulla terra sarà legato nei cieli, e tutto ciò che scioglierai sulla terra sarà sciolto nei cieli».
Dio, che scegli le creature più deboli
per confondere i più forti,
e fai degli ultimi i primi del tuo Regno,
dona anche a noi di servirti
nella nostra nullità
e per tutte le nostre infedeltà e tradimenti
guarda solo alla fede di tutta la tua chiesa.
Anche tu, Signore, hai bisogno
di uomini come Paolo
e come Paolo fa’ che pure noi
possiamo cantare, alla fine,
che è giunto il tempo di sciogliere le vele,
che abbiamo conservato la fede.
Amen.
(David Maria Turoldo)

Pietro e Paolo, così diversi ma accumunati dalla stessa fede, pur se nata e vissuta in modi totalmente diversi.
I loro scontri, il loro diverso approccio ala fede e all’annuncio, ci dicono che la chiesa è in cammino oggi come allora.
E oggi più che allora papa Francesco ha bisogno delle nostre preghiere e della nostra collaborazione per tenere il timone di questa grande nave.
Non stanchiamoci mai di rispondere al suo continuo appello alla preghiera.
Oggi la festa di Pietro e Paolo ci ricorda che la solidità della chiesa, fondata sulla fede in Cristo, è affidata a poveri uomini che nella loro fragilità possono a volte (o spesso?) sbagliare e, legati alla lettera della Scrittura, diventano giudici inflessibili e allontanano le persone dal messaggio d’inclusione e accoglienza incarnato da Gesù.
Allora, oggi e sempre, sento impellente il bisogno di pregare per i sacerdoti, i vescovi, i cardinali il Papà e per tutti i fedeli che fanno la Chiesa perché siano de veri “passatori” della parola del Vangelo. Lo Spirito Santo vegli su tutti noi. Amen.