Pieni di ogni sapere, sprovvisti di Sapienza?

Data :12 Novembre 2023
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XXXII domenica del Tempo Ordinario (A)

(Sap 6,12-16 / Sal 62 / 1Ts 4,13-18 / Mt 25,1-13)

Consideravo tra me e me di come l’essere umano – forse non soddisfatto della propria intelligenza o forte proprio di essa –  si sia ora dotato di un’intelligenza artificiale. L’altro ieri, nel corso di una cena tra collaboratori, ascoltavo con attenzione le considerazioni di alcuni docenti universitari che raccontavano ai convitati quanto inquinamento si possa produrre (proprio in termini di emissioni di anidride carbonica) per avere l’energia necessaria al raffreddamento di un numero spropositato di servers informatici affiancati l’uno all’altro, in diverse parti del mondo, appositamente collocati in terre già fredde di per sé, inospitali per l’uomo. Cinque campi da calcio affiancati l’uno all’altro: l’estensione di queste superfici che ci garantiscono le migliori connessioni, i servizi più celeri, compreso il più banale pagamento attraverso una carta di credito o uno smartphone o l’apertura di una porta (di casa come dell’auto) senza l’uso diretto di una chiave. Qualche saggio mi dica per favore: ma il sapere collettivo, gli sforzi della scienza e della tecnologia e questo spazio sempre più grande in cui ci muoviamo anche da fermi, questo mare in cui navighiamo… tutto questo è solo per condannare e poi abbandonare l’essere umano alla più terribile solitudine? 

Non sapevo! resto a dir poco sorpreso, basito. Sentimenti umanissimi, che l’intelligenza artificiale non proverà mai, si susseguono: un senso di impotenza, la tristezza di una sconfitta, di un inutile accanimento in favore della speranza, insieme a quella vertigine che ci prende tutti non appena possiamo fare qualcosa di più nuovo che non avremmo mai pensato di poter fare o che pensavamo riservato solo a pochi.

E la svolta ecologica, mi dico, non sarà di certo legata al muoversi in bicicletta! Quello tuttavia fa e farà sempre bene al fisico. Non siamo per nulla informati di quanto inquinamento produciamo per quello che ormai sembra un naturale prolungamento dell’umano. Ma è davvero nell’intelligenza artificiale la sapienza?

E se davvero la causa dell’inquinamento fosse proprio lì, attorno a quello strumento di cui non riusciamo più a farne a meno? Dipendenza… sì! Dipendenza da cui è quasi impossibile disintossicarci. Qualcuno non saprà più pagare con spicci. Qualcuno non saprà più scrivere con una penna. Qualcuno saprà ancora leggere? Si insegna ancora nelle scuole a leggere,  scrivere e fare di conto? A che servirà se ci pensa l’intelligenza artificiale? La penna, la macchina da scrivere, la tastiera del computer… la dettatura o l’ascolto virtuale che produce documenti elaborati… Tutto questo io l’ho visto. Meraviglioso, affascinante, strabiliante il progresso… incredibile fin dove s’è spinto il sapere umano! Ed ho soltanto considerato uno dei più quotidiani riflessi di questo umano sapere. Li chiamano benefici del progresso. 

E per molti l’olio delle lampade sembra davvero finito… Semplicemente constato, una volta di più, che tutto il sapere umano non ha nulla a che vedere con la Sapienza che da sempre è fonte di Luce, quella luce che permette di scacciare le tenebre, tenebre che simboleggiano male e morte. C’è un sapere che chiede di non superare certi limiti. C’è un sapere che nasce dalla considerazione dei propri e altrui limiti. Sapienti lo saremo davvero soltanto quando smetteremo di ucciderci. Non uccidere resta ancora il limite più sapiente da non valicare.

Ci sono, nel Vangelo di oggi, dieci vergini. Cinque vengono chiamate sagge, le altre – povertà delle traduzioni – stolte, cioè prive di sapere, prive di sapienza. In fondo, prive di Luce appunto. Sono simboli universali quelli della luce e delle tenebre. E La Sapienza è elogiata tra le pagine della Scrittura come in altre pagine di letteratura, nella poesia come nella filosofia. È tema trasversale che raccoglie il riflettere dell’uomo, del filosofo come dell’uomo di fede: qualcosa di prezioso che potrebbe arricchire davvero l’esistenza umana. 

La creatura umana aumenta il suo sapere. Il confort di saperci ovunque connessi non ci facilita l’incontro. La facilità di raggiungerci con ogni mezzo ci espone maggiormente al rischio dell’incomprensione. Cos’è tutto questo? Come mai? C’è come un declino di sapienza anche nel nostro tempo. 

Vera sapienza rimane ancora il saper contemplare il proprio limite: il limite dell’olio che può terminare, il limite di un’attesa che si pensava più semplice e breve e che si prolunga maggiormente, il limite di una porta che ad un certo punto sarà chiusa, il limite di non essere riconosciuti. Ci sono un tempo e uno spazio che ci sono donati: sono limiti e occasioni al contempo. Limite al nostro desiderio di onnipotenza. Occasione di valutare ciò che veramente più conta.

Siamo tutti in preda al rischio di assopirci, di smarrirci. Come capita alle dice ragazze della parabola odierna. In tutto questo c’è però un grido, un annuncio: Ecco lo sposo. Un invito: andategli incontro! Anche oggi, risuonano nella notte di questo mondo il grido e l’invito. Ed il Vangelo è tutto qui. Non nel dramma dell’olio che finisce. Non nella supplica delle cinque ragazze che vedono le proprie lampade spegnersi, non nelle considerazioni e nei consigli delle cinque sagge.

La buona notizia è che uno sposo ci viene incontro, colui che dell’incontro con l’uomo ne ha fatto un progetto di vita. Torna l’immagine nuziale, la preferita dalle culture orientali, la preferita dalla Sacra scrittura. Torna lo sposo perché la vita non è monologo ma dialogo; l’esistenza umana, seppure limitata, è coniugata con la Vita di Dio. L’uomo che dialoga con il suo Dio è appunto l’uomo della fede e la fede è proprio questo modo di stare nel nostro mondo e nel nostro tempo in attesa di qualcuno che viene. Davanti all’uomo che parla solo a se stesso, non c’è nessuno. Il Vangelo, per la forza di questo semplicissimo annuncio che squarcia di luce la notte dell’uomo – Ecco lo sposo, andategli incontro –  dice che l’uomo non va verso qualcosa ma verso Qualcuno. Ed è qui che dovremmo sapientemente discernere il valore di cose e di persone, dei fatti e di ogni incontro. Come fare?

Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora. Si tratta di saper comprendere che non ci sono un’ora e un giorno predeterminati per questo ritorno, per questo incontro. Gesù stesso ha colto ogni ora e ogni giorno come l’occasione di incontrare l’uomo laddove era. E lì il regno di Dio si faceva presente, si manifestava luminoso. Serve all’uomo questa vigilanza come alle lampade serve olio per saper distinguere in ogni nostro incontro l’occasione per uscire da sé, verso un incontro. Fino all’Incontro dove finalmente riconosceremo da dove veniva quella Parola che è Vangelo e saremo riconosciuti.

Dal Vangelo secondo Matteo
(25,1-13)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli questa parabola: «Il regno dei cieli sarà simile a dieci vergini che presero le loro lampade e uscirono incontro allo sposo. Cinque di esse erano stolte e cinque sagge; le stolte presero le loro lampade, ma non presero con sé l’olio; le sagge invece, insieme alle loro lampade, presero anche l’olio in piccoli vasi. Poiché lo sposo tardava, si assopirono tutte e si addormentarono.
A mezzanotte si alzò un grido: “Ecco lo sposo! Andategli incontro!”. Allora tutte quelle vergini si destarono e prepararono le loro lampade. Le stolte dissero alle sagge: “Dateci un po’ del vostro olio, perché le nostre lampade si spengono”. Le sagge risposero: “No, perché non venga a mancare a noi e a voi; andate piuttosto dai venditori e compratevene”.
Ora, mentre quelle andavano a comprare l’olio, arrivò lo sposo e le vergini che erano pronte entrarono con lui alle nozze, e la porta fu chiusa. Più tardi arrivarono anche le altre vergini e incominciarono a dire: “Signore, signore, aprici!”. Ma egli rispose: “In verità io vi dico: non vi conosco”.
Vegliate dunque, perché non sapete né il giorno né l’ora».

Adesso è forse il tempo della cura.
Dell’aver cura di noi, di dire
noi. Un molto largo pronome
in cui tenere insieme i vivi,
tutti: quelli che hanno occhi, quelli
che hanno ali, quelli con le radici
e con le foglie, quelli dentro i mari,
e poi tutta l’acqua, averla cara, e l’aria
e più di tutto lei, la feconda,
la misteriosa terra. È lì che finiremo.
Ci impasteremo insieme a tutti quelli
che sono stati prima. Terra saremo.
Guarda lì dove dialoga col cielo
con che sapienza e cura cresce un bosco.

[…] Chi siamo noi ti chiedo ancora.
Intelligenze, sì, pensiero, quelli con le
parole. Ma non vedi come non promettiamo
durata? Come da soli ci spingiamo fuori
dalla vita. Come logoriamo lo splendore
di questo tiepido luogo, infettando
tutto e intanto confliggiamo fra di noi.

[…] Dovremmo innamorarci, credo. Sì.
Di ciò che è vivo intorno. E in primo luogo
vederlo. Non esser concentrati
solo su noi. Il meglio nostro di specie
sta davanti, non nel passato. L’età
dell’oro è un ricordo che viene
dal futuro. Diventeremo cosa? È una
grande avventura, di spirito, di carne,
di pensiero, un’ascesa ci aspetta.
Eravamo pelo musi e code.
Diventeremo cosa?
Diremo io o noi?

(Mariangela Gualtieri)


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Piccoli Pensieri (4)

Sempre belle e puntuali le parole accurate e misurate di Mariangela Gualtieri. Parole venute da umanissima e straordinaria mente. Mente in dote a tutti ed a ciascuno, che non dobbiamo mai scordare di tenere viva e attiva. E si può e si deve. Lavorare con i bambini (a patto che ci metta in ascolto effettivo e attento) aiuta parecchio a non sedersi ed anche a stupirsi. Sono una fucina autentica di creatività pura, che bisognerebbe davvero cercar di coltivare di più, e più a lungo. Questa è una sfida che penso possa davvero contribuire a creare un futuro migliore per tutti e per ciascuno.

13 Novembre 2023
eCarla

Il Vangelo di oggi mi costringe a porre due domande. La prima : Se Dio è MISERICORDIA INFINITA -come ho sempre affermato e creduto- e gli uomini sono tutti fratelli, per quale motivo le vergini con la lampada accesa non hanno aiutato le vergini “stolte” ? e seconda domanda: perché lo Sposo ha completamente chiuso la porta a queste ultime?

12 Novembre 2023
Gianna

Ti leggo sempre con interesse, i tuoi commenti sono illuminanti e fanno pensare. E quello a cui sto pensando è che ultimamente sono un po’ arrabbiata con il Signore perché ci ha lasciati troppo liberi, e questa libertà ha portato l’uomo a non essere più libero, e questo da sempre, ogni epoca ha portato un uomo a prevaricare su un altro uomo, e la libertà non esiste sia su chi è prevaricato, ovviamente, ma anche su chi prevarica perché non si accontenta di poco ma vuole sempre di più per cui anch’esso si lega a una catena. E quando si desidera sempre di più, non importano le conseguenze, ciò che importa è raggiungere l’obiettivo. Non importa se stiamo distruggendo il pianeta, l’importante è avere, possedere tutto ciò che il mercato propone. E a furia di obiettivi raggiunti, siamo arrivati ai nostri disastrati giorni. Come ha potuto il Signore lasciarci così liberi da essere sempre in guerra, soprattutto nella sua Terra. Sono veramente sconvolta e preoccupata. E tornando alla libertà, è vero che è la cosa più importante che si possa avere, è che non abbiamo abbastanza intelligenza da usarla da sapienti.

12 Novembre 2023
Claudia

L’età dell’oro è un ricordo che viene dal futuro!

12 Novembre 2023

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