Mi son fatto da qualche parte nel cuore questo piccolo tesoro di immagini, di segni e di simboli che si richiamano l'un con l'altro. Un po' come un bambino che pesca da un cesto alcuni oggetti di uso domestico come fossero giochi ma sono invece indizi o strumenti per imparare la Vita. Al vaglio le nostre parole, prima ancora dei nostri comportamenti. C'è un legame profondissimo tra ciò che si dice e ciò che accade. Ogni cosa ha inizio da un seme. Senza quello, niente frutto! Occorre pazienza: virtù dell'attesa, virtù della capacità di patire. Virtù di chi custodisce un seme, in attesa di poterlo piantare nuovamente.

C'è in corso un cambiamento culturale, storico, oltre che un potenziale svuotamento di senso. Sarebbe come parlare di giradischi a chi oggi ascolta musica in formato mp3. Sembriamo non capirci ma ugualmente desideriamo ascoltare musica. E dunque? E dunque c'è una tensione, sempre... C'è tensione tra la parola e i fatti, tra ciò che desideriamo e ciò che accade, tra le intenzioni di Dio e le nostre, tra la volontà di una persona e le volontà altrui. E lo sappiamo benissimo: certe tensioni si accumulano. Ma c'è tensione e tensione. È questo il tempo per sciogliere tensioni che induriscono il cuore e ritrovare quella tensione che, pur mantenendoci esili e fragili, lasci intuire da dove veniamo e dove andiamo.

Ci sono scoperte e conoscenze che avvengono in modo molto semplice: a volte basta un minimo di osservazione, guardarsi attorno, altre volte si tratta di ascoltare un po' se stessi. Ma non sempre si tratta di una consegna di saperi, un trasferimento di informazioni come può fare un genitore con i propri figli, un'insegnante con i suoi allievi, un artigiano con i suoi apprendisti. Un giorno, sulla terra s'è aperta una via di rivelazione che  proviene dal Padre.

Che bestemmia pensare che Dio possa autorizzare un'uccisione, fosse anche quella del più acerrimo nemico. Eppure l'uomo lo pensa e così fa dire a Dio cose indicibili e inaudibili. I racconti biblici ci aiutano a leggere la storia e ci suggeriscono, per coloro che desiderano ascoltarli, altri pensieri, altre ipotesi, altri percorsi. La Vita guardata dalla parte degli uomini è sempre qualcosa da salvare (e dunque da difendere?). La medesima Vita (poiché la Vita è una) osservata con gli occhi di Dio è semplicemente da donare, da moltiplicare e da far crescere. Il modo di accostarci gli uni agli altri lo decidiamo ogni giorno: in attacco, in difesa... o in aiuto e in ausilio?

Chi è? È una domanda alla quale urge rispondere perché, se egli è ciò che proclamò di se stesso, se egli è ciò che affermano i suoi discepoli, essere uomo è qualcosa di molto diverso da ciò che immaginiamo, di molto più importante di ciò che pensiamo. Il suo regno non è un paradiso perduto in un mondo mitologico, è il paradiso che si incontra in lui, che è cominciato in lui. E non esiste altra via per seguire i suoi insegnamenti, che quella di imitarlo, di avere il coraggio, dall'insulso grigiore della nostra malvagità, di cercare di ricopiare un po' alla meglio la sua vita.

Le parole con le quali il cieco di Betsàida descrive ciò che vede, suonano come un sogno e una visione stupendi: gli alberi stanno come antenne puntate verso il cielo, sempre tese verso la luce, impegnati a rendere respirabile l'aria che non ci può mancare, senza considerare quanto accade in termini di comunicazione e di mutuo soccorso a livello di radici. Magari gli uomini fossero come alberi...