Ovunque finiamo… in principio cosa c’è? (per non temere finali a sorpresa)

Data :31 Dicembre 2020
Commenti: (6)

VII giorno dell’ottava di Natale

(1Gv 2,18-21 / Sal 95 / Gv 1,1-18)

Termina un altro anno, ma non è mai una cesura netta. È sempre il giorno che si scioglie nella notte e questa tornerà ad illuminarsi nuovamente col sorgere di un nuovo giorno. E meglio lo comprendiamo in riferimento a questo 2020 che già è nella storia come l’anno della pandemia e di tutti i suoi lockdown, qui e altrove, a causa di un virus che porta il nome dell’anno precedente e che ancora terremo d’occhio nell’anno nuovo. Ci sono cose che sembrano non avere mai fine. Sconfinano oltre quegli umani argini entro i quali chiudiamo perfino il tempo. Ma ogni tanto gli uomini hanno bisogno di contare alla rovescia, come un vegliare più laico: salutare chi se ne va e accogliere chi arriva sembra perfino galateo. Di chi va abbiamo conosciuto, di chi arriva ancora non sappiamo. Contando i giorni e gli anni diciamo in realtà che noi passiamo. E ci chiediamo sempre come ce la passiamo. Forse in questi rituali di fine anno c’è nascosto quell’umano desiderio di esserci fino alla fine. Di spendersi e prodigarsi fino all’ultimo?

È dunque tempo di salutare «il vecchio» che passa e «il nuovo» che ancora non è. È tempo salutare quello che spendiamo a ringraziare chi è passato. È tempo salutare quello che ci fa augurare ogni bene guardando al futuro. Rivestire l’incerto di speranza è come coprirsi bene prima di uscire di casa quando fuori fa freddo. 

E così sul far della sera ci raduniamo per dire «grazie a Dio», che non è solo un’intercalare sulla bocca di chi scopre di non aver meriti. Dire grazie alla sera del 31 dicembre è accorgersi in ultima battuta che non siamo sufficientemente riconoscenti alla Vita. E così un’illuminazione fugace all’ultimo istante ci fa dire: grazie!

Ho ricevuto un messaggio alcuni giorni fa. Eccolo. «La Gratitudine è il ringraziamento alla vita. Non ci accorgiamo dei doni che riceviamo ogni giorno e di come l’Universo ci coccola in vari modi, lo diamo sempre per scontato. La gratitudine ci porta a prenderci la responsabilità della giornata, a guardarci intorno e dire grazie. Capire cos’è la gratitudine vuol dire anche sviluppare una profonda capacità di attenzione: è impossibile essere riconoscenti per qualcosa che non abbiamo nemmeno notato.  Essere grati significa sentire di più. È come una carezza. Quando abbiamo capito che nulla ci è dovuto, allora ci coglie di sorpresa la gratitudine»

Termina un anno e noi meditiamo ancora il Prologo, l’inizio del vangelo di Giovanni. Un perfetto atteggiamento evangelico. Per chi teme finali a sorpresa, per chi ha paura di tutto ciò che è nuovo, è consigliabile chiedersi: in principio cosa c’è? E leggendo la genesi e il Natale secondo Giovanni, in principio c’è la Parola, la Luce, la Vita… apud Deum, presso Dio. Poi l’uomo… secondo quanto a precedenza, come l’ombra che non esisterebbe senza la luce; come la testimonianza che non si udrebbe se non ci fosse la verità.

Sentiamo che c’è giustizia quando gli uomini fanno ringraziamento, scopriamo che è giusto ringraziare e quando riusciamo a fare questo anche nei confronti di Dio altro non facciamo che renderci conto della sua presenza paterna, materna o perfino fraterna. «Se salgo in cielo, là tu sei,
se scendo negli inferi, eccoti. Se prendo le ali dell’aurora per abitare all’estremità del mare, anche là mi guida la tua mano e mi afferra la tua destra. Se dico: «Almeno l’oscurità mi copra e intorno a me sia la notte»; nemmeno le tenebre per te sono oscure, e la notte è chiara come il giorno» (salmo 138).

Ovunque finiamo, comunque finiscano le cose, a ben guardare, ad ascoltare in profondità… Dio-con-noi è il suo nome. E noi – davvero – non siamo soli. È tempo di ritrovare alcuni princìpi fondanti se vogliamo ricominciare, ricostruire… vivere. E non si tratta di fare filosofia o di teorizzare. Ci sono princìpi che si scoprono attraverso l’esperienza, quel quotidiano esperire che ci sussurra la bontà di certe cose perché ogni giorno proprio a quelle ci siamo dedicati assaporandone l’importanza e l’intensità. Ecco! Proprio quello può diventare un principio.

Ti preghiamo, o Padre,
perché ricevi le nostre paure e le trasformi in fiducia.
Tu ricevi le nostre sofferenze e le trasformi in crescita.
Tu ricevi le nostre crisi, e le trasformi in preghiera.
Ricevi il nostro scoraggiamento, e lo trasformi in fede.
Ricevi la nostra solitudine, e la trasformi in contemplazione.
Ricevi le nostre attese, e le trasformi in speranza.
Ricevi la nostra morte e la trasformi in risurrezione.

Dal Vangelo secondo Giovanni (1,1-18)

In principio era il Verbo,
e il Verbo era presso Dio
e il Verbo era Dio.
Egli era, in principio, presso Dio:
tutto è stato fatto per mezzo di lui
e senza di lui nulla è stato fatto di ciò che esiste.
In lui era la vita
e la vita era la luce degli uomini;
la luce splende nelle tenebre
e le tenebre non l’hanno vinta.
Venne un uomo mandato da Dio:
il suo nome era Giovanni.
Egli venne come testimone
per dare testimonianza alla luce,
perché tutti credessero per mezzo di lui.
Non era lui la luce,
ma doveva dare testimonianza alla luce.
Veniva nel mondo la luce vera,
quella che illumina ogni uomo.
Era nel mondo
e il mondo è stato fatto per mezzo di lui;
eppure il mondo non lo ha riconosciuto.
Venne fra i suoi,
e i suoi non lo hanno accolto.
A quanti però lo hanno accolto
ha dato potere di diventare figli di Dio:
a quelli che credono nel suo nome,
i quali, non da sangue
né da volere di carne
né da volere di uomo,
ma da Dio sono stati generati.
E il Verbo si fece carne
e venne ad abitare in mezzo a noi;
e noi abbiamo contemplato la sua gloria,
gloria come del Figlio unigenito
che viene dal Padre,
pieno di grazia e di verità.
Giovanni gli dà testimonianza e proclama:
«Era di lui che io dissi:
Colui che viene dopo di me
è avanti a me,
perché era prima di me».
Dalla sua pienezza
noi tutti abbiamo ricevuto:
grazia su grazia.
Perché la Legge fu data per mezzo di Mosè,
la grazia e la verità vennero per mezzo di Gesù Cristo.
Dio, nessuno lo ha mai visto:
il Figlio unigenito, che è Dio
ed è nel seno del Padre,
è lui che lo ha rivelato.

Ti ringrazio Padre nostro
perché mi hai resa cosciente di fronte al creato,
libera nel disporre la mia vita,
capace di amore,
predisposta alla Fede che riconsegna a Te
ogni dolore, ogni incompiutezza,
ogni scandalo, 
ed ogni disperazione.

Grazie Signore per i fratelli che ti hanno già accolto
e sono per me porta del cielo. 
Grazie per il tuo abitare nel mio cuore:
Ti ho trovato lì
quando non sapevo più cercarti
e avevo deragliato il percorso.
Grazie per questo mio sentirmi totalmente disarmata e ultima,
incapace di seguirti,
incapace di Te:
forse è proprio questo silenzio di spogliazione
ciò che a Te serve per fare di me terreno.

(Daniela Ornaghi)


Rimani aggiornato per ricevere i miei nuovi articoli




Piccoli Pensieri (6)

Gianna

Manca pochissimo alla fine di questo anno e penso che tutti ci siamo soffermati oggi a fare un bilancio. Credo sia pensiero comune che questo sia stato un anno terribile. Io ho pensato tanto a mia sorella, per lei che ha perso suo figlio il 15 giugno 2015, tutti gli anni sono terribili, non riesce più a vedere la luce. E così sarà per tutte le mamme che hanno vissuto questa tragedia. Ricordo però vivamente che il 31 dicembre 2015 lei si recò in chiesa per ringraziare il Signore. Anche stasera ci siamo andate, a ringraziare per quei doni che non sempre vediamo.

31 Dicembre 2020
Stefania

Anche quest’anno non voglio dimenticare nulla di ciò che è stato.
Grazie a chi ha continuato a pregare anche nei giorni più bui, per qualcuno più bisognoso di conforto e per tutta la comunità. Sono carezze che si avvertono, energia pura, come le note della musica che mi hanno fatto compagnia per le strade silenziose e deserte dei mattini durante i lockdown mentre andavo al lavoro in bicicletta.
Grazie ad otto giorni che con un vestito nuovo ha scandito e commentato a distanza la Parola, bell’esempio dell’uso di un social.
Grazie al sorriso dei piccoli bambini senza mascherina, ci ricordano che siamo vivi.
“La luce splende nelle tenebre e le tenebre non l’hanno vinta.”
Buon anno nuovo!

31 Dicembre 2020
Alba

SEMPLICEMENTE GRAZIE!

Ti voglio ringraziare, Signore,
per questo anno
che volge alla fine,
per i giorni trascorsi,
i volti incontrati,
gli avvenimenti vissuti.
Nulla è stato vano!
Tutto è stato custodito
dal Tuo amore.
Dalla Tua pienezza
ho ricevuto grazia su grazia!
Possa realizzarsi,
in questo nuovo anno,
il Tuo sogno su di me
e su tutta l’umanità.

Anonimo

31 Dicembre 2020
Maria Rosa

Grazie perché in questo Anno ci sei stato Signore e questo mi dona di credere che ci sarai sempre
Grazie perche nella prova non ci hai abbandonato
Grazie per il tuo servizio Don Stefano che ci ha accompagnato
Benediciamo l Anno trascorso e che il futuro sia pieno di Te

31 Dicembre 2020
serena

Grazie, Signore

Grazie Signore per le benedizioni
che spesso ho preso per scontate.

Grazie per il tempo passato,
costellato di progetti realizzati
e di realtà incompiute.

Grazie per il tempo presente,
colorato dalle luci e dalle ombre
che mi abitano dentro
e da quelle che mi accompagnano dal di fuori

Grazie per il tempo futuro
che ancora non mi appartiene,
ma che schiuderà i suoi orizzonti
man mano che percorro con pazienza
il mio oggi.

Mantieni accesa in me o Signore
la luce della speranza,
approfondisci la mia fede,
allenami al sorriso quotidiano
e aiutami a testimoniare
quella forza che tutto può cambiare
l’amore per te e per gli altri.
AMEN

(Arnaldo Pangrazzi)

31 Dicembre 2020

Un grazie va detto anche all’anno passato che, pur nelle dure prove, ci ha spinti ad attuare rinnovamenti promuovendo anche luminosi slanci d’amore fraterno. Grazie dunque anche alle prove, che ci costringono a reagire e rinnovarci. Buona giornata e buon Anno Nuovo!

31 Dicembre 2020

Scrivi un commento a Stefania Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *