Come vene innocenti o strade interrotte

Data :28 Dicembre 2020
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Santi Innocenti

(1Gv 1,5-2,2 / Sal 123 / Mt 2,13-18)
28 dicembre, ore 4.45. Il cielo, le neve, i rami.

Nuovamente visitati dalla neve. Bianca. Candida. Soffice. Apro la finestra e scatto una fotografia dettagliando sui rami innevati del noce. Nelle orecchie, al risveglio, canti imparati ai tempi della scuola quando il programma seguiva le stagioni o quando bastava una nevicata – appunto – perché la lezione fosse racchiusa in un canto: «Tu dici nel cader, neve / il cielo devi ringraziar / Alza gli occhi, guarda lassù / È Natale non si soffre più».

Ma qui in terra ancor si soffre. E proprio oggi, a pochi giorni dal Natale sembra di udire ancora il grido delle madri di quei santi innocenti. Di allora e di sempre. Quel canto quindi è illusione che scompare poco a poco col diventar grandi? Viene dal cielo la neve. La neve seppur silenziosa nel cadere, porta un suo messaggio. I cieli sono pieni della gloria di Dio e non possono far altro che debordare, tracimare… e così cadono sulla terra queste piume, come lettere di un messaggio che a fatica ascoltiamo perché viaggia su altre frequenze. Ogni fiocco evoca leggerezza. Non il tonfo di una caduta. È un posarsi dolcemente. E quando la terra si copre di neve caduta dal cielo pare che la terra stessa si illumini. La notte non è più notte e il candore non è in ogni fiocco ma nel tappeto luminoso che riverbera ogni minima luce.

Anche i passi dell’uomo dovrebbero essere come la neve! Non un calpestare che usurpa. Diceva Isaia, nella notte di Natale: «Ogni calzatura di soldato che marciava rimbombando e ogni mantello intriso di sangue saranno bruciati, dati in pasto al fuoco». (Is 9,4) Cade la neve a nascondere il delitto. Il peccato dell’uomo. Dell’uomo forte che alza la mano contro i deboli. E il suo silenzio è già velo pietoso. Una coperta che molti si devono rimboccare da soli davanti a tanto orrore, come quando, da piccoli, ci si rannicchiava sotto le coperte. E paura fa sinonimo con freddo. 

Neve prevista da tutti i bollettini meteorologici. Come annunciata. E come le più belle annunciazioni ha il sapore di una promessa mantenuta che sta per  avverarsi. Ma la violenza non ha tregua, l’oppressione pare proprio non cessare. La neve di oggi ci ricorda il silenzio di innumerevoli innocenti che l’Erode di tutti i tempi continua ad uccidere. 

Quei figli non sono più – dice il Vangelo – e senza quei figli io non so neppure se noi possiamo dirci ancora fratelli. E basterebbe il pianto della madre a farci l’esame di coscienza. Non serve la cronaca. Non servirebbero trasmissioni sui più efferati omicidi. Vanno in onda per giorni, mesi e anni. Vanno di pari passo con le indagini. Che bisogno abbiamo di amplificare il dolore? Che bisogno abbiamo di vedere? Forse che non siamo più capaci neppure di ascoltare il grido di una madre? Madri che piangete i vostri eloquenti infanti abbiate voi pietà del macabro e morboso istinto di vedere, anch’esso violento. Per credervi basta l’ascolto. E il santo silenzio di quei poveri innocenti! Candido come la neve!

Pochi giorni di vita per mostrare la sicumera di Erode. Uno sguardo Dio, una parola di Cristo stesso per essere salvati. Come il buon ladrone sulla croce al termine della sua vita. Quei bambini innocenti al sorgere della vita stessa. Sembrano davvero caduti in guerra, «la guerra fredda del giorno dopo» per dirla con le parole di Francesco, il Papa. La guerra di chi lascia che nel cuore, giorno dopo giorno covi l’odio o più semplicemente invidia o rivalità. E torno sulla mia idea natalizia: ciò che è inconcepibile trova posto nel cuore dell’uomo. E ciò che non riusciamo ancora a spiegarci è proprio questo male che l’uomo fa al suo simile. Quei bambini innocenti sembrano già all’opera, più di ogni altro uomo, a difendere un sogno di fraternità. 

E l’obiezione potrebbe essere sempre la medesima, quella di coloro che videro Gesù stesso scoppiare in pianto per la morte dell’amico Lazzaro. «Lui, che ha aperto gli occhi al cieco, non poteva anche far sì che costui non morisse?» (Gv 11). Lui che ha mandato angeli a cambiare il corso della storia, non poteva mandarne altri? Un angelo ad Erode non lo pretenderei nemmeno. Ma almeno alle madri o pure ai padri.

Nel non-senso del male di cui l’uomo è capace, si intuisce e si intravede la bellezza di questo padre terreno chiamato a custodire il Figlio di Dio. È Giuseppe al risveglio che torna ad obbedire all’angelo, mettendosi nuovamente e pericolosamente in viaggio. Un viaggio che non è fatto per tornare a casa, ma per fuggire. In una terra, l’Egitto, che a memoria di fede, non rappresenta certo il tempo e il luogo migliore della storia del popolo. Ora c’era Erode, ma in Egitto ci fu il faraone. Dopo l’altro Giuseppe quello che – lui pure – sapeva interpretava i sogni… 

Torno a guardare i rami del noce. Pare un reticolato di vene candide, innocenti. O strade tortuose bruscamente interrotte, spezzate… ma che, come rami di un albero d’inverno, finiscono in cielo.

Signore del mondo,
la lode sale a te anche dalla bocca dei lattanti.
Fa’ che l’intera nostra vita
testimoni la fede che la nostra bocca proclama.

Dal Vangelo secondo Matteo (2,13-18)

I Magi erano appena partiti, quando un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Àlzati, prendi con te il bambino e sua madre, fuggi in Egitto e resta là finché non ti avvertirò: Erode infatti vuole cercare il bambino per ucciderlo».
Egli si alzò, nella notte, prese il bambino e sua madre e si rifugiò in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si compisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta:
«Dall’Egitto ho chiamato mio figlio».
Quando Erode si accorse che i Magi si erano presi gioco di lui, si infuriò e mandò a uccidere tutti i bambini che stavano a Betlemme e in tutto il suo territorio e che avevano da due anni in giù, secondo il tempo che aveva appreso con esattezza dai Magi.
Allora si compì ciò che era stato detto per mezzo del profeta Geremìa:
«Un grido è stato udito in Rama,
un pianto e un lamento grande:
Rachele piange i suoi figli
e non vuole essere consolata,
perché non sono più».

Avessi il tempo per pensare
Un po di più alla bellezza delle cose
Mi accorgerei di quando è giallo e caldo il sole
Di quanto è semplice se piove e ti regali una finestra
Solamente per guardare
E per rendere migliore
Tutto mentre fai l’amore
Se avessi solo un po più tempo per viaggiare
Frantumerei il mio cuore in polvere di sale
Per coprire ogni centimetro di mare
Se potessi mantenere più promesse
E in cambio avere la certezza
Che le rose fioriranno senza spine
Cambierebbero le cose
T’immagini se con un salto si potesse
Si potesse anche volare
Se in un abbraccio si potesse scomparire
E se anche i baci si potessero mangiare
Ci sarebbe un po più amore e meno fame
E non avremmo neanche il tempo di soffrire
E poi t’immagini se invece
Si potesse non morire
E se le stelle si vedessero col sole
Se si potesse nascere ogni mese
Per risentire la dolcezza di una madre e un padre
Dormire al buio senza più paure
Mentre di fuori inizia il temporale
Se si potesse regalare
Un po di fede a chi non crede più nel bene
E gli animali ci potessero parlare
Cominceremmo a domandarci un po più spesso
Se nel mondo sono loro le persone
Se potessi camminare verso il cielo ad occhi chiusi
Consapevole che non si smette mai di respirare
Cambierebbero le cose
T’immagini se con un salto si potesse
Si potesse anche volare
Se in un abbraccio si potesse scomparire
E se anche i baci si potessero mangiare
Ci sarebbe un po più amore e meno fame
E non avremmo neanche il tempo di soffrire
E poi t’immagini se invece
si potesse non morire
E se le stelle si vedessero col sole
Se si potesse nascere ogni mese
Per risentire la dolcezza di una madre e un padre
Dormire al buio senza più paure
E poi t’immagini se invece si potesse non morire
E se le stelle si vedessero col sole
Se si potesse nascere ogni mese
Per risentire la dolcezza di una madre e un padre
Dormire al buoi senza più paure
Mentre di fuori inizia il temporale
Mentre di fuori inizia il temporale

Modà, Se si potesse non morire


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Piccoli Pensieri (5)

Dania

Non comprendo molte cose ma non cerco e pretendo che mi sia spiegato l’inspiegabile…lo porterò e porteremo al nostro Signore, chiedendo a Lui pietà e misericordia per chi si è reso colpevole della morte di questi fratelli minori e di ogni altro fratello e sorella sulla terra.
Che oltre al meraviglioso manto bianco di oggi, Maria possa stendere, come consolazione, “il manto tutto Santo sul Suo popolo fedel” e su ogni madre che ancora grida il suo dolore.

28 Dicembre 2020
Gianna

Davvero questa è una pagina del Vangelo che mi sconvolge sempre. Perché l’angelo del Signore è apparso solo a Giuseppe? Perché gli angeli che proteggono, anche oggi, sono solo da una parte del mondo? E tutti gli altri bimbi? Che colpe hanno? Non ho mai trovato un sacerdote che mi abbia dato una spiegazione, un frate un giorno mi disse che l’angelo doveva salvare Gesù da Erode. Certamente, ma che significa allora, se io penso che anche gli altri bimbi dovevano essere salvati, e devono essere salvati, che non ho fede? Questo mi manda in crisi.

28 Dicembre 2020
Rosaemma

In questo episodio,pur così drammatico,che ci propone oggi il Vangelo, un angelo è stato provvidenziale per la Sacra Famiglia…Angeli non sono solo esseri celesti, ma anche persone che ci accompagnano e ci guidano nel cammino da seguire…
Dona anche a noi, Signore, un angelo che sappia illuminarci e indirizzarci per le strade della vita, verso Te!
Forse abbiamo già incontrato qualche angelo?

28 Dicembre 2020

Ho appena letto il commento di Marco e non posso che affiancarmi alla sua preghiera:angeli del Signore, non smettere di sussurrare alle orecchie di tutti gli uomini e delle donne di questo mondo parole che smuovano le coscienze, che riaccendano l’amore fraterno capace di spingerci tutti, sin dal quotidiano, ad attuare delle vere politiche di pace e uguaglianza tra i popoli. Credo davvero che se ciascuno di noi, nel suo piccolo, inizi ad attivarsi per renderlo possibile, una vibrazione d’amore inizierebbe a propagarsi ed amplificarsi. Proviamo!

28 Dicembre 2020
Marco

Mentre qui scende la neve e tutto sembra parlarci di quiete, silenzio, pace, da qualche parte del mondo bambini soffrono, muoiono e nella migliore delle ipotesi sopravvivono.
Angelo del Signore non pretendiamo miracoli ma almeno sussurra alle orecchie dei governanti, potenti di questo mondo, parole che smuovano le coscienze e attuino delle vere politiche di pace e uguaglianza dei popoli.

28 Dicembre 2020

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