Occhi al cielo

Spesso cercavano il loro Maestro. Si ritagliava dei tempi di preghiera: un colloquio col Padre. I discepoli lo cercavano e ancor più cercavano di sapere cosa animava quel colloquio. Poco sappiamo – stando ai vangeli sinottici – di cosa il Figlio dicesse al Padre. Un giorno tuttavia, esplicitata la richiesta, insegnò una preghiera ai suoi discepoli. Voi dunque pregate così: Padre nostro, che sei nei cieli… (Mt 6, 9-15) Intuirono soprattutto che quel tempo di apparente solitudine era invece un tempo di grande intimità e di comunione.

Nel Vangelo di Giovanni – per questo è l’altro Vangelo – accade qualcosa di insolito: improvvisamente siamo introdotti anche noi in quel colloquio, in quel tempo di preghiera, in quella relazione tra Gesù, il Figlio e il Padre di cui poco sappiamo stando agli altri tre. Con un’espressione particolare si coglie l’inizio della preghiera: alzati gli occhi al cielo. È questo il semplice indizio che  attesta l’inizio della preghiera, un dialogo dentro il quale tutte le cose vengono viste da un’altra prospettiva. Potremmo perfino dire che questo capitolo è un approfondimento della preghiera del «Padre nostro»

Fu proprio dentro quei momenti di preghiera che maturò la consapevolezza di come spendere il suo tempo, di come passare quell’ora della passione. Quell’ora che non dura sessanta minuti verrà presto. Venne il tempo di dare compimento e ragione al suo passaggio in mezzo agli uomini, a quel suo venire nel mondo. È tempo di conoscere il Padre attraverso l’opera del Figlio. È tempo anche per noi di sapere cos’è la vita eterna. Quando l’esistenza terrena mostra i suoi lati oscuri e faticosi, alzare gli occhi al cielo è cercare la luce, una via d’uscita dentro un labirinto di questioni e di problemi. Trovare in fondo a se stessi quel desiderio di alzare gli occhi al cielo è già rivelazione che l’uomo non è solo un essere mortale.

Iniziamo oggi a meditare il capitolo diciassettesimo di Giovanni, una grande preghiera che Gesù rivolge al cielo mentre si avvicina l’ora buia della sua passione. Per sei volte, in questa preghiera, Gesù chiama Dio con il nome di «Padre». Giovanni, lo si è detto ampiamente, è il Vangelo dei segni… e dei numeri. La somma di segni e numeri rivela l’ora di Gesù. Sei è il numero dell’uomo, l’incompleto. Sette è la pienezza. Come il perdono era una stima calcolabile a partire dal questo numero, approssimazione di infinite volte, così spetta a ciascun figlio di Dio, pronunciare quel nome di «Padre» quasi fosse la settima volta, a testimonianza che anche noi saremo entrati in quella relazione. L’intimità di Gesù col Padre non esclude ma piuttosto apre alla fraternità. C’è posto anche perché ogni uomo-figlio possa rivolgersi a Dio chiamandolo «Padre». È così che il Padre di Gesù diventerà Padre nostro. 

L’ora della passione e morte di Gesù è il compimento di una rivelazione, di qualcosa che da soli non avremmo mai potuto scoprire. Che Dio sia amore, che la vita eterna sia conoscerLo veramente per ciò che egli è, è qualcosa che non possiamo scoprire da soli. Anche di Dio potremmo farci idee sbagliate fino a temerlo come un giudice impietoso o un rivale geloso solo perché l’uomo ha sbagliato nell’avere fretta, nel voler giungere da solo a sapere cos’è la vita, cos’è bene e cos’è male. Ebbero fretta di saperlo quei due terrestri, (quell’Adamo ed Eva che poi siamo noi) incompleti per quel non conoscere ancora ciò che il Figlio di Dio vuole rivelare. Sebbene Dio parlo loro per primo, ascoltarono altre parole diaboliche, che li opposero l’un l’altro e li allontanarono da quella fiducia. C’è stato dato un fratello che pazientemente ci ha nuovamente detto le parole del Padre.

«L’amore dunque la chiave di lettura del Vangelo dell’ora, un amore fino all’ultimo respiro, un amore portato a compimento convertendo una morte indotta e iniqua in un atto d’amore verso chi gliela procurava. Perdersi per chi ti perde. Un amore che inchioda alla croce il peccato del mondo perdonandolo.  Dio in Gesù ama così, e così dovrebbe amare l’uomo». (G. Bruni)

John Rutter, The Lord Bless You And Keep You – arr. Bobby Goulder

The Lord bless you and keep you:
the Lord make His face to shine upon you,
To shine upon you and be gracious, and be gracious unto you.
The Lord lift up the light of His countenance upon you,
and give you peace… Amen…

Ti benedica il Signore e ti protegga.
Il Signore faccia brillare il suo volto su di te e ti sia propizio.
Il Signore rivolga su di te il suo volto
e ti conceda pace. Amen.

Dal Vangelo secondo Giovanni (17,1-11)

In quel tempo, Gesù, alzàti gli occhi al cielo, disse: «Padre, è venuta l’ora: glorifica il Figlio tuo perché il Figlio glorifichi te. Tu gli hai dato potere su ogni essere umano, perché egli dia la vita eterna a tutti coloro che gli hai dato.
Questa è la vita eterna: che conoscano te, l’unico vero Dio, e colui che hai mandato, Gesù Cristo. Io ti ho glorificato sulla terra, compiendo l’opera che mi hai dato da fare. E ora, Padre, glorificami davanti a te con quella gloria che io avevo presso di te prima che il mondo fosse.
Ho manifestato il tuo nome agli uomini che mi hai dato dal mondo. Erano tuoi e li hai dati a me, ed essi hanno osservato la tua parola. Ora essi sanno che tutte le cose che mi hai dato vengono da te, perché le parole che hai dato a me io le ho date a loro. Essi le hanno accolte e sanno veramente che sono uscito da te e hanno creduto che tu mi hai mandato.
Io prego per loro; non prego per il mondo, ma per coloro che tu mi hai dato, perché sono tuoi. Tutte le cose mie sono tue, e le tue sono mie, e io sono glorificato in loro. Io non sono più nel mondo; essi invece sono nel mondo, e io vengo a te».

Abbiamo bisogno di trovarti, o Dio.
Più riceviamo nel silenzio della preghiera,
più daremo nella vita attiva.
Abbiamo bisogno di silenzio
per smuovere le anime.
Abbiamo bisogno di trovarti, o Dio.
L’importante non è ciò che diciamo, 
ma ciò che tu dici attraverso di noi.
Tutte le nostre parole saranno vane
se non vengono da Te.
Resteremo certamente poveri
finché non avremo scoperto le parole
che danno la luce di Cristo.
Resteremo ingenui,
finché non avremo imparato
che ci sono silenzi più ricchi
dello spreco di parole.
Resteremo inetti,
finché non avremo compreso che,
a mani giunte,
si può agire meglio 
che agitando le mani.
Abbiamo bisogno di trovarti, o Dio.

(Hélder Câmara)


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Piccoli Pensieri (1)

Dania

“Abbiamo bisogno di trovarti, o Dio” ed il 18 maggio 2020 per qualcuno è stato così…dopo 84 giorni di “carestia” di Eucarestia era di nuovo possibile incontrarTi alla mensa che Tu ci prepari, a quella festa a cui ci inviti ogni volta. Per alcuni saranno stati meno i giorni, per altri di più e per qualcuno forse non è ancora giunto il momento…ma non ha così grande importanza, ciò che conta è sapere che quando avviene o avverrà è o sarà per Dono e Grazia, che provengono da Lui che dona al mondo ogni bene così, in un piccolo pezzo di pane spezzato, nella Parola condivisa in una Comunione che dovrebbe sempre più avere il sapore della Prima Comunione, in quanto ad attesa, desiderio e gioia di incontrarLo.
È stato anche l’ultimo giorno di Messa del Papa Francesco trasmessa in diretta, anche quella un dono in un tempo così difficile…per poi poter tornare in presenza, alla Sua presenza, e scoprire che come l’alba è l’inizio di ogni nuovo giorno, l’Eucarestia è l’aurora boreale della nostra fede.

18 Maggio 2021

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