Libertà: una ferma decisione

XIII domenica del Tempo Ordinario (C)

(1Re 19,16.19-21 / Sal 15 / Gal 5,1.13-18 / Lc 9,51-62)

Vieni. Togli il mal seme d’Adamo dallo scalino
basso; e dagli colore, calore, chicchi,
parole, e salute mentale, silenzi di
grandi pianure, dagli voce.
Che non inutilmente
traversi la magica china dei vivi
ma lasci orme ben fatte per i suoi 
bambini. Vieni.

(Mariangela Gualtieri, Senza polvere senza peso)

Dal Vangelo secondo Luca (9,51-62)

Mentre stavano compiendosi i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto, Gesù prese la ferma decisione di mettersi in cammino verso Gerusalemme e mandò messaggeri davanti a sé.
Questi si incamminarono ed entrarono in un villaggio di Samaritani per preparargli l’ingresso. Ma essi non vollero riceverlo, perché era chiaramente in cammino verso Gerusalemme. Quando videro ciò, i discepoli Giacomo e Giovanni dissero: «Signore, vuoi che diciamo che scenda un fuoco dal cielo e li consumi?». Si voltò e li rimproverò. E si misero in cammino verso un altro villaggio.
Mentre camminavano per la strada, un tale gli disse: «Ti seguirò dovunque tu vada». E Gesù gli rispose: «Le volpi hanno le loro tane e gli uccelli del cielo i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha dove posare il capo».
A un altro disse: «Seguimi». E costui rispose: «Signore, permettimi di andare prima a seppellire mio padre». Gli replicò: «Lascia che i morti seppelliscano i loro morti; tu invece va’ e annuncia il regno di Dio».
Un altro disse: «Ti seguirò, Signore; prima però lascia che io mi congedi da quelli di casa mia». Ma Gesù gli rispose: «Nessuno che mette mano all’aratro e poi si volge indietro, è adatto per il regno di Dio».

Si stavano compiendo i giorni in cui sarebbe stato elevato in alto: la sua morte in croce fu il giogo pesante sotto il quale venne condannato proprio da coloro che dovevano celebrare la libertà donata da Dio. Proprio loro, ministri di un culto che solo nella libertà si può celebrare, erano diventati esperti del caricare pesanti fardelli addosso alla gente senza avere la benché minima intenzione di portarne una minima parte. Di condivisione nemmeno l’ombra, nemmeno l’idea. Il Cristo invece era venuto proprio a condividere tutto il peso delle umane schiavitù. Perché l’uomo ricevesse da Dio in condivisione la libertà dello Spirito.

Ma sempre e solo questo fa ogni forma di potere: caricare pesanti fardelli, opprimere e ridurre l’uomo a schiavo, togliendogli libertà. Pasqua è e sarà sempre una storia viva di liberazione. Fin dalla prima Pasqua, quella che parla di schiavi e di un faraone. Anche la Pasqua di Cristo fu una liberazione dal potere della morte che trattiene l’uomo dal vivere. La schiavitù condanna l’uomo ad una vita bieca, piccola, ridotta ai minimi termini, dove poi è facile accontentarsi, sedersi… e infine morire senza aver vissuto.

Scrive Paolo nella lettera ai Galati: Fratelli, Cristo ci ha liberati per la libertà! State dunque saldi e non lasciatevi imporre di nuovo il giogo della schiavitù. (Gal 5,1). Siamo pieni di costrizioni, siamo pieni di giustificazioni e di scusanti per non prendere mai una ferma decisione che ci porti a seguire il Vangelo, la buona notizia della libertà dell’uomo. Non soltanto dell’uomo credente o dell’uomo religioso ma semplicemente dell’uomo in quanto tale. L’uomo è stato creato libero e libero deve vivere. Tutto quello che ci impedisce di dimorare nella libertà è qualcosa che ha esercitato un potere su di noi. È per questo che il Dio di Gesù Cristo, il Padre nostro non eserciterà mai un potere di costrizione o di condizionamento nei confronti dei suoi figli, nemmeno quando questi liberamente scegliessero di sbagliare. Il mestiere di Dio non è obbligare, costringere, opprimere l’uomo. La Sua passione per l’uomo è volerci viventi e liberi.

È dunque Gesù che prende una ferma decisione di perseguire questo annuncio evangelico: la liberazione è sempre una buona notizia. Purtroppo abbiamo fatto della religione una questione di morale per esercitare ancora e troppo spesso il controllo sulle coscienze. Gesù mostrerà «a muso duro» (l’espressione per quanto apparentemente irriverente rende meglio fedeltà al testo originale) la forze della sua libertà di coscienza. Non demorde, non molla perché il suo cammino è tutto orientato a restituire libertà all’uomo e proprio quella ferma decisione di andare verso il luogo in cui sarebbe stato elevato in alto, sarà il segno della sua obiezione di coscienza contro il potere perverso dell’uomo di sottomettere un suo simile. 

È difficile – molto difficile! – per noi avere la stessa risolutezza del Maestro, avere la stessa fermezza nelle decisioni e cerchiamo sempre colpevoli o compromessi, attenuanti se non scuse per sfuggire a questo cammino che ai nostri occhi pare sempre una croce mentre invece si tratta di una vera liberazione da ogni forma di potere. E non è affatto anarchia perché è il suo Spirito a guidarci, a farci muovere i passi… a volte perfino a spingerci con forza. 

Questo nostro tempo scorre ormai tra costanti minacce. Sembriamo sempre più in bilico. Siamo ostaggi di una sempre più lunga serie di paure. È questo il tempo delle nostre piaghe d’Egitto? E il vocabolario non conosce più poesia. Le parole si ripetono a dire cose differenti: «zona rossa» in tempo di pandemia, «zona rossa» in tempo di siccità. Guerra laddove si combatte e qualsiasi tensione ha il linguaggio dei conflitti, delle battaglie e delle guerre… Si parla del presente, si pensa al futuro rievocando il passato più doloroso…. Non è forse anche questo – mi chiedo – un modo per tenere l’uomo sotto una continua minaccia, una continua oppressione? 

Servono ferme decisioni di credere alla Parola che può ancora liberare. E anche per chiedere pioggia, senza temere solo desertificazioni, ho trovato questa brevissima poesia:

 

Guardo questo cuore incartocciato.
Abbi pietà di tutto il mio secco.
Vieni pioggia. Hai in pugno
tutte le vite, tu.

(Mariangela Gualtieri)


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Piccoli Pensieri (5)

C’ho messo un po’ a rileggere e macinare a dovere questa riflessione prima di riuscire ad afferrarla. Quello che non avevo mai considerato, nelle letture fatte sino ad ora di questo medesimo brano, è il contesto -anche emotivo- in cui avviene. Gesù sta salendo a Gerusalemme “perché tutto si compia”, di fatto sta avviandosi -coscientemente- al patibolo. Sa cosa accadrà, sa che deve accadere, è senz’altro emozionato da questa imminenza e probabilmente vorrebbe che “si faccia in fretta”. Un po’ come capita a noi quando dobbiamo recarci ad affrontare un esame difficile, che sei emozionato sí ma poi hai solo che voglia di toglierti il pensiero il prima possibile, vada come vada.
Ed è proprio questa urgenza di Gesù che, ora che son riuscita a “inquadrarla meglio” , conferisce un senso del tutto nuovo al brano. Un senso che mi ha decisamente aiutata a comprenderlo al meglio, grazie!

27 Giugno 2022
Cinzia

Condivido con voi la frase di oggi, lunedì 27 giugno, sull’agenda di Romena:
“Che lo Spirito ci insegni chi noi siamo realmente e allora acquisteremo il coraggio di vivere in questo tempo di frantumazione, di smarrimento del senso dell’esistere” (Eugen Drewermann)

27 Giugno 2022
Savina

La riflessione sul Vangelo odierno mi sta interrogando, mi invita a pormi domande……
Ora chiedo al Padre di continuare a farmi percepire che sono una sua figlia amata, come diciamo sempre nel Gloria, e a Gesù di aiutarmi a rotolare il macigno del mio sepolcro, come in una preghiera di don Tonino Bello, perché con il loro aiuto possa anch’io sperimentare la fermezza di mettermi in cammino per cercare di essere e sentirmi libera da tante cose che appesantiscono il cuore.

26 Giugno 2022
Patrizia

Tanto vere ed illuminanti le parole della tua riflessione di oggi.
Grazie don.

26 Giugno 2022
Attilio

Sono nuovo.
La mia libertà mi porta a conflitti impensabili.
La mia fede messa a dura prova.

26 Giugno 2022

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