Leggerezza e precarietà (tu hai un avatar?)

Data :27 Novembre 2021
Commenti: (4)

Concludere qualcosa con un invito suona già come un altro modo per dire di ricominciare. È perfino curioso che l’ultimo brano di Vangelo che ascoltiamo al termine di un anno liturgico è praticamente il medesimo con cui si riaprirà il tempo nuovo dell’Avvento. Appena ci siamo svegliati e già pensiamo a domani? …non sarà un affanno, una preoccupazione? Beh, a pensarci bene il pensiero del domani per molti è davvero preoccupazione. Penso anche solo a dei genitori che guardano al futuro dei propri figli.

Un buon domani si prepara nel presente! Noterete anche voi, leggendo il Vangelo, che si parla di un giorno che dovrà venire ma per viverlo quel giorno servono azioni precise fin da subito, al presente. E ancor più precisamente verbi al presente che donano effetti sul futuro:  state attenti per non appesantirci. Servirà dunque leggerezza per vivere. E poi: vegliate pregando per sfuggire a qualcosa che potrebbe piombarci addosso improvvisamente… perché l’obiettivo non è soccombere ma comparire – vivi! – davanti al Figlio dell’uomo. 

Sono verbi e inviti che miscelati insieme ci mettono davanti ad un tempo che potrebbe apparire incerto eppure non impossibile da vivere. È come insegnare ad un bambino ad attraversare la strada: sappiamo tutti quant’è pericoloso se non prestiamo le dovute attenzioni e al contempo sappiamo che non basta soltanto mettersi sulle strisce pedonali. Occorre davvero prestare attenzione sapendo bene che potremo attraversare. 

Vegliate in ogni momento pregando. Pregare è un verbo squisito. Non è la penitenza dopo la confessione, non è neppure o soltanto una serie di formule da ripetere. Vegliare pregando in ogni momento è anzitutto riconoscere la propria precarietà. «Pregare« e «precario» hanno la stessa radice. Vegliare pregando è stare dunque attenti a non dimenticare la nostra precarietà. Non troveremo mai qualcosa che ci darà assoluta sicurezza o l’antidoto alla nostra precarietà. Sembra perfino paradossale pensare alla precarietà per sentirsi più leggeri. Ma basta guardarci attorno per vedere quanta ansia proviene proprio da questa smania di diventare come degli eterni avatar che non devono morire, che dovranno sempre vincere, sconfiggendo qualcosa o qualcuno.

Non sapete cos’è un avatar? È un’immagine scelta per rappresentare la propria utenza in comunità virtuali, luoghi di aggregazione e di discussione, o di gioco online. E pensate invece che nell’induismo questo termine designerebbe invece l’azione di una divinità quando sceglie di incarnarsi sulla terra! Ecco svelato il trucco: ci facciamo degli avatar in una realtà virtuale come se quello fosse lo spazio dell’immortalità, lo spazio dove essere sempre presenti. Sarà un gioco, sarà progresso, sarà tecnologia, sarà ingegno umano il potersi pensare presenti anche in una terra virtuale (magari da morti che saremo qualcuno potrà lavorare a tenere in vita il nostro avatar?!?!?) … ma personalmente continuo a trovare molto bello soppesare attentamente e seriamente la propria fragilità e sapere che Qualcuno la ama decisamente più di noi e, amandola, la custodisce! Inviti e verbi evangelici lo dicono chiaramente!

Vieni, santo Spirito,
diffondi la tua pace in mezzo a noi
e il tuo amore liberi le nostre vite
da ansie e da paure inutili.
Donaci di perseverare nella fede
e semina nei nostri cuori
il desiderio del tuo Regno.
Amen.

Dal Vangelo secondo Luca (21,34-36)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:  «State attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscano in dissipazioni, ubriachezze e affanni della vita e che quel giorno non vi piombi addosso all’improvviso; come un laccio infatti esso si abbatterà sopra tutti coloro che abitano sulla faccia di tutta la terra.
Vegliate in ogni momento pregando, perché abbiate la forza di sfuggire a tutto ciò che sta per accadere e di comparire davanti al Figlio dell’uomo».

Gesù, nostra gioia,
Tu vuoi per noi un cuore semplice,
come una primavera del cuore.
Allora le cose complicate dell’esistenza
ci paralizzeranno meno.
Tu ci dici: «Non inquietarti,
e anche se la tua fede è piccolissima,
io, il Cristo, resto sempre con te».

Jesus le Christ, lumière intérieur, ne laisse pas mes ténèbres me parler.
Jesus le Christ, lumière intérieur, donne-moi d’accueillir ton Amour. 

Gesù, il Cristo, Luce interiore, non lasciare che le mie tenebre mi parlino.
Gesù, il Cristo, Luce interiore, donami di accogliere il tuo Amore. 

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Piccoli Pensieri (4)

Emanuela

“Vegliate pregando” l’aveva detto agli apostoli, ma loro nell’orto degli ulivi non sono riusciti a tenere gli occhi aperti.
È un filo rosso quello che lega questo tempo di avvento agli avvenimenti della passione e della Pasqua?

27 Novembre 2021
Dania

Dio ci ha fatto molto più che avatar, unici ed irripetibili, “originali e non fotocopie” (come ha detto un giovane beato, nella sua breve esistenza).
E se anche ci fossero infinite possibilità di creazione, in una cosa degli avatar non potranno mai assomigliare all’uomo amato dal Signore: nel provare sentimenti ed ancor più nella capacità di amare. Che la preghiera sia il respiro degli uomini in carne ed ossa che non rinunciano ad essere sé stessi, seppur nelle loro innumerevoli imperfezioni perché anche quelle ci rendono unici ed amabili ai Suoi occhi.
Gesù Cristo, nostra Luce interiore, illumina la nostra esistenza ed aiutaci a contrastare le tenebre, per vivere in un’unica grande stabilità: la Tua Parola.

27 Novembre 2021

Questo rimando all’etimologia delle parole, all’origine dei termini, “pregare” e “precario” mi è -oggi più che mai- prezioso come linfa per una pianta.
Ne avevo davvero bisogno.
Grazie di cuore.

27 Novembre 2021
... Alba

Oggi, quel “state attenti a voi stessi, che i vostri cuori non si appesantiscono….” mi dice che il mio cuore non venga occupato da cose, faccende…che impediscono di guardare con meraviglia le cose e le persone “belle” che mi stanno attorno e parlano di Lui.
Signore, aiutami a togliere il superfluo per ritrovare Te e quindi anche me.

27 Novembre 2021

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