Incolumi o generosi?

Data :14 Giugno 2021
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(2Cor 6,1-10 / Sal 97 / Mt 5,38-42)

Non basta la legge del taglione, per quanto essa potesse avere in sé un gran valore e cioè quello di arginare il male evitando una vera escalation di violenza. Essa interveniva a proporzionare la vendetta in base al male subito. Che poi non è che ci si cavasse gli occhi per vendicarsi di un occhio perso durante un conflitto. Verosimilmente si riceveva una somma di denaro stabilita in base alla gravità del male subìto. Più o meno come accade oggi con le assicurazioni quando danno una sorta di risarcimento, di indennizzo. Non basta la legge del taglione non perché non sia buona. Non basta perché risolve le questioni umane ma non dice nulla di ciò che noi potremmo compiere per dare testimonianza di Dio. 

Aveva detto: «voi siete la luce del mondo… Così risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli»  (Mt 5, 14.16). Le opere che Gesù chiede di compiere, concretamente esemplificate nel porgere l’altra guancia, nel dare anche la sopravveste o nel fare un prestito, queste danno testimonianza di Dio perché esse testimoniano non tanto un criterio di giustizia tra umani, quanto la generosità stessa di Dio che fa sorgere il suo sole sui buoni e sui cattivi, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti (Mt 5,45).

Come Gesù rispose ai Giudei che lo accusavano di aver guarito in giorno di sabato: «Le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato» (Gv 5,36), così anche le opere dei figli di Dio devono dare testimonianza di quel Padre che Gesù ci ha insegnato a chiamare nostro. Perdono, gratuità e generosità sono forza che genera migliore giustizia, che risolve le più forti tensioni, che dà una pace più grande. 

Non altra grazia, Signore, ti chiediamo:
che tutti si liberino dall’insidioso
bisogno di vendicarsi,
dall’istinto di farci sempre
giustiziata noi, su nostra misura,
e rispondere colpo su colpo:
é questo il male che ci divora,
che almeno i tuoi credenti
estirpino dal loro cuore 
perfino l’idea del nemico.
Amen.

(David Maria Turoldo)

Dal Vangelo secondo Matteo (5,38-42)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio” e “dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello.
E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle».

Lascia sgorgare dal tuo cuore la gioia
e traducila in lode al Signore;
lascia sgorgare dal tuo cuore la gioia
ripensando ai tanti doni di Dio.
Lui perdona ogni tuo errore,
ti rincuora nelle sofferenze,
ti libera dalla paura della morte,
ti fa gustare la gioia e l’amore.
Il Signore ti dà sempre fiducia,
ti rinnova l’entusiasmo di vivere.
Liberazione è il lavoro del Signore,
liberazione di tutti gli oppressi.
La storia passata ce lo ha mostrato
in tanti fatti e persone.
Buono e paziente è il Signore,
forte e insieme compassionevole,
capace di quella dolce tenerezza
che sgorga da un grande amore.
Quando sbagliamo con stupido orgoglio
non se la lega al dito,
non continua a rinfacciarcelo
e non ci tiene il broncio.
Non fa come facciamo noi
che ricambiamo male con male;
lui ci usa maggiori attenzioni
perché è veramente capace di amare.
Agisce come un padre coi figli,
come una madre coi piccoli
che nel dolore ha generato alla vita:
li ama così come sono. 
Li ama perchè sono suoi figli,
li ha visti nascere e crescere
e di ciascuno conosce il carattere,
conosce i pregi e i difetti.
Così ci tratta il Signore
perchè sa come siamo fatti,
conosce meglio di noi
la fragile natura dell’uomo.
Immenso è l’amore del Signore,
un amore senza confini,
senza limiti di tempo e di spazio,
senza riserve, paure o ricatti.

(salmo 102, trascrizione di Sergio Carrarini)


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Piccoli Pensieri (1)

Quasi sempre gli slanci di violenza che portano ad offendere (sia fisicamente che verbalmente) sono scatenati da reazioni impulsive. Carichi di tensione al punto di esplodere di rabbia… E poi magari, qualche ora dopo, nemmeno ci si ricorda il perché. Quale che sia il motivo dell’accumulo tensione, una sola cosa è certa: rispondendo “a tono” non si fa altro che ringalluzzire la tensione (propria ed altrui). “Porgere l’altra guancia” è non reagire alla violenza con altra violenza, ma opporvi invece pazienza ed accoglienza. Opporre al colpo un abbraccio, che acquieta, placa e poi rasserena. Certo, non “3-2-1”, ma per funzionare funziona, basta provare!

14 Giugno 2021

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