Fedeli esecutori dei Suoi comandi
Santi arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele
(Dn 7,9-10.13-14 / Sal 137 / Gv 1,47-51)
Un passo dopo l’altro si cammina, un gradino dopo l’altro si sale una scala. Si procede con ordine e si raggiunge una meta, si persegue un obbiettivo. Ordini e precetti aiutano a procedere speditamente, istruzioni per il viaggio come le indicazioni precise di un navigatore satellitare al quale ormai ci affidiamo volentieri per ogni umano spostamento.
C’è un ordine che conduce a Dio: ascoltate oggi la sua voce, non indurite il cuore! (sal 94). C’è un ordine che conduce a Dio ed è proprio nel susseguirsi dei passi e nel fatto che impariamo a mettere ogni cosa al proprio posto, a dare un nome ad ogni cosa, a conoscere o riconoscere ciò che accade, ciò che siamo, ciò che incontriamo strada facendo. Fare ordine nella propria vita per procedere meglio verso la meta, fare ordine in una casa per viverci meglio.
Non c’è dunque da stupirsi se nelle raffigurazioni bibliche o artistiche accanto al trono di Dio c’è sempre una coorte celeste ben ordinata, dove tutti sembrano in posa per uno scatto. Uomini e donne che dalla terra sono saliti al cielo e esseri che abbiamo dipinto con fattezze umane fatta eccezione per il corredo d’ali di un piumaggio preziosissimo, esseri che dalla terra sono scesi dal cielo. La terra e il cielo: luoghi entrambi abitati.
Si ricordano oggi i santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele. Arcangeli perché più degli angeli, per stare in quest’immagine di un’ordine gerarchico. Ma più si sale, più il grado è elevato e meglio si vede quanto queste creature siano disposte ad eseguire fedelmente gli ordini del Signore stesso. L’antico testamento parla di figure terrificanti, che lì per lì ci spaventerebbero notevolmente ma più si avvicinano agli uomini e più si fanno graziosi. Per sentirli nostri compagni di viaggio. Questi arcangeli hanno perfino un nome e ben sappiamo quanto il nome possa celare la precisa missione affidata a ciascuno: Michele, il cui nome significa «Chi è come Dio?»; Gabriele, Forza di Dio, è l’arcangelo più noto, quello delle apparizioni a Zaccaria e a Maria; Raffaele (Dio ha guarito) è il fedele compagno di viaggio di Tobia nel bellissimo racconto biblico.
È bello immaginare l’obbedienza fedele di questi tre personaggio misteriosi: ad un ordine divino essi obbediscono e si precipitano subito ad eseguire i suoi comandi. Non così per noi, certo che siamo più lenti ad ascoltare, a comprendere e ad obbedire.
Un passo dopo l’altro si cammina, un gradino dopo l’altro si sale una scala, perché ormai c’è una strada aperta, una Via: il suo nome è Gesù. Giacobbe, al quale verrà dato un nuovo nome (Israele) vide in sogno il cielo aperto e una scala frequentata da angeli che salivano e scendevano ad indicare un passaggio possibile: Cielo e Terra sono ormai in contatto. A questa scala fa riferimento Gesù quando incontra Filippo, un vero israelita, un uomo che sta scrutando le Scritture per cercare l’orientamento da dare alla sua vita. In lui – dirà Gesù – non c’è falsità perché Filippo ha ben compreso che si tratta della sua vita, del suo percorso… se questa ricerca fosse solo ipocrisia o apparenza il primo illuso sarebbe proprio lo stesso ricercato. Filippo comprende che c’è in gioco la sua vita e dunque non si finge credente. La ricerca di quella Via sarà la Verità della sua Vita.
Filippo rimane impressionato dal fatto che Gesù lo avesse visto sotto l’albero di fichi mentre meditava le Scritture. Un po’ come quando in un paese straniero ti senti riconosciuto e chiamato da qualcuno che si trova nello stesso posto e ti chiedi: com’è possibile? E allo stesso tempo sei lieto di quel ritrovamento, di quella felice coincidenza. Filippo che incontra Gesù è prova che la via tra Terra e Cielo è ormai aperta.
Oggi è il giorno per cantare le vie del Signore: è il giorno in cui fare memoria di tutti i passi che il Signore ha fatto verso di noi e, perché no, anche di quei passi che noi timidamente abbiamo potuto muovere verso di Lui. Facciamo una mappa dei luoghi dove siamo passati, di posti in cui abbiamo vissuto e mettiamoci delle pietre miliari, come altari da cui si innalza una lode verso il cielo ad indicare che proprio in quel luogo e in quel momento preciso abbiamo visto la presenza del Signore accanto a noi. C’è davvero una mappa interiore dentro di noi, un tessuto di strade e di vie di comunicazioni sulle quali il Signore ha mosso i suoi passi verso di noi. Sono certamente anche queste le cose più grandi che Filippo avrebbe visto! Chi scruta le Scritture, come cerchiamo di fare anche noi qui, altro non può che riconoscere in quanti svariati modi il Figlio dell’uomo abbia raggiunto anche noi.
Manda su di noi il tuo Spirito,
perché possiamo cantare le tue vie, Signore
e riconoscere quanto è grande è la Tua gloria;
perché possiamo raccontare i tuoi prodigi,
che dalle tenebre ci hai chiamati
allo splendore della tua Luce,
attraverso Gesù.
Amen.
Dal Vangelo secondo Giovanni (1,47-51)
In quel tempo, Gesù, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».
Benedici il Signore, anima mia,
quanto è in me benedica il suo santo nome.
Benedici il Signore, anima mia,
non dimenticare tutti i suoi benefici.
Egli perdona tutte le tue colpe,
guarisce tutte le tue infermità,
salva dalla fossa la tua vita,
ti circonda di bontà e misericordia,
sazia di beni la tua vecchiaia,
si rinnova come aquila la tua giovinezza.
Il Signore compie cose giuste,
difende i diritti di tutti gli oppressi.
Ha fatto conoscere a Mosè le sue vie,
le sue opere ai figli d’Israele.
Misericordioso e pietoso è il Signore,
lento all’ira e grande nell’amore.
Non è in lite per sempre,
non rimane adirato in eterno.
Non ci tratta secondo i nostri peccati
e non ci ripaga secondo le nostre colpe.
Perché quanto il cielo è alto sulla terra,
così la sua misericordia è potente su quelli che lo temono;
quanto dista l’oriente dall’occidente,
così egli allontana da noi le nostre colpe […]
L’amore del Signore è da sempre,
per sempre su quelli che lo temono,
e la sua giustizia per i figli dei figli,
per quelli che custodiscono la sua alleanza
e ricordano i suoi precetti per osservarli.
Il Signore ha posto il suo trono nei cieli
e il suo regno domina l’universo.
Benedite il Signore, angeli suoi,
potenti esecutori dei suoi comandi,
attenti alla voce della sua parola.
Benedite il Signore, voi tutte sue schiere,
suoi ministri, che eseguite la sua volontà.
Benedite il Signore, voi tutte opere sue,
in tutti i luoghi del suo dominio.
Benedici il Signore, anima mia.
(dal salmo 103)
Che il Signore ci conceda sempre di stupirci e meravigliarci per tutto ciò che fa per noi, in noi e fuori di noi…
Allora anche “gli angeli vestiti da passanti” ci ricorderanno di quanto tutto è o potrebbe apparire “Meraviglioso” (Negramaro). E con il Signore, quale nostro “Pastore, nulla manca ad ogni attesa”.
Ricordo la “lectio divina” frequentata anni fa. Don Carlo ci invitava a scegliere una frase di una preghiera e ripeterla dentro di noi, fino a sincronizzarla con il respiro.
Oggi sceglierei questa: benedici il Signore, anima mia.
Per ogni viaggio che mi sono trovata in luoghi o incontrato persone che, in modo inatteso, mi hanno fatto sentire la presenza del Signore. Il suo amore per me.
E come nella salita di una scala o in montagna, se il respiro si fa affannoso, si fa in modo di adeguarlo al passo, magari più lento ma più cadenzato. In questo caso la cadenza me la da la preghiera: Benedici il Signore, anima mia.