…e l’anfora è ancora là

Categoria :Omelie, Quaresima
Data :18 Marzo 2023
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III domenica di Quaresima (A)

(Es 17,3-7 / Sal 94 / Rm 5,1-2.5-8 / Gv 4,5-42)

Sul versante della notte, chi mi sta chiamando?
Io sento: è la voce del Signore.
Dal lato della morte, chi mi chiama?
Cosa? Non è ancora giunta la tua ora!

Perché è il suo giorno che Egli prepara senza sosta!
La sua voce l’annuncia: lo vedi?
Bussa alla nostra memoria…
come se noi l’avessimo incontrato!

Ci invita a vivere la quaresima!
La Pasqua è al termine di questo tempo.
Il Signore ci precede in noi stessi!
Il nostro avvenire è interiore!

(«Du côté de la nuit», inno per la Liturgia delle ore del tempo di Quaresima)

È passata una settimana. Già ci prepariamo a leggere il Vangelo della quarta domenica di Quaresima: il cieco nato. È passata una settimana… sono passati anni e secoli: ma l’anfora è ancora là, dove la Samaritana l’aveva lasciata, quasi pietra miliare, testimonianza di un incontro. Non bastano la sete dell’uomo né il pozzo. Quell’anfora ora non serve più perché l’Altro s’è fatto Servo. Lui è la sete e la sorgente, la voce che parla e la Parola stessa, è l’Uomo nato da donna ed è il Messia. 

Cosa fai quando hai fame? Cosa fai quando hai sete? Quando i nostri bisogni vitali urlano dentro… cosa dicono? Siamo già sul versante del simbolo che rimanda ad Altro… laddove la mancanza d’acqua potrebbe già essere sinonimo di aridità e di morte. Laddove la sete esprime quel non sentirsi mai appagati, mai sazi. E cosa si fa dunque quando si è mancanza? Quando si è vuoti? Quando si è un tutt’uno con la sete o la fame?

Tendenza popolare sono lamento e mormorazione, fin dai tempi del primo Esodo, simbolo di tutti gli esodi. Il popolo soffriva la sete per mancanza di acqua; il popolo mormorò contro Mosè e disse: «Perché ci hai fatto salire dall’Egitto per far morire di sete noi, i nostri figli e il nostro bestiame?». (Es 17,3). Quando il Figlio di Dio provò la sete e la fame, allontanò il tentatore che proponeva le più facili e al contempo impossibili soluzioni. Da quel giorno comprese che nell’incontro con chi avesse la medesima sete si poteva davvero aprire una strada nel deserto. L’acqua zampillò ed egli apparve come l’uomo nuovo disposto a lavorare questa terra che siamo noi. Il più arido deserto diventa nuovamente il giardino paradisiaco, la roccia si muta in sorgente d’acqua. Le parole del Primo Testamento, le voci dei profeti e i più bei racconti biblici in cui si parla dell’amore di Dio come di amore nuziale, trovarono compimento in quell’incontro tra il Cristo e la Samaritana, stranieri uno all’altro eppure così accomunati dal cercare una strada nuova per uscire dal deserto di sete, fame e solitudine.

Suo cibo fu di compiere la volontà del Padre e quella volontà corrispondeva al desiderio infinito di salvare tutti e ciascuno. Doveva occuparsi delle cose del Padre suo disse già ai suoi genitori quando, cercandolo all’età di dodici anni, lo ritrovarono tra i dottori del Tempio (Lc 2, 41-51).  Noi, i suoi discepoli di oggi, né più né meno come quelli del suo tempo, siamo ancora troppo presi dalle cose più materiali. Ma una sete è lì: difficile da nominare pubblicamente, nascosta irrisoriamente al sole del mezzogiorno come se non si volesse nemmeno farne apparire l’ombra. 

Lui, il Messia che ancora parla nell’intimo, come un’eco da quel pozzo profondo che siamo, è capace di vedere cieli nuovi e terre nuove, campi che biondeggiano e città di uomini senza più templi, dove le colline e i monti più alti non sono simboli di supremazie ma semplici punti di contatto tra cielo e terra, luoghi da cui osservare – trasfigurata – ogni cosa. L’anfora è ancora là: la donna, tornata tra i suoi compaesani, divenne anzitempo testimone di quell’incontro. I discepoli rimarranno sorpresi di scoprire dopo la resurrezione del loro Maestro quando questi li manderà in tutto il mondo ad annunciare il Vangelo, quei discepoli saranno dunque sorpresi di scoprire che di Cristo già sapevano quei samaritani. Il tempo di adorare Dio in Spirito è verità era così iniziato: ore precise, attimi di lunghe ed intense esistenze, il cui ricordo non sbiadisce ma si fa sempre più vivo ed intenso… La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.

Dal Vangelo secondo Giovanni
(4,5-42)

In quel tempo, Gesù giunse a una città della Samarìa chiamata Sicar, vicina al terreno che Giacobbe aveva dato a Giuseppe suo figlio: qui c’era un pozzo di Giacobbe. Gesù dunque, affaticato per il viaggio, sedeva presso il pozzo. Era circa mezzogiorno. Giunge una donna samaritana ad attingere acqua. Le dice Gesù: «Dammi da bere». I suoi discepoli erano andati in città a fare provvista di cibi. Allora la donna samaritana gli dice: «Come mai tu, che sei giudeo, chiedi da bere a me, che sono una donna samaritana?». I Giudei infatti non hanno rapporti con i Samaritani.
Gesù le risponde: «Se tu conoscessi il dono di Dio e chi è colui che ti dice: “Dammi da bere!”, tu avresti chiesto a lui ed egli ti avrebbe dato acqua viva». Gli dice la donna: «Signore, non hai un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva? Sei tu forse più grande del nostro padre Giacobbe, che ci diede il pozzo e ne bevve lui con i suoi figli e il suo bestiame?».
Gesù le risponde: «Chiunque beve di quest’acqua avrà di nuovo sete; ma chi berrà dell’acqua che io gli darò, non avrà più sete in eterno. Anzi, l’acqua che io gli darò diventerà in lui una sorgente d’acqua che zampilla per la vita eterna». «Signore – gli dice la donna –, dammi quest’acqua, perché io non abbia più sete e non continui a venire qui ad attingere acqua». Le dice: «Va’ a chiamare tuo marito e ritorna qui». Gli risponde la donna: «Io non ho marito». Le dice Gesù: «Hai detto bene: “Io non ho marito”. Infatti hai avuto cinque mariti e quello che hai ora non è tuo marito; in questo hai detto il vero».
Gli replica la donna: «Signore, vedo che tu sei un profeta! I nostri padri hanno adorato su questo monte; voi invece dite che è a Gerusalemme il luogo in cui bisogna adorare». Gesù le dice: «Credimi, donna, viene l’ora in cui né su questo monte né a Gerusalemme adorerete il Padre. Voi adorate ciò che non conoscete, noi adoriamo ciò che conosciamo, perché la salvezza viene dai Giudei. Ma viene l’ora – ed è questa – in cui i veri adoratori adoreranno il Padre in spirito e verità: così infatti il Padre vuole che siano quelli che lo adorano. Dio è spirito, e quelli che lo adorano devono adorare in spirito e verità». Gli rispose la donna: «So che deve venire il Messia, chiamato Cristo: quando egli verrà, ci annuncerà ogni cosa». Le dice Gesù: «Sono io, che parlo con te».
In quel momento giunsero i suoi discepoli e si meravigliavano che parlasse con una donna. Nessuno tuttavia disse: «Che cosa cerchi?», o: «Di che cosa parli con lei?». La donna intanto lasciò la sua anfora, andò in città e disse alla gente: «Venite a vedere un uomo che mi ha detto tutto quello che ho fatto. Che sia lui il Cristo?». Uscirono dalla città e andavano da lui.
Intanto i discepoli lo pregavano: «Rabbì, mangia». Ma egli rispose loro: «Io ho da mangiare un cibo che voi non conoscete». E i discepoli si domandavano l’un l’altro: «Qualcuno gli ha forse portato da mangiare?». Gesù disse loro: «Il mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera. Voi non dite forse: ancora quattro mesi e poi viene la mietitura? Ecco, io vi dico: alzate i vostri occhi e guardate i campi che già biondeggiano per la mietitura. Chi miete riceve il salario e raccoglie frutto per la vita eterna, perché chi semina gioisca insieme a chi miete. In questo infatti si dimostra vero il proverbio: uno semina e l’altro miete. Io vi ho mandati a mietere ciò per cui non avete faticato; altri hanno faticato e voi siete subentrati nella loro fatica».
Molti Samaritani di quella città credettero in lui per la parola della donna, che testimoniava: «Mi ha detto tutto quello che ho fatto». E quando i Samaritani giunsero da lui, lo pregavano di rimanere da loro ed egli rimase là due giorni. Molti di più credettero per la sua parola e alla donna dicevano: «Non è più per i tuoi discorsi che noi crediamo, ma perché noi stessi abbiamo udito e sappiamo che questi è veramente il salvatore del mondo».

È veramente cosa buona e giusta,
nostro dovere e fonte di salvezza,
rendere grazie sempre e in ogni luogo
a te, Signore, Padre santo,
Dio onnipotente ed eterno,
per Cristo Signore nostro.
Egli, chiedendo alla Samaritana l’acqua da bere,
già aveva suscitato in lei il dono della fede
e di questa fede ebbe sete così grande
da accendere in lei il fuoco del tuo amore.

dal prefazio della liturgia eucaristica della III domenica di Quaresima (A)

sabato 18 marzo, ore 6,50: l’alba al porto di Ouchy, Lausanne (CH)

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Piccoli Pensieri (5)

Nella mia città la terra è diventata arida perché non piove da tanto tempo. Nel mio giardino le piante vanno via via seccandosi;il prato è privo delle solite margherite primaverili. Però il bordo della stradina d’accesso alla porta della casa si è tinteggiato del colore viola delle deliziose profumate umili violette che sono spuntate spontaneamente! Dio vigila con la Sua bontà sulla natura umana dandole bellezza e risveglio continuo. Grazie, Signore,che non ti dimentichi mai della nostra madre terra che hai divinamente creato perché vuoi tanto bene agli uomini, fatti a Tua immagine e somiglianza.

23 Marzo 2023
Savina

Di argilla
mi hai formato
come capiente giara
per essere riempita
con la Tua acqua di Vita
e così poterla riversare
nelle mani chiuse a conca
di chi sete proclama.
Vuota ed arida
mi sono ritrovata
sotto il sole cocente
del mio orgoglio ferito
e più nulla da versare
nelle mani chiuse a conca
di chi sete proclama
perché l’acqua non ho custodita.
Oh! che sete!
Ancora vorrei essere riempita
di Sapienza e di Parola
e della Tua acqua di Vita.
Forse adesso sono pronta
per ricevere questo dono
ora che lascio il mio deserto
che ha reso arida l’anima mia.
Forse ora sono pronta
se mi lasciò ripulire
da Chi mi ha con amore formata
da Chi mi ha con fiducia
allora riempita.
Forse ora saprò
la Tua acqua di Vita
custodire
se il mio sguardo
cercherò di fissare nel tuo
e di nuovo l’acqua riversare
nelle mani chiuse a conca
di chi sete proclama.

19 Marzo 2023
Anna

…e l’anfora è ancora là… forse per spronarci a cercare il senso profondo della vita…
L’acqua di cui è colma, riflette poi la vera Luce, quella che illumina il nostro cammino.
E Tu Signore, fonte viva e luce che
rischiara, cammini sulle nostre strade e ci stai accanto, sempre.
Sei la tanto desiderata Chiesa in uscita…

19 Marzo 2023
Mary

L’incontro con Gesù non lascia mai le cose come sono, ci cambia e ci fa scoprire ciò che veramente conta.
“Molti credettero in lui per la donna che testimoniava”.

18 Marzo 2023
Carla

La sete che prova la Samaritana, è la stessa sete che provo io. Ma non è una sete che riempie solo un mio bisogno vitale, è bensì sete di salvezza. Ma anche Dio ha un certo tipo di sete. Ha sete del mio amore per Lui. Si attua tra me e Gesù una dipendenza , un bisogno forte di riconoscerlo dentro ogni aspetto e circostanza della mia vita, che diventa mendicanza, cioè richiesta mia attraverso la preghiera innanzitutto , ma , non meno importante, nell’ ascolto della Sua parola. Questa bellissima frase : ” Il cuore dell’uomo mendicante del cuore di Dio e il cuore di Dio mendicante del cuore dell’uomo” ne è la testimonianza.

18 Marzo 2023

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