Non una casa, non una tenda…

II domenica del Tempo di Quaresima (A)

(Gen 12,1-4 / Sal 32 / 2Tm 1,8-10 / Mt 17,1-9)

Diteci da dove soffia il vento
e quale segno lo annuncia
perché noi cerchiamo il Dio vivente
per rispondergli. 

Noi sappiamo che discende qui
e che tiene imbandita la sua tavola
nel profondo della notte:
che dunque l’ombra non vi sconcerti!

Non è Lui il sole che sorge,
che disperde la notte e che libera?
Dio, il nostro Dio, s’è fatto mendicante
e domanda a noi di vivere. 

(traduzione dalla liturgia francese) 

Casa è evoluzione di tana, di nido, di grembo. Casa è luogo di sicurezza per l’uomo, certezza alla fine di una giornata di poter trovare riparo, ristoro e riposo.
Accanto alle case degli uomini, pure la Chiesa s’è proposta come luogo sicuro entro cui trovare salvezza, senonché spesso si sono dovuti fare i conti con delusioni, infedeltà e tradimenti proprio dentro il luogo immaginato tra i più sicuri. Anche alla fede abbiamo attribuito facilmente l’immagine del riparo più sicuro da ogni tempesta, da tutte le intemperie; dimensione vitale entro cui essere risparmiati. 

Ma il Signore disse ad Abram: «Vàttene dalla tua terra, dalla tua parentela e dalla casa di tuo padre, verso la terra che io ti indicherò». (Gen 12,1). La Parola chiede di uscire e di partire. Uscire dalle presunte sicurezze e mettersi in cammino. È questo l’antidoto migliore ad ogni forma di nostalgia, ad ogni sguardo rinchiuso sul passato (che troppo spesso è sempre rimpianto come migliore). poiché Abram decise di obbedire a quella Parola… E poiché Abram è padre di una moltitudine di credenti tra i quali ci riconosciamo… è così che dobbiamo accettare che la fede non sia solo iscritta nel dominio delle sicurezze. La fede è chiamata ad un cammino da compiere seguendo la Parola di Dio. 

Nessuno sconto, nessun risparmio… al contrario: cercasi persone disposte a camminare fino alla fine, fino alla consumazione. Perché fedele fino alla consumazione è Colui che ha parlato e ha promesso. È così quello che poteva essere e rimanere un paradiso terrestre tutto da godere senza fatica alcuna, si trasforma in un deserto da attraversare, vincendo poi le tentazioni e le prove ad esso connesse. La fede è nel cammino più che nella casa. E nemmeno una tenda, nemmeno un luogo ove posare il capo disse il Maestro ai suoi discepoli. Solo il cammino. E Lui, Gesù, è l’uomo che cammina.

Strada facendo aveva già parlato di quella sua necessità di salire a Gerusalemme. Gesù cominciò a spiegare ai suoi discepoli che doveva andare a Gerusalemme e soffrire molto da parte degli anziani, dei capi dei sacerdoti e degli scribi, e venire ucciso e risorgere il terzo giorno. (Mt 16, 21). Aveva dunque lasciato la casa di Nazareth e prima ancora la casa del Padre suo, laddove – disse – ci sono molte dimore (Gv 14,2). 

Quando realizziamo questa necessità della fede, quando ci sentiamo più esposti di quanto potessimo pensare, è allora che si scopre questa dimensione della vita cristiana: Figlio mio, con la forza di Dio, soffri con me per il Vangelo (2 Tm 1,8). E l’incantesimo di una fede magica è svanito. Dio non cancella la prova, non elimina il faticoso cammino verso Gerusalemme per quel Figlio venuto a rivelare il volto del Padre. Ma cosa pensavamo dunque noi di Dio? Che dovesse sgomberarci il campo da ostacoli, prove, tentazioni e morte? Nulla di tutto ciò. Solo ci rimarrà l’esempio vivente del Figlio dell’Uomo che s’è fatto in tutto simile a noi – eccetto il peccato – per insegnarci ad attraversare il deserto, la notte, la tempesta… la vita e la morte.

Faticarono anche i discepoli ad accettare quell’annuncio di passione e morte. E quanto alla resurrezione, per molto tempo ancora si chiesero cosa mai potesse significare risorgere dai morti. Eppure dopo la Pasqua, cominciarono passo passo a ripercorrere il cammino fatto in compagnia del Maestro, come a voler raccoglierne ogni parola caduta come seme nella terra, come a voler ricostruire ogni gesto di bene compiuto dal loro Maestro anche se in mezzo a quella crescente incomprensione, quel divario di visione tra gli occhi degli uomini e quelli del Dio fatto uomo, quell’abisso tra i nostri pensieri e i pensieri di Dio. 

Si ricordarono d’essere, un giorno, saliti con il loro Maestro in cima all’alto monte. E si ricordarono pure di una consegna precisa alla quale – va detto – obbedirono ciecamente: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti». Ne parlarono dunque dopo. Il che significa pure che ci fu un preciso giorno in cui lo videro risorto da morte. Da quel giorno furono dunque liberati dal non parlare ad alcuno di quella visione. La resurrezione di Cristo libera la Parola dal cuore dei discepoli che finalmente si sentono autorizzati a poter raccontare il fatto. E così anche la nostra vita, alla Luce di ogni parola uscita dalla bocca di Gesù solo trasfigura ancora il nostro cammino presente. 

Gesù è visto dialogare con Mosé ed Elia. La Parola si spiega con la Parola. L’ascolto delle Sacre Scritture può aiutare rilegge l’esistenza di ogni uomo. E la Legge e i Profeti (Mosè ed Elia) saranno presenti a testimoniare che il nostro ascolto può unicamente convergere attorno alla Parola fatta carne che è il Figlio amato del Padre. Dal cielo sarà poi il Padre stesso (una delle rarissime volte il cui se ne sente la voce) ad invitare i discepoli ad ascoltare proprio Gesù. 

Il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce… Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo. Un volto s’era da poco  illuminato. È il compimento di quella benedizione che dai tempi di Aronne risuonava dalle Scritture (benedizione che per altro la Liturgia ci fa ascoltare ogni primo giorno dell’anno nuovo): «Il Signore ti benedica e ti protegga! Il Signore faccia risplendere il suo volto su di te e ti sia propizio! Il Signore rivolga verso di te il suo volto e ti dia la pace!» (Nm 6,24-26). Solo quel volto illuminato, il solo che risplende in mezzo a volti sfigurati è per noi benedizione, protezione, pace. 

Dal Vangelo secondo Matteo
(17,1-9)

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti».

Eclaire ce que tu aimes,
ne regarde pas son ombre. 

Illumina ciò che tu ami, 
non guardare la sua ombra. 

(Christian Bobin)


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Piccoli Pensieri (4)

Rosi

Ciao Don Stefano,

“La fede è nel cammino più che nella casa”. Dunque, sempre in viaggio e tener viva la fiamma e, come giustamente dicasi in francese : “car rien n’est jamais acquis dans la vie”. “Alzatevi e non temete” ma, quanto è difficile e faticoso il percorso nel tentare di accumular fiducia e non smarrirmi.

8 Marzo 2023
Carla

Rileggendo con più calma il commento al Vangelo di ieri : “La fede è chiamata ad un cammino da compiere seguendo la parola di Dio. E Gesù è l’Uomo che cammina ” e ancora : “Dio non cancella la prova, non elimina la fatica , le tentazioni, gli ostacoli …” non mi sono sentita più così sfortunata. La fatica la sto vivendo, questo sì, ma non è poi così importante perché Gesù cammina con me e mi sostiene.

6 Marzo 2023
Maria Rosa

Signore, sostieni il nostro cammino e portalo a compimento.
Grazie don Stefano per il tuo spezzare la Parola e per il tuo cammino.

6 Marzo 2023
Suor Regina

Grazie don Stefano per la riflessione sempre preziosa.
Veramente il Vangelo della Trasfigurazione ci porta a contemplare Bellezza e Croce, Stupore e Tentazione, Gioia e Fatica. La voce del Padre ci insegna come accogliere il Figlio prediletto nella nostra vita: ascoltarlo… dall’ascolto nasce la fede che è fiducia in ogni quotidiano.

5 Marzo 2023

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