…e domani

Commenti: (3)
Data :24 Dicembre 2021

Affrettati, non tardare, Signore Gesù:
la tua venuta dia conforto e speranza
a coloro che confidano nella tua misericordia.

O Astro che sorgi,
splendore della luce eterna, sole di giustizia:
vieni, illumina chi giace nelle tenebre
e nell’ombra di morte.

Certi tramonti di fine autunno ci hanno catturato lo sguardo. Come certe esistenze fino al tramonto, sono state una lezione per il nostro domani. E l’indomani girare le spalle ai colori del tramonto, come una rotazione su se stessi – una conversione – e ritorna la Luce. All’alba di un nuovo giorno.

Domani, cari amici, non cercatelo qui il Natale. 
Si deve uscire dalle nostre case a contemplare il sole che sorge dall’alto. 
Si dovrà uscire dalle nostre case, lo ripeto. Chi potrà, certo. Ma io so pure che chi non può ha già imparato l’arte di muoversi nello Spirito e di fare quel medesimo cammino con tutta l’anima, con tutta la mente. 
Si deve uscire da noi stessi per andare a contemplare con i nostri occhi il corpo di Cristo che nel presepio ha le fattezze di un Bambino appena nato. Egli è la fragilità e lo splendore della Vita insieme. Racchiusi in una sola carne, in una persona.

Domani cercate una Chiesa, ma non solo una chiesa vuota. Che a volte – dicono molti – sembriamo starci meglio quando siamo lì da soli, senza nessuno attorno. Ma sarebbe come trovare nel presepe una capanna senza personaggi. Cercate una Chiesa ed entrate a vedere la fragilità e lo splendore della Vita. Non nel presepio o nelle statuine.
Sedetevi poco prima dell’ora stabilità, all’ora di una celebrazione. State in silenzio e osservate con tenerezza questo presepio che si anima, fatto di pastori e di magi, di poveri e ricchi insieme. 
E non cercate solo la statua del Bambinello: quel Bambino fu anzitutto il segno, prima atteso e poi dato della Vita che va sempre accolta, custodita, protetta e aiutata a crescere. Attendete le note di un antico canto natalizio… Adeste fideles, venite fedeli. 

Ve lo ripeto con tutto il cuore: domani, non cercatelo qui il Natale! Recatevi all’Eucarestia e contemplate il corpo di Cristo in tutte le sue membra raccolte in quella grotta, in quella povera capanna che è la Chiesa. È questa la Carne che il Verbo è venuto a salvare, è questo il Corpo a cui la Parola vuole ancora parlare. Contemplate la piccolezza dei neonati bisognosi di latte come di affetto; contemplate la Luce – se ancora ce n’è – negli occhi dei bambini. Contemplate lo smarrimento di adolescenti e giovani, sequestrati in processi di educazione tutta virtuale, un’educazione così poco concreta, così poco manuale, pratica (e penso subito a Gesù che imparò anche lui a prendere in mano gli attrezzi di un mestiere). Contemplate perfino la piccolezza dei grandi, smarriti nelle loro paure e nei loro dubbi, nei loro sospetti e nelle loro incertezze; contemplate la piccolezza degli anziani, vestiti come da tempo sanno fare per i giorni di festa, contemplate la solitudine di una vedova o di un padre e di una madre che hanno perso un figlio. Impariamo a contemplarci alla Luce di Colui che è venuto ad illuminare le nostre tenebre, mentre noi pensavamo che il sole non potesse mai spegnersi. Dio vive in noi, perché egli è la Vita che non può morire e noi vivremo se avremo questo sguardo, questa visione, questa speranza; se crederemo che Dio è presente in questa Vita che è la nostra.

E i poveri? Li escluderemmo anche da una semplice riflessione della vigilia di Natale? I poveri che ancora non trovano posto in questa Vita, essi sono il segno di quella Misericordia che non rimprovera mai, che non insorge a fare vendetta o castigo. I poveri stanno semplicemente alla porta e bussano. Solo se avremo saputo contemplare la nostra povertà, potremmo davvero alzarci di nuovo e andare ad aprire quelle porte che teniamo chiuse solo per paura. Condividere non è impossibile. Un Bambino nella notte di Natale ce lo dirà, silenziosamente, con tutta la Misericordia di Dio. In attesa che noi comprendiamo e ci muoviamo verso la Luce. 

Dal Vangelo secondo Luca (1,67-79)

In quel tempo, Zaccarìa, padre di Giovanni, fu colmato di Spirito Santo e profetò dicendo:
«Benedetto il Signore, Dio d’Israele,
perché ha visitato e redento il suo popolo,
e ha suscitato per noi un Salvatore potente
nella casa di Davide, suo servo,
come aveva detto
per bocca dei suoi santi profeti d’un tempo:
salvezza dai nostri nemici,
e dalle mani di quanti ci odiano.
Così egli ha concesso misericordia ai nostri padri
e si è ricordato della sua santa alleanza,
del giuramento fatto ad Abramo, nostro padre,
di concederci, liberati dalle mani dei nemici,
di servirlo senza timore, in santità e giustizia
al suo cospetto, per tutti i nostri giorni.
E tu, bambino, sarai chiamato profeta dell’Altissimo
perché andrai innanzi al Signore a preparargli le strade,
per dare al suo popolo la conoscenza della salvezza
nella remissione dei suoi peccati.
Grazie alla tenerezza e misericordia del nostro Dio,
ci visiterà un sole che sorge dall’alto,
per risplendere su quelli che stanno nelle tenebre
e nell’ombra di morte,
e dirigere i nostri passi
sulla via della pace».

Danzate, ovunque voi siate, dice Dio,
perché io sono il Signore della danza:
io guide la danza di tutti voi.
Dovunque voi siate,
io guiderò la danza di tutti voi.
Io danzerò
il primo mattino dell’universo,
io danzerò circondato dalla luna,
dalle stelle e dal sola,
disceso dal cielo danzavo sulla terra
e sono venuto nel mondo a Betlemme.
Io danzavo per lo scriba e il fariseo,
ma essi non hanno voluto seguirlo;
io danzavo per i peccatori,
per Giacomo e Giovanni,
ed essi mi hanno seguito
e sono entrati nella danza.
Io danzavo il giorno di sabato,
io ho guarito il paralitico,
la gente diceva che era vergogna.
Mi hanno sferzato
mi hanno lasciato nudo
e mi hanno appeso ben in alto
su una croce per morirvi.
Io danzavo il Venerdì,
quando il cielo divenne tenebre.
È difficile danzare
con il demonio sulla spalle!
Essi hanno sepolto il mio corpo
e hanno creduto che fosse tutto finito,
ma io sono la danza
e guido sempre il ballo. 
Essi hanno voluto sopprimermi
ma io sono balzato ancora più in alto
perché io sono la Vita
che non può morire:
e io vivrò in noi e voi vivrete in me
perché io sono, dice Dio,
il signore della danza.

Sydney Carter


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Piccoli Pensieri (3)

Savina

Come statuine dei presepi…
Apparentemente, in tante faccende affacendati, ma con quel movimento che tende là verso quella grotta, capanna, stalla (secondo i vari presepi), in cammino per guardare ciò che era stato annunciato nella notte: … una grande gioia per voi, oggi è nato il Salvatore….”
E così si esce dalle nostre case come da noi stessi per andare ad ammirare quale grazia ci è stata donata.
Uscire per incontrare questo Bambino, ma dove?
A volte mi sento un po’ smarrita.
Allora mi ricordo di un libro letto ben sessanta anni fa “Seppellitemi con i miei stivali”
la storia vera di una ragazza inglese che usciva di notte, con thermos di the caldo e coperte, per andare verso i senzatetto di Londra, e mi dicevo che era molto coraggiosa.
Ho cercato anch’io di uscire, soprattutto da me stessa, e adesso di fronte a qualsiasi presepio, mi sento anch’io statuina rivolta verso quel Bambino che tanto mi incuriosisce.
Bene, un grazie a don Stefano per tutti gli spunti di riflessione e un buon Natale a tutti.

25 Dicembre 2021
Maria Rosa

Dio vive in noi, perché egli è la Vita che non può morire e noi vivremo se avremo questo sguardo, questa visione, questa speranza; se crederemo che Dio è presente in questa Vita che è la nostra.
Gesù che vieni donaci questo sguardo
Grazie di cuore e Buon Natale a tutti
Buon Natale don Stefano
Grazie oer il tuo servizio quotidiano

24 Dicembre 2021
Anna

In tanti abbiamo fatto «la campagna» del Buon Natale. I fatti erano in città a Bergamo e ho sentito che agli auguri di «buone feste» si rispondeva un bellissimo «Buon Natale». È stato bellissimo, mi sono impegnata di più.
Che sia un Natale di Luce. Per i cristiani ogni giorno è Natale, curiamo con la bontà, la gentilezza e l’amore per tutti.
Buon Natale don Stefano e grazie mille.

24 Dicembre 2021

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