Che auguri possiamo scambiarci dunque?

Più che un commento al Vangelo, le parole di oggi vorrebbero essere una semplice riflessione a margine di questi giorni natalizi. Non certo fuori tema dato che il Vangelo è sempre buona notizia, un augurio quotidiano fatto per la nostra vita, per il nostro cammino. Maria, al vertice dell’incontro con Elisabetta, canta il suo cantico di lode. Nei prossimi giorni, in occasione del Natale e dell’Anno nuovo avremo modo di vivere un tempo privilegiato di incontri in famiglia o nelle case. Tempo per scambiarci visite e auguri. Già basta, in questi giorni – entrare in un negozio per sentire tutta la bellezza d’uno scambio d’auguri. 

Non ho seguito molto il recente dibattito circa le parole da utilizzare per scambiarci gli auguri. Ho semplicemente intuito la questione e mi son detto che davvero ogni anno – che sia Natale o che sia Pasqua – dovremo anche abituarci al sorgere di alcune provocazione circa la fede cristiana. Sia ben chiaro: nessun intento polemico in questi miei pensieri. Mi dico, al contrario, che essere di tanto in tanto provocati su cose che rischiano d’essere date per scontate, altro non è che occasione di ritrovare le ragioni di alcuni buoni comportamenti. Ci sono stati gli anni in cui, attorno ai giorni della Pasqua, uscivano nelle sale cinematografiche film che mettevano in scena un Gesù non proprio conforme al racconto evangelico; poi venne il tempo della questione dei crocefissi; poi quello dei presepi nelle scuole.

Quest’anno – se ho ben capito – la questione riguarderebbe dunque le parole da usarsi per porgere auguri. Si proponeva pertanto di non dire più «Buon Natale!» ma piuttosto e più genericamente «Buone feste!». Insomma, mi pare un nuovo colpo di martelletto, come quello che da(va) il medico sul ginocchio o sul tallone per provare i riflessi del paziente.

Si tratterebbe di una questione di rispetto nei confronti di chi non è cristiano, di chi appartiene ad altre religioni o di chi è ateo o agnostico. Sul rispetto delle differenze – religiose e non – non ho davvero alcunché in contrario. Anzi! Sarebbe forse più proficuo per il rispetto, che da cristiani imparassimo a conoscere il calendario delle altrui feste così da farci prossimi ai membri di altre religioni e sorprenderli perfino porgendo a loro i nostri auguri. Già esistono in commercio agende annuali che riportano la menzione di altre festività non cristiane. Ci sono poi calendari ecumenici o interreligiosi. E così mi verrebbe quasi da suggerire che si fornissero ai cittadini un calendario comune di tutte le festività religiose, cristiane e non, così da apprendere qualcosa in più, in modo tale da arricchirci in conoscenze (già che la conoscenza è fonte principale del rispetto!) piuttosto che impoverirci sempre più quanto alle dimensioni umane e spirituali di cui invece avremmo maggiormente bisogno. Passino pure le questioni relative ai segni della religione nei luoghi pubblici, ma che ora a soffrire l’impoverimento sia la parola stessa, questo farei più fatica a comprenderlo.

Prendiamo dunque l’augurio più generico proposto: «Buone feste!». Ma quali feste? Ce ne sono ormai così tante: feste di compleanno, feste di laurea, feste per la pensione finalmente raggiunta, anniversari vari… e poi le feste con gli amici… e tra tutte queste dunque anche le feste natalizie. A ben pensarci sentirei più mancante di rispetto questo dire indistintamente «Buone feste!».

Immaginate, per esempio, di dirlo a chi è stato colpito recentemente da un lutto o da una grave malattia. Sembrerebbe quasi di prendere un po’ in giro la persona, sapendo bene che di feste non ne avrà molta voglia. Ora se dico, con cognizione di causa, l’altro augurio – il più classico «Buon Natale!» – non ci vedrei proprio nulla di sconveniente o di inadeguato. Un tale augurio pare perfino possa fare molto bene: augurare di rinascere, di venire nuovamente alla Luce, di ritrovare una speranza anziché augurare di vivere una festa tra le tante. Si potrebbe perfino stare da soli in casa il giorno di Natale, ma questo augurio risuonato all’orecchio e portato nel cuore fa un certo effetto. Benefico! Non per nulla escludente. Men che meno irrispettoso. 

E dunque diciamo ancora «Buon Natale!», per tutti… con l’impegno di far comprendere la bellezza di questo augurio anche davanti ad una faccia sconcerta; con l’impegno di conoscere maggiormente anche il calendario delle festività religiose di altri paesi, le cui persone ora sono già nostri vicini di casa. Crescerebbe il rispetto, comprenderemmo meglio quanto sia importante il riposo dal lavoro, e ritroveremmo diffusi un po’ ovunque certi temi cari anche alla nostra tradizione, temi che spesso vanno di pari passo con il ritmo delle stagioni, proprio come accade di questi tempi, quando la notte prevale sulla luce del giorno e gli uomini accendono luci un po’ ovunque a sottolineare che siamo davvero figli del giorno e non delle tenebre. E che sapere è sempre illuminante! E come canta Maria siamo tutti discendenza di Abramo. 

O re delle genti,
atteso da tutte le nazioni,
pietra angolare che riunisce i popoli in uno:
vieni e salva l’uomo
che hai formato dalla terra.

Dal Vangelo secondo Luca (1,46-55)

In quel tempo, Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».

APPROFONDIMENTI

37 minuti sono sufficienti per ascoltare il Magnificat musicato da Johann Sebastian Bach (BWV 243a), eseguito dall’orchestra barocca di Amsterdam, diretto dall’eccezionale Ton Koopman. La registrazione è avvenuta nella cattedrale di San Tommaso a Lipsia, luogo nel quale venne eseguito per la prima volta. 
Una piccola curiosità: intervallati al testo latino del Magnificat, Bach inserì nella composizione anche alcuni  mottetti natalizi. È musica bella da ascoltare ma anche da vedere! Buon ascolto, buona visione!

Per ascoltare e vedere, cliccate sul link qui di seguito:
https://youtu.be/3YHf3CtEi8E


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Piccoli Pensieri (5)

Savina

Aggiungere…. più che togliere.
A me sembra più naturale, nelle scuole come in tutti gli uffici pubblici, l’aggiungere tutti i segni delle altre fedi.
Oltre che rispetto, è una questione di cultura, di sapere, un modo per arricchire la nostra conoscenza…
Ho incontrato persone di altre fedi, con loro c’è stata condivisione del comune sentire spirituale, solo espresso in altro modo.
Così mi è capitato che, ascoltando preoccupazioni, io abbia detto: “Tu prega Allah, io prego Cristo e vedrai che otterremo grazia, perché è sempre lo stesso Dio”… rispetto che porta rispetto.
“Molte fedi sotto lo stesso cielo” un concetto chiaro, preso come biglietto da visita da questo circolo culturale dove trovano spazio tante espressioni diverse…
Dunque, aggiungiamo…
E buon Natale a tutti, e agli altri possiamo augurare ogni bene con una vera e propria benedizione.

22 Dicembre 2021

Leggendo questa riflessione stamane il mio pensiero è volato direttamente a Matteo e Mansoureh. Lui uno dei miei più cari amici bergamaschi, lei la moglie originaria di Teheran, incontratisi ed innamoratisi presso la Sinica University di Taiwan dove svolgevano un dottorato. Grazie alla pratica un po’ musulmana ed un po’ zoroastriana della moglie Matteo si è riavvicinato alla fede ed io, quale buona amica e gran chiacchierona, ho potuto scoprire quanta base bibliografica (e non solo) abbiamo in comune noi cristiani con i musulmani. Il dialogo fruttuoso ed il reciproco interesse e confronto hanno senz’altro contribuito ad avvicinarci. Ci è venuto quindi spontaneo in un periodo di difficoltà e prove per entrambe, di proporci reciprocamente una preghiera corale ciascuna secondo i propri modi e mezzi. Questa è stata, e resta, una delle esperienze più toccanti ed emozionanti vissute sino ad ora. Validissimo promemoria di quanta ricchezza ci sia nella condivisione, quale che sia.

22 Dicembre 2021
Anna

Grazie a Mamadou perché stamattina, dopo avermi aiutato col carrello della spesa, mi ha salutato con un gioioso “Buon Natale!”.
Grazie a Fatima:a volte entro maldestramente in casa e la chiamo ripetutamente. Non mi risponde: sta pregando Allah e tutto il resto non conta!
Custodisco nel cuore queste sue parole:”Dio è uno solo… e noi siamo tutti fratelli…”

22 Dicembre 2021
Emanuela

Piccola esperienza personale: ho colleghi indiani che ogni anno non mancano di inviarci i loro auguri di Natale pur essendo per loro una giornata ordinaria lavoro il 25 dicembre. Dicono e scrivono esplicitamente Merry Christmas, non si limitano ad un generico buone feste!
È stato perciò del tutto naturale, il mese scorso, augurare loro Buon Diwali, che guarda caso è una festa indù delle luci…

22 Dicembre 2021
Rosaemma Monaci

Grazie, don Stefano, per averci dato una significativa spiegazione del significato più vero – in quanto legato, non solo alla nostra tradizione religiosa, ma soprattutto al concetto teologico del Natale – del nostro ricorrente e inflazionato augurio di Buon Natale.
Buon Natale a tutti !!!

22 Dicembre 2021

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