Causa, effetto. Azione, reazione

28 giugno 2022, ore 12. In pullman per un trasferimento da Paray-le-Monial a Bourges. Paray ci ha «stregati», trattenendoci più del previsto. Difficile staccare gli occhi da tanta bellezza, tanto ordine, tanta pulizia. Osservare ogni cosa con più tempo a disposizione fa risplendere tutto di una luce differente. Eppure il mondo è lo stesso. Sono gli occhi che sembrano aver perso il velo che copriva la faccia della terra… Il cielo poi s’è fatto limpido, la temperatura è gradevolissima. Dall’Italia  intanto ci giungono foto di grandinate spaventose, in Piemonte.

Della preghiera di questo mattino condividiamo alcune suggestioni.

Dal Vangelo secondo Matteo (8,23-27)

In quel tempo, salito Gesù sulla barca, i suoi discepoli lo seguirono. Ed ecco, avvenne nel mare un grande sconvolgimento, tanto che la barca era coperta dalle onde; ma egli dormiva.
Allora si accostarono a lui e lo svegliarono, dicendo: «Salvaci, Signore, siamo perduti!». Ed egli disse loro: «Perché avete paura, gente di poca fede?». Poi si alzò, minacciò i venti e il mare e ci fu grande bonaccia.
Tutti, pieni di stupore, dicevano: «Chi è mai costui, che perfino i venti e il mare gli obbediscono?».

Ad ogni azione – lo sappiamo – corrisponde una reazione. Il pensiero nasce ascoltando il profeta Amos quando dice: «Camminano forse due uomini insieme, senza essersi messi d’accordo? Ruggisce forse il leone nella foresta, se non ha qualche preda? Il leoncello manda un grido dalla sua tana, se non ha preso nulla? Si precipita forse un uccello a terra in una trappola, senza che vi sia un’esca? Scatta forse la trappola dal suolo, se non ha preso qualche cosa? Risuona forse il corno nella città, senza che il popolo si metta in allarme? Avviene forse nella città una sventura, che non sia causata dal Signore?»

Il discorso non fa una piega… fino all’ultima domanda. Perché l’ultima domanda è piuttosto espressione del nostro pensiero davanti a qualcosa che può accadere senza che l’uomo lo abbia voluto. Una sventura, di per sé, nessuno la vorrebbe, sicché quando accade capita spontaneamente di pensare a chi potrebbe averla causata… in ultima istanza non è impossibile che l’uomo attribuisca al Cielo d’essere anche la causa prima dei mali dell’uomo. Ma Amos prosegue con fermezza per farci comprendere ciò che il Signore ha fatto: «In verità, il Signore non fa cosa alcuna senza aver rivelato il suo piano ai suoi servitori, i profeti… Il Signore Dio ha parlato: chi non profeterà?»

Profetare, parlare a nome di un altro è la reazione di un’azione precedente: l’ascolto di Colui che ha parlato. Il Signore è un Dio che parla. La sua parola comanda e tutto esiste, dice la Scrittura. La sua parola suona come un avvertimento, un invito a ravvedersi perché ciò che accade non sia conseguenza delle nostre chiusure, del nostro rifiuto ad ascoltare e ad accogliere una parola che vuole solo il Bene e la salvezza per l’uomo. 

Così il sonno di Gesù su una barca in piena burrasca è il segno della sua estraneità al male di cui Egli non sarà mai la causa originante. Così la sua presenza sulla barca dei discepoli non garantirà loro di essere totalmente al sicuro. Conoscere Gesù Cristo non è credere di non trovare burrasche. La sua presenza in quei momenti però può essere risvegliata e Lui, aggrappandosi alla nostra poca fede ancor più quando questa è sommersa dai flutti della paura, farà tacere quel dubbio – che così spesso ritorna nelle nostre traversate – d’essere perduti o dimenticati.

Dio ha parlato e ci ha assicurato che egli non abbandona il povero che invoca; egli non è sordo al gemito di chi è in pericolo. Incredibilmente venti e mari mostrano d’essere in grado, a volte più dell’uomo, di ascoltare le intimazioni del Signore. Azione, reazione…  La burrasca aziona nei discepoli la paura di perdersi. La reazione è questo grido al Signore che salva. La parola di Gesù che minaccia il vento e il mare è la causa che ha per effetto la bonaccia. 

Paray-le-Monial

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Piccoli Pensieri (1)

Mary

Primo giorno di vacanza per me, vi penso: per qualche giorno ho accarezzato l’idea di iscrivermi a questo pellegrinaggio, ma diversi motivi mi hanno fatto rinunciare. Sono qui immobile, ferma nel silenzio del soggiorno ovviamente famigliare eppure oggi appare diverso … mi succede sempre nei primi giorni di vacanza: lo sguardo cambia e ha il tempo di soffermarsi, così gli oggetti che ci sono qua e là iniziano a raccontare le esperienze vissute proprio in viaggio, riportando alla luce le persone incontrate e il desiderio di conoscere. La mente corre ad una poesia bellissima:

ITACA
Quando ti metterai in viaggio per Itaca
devi augurarti che la strada sia lunga,
fertile in avventure e in esperienze.
(…)
Sempre devi avere in mente Itaca
raggiungerla sia il pensiero costante.
Soprattutto, non affrettare il viaggio;
fa che duri a lungo, per anni, e che da vecchio
metta piede sull’ isola, tu, ricco
dei tesori accumulati per strada
senza aspettarti ricchezze da Itaca.
Itaca ti ha dato il bel viaggio,
senza di lei mai ti saresti messo
sulla strada: che cos’ altro ti aspetti?
E se la trovi povera, non per questo Itaca ti avrà deluso.
Fatto ormai savio, con tutta la tua esperienza addosso
già tu avrai capito ciò che Itaca vuole significare.
K. KAVAFIS

Vi auguro di avere sempre la vostra Itaca.
Grazie don Stefano per la condivisione di questo diario di bordo.

28 Giugno 2022

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