Voce del verbo assumere

Stefania Massaccesi, L’assunta (particolare)

Assunzione della beata Vergine Maria

messa della vigilia: 1Cr 15,3-4.15-16; 16,1-2 / Sal 131 / 1Cor 15,54-57 / Lc 11,27-28
messa del giorno: Ap 11,19; 12,1-6.10 / Sal 44 / 1Cor 15,20-26 / Lc 1,39-56

Oggi è la festa dell’unità dell’uomo,
del destino glorioso dei corpi
uguale al destino dell’anima:
oggi ogni uomo obbediente e fedele
canti la sua intera salvezza
in anima e corpo!
Amen.

Assumere è verbo dai molteplici significati e non è da escludere che dall’uso più quotidiano e comune di questo verbo non si possa risalire, come raccogliendo indizi, al significato profondo di questa solennità. Assumere è verbo e dunque indica un agire. Maria assunta in cielo è la destinataria di questa azione che Dio stesso opera in suo favore.

Assumiamo posture, atteggiamenti e comportamenti. Li assumiamo spesso per imitazione. Così il principio fondamentale del cristianesimo ci fa affermare che Dio s’è fatto uomo: ha dunque assunto la nostra natura umana. Assumere può cosi significare prendere su di sé.  Di questa nostra natura terrena Gesù ha preso tutto, morte compresa. Quanto al peccato non lo ha commesso ma s’è lasciato trattare da peccatore, caricandosi dunque tutte le nostre iniquità per portarle a morire con sé sulla croce. Risorgere è dunque portare con sé questa umanità dapprima solo segnata dal peccato e ora graziata dalla sua misericordia, dal suo perdono. Maria assunta in cielo è segno di questo misterioso dono, di questo grande scambio di cui siamo destinatari: Dio ha assunto la nostra natura perché l’umanità abbia un posto presso Dio.

Assumere è verbo di responsabilità. Parole pronunciate, promesse fatte, scelte compiute chiedono sempre un’assunzione di responsabilità. Siamo responsabili di ciò che diciamo e facciamo e dunque è Dio che assume le proprie responsabilità in favore dell’uomo tenendo fede alle sue promesse.

Assumere – nel mondo lavorativo – è verbo che procura gioia a chi è in cerca di lavoro. Assumere è entrare a far parte di un’impresa, è partecipare attivamente all’opera, è offrire collaborazione al raggiungimento degli obiettivi di un’azienda. «Venite con me, vi farò pescatori di uomini» (Mt 4,19) disse ad alcuni pescatori. «Andare in tutto il mondo, annunciate il Vangelo ad ogni creatura» (Mt 10,15) questa è l’impresa affidata che si rinnova alla resurrezione di Gesù. 

Una piccola carrellata di significati perché questo verbo non suoni troppo distante dalla nostra vita. E anche in materia di fede se ne può comprendere tutta la sua forza e la sua bellezza. Maria assunta in cielo è testimone di questa responsabilità che Dio ha assunto nei nostri confronti… «Perché non lascerai la mia vita nel sepolcro, né lascerai che il tuo santo veda la corruzione» (Sal 15). Parole che ancora suonano come invocazione. Parole che suonano come balsamo di speranza davanti alla morte. La resurrezione di Gesù, l’assunzione di Maria in cielo sono il segno di questa promessa che va compiendosi da quel mattino di Pasqua e prosegue sempre, anche nel cuore dell’estate. Il riposo dell’uomo è tutto qui: lasciarci assumere da Dio nell’ora in cui da soli non posiamo fare più nulla. «Rimanete in me e io in voi perché senza di me – disse Gesù – non potete fare nulla» (Gv 15,5)

Maria è immagine terrena di tutti questi significati. Ella collabora all’opera di Dio, alla sua creazione generando nella carne l’autore della Vita. Il suo «Eccomi» suona come assunzione di responsabilità davanti alla Parola udita e risuona come impegno a collaborare all’impresa di Dio che, dalla notte dei tempi, vuole mettere in salvo l’uomo minacciato da tempo dal Male, quel male che così ha nuovamente un suo limite. «Tu non hai voluto che conoscesse la corruzione del sepolcro colei che in modo ineffabile ha generato nella carne il tuo Figlio,  autore della vita» si pregherà con queste parole nella liturgia odierna. 

Assumere è verbo che si usa quando c’è da curare: si assumono farmaci secondo precise posologie. Il pane della Vita, l’Eucarestia di cui anche oggi ci nutriamo diventa così come un farmaco che assunto nella fede ci dona la vita eterna. Maria, nel magnificat esulta di gioia e diventa così testimone di quella completa guarigione che Dio opera in favore dell’uomo. 

Dal Vangelo secondo Luca (1,39-56)

In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo.
Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
Allora Maria disse:
«L’anima mia magnifica il Signore
e il mio spirito esulta in Dio, mio salvatore,
perché ha guardato l’umiltà della sua serva.
D’ora in poi tutte le generazioni mi chiameranno beata.
Grandi cose ha fatto per me l’Onnipotente
e Santo è il suo nome;
di generazione in generazione la sua misericordia
per quelli che lo temono.
Ha spiegato la potenza del suo braccio,
ha disperso i superbi nei pensieri del loro cuore;
ha rovesciato i potenti dai troni,
ha innalzato gli umili;
ha ricolmato di beni gli affamati,
ha rimandato i ricchi a mani vuote.
Ha soccorso Israele, suo servo,
ricordandosi della sua misericordia,
come aveva detto ai nostri padri,
per Abramo e la sua discendenza, per sempre».
Maria rimase con lei circa tre mesi, poi tornò a casa sua.

L’ordine era di attender lo Spirito:
così vegliavano assidui e unanimi.
Eri tu certo a guidar la preghiera
come Lui fece nell’ultima cena.

Certo, il profeta ti vide all’origine
quando lo Spirito ornava il creato,
quando la lotta iniziò col serpente,
e poi nel lungo cammino dell’arca.

Certo, tu eri la terra promessa
l’isola intatta del santo approdo,
ove lo Spirito scese già prima
a fecondarti del germe divino. 

Con noi assisti all’ultimo tempo:
lo stesso vento ora scuote la casa,
lo stesso fuoco dell’Orbe divampa
e apre la via del nuovo deserto!

(David Maria Turoldo)


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Piccoli Pensieri (3)

Mary

Giorni di vacanza nella città di Gaudí, passiamo i giorni a camminare, osservare e ammirare, qui è quasi naturale assumere uno sguardo contemplativo che spesso volge verso l’alto… spero
che di riflesso possiamo assumere un atteggiamento che porti all’Alto.

16 Agosto 2022
Anna

Siamo stati creati anche, e soprattutto, per aspirare a cose grandi, per anelare, per elevarci, per guardarci intorno e in Alto…
Cos’altro sarebbero la musica, il canto, la danza, la poesia, la scrittura, la pittura e la scultura, insomma tutta l’arte, se non questo anelito verso e dentro la Bellezza?
E tutto quanto parla di Te, Signore.
L’alba, il tramonto, il cielo, il mare, i monti, i laghi (siamo nel bel mezzo dell’estate e delle vacanze!), i fiori, le piante, gli animali, il sole e la pioggia…
Semplicemente, grazie!

15 Agosto 2022
Marco

Ho pensato, carissimo don Stefano, che “assumere” è la voce del verbo che esprime più di tutti il concetto della nostra libertà, tanto sacra a Dio e che dovrebbe esserlo altrettanto per noi.
Quando compiamo questa azione lo facciamo con una libertà mai espressa in nessun altro tempo della nostra vita.
Non è un caso che tutti i momenti decisivi del vangelo sono una serie di assunzioni libere?
Maria con il suo “Eccomi”, gli apostoli che lasciano tutto, il buon samaritano, il papà del figliol prodigo e Gesù stesso che non ha fatto altro in tutta la sua vita terrena.
Ma anche nella sua accezione negativa, quando non ci assumiamo: il giovane ricco, Giuda, i due che non soccorrono l’uomo prima del samaritano.

Ed è qui che il Signore fa entrare in gioco la misericordia per controbilanciare attraverso di questa, continua a esprimere il suo amore e nello stesso tempo non viola mai la sacralità che ha stabilito con il verbo assumere.
Il vangelo è il manifesto della libertà del verbo assumere.
Grazie don.

15 Agosto 2022

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