… senza quella Luce
Maestro del lume di candela (Giacomo Massa?), Derisione di Cristo, 1630-1635, Pesaro, Musei Civici.
Giovedì della IV settimana di Quaresima (Es 32,7-14 / Sal 105 / Gv 5,31-47)
L’ajuda em vindrà dal Senyor,
dal Senyor el nostre Déu
que ha fet el cel i la terra, el cel i la terra.
L’aiuto verrà dal Signor,
dal Signor il nostro Dio,
che ha fatto il cielo e la terra, il cielo e la terra.
Dal Vangelo secondo Giovanni (5,31-47)
In quel tempo, Gesù disse ai Giudei: «Se fossi io a testimoniare di me stesso, la mia testimonianza non sarebbe vera. C’è un altro che dà testimonianza di me, e so che la testimonianza che egli dà di me è vera.
Voi avete inviato dei messaggeri a Giovanni ed egli ha dato testimonianza alla verità. Io non ricevo testimonianza da un uomo; ma vi dico queste cose perché siate salvati. Egli era la lampada che arde e risplende, e voi solo per un momento avete voluto rallegrarvi alla sua luce.
Io però ho una testimonianza superiore a quella di Giovanni: le opere che il Padre mi ha dato da compiere, quelle stesse opere che io sto facendo, testimoniano di me che il Padre mi ha mandato.
E anche il Padre, che mi ha mandato, ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato.
Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Ma voi non volete venire a me per avere vita.
Io non ricevo gloria dagli uomini. Ma vi conosco: non avete in voi l’amore di Dio. Io sono venuto nel nome del Padre mio e voi non mi accogliete; se un altro venisse nel proprio nome, lo accogliereste. E come potete credere, voi che ricevete gloria gli uni dagli altri, e non cercate la gloria che viene dall’unico Dio?
Non crediate che sarò io ad accusarvi davanti al Padre; vi è già chi vi accusa: Mosè, nel quale riponete la vostra speranza. Se infatti credeste a Mosè, credereste anche a me; perché egli ha scritto di me. Ma se non credete ai suoi scritti, come potrete credere alle mie parole?».
Tutta la Scrittura è orientata alla rivelazione di Gesù Cristo. Ogni pagina della Bibbia cioè, anche quando raccontasse misfatti umani, è da sfogliare in vista dei Vangeli, in vista della Luce venuta nel mondo, in vista dell’incontro e della conoscenza di Gesù. Senza quella Luce che è la vita umanissima di Gesù la Bibbia stessa risulterebbe ancora oscura alla nostra comprensione e la nostra vita soltanto una grande fatica sotto il sole.
Rivolgendosi ai suoi accusatori Gesù dice: Voi scrutate le Scritture, pensando di avere in esse la vita eterna: sono proprio esse che danno testimonianza di me. Avevano posto tutta la loro fiducia in quelle parole che chiamavano Legge ma non riuscivano a riconoscere Colui che era venuto per portarle a pieno compimento, per darne una chiara interpretazione, una luminosa illustrazione. Vorremmo vedere Dio in ogni dove, lo chiamiamo in causa ogni volta che l’umana barbarie ci lascia sgomenti, sconcerti e perplessi. Come se non bastasse, mossi da questo desiderio di Dio – creduto come fosse la soluzione di tutti i mali – incorriamo pure noi nel rischio di farcene un vitello d’oro, una divinità da forgiare con le nostre mani e con le nostre possibilità.
Non siamo chiamati a forgiare una divinità con i nostri mezzi, ma piuttosto siamo invitati a guardare in profondità le opere che Gesù stesso ha compiuto. E una volta conosciute, osservate attentamente, meditate con attenzione, passare in rassegna le nostre opere per vedere se danno testimonianza della grande opera che Dio compie nel mondo: essere misericordia.
Anche il Padre, che mi ha mandato, – dice Gesù nel Vangelo – ha dato testimonianza di me. Ma voi non avete mai ascoltato la sua voce né avete mai visto il suo volto, e la sua parola non rimane in voi; infatti non credete a colui che egli ha mandato. È vero: nessuno di noi ha visto Dio e forse non ne abbiamo mai sentito la voce. La voce di Dio assomiglia nelle Scritture al rombo di un tuono, una lingua incomprensibile. Ma Dio ha mandato nel mondo il suo Figlio perché ne osserviamo le azioni, le opere. Sono queste che danno testimonianza.
C’è una cosa sorprendente che accade nella Scrittura quando gli uomini si esprimono al peggio e le loro opere sono davvero lontane dalla volontà di Dio. Possiamo anche leggere la prima lettura tratta dal libro dell’Esodo. Si racconta di come Dio abbia invitato Mosè a scendere dal monte perché il popolo, a valle, s’era fabbricato un idolo di metallo fuso davanti al quale facevano la loro professione di fede, per altro, formalmente corretta. Dio lo riconoscevano sì come Colui che li aveva fatti uscire dalla terra d’Egitto, ma si beavano d’averlo forgiato con le proprie mani, con le proprie ricchezze, con il proprio potere.
L’ira di Dio si accese, dice la Scrittura. Il Signore disse inoltre a Mosè: «Ho osservato questo popolo: ecco, è un popolo dalla dura cervìce. Ora lascia che la mia ira si accenda contro di loro e li divori. Di te invece farò una grande nazione». E qui accade qualcosa di incredibile: Mosè riesce a far cambiare opinione a Dio tanto che alla fine del racconto si dice Il Signore si pentì del male che aveva minacciato di fare al suo popolo. A Mosè non importa d’essere salvato da solo, di diventare una nazione potente. Egli si sente così parte del suo popolo da non volersi salvare a scapito di tutti gli altri. E così Mosè chiede al Signore di ricordarsi delle sue promesse e degli uomini che le hanno ascoltare e custodite. Ricordarsi delle promesse e ricordarsi di coloro che hanno camminato alla luce di quelle promesse è la strada che porta a desistere dal male.
La storia è spesso il triste racconto di uomini che hanno compiuto il male. La Scrittura è storia… di salvezza, racconto di uomini che hanno continuato a camminare nonostante il male. Gesù, a cui tutta la Scrittura tende, è il frutto del pentimento di Dio, è l’opera più bella della sua conversione in favore dell’uomo e delle creature. Padre, ricordati di tuo Figlio. Uomo, ricordati di Gesù Cristo. Figlio, ricordati dei tuoi fratelli.
Tu, accogli la luce della candela
che i piccoli accendono all’alba e alla sera,
che all’aurora gridano
chiedendo in prestito le tue ali
e trovare riposo.
Tu, accogli la lotta dei piccoli,
la loro ricerca di pace
mille volte sognata e attesa non senza tremore.
Gli anni duri di pazienza e fedeltà
per poter fare della vita una luce.
Tu, ti riveli ai piccoli che fanno
di ogni ombra una freccia di luce,
che si aprono come fiore del mattino.
Io temo uomini e fedi
dei saggi e degli intelligenti,
che non provano neanche un istante
a stare nel presente,
a respirare nel giardino di Dio.
(don Luigi Verdi)
Mi colpisce l’infinita tenerezza da parte di Dio che ci vuole così tanto bene da arrivare al punto di mandare su questa terra proprio il Suo unico Figlio a morire di una morte così crudele e questo solo affinché imparassimo da Lui. Ha permesso che Gesù assumesse la condizione di uomo per fare sì che noi Gi andassimo dietro. Sta poi la nostra libertà, perché Dio ci lascia liberi, seguire questo Gesù o meno.
È incredibile come in tanti anni di lettura del vangelo non sia mai incappata in questo brano, come pure in quello di ieri. Mi affascina l’idea di Dio che si pente e dal suo pentimento nasce l’invio del figlio… grazie