Salì in una barca… e furono invasi dallo stupore
(Col 1,9-14 / Sal 97 / Lc 5,1-11)
Il lago di Gennesaret, il lago a forma d’arpa, con il suo paesaggio circostante suona ancora oggi una melodia silenziosa di bellezza. È certamente uno dei luoghi più suggestivi del pellegrinaggio nella Terra Santa. Basta evocare alcuni ricordi… e pare a noi d’essere parte di quell’umanità già salvata dalle acque, pare a noi d’essere uomini vivi salvati da quella Parola e dalla fede di alcuni uomini. Per la cultura del suo tempo, il mare e l’acqua profonda in genere, erano sempre associati alla negazione della vita. Il pericolo di sprofondarvi ed esserne inghiottiti è già metafora. La fede, dai tempi di Mosé, è sempre un attraversare le acque senza esserne travolti.
Gesù sta insegnando alle folle. Le sue parole attirano folle. Ed ora, in modo visibile, desidera mostrare con un segno come quella Parola possa far accadere l’impossibile. Sale su una barca vuota, una barca di Simone. I pescatori uscivano la notte per la pesca e nel resto della giornata preparavano le reti per la pesca della notte seguente. Se c’era del pescato giusto il tempo di vendere e guadagnare dal frutto delle loro fatiche. Quelle barche, durante il giorno potevano servire anche come servizio di trasporto da una riva all’altra del lago. Salì in una barca e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Al limite niente di insolito dunque nel vedere quel passeggero imbarcarsi. Scostarsi un poco da terra però non suona come una meta, una destinazione da raggiungere. Cosa continuò a dire alle folle, una volta discostati dalla riva e dalla pressione della folla, non lo sappiamo. Ciò che conta è quanto disse proprio su quella barca una volta salito a bordo.
Smise di parlare alle folle e comandò al cuore del pescatore deluso di compiere un gesto che avrebbe mille ragioni per non essere fatto: gettare le reti per la pesca, in pieno giorno e soprattutto dopo una notte di pesca infruttuosa, al netto della stanchezza di quel nugolo di pescatori. Pietro confessò la sua fatica, la sua delusione di non aver pescato nulla. Pietro confessa l’investimento delle sue energie per un risultato pari a zero. Obbedire ad un comando seppur insolito quando già non s’è guadagnato nulla lasciava intendere che, in ogni caso, c’era nulla da perdere. Forse che da lontano Simone aveva già teso l’orecchio per ascoltare le parole di quel Maestro? Quella richiesta di gettare le reti poteva perfino suonare come una sfida assurda lanciata a pescatori provetti, che in un secondo tempo avrebbero potuto ridere di quell’invito. Ma le folle stesse, avrebbero potuto poi ridere di quell’apparente ingenuità di pescatori. Ma Simone preferì prendere seriamente quell’invito, appoggiando sulla parola di un Altro i suoi gesti quotidiani.
Signore, Tu non sai nulla,
tu non sai dei nostri calcoli e delle nostre paure,
delle notti che abbiamo faticato inutilmente :
Tu non sai quanto è difficile crederti, Signore:
ci consumiamo in attivismi senza risparmi
e non prendiamo mai niente,
mai una retata che ci ripaghi:
Signore, liberaci dalle infinite pastorali,
dalle divoranti organizzazioni,
da tutte le nostre inutili strategie,
e donaci solo fede, tanta da osare tutto
e solo nella tua parola.
Amen.
(David Maria Turoldo)
Dal Vangelo secondo Luca (5,1-11)
In quel tempo, mentre la folla gli faceva ressa attorno per ascoltare la parola di Dio, Gesù, stando presso il lago di Gennèsaret, vide due barche accostate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedette e insegnava alle folle dalla barca.
Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e gettate le vostre reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». Fecero così e presero una quantità enorme di pesci e le loro reti quasi si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell’altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche fino a farle quasi affondare.
Al vedere questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontànati da me, perché sono un peccatore». Lo stupore infatti aveva invaso lui e tutti quelli che erano con lui, per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d’ora in poi sarai pescatore di uomini».
E, tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.
Sì, siamo eroi da opera buffa,
e di questa commedia sarebbe normale
che il primo pubblico fossimo noi.
Ma la storia non finisce qui.
Quando si scopre questa comicità impagabile,
quando si scoppia a ridere
ricapitolando la farsa della propria vita,
viene la tentazione di abbandonarsi, senz’altro,
a una carriera da clown
per la quale dopotutto
sembriamo assai dotati.
Si sarebbe facilmente tentati di pensare
che ciò non ha grande importanza
e che accanto ai sublimi,
ai forti, ai santi,
vi sia posto per i pagliacci e i buffoni
e che a Dio non dispiacciono affatto.
Non è certo molto esaltante,
ma nemmeno molto faticoso
ed è anche un vantaggio.
È allora che dobbiamo ricordare
che Dio non ci ha creato per humour
ma per questo amore eterno e terribile
con il quale da sempre ama tutto ciò che ha creato.
È allora che dobbiamo accettarlo, questo amore
non per esserne il compagno splendido e magnanimo
ma il beneficiario, imbecille, senza fascino
senza fedeltà fondamentale.
E in questa avventura della misericordia
ci è chiesto di donare fino in fondo quanto possiamo,
ci è chiesto di ridere quando questo dono è fallito,
ma ci è chiesto anche di meravigliarci
con lacrime di riconoscenza e di gioia,
davanti a questo tesoro inesauribile
che dal cuore di Dio scorre in noi.
A questo crocevia del riso e della gioia
si situerà la nostra pace indefettibile!
(Madeleine Delbrêl)
Non devo fare altro che avere Fede.
Anche se vado contro al bisogno di far tornare i conti, avere conferme, oppure una dimostrazione, Gesù mi raccomanda semplicemente di avere Fede.
È possibile lasciare da parte la razionalità dei ragionamenti, la matematica dei risultati, le teorie che si fondano su basi scientifiche,
perché dentro a questa dimensione, che è quella interiore della profondità, c’è la volontà e il desiderio di seguire Gesù.
Non aggiungo altro, perché la perfezione della Scrittura del Vangelo di ogni giorno, mi dice già tutto.
Penso che sia un alleggerimento dell’animo sapere che basta solo e semplicemente avere Fede,
abbandonarsi a Dio Padre,
restare in attesa di Gesù.
E anche quando una richiesta sembra impossibile da esaudire, rinnovo il mio Credo, e attendo.
È cosi semplice ciò che ci indichi Gesù,
che tutti sono messi nella condizione di comprendere bene il messaggio.
Solo Fede e Grazie stasera.
Grazie, Signore, per esserci accanto, sempre.
Non ti fai trovare solo nelle sinagoghe o nelle chiese dei nostri giorni. E penso alla “Chiesa in uscita” di papa Francesco…
Ieri, eri in casa di Simone chino sulla suocera ammalata; poi, in piazza, dove ciascuno porta il suo dolore; oggi, sulle rive del lago di Gennèsaret, dove la folla non ti cerca per i miracoli ma per ASCOLTARE la Parola. Una Parola che non delude mai, anzi…
Spesso nella vita siamo stanchi e sfiduciati come Pietro, ma eccoti: ci chiedi, anzi ci preghi, rispettando la nostra libertà, di andare “al largo”, di prendere distanza dalla nostra rassegnazione, dalle nostre tradizioni e abitudini. E di cercare di nuovo, nel mare profondo di noi stessi, la Speranza. Per ricominciare…
Vorrei che le parole mutassero in preghiera per Don Stefano che da oggi non sarà più parroco della nostra comunità e per Don Mauro che lo è diventato, firmando un giuramento. A loro il nostro grazie e che il Signore accompagni tutti e ciascuno in questo pellegrinaggio terreno, aiutandoci a comprendere che le nostre vite hanno senso se poggiano sulla Sua Parola perché “sulla Tua Parola io credo nell’amore, io vivo nella pace, io so che tornerai”.
Forse torneremo ad essere tutti dei semplici pescatori,su una grande barca che ha Lui come timoniere e noi come co-timonieri, insieme a Lui. Allora nulla avremo da temere perché avremo riposto la nostra fiducia in Chi non la delude perché ci ha a cuore e da sempre e per sempre ci è e ci sarà fedele.
Mettere da parte le mie paure, l’orgoglio di volercela fare da sola, il timore di non meritare e non essere all’altezza.
Oggi voglio essere il ‘beneficiario imbecille e senza fascino’ di questa bella preghiera. Anche se so già che non sarà facile…