Riposo

Categoria :Pensieri sparsi
Data :14 Gennaio 2023
Commenti: (6)

Venerdì 13 gennaio, ore 8.45. Una vicina di casa mi accompagna insieme ad alcune persone fino alle porte della grande sinagoga di Losanna. Un assistente del rabbino (di nazionalità francese lui, mentre anche il rabbino ha origini italiane) ci fa entrare dalla piccola sinagoga al piano seminterrato (utilizzata per la preghiera feriale) per poi accedere nella sinagoga vera e propria, dove al calar del sole di questo stesso giorno la comunità ebraica di Losanna si ritroverà per aprire lo Shabbat, il giorno santo del riposo comandato dal Signore.

Sabato 14 gennaio. ore 7.15. Passando davanti alla sinagoga prima dell’alba le luci erano ancora accese. Non si preme nemmeno un interruttore perché anche il più semplice gesto ordinario ed usuale nella vita quotidiana, fa richiamo comunque al lavoro di accendere un fuoco. E dunque per salvare il riposo sabbatico si evita ogni genere di lavoro o qualsiasi gesto che possa rimandare ad esso. 

In questi giorni, come per felici coincidenze, ho avuto modo di riflettere proprio attorno al tema del riposo. E così mi sono ripromesso di fissare qui alcune piccole considerazioni a partire da cose ascoltate, viste e vissute. Di vissuto c’è questo sabato e la domenica che si annuncia. Come tutti i sabati e le domenica già trascorsi… e via via fino all’origine dei giorni di riposo. Qui il sabato e la domenica regna una calma surreale. Pochissime le auto in circolazione. Forse si contano sulle dita di una mano nell’arco di una passeggiata. Intanto, nell’apparente spaesamento sabbatico, la mente corre al riparo ad immaginare scene da week-end viste altrove per troppo tempo: negozi aperti senza soluzione di continuità, dove non si distingue nemmeno più il giorno dalla notte, il giorno lavorativo dal giorno feriale. Come se non ci fosse più un domani. E tutto appare come una conquista, un segno di modernità. 

Nel centro della città oggi – sabato – si apre il mercato di generi alimentari: frutta, verdura (anche fiori e piante), pane e prodotti da forno, formaggi, carne e salumi e pure il pesce. Non si vendono abiti, non si vendono scarpe, non si vendono prodotti per la pulizia. Il mercato quello di una volta per intenderci. Passare tra i banchi di questo mercato d’altri tempi ha il sapore di una passeggiata rilassante. C’è tutto il tempo di contemplare colori e assaporare profumi. Attorno ai banchi si dialoga. Un clima differente rispetto a quella specie di «The Truman Show» dei giorni feriali, dove ognuno si muove secondo il suo programma, secondo i suoi precisissimi orari, come dentro un palinsesto di un sistema lavorativo che deve funzionare il più possibile a perfezione. Anche i negozi saranno aperti nella mattinata. La terra ha dato i suoi frutti, l’uomo con il suo lavoro ha trasformato le materie prime. Non restano più che poche ore per vendere e comprare. Poi nemmeno più questo lavoro. Nel pomeriggio le serrande del più piccolo negozio o del più grande centro commerciale saranno abbassate fino a lunedì mattino. Unica eccezione si fa attorno alle stazioni ferroviarie dove alcuni esercizi commerciali restano aperti perché – si sa – lì gravita un mondo. L’attesa di una coincidenza può così avvenire in un luogo al riparo.

Colpisce assai questo assoluto rispetto del riposo soprattutto dove tematiche di fede sembrano accantonate. Sembra piuttosto che certi divini comandamenti siano entrati ancora più in profondità di una società dunque che potremmo giudicare più secolarizzata rispetto a quella di altri tempi. Questo comando di rispettare il giorno di riposo invece sembra qui essere entrato nelle giunture, nel midollo sociale. Non c’è nemmeno bisogno di indentificarsi religiosamente. Prima c’è il comando sabbatico dato perché l’uomo sospenda ogni attività e trovi il suo riposo. In seconda istanza viene il modo per viverlo secondo la propria appartenenza religiosa o secondo una ritualità personale o famigliare. Così tuttavia, credenti e non credenti, condividono la stessa dignità di potersi vedere garantito il meritato riposo. 

Terminate le feste natalizie e ricongiunti i vari calendari liturgici (l’Epifania qui come in alcuni Paesi è celebrata la domenica seguente il 6 gennaio e di conseguenza i giorni precedenti o seguenti seguono un andamento differente), ci siamo ritrovati in questi giorni appena trascorsi ad ascoltare alcuni passaggi della Lettera agli Ebrei, laddove si parlava di questa divina promessa di far entrare il suo popolo nel Suo riposo. Si leggano i capitoli 3 e 4 della Lettera. 

Cosa è dunque questo riposo di cui tanto si parla e per il quale siamo perfino messi in guardia del rischio di non potervi entrare? Nel libro della Genesi, si legge che Dio, nel settimo giorno, portò a compimento il lavoro che aveva fatto e cessò nel settimo giorno da ogni suo lavoro che aveva fatto. Dio benedisse il settimo giorno e lo consacrò, perché in esso aveva cessato da ogni lavoro che egli aveva fatto creando. (Gen 2,2-3) Che mestiere fa Dio? Il suo lavoro principale è quello di liberare. Liberare da schiavitù, da oppressioni, da paure. Anche creare fu opera di liberazione: far venire alla luce ogni creatura perché ciascuna abbia il suo posto nella creazione, la sua ragion d’essere e perché ogni creatura possa stupire perfino il Creatore quanto a bellezza, dignità e bontà. E così il Dio che libera e crea, prende una certa distanza dalle sue creature, dall’opera stessa delle sue mani, proprio come un artista che dopo essere stato a contatto con la materia da trasformare se ne allontana di tanto in tanto per dare uno sguardo all’insieme dell’opera e non soltanto al dettaglio sul quale sta concentrando il suo estro. E così più volte – quasi fosse un ritornello che scandisce il tempo – si può legge nel racconto della creazione «Dio vide che era cosa buona». Il Figlio, pure Lui fu un grande liberatore. Abbiamo ascoltato in questi giorni racconti di guarigione e di liberazione: da una semplice febbre (Mc 1,29-39) all’uomo colpito dalla lebbra (Mc 1,40-45) fino alla guarigione del paralitico (Mc 2,1-12) opera che viene fatta coincidere anche con la liberazione dal peccato. Questo preciso racconto termina con una particolare sottolineature. Si legge: …e tutti si meravigliarono e lodavano Dio, dicendo: «Non abbiamo mai visto nulla di simile!». Credo che questa meraviglia dei presenti e questa capacità di lodare Dio ha a che fare proprio con il riposo di cui parla la Scrittura. Tacciono i dubbi e i sospetti di scribi e farisei a proposito dell’operato del Figlio dell’uomo e crescono sulle labbra dei presenti parole di stupore e di meraviglia. I Vangeli notano pure spesso, che terminato il suo lavoro di liberatore, Gesù prendeva distanza da quanto operato. Si ritirava in luoghi deserti, appartati e solitari per entrare in un dialogo intimo col Padre. 

Entrare nel riposo di Dio è sospendere ogni attività umana, prendendo se ne siamo capaci anche una certa distanza per aprirsi e concentrarsi alla contemplazione delle opere fatte non solo dalle proprie mani, ma per contemplare quel Tutto di cui siamo parte.

La visita alla Sinagoga, osservare i banchi al mercato, la città degli uomini silenziosa con le serrande abbassate per un giorno, così come l’ascolto riservato alla Parola di Dio offerta a noi in questi giorni, ecco che tutto mi può disporre ad entrare nel suo riposo, un riposo che ci fa ancora osservatori meravigliati, capaci di tessere quel legame tra cielo e terra ancora presente, per ritrovare la presenza di Dio e dei suoi comandamenti osservati anche in mezzo a società che sembrano non avere perso il gusto per le cose dello Spirito. Fa’ bene pensare che questo giorno di sabato che tra poco volge al declino, è già preludio della grande festa della domenica, il giorno del Signore. A noi è chiesto di provare a non lavorare per un giorno perché potremmo pure scoprirci servi inutili (Lc 17,10) perché il lavoro più grande, più necessario, urgente e e bello lo ha fatto proprio il Signore liberandoci da ogni schiavitù e da ogni paura. Morte compresa.

Sempre a proposito di questo tema, noto con piacere che pure ai nostri defunti auguriamo che il Signore doni loro l’eterno riposo. Ho visto ancora deporre nelle bare oggetti che richiamassero il lavoro fatto con dedizione per una vita. Abbiamo visto regine e pontefici essere sepolti con abiti che richiamano funzioni preziosissime. Ho pure sentito dire anche di calciatori celebri che continueranno a giocare a calcio nei campi del cielo. Sorrido all’idea di queste umane visioni che non riescono ad immaginare l’uomo riposarsi dello stesso riposo di Dio. Saremo dunque capaci di entrare nel suo riposo? Saremo capaci di quel fare nulla che invece ci permette di ricreare in noi una visione più corretta e più giusta di ogni cosa? È cosa buona e giusta che ogni uomo abbia diritto al suo lavoro, al suo salario… e perfino al suo riposo.

Guardo fuori dalle smisurate e ampie finestre di casa: sembrano bocche spalancate a divorare più luce che si può, sembrano occhi aperti sul mondo come per cercare anzitutto il Regno di Dio e la sua giustizia. Sì, il Regno di Dio è anche qui, in questo giorno in cui nessuno lavora. Oltre ogni appartenenza, prima ancora di manifestare una propria identità religiosa, c’è un comandamento ancora obbedito e rispettato. L’uomo non vive di solo lavoro, l’uomo non vive solo del pane guadagnato e sudato con le proprie mani… l’uomo vive anche del riposo di Dio, quando cioè noi umani abbiamo occhi che sanno contemplare la bellezza che c’è in ogni luogo, in ogni cosa, in ogni persona. Buon riposo, buona domenica, buon ascolto, buona contemplazione!


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Piccoli Pensieri (6)

Io mi sono fatta un po’ l’idea che, con tutti gli impegni che ci riempiono le giornate, che siano scandite da programmi di lavoro o di studio, ci siamo fatti persuasi che si debba riempire anche il tempo libero. Come una corsa ossimorica a tuffarsi nell'”orror vacui” del tempo in generale che, tirandola un po’ per i capelli, se non si ha da fare allora “non si sta vivendo”. Ben lungi dal goder del “dolce far niente”, il vuoto di scadenze ci manda in crisi tanto da non renderci nemmeno conto di quanto ce ne sia bisogno. Benvengano allora le iniziative di abbreviazione della settimana lavorativa, ma anche quelle di riduzione dei compiti a casa, degli esami universitari sostenibili anche “solo avendo seguito le lezioni”. Tutte quelle iniziative insomma che ci possano accompagnare a riconoscere mano a mano la bellezza della levità che solo la sospensione effettiva dell’attività sa dare. Cosí che poi, mi auguro, torneremo anche ad apprezzare le bellezze sottili di cui è intessuta, nella piccolezza dei minuti e dei secondi che compongono le ore dei giorni, la meravigliosa avventura della vita.

15 Gennaio 2023
Savina

“Il riposo di Dio”…
Bellissimo pensarmi seduta accanto al Padre per riposarmi e percepire tutta la sua benevolenza, anche se con un po’ di timore reverenziale…
Mi propongo di utilizzare al meglio questo giorno che è la domenica.
Bentornato don Stefano, grazie

15 Gennaio 2023
Marisa

Riposare per riconoscere l’agire di Dio nella mia vita; riposarsi e basta, contemplando la vita. Senza sensi di colpa.

15 Gennaio 2023
Suor Regina

Grazie per questa bellissima riflessione. Ci dimentichiamo spesso che il riposo è prezioso quanto il lavoro e Gesù ce lo insegna: “Venite in disparte e riposatevi un poco…”
A noi comprenderne il valore.
Buona Domenica.

15 Gennaio 2023
Maddalena

Buon riposo anche a te! È sempre bello ricevere le tue riflessioni: ci fai vivere le tue stesse emozioni.
Grazie!

15 Gennaio 2023
Stefania

Proprio ieri ho parcheggiato nei pressi di un market nella periferia della città, dove campeggia la scritta aperti 7 giorni su 7 per 24 ore, e mi chiedevo quali siano le logiche di mercato e quale tipologia di cliente lo frequenta la notte. Ed ora leggendo il tuo articolo, in riferimento al precetto ebraico del sabato, mi chiedo se è l’ultimo baluardo di un popolo. Nel senso, lo rispetto oggi come allora ma poi non do riposo ai campi e accorcio quello per la lievitazione del pane e accetto che mi consegnino a casa prodotti a tutte le ore e tanto altro? E così anche il nostro trascorrere le domeniche è mutato.
Non abbiamo mai tempo nonostante tutti gli aiuti a nostra disposizione.
Mi consola il fatto, guardando le immagini pubblicate sui social in questi giorni, dei tanti scatti ad albe e tramonti: forse inconsapevolmente inseguiamo la luce.
Buona domenica.

15 Gennaio 2023

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