Quel profumo prodigo

Lunedì della settimana santa

(Is 42,1-7 / Sal 26 / Gv 12,1-11)

Il tempo, nel Vangelo di Giovanni, sembra scandito dal conto delle feste di Pasqua. Quella che si avvicinava, stando al racconto, era la terza festa di Pasqua nel corso della vita pubblica di Gesù. L’evangelista Giovanni si premura di raccontarcele tutte e tre. La prima, per intenderci, fu quella in cui, divorato dallo zelo per la casa del Signore, entrò nel Tempio scacciando venditori di pecore, buoi e colombe. «Distruggete questo tempio – disse – e in tre giorni lo farò risorgere» (Gv 2,19). La seconda Pasqua fa da contesto alla moltiplicazione dei pani. Ed eccoci dunque alla terza Pasqua. Gesù dovette ritirarsi dove Giovanni predicava per sfuggire alle minacce dei Giudei che ormai avevano come unico intento quello di catturarlo. I capi dei sacerdoti e i farisei avevano dato ordine che chiunque sapesse dove si trovava lo denunciasse, perché potessero arrestarlo. (Gv 11,56-57)

Per tornare a Gerusalemme in occasione della Pasqua Gesù passa per la porta dell’amicizia entrando nuovamente nella casa in Betania, dove vivevano Marta, Maria e Lazzaro, che Gesù aveva risollevato dalla morte. È l’amicizia e la gioia di aver ascoltato il maestro che ci danno una chiave di lettura per quest’ultima pasqua di Gesù: gli uomini calcolano, mettono una taglia sul ricercato o si risentono per uno spreco giudicato inutile. Maria, con i suoi trecento grammi circa di puro nardo (puro significa in questo caso non diluito o mescolato con altri oli, di altre piante) non calcola, non misura. Ciò che per Giuda pare uno spreco, per Maria è nulla a confronto dei doni già ricevuti dal Maestro: la sua Parola da ascoltare e la vita restituita al fratello Lazzaro per effetto di quella parola stessa gridata contro la tomba. Gesù, aggiunge, che quel profumo anticipa la sua sepoltura, alludendo così al dono compiuto di sé che Egli farà nei giorni seguenti.

Il profumo si spande avvolgendo tutti i presenti. È un profumo particolarissimo quello del nardo: piace ma non finisce di piacere. È dolce e aspro al contempo. Tutto quel profumo per casa fa perfino venire il mal di testa! Quella cena e quel profumo volevano essere, probabilmente, un ringraziamento dopo quel rimprovero mosso da entrambe le sorelle all’amico Gesù nei giorni di lutto per Lazzaro: «Signore, se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto». Nel racconto di oggi, lo stesso Signore è nuovamente con loro, nella loro casa. 

Marta prende del nardo prezioso per offrirlo a Gesù così come Gesù prenderà il pane per offrirlo ai commensali. Si prende per dare, per donare. Anche di Giuda si dice che prendeva, ma per sé. Sottraeva da quello che altri aggiungevano. «La morte è economa, la vita è prodiga» scrive Christian Bobin nel suo libro «L’uomo che cammina». Tutto quello che sa di calcolo odora di morte. Ciò che profuma di vita è il prodigarsi, come quel padre della parabola che fece un banchetto senza badare a spese perché il figlio s’era perso nei suoi calcoli e nel suo tornaconto. «È pesantezza delle società mercantili – e tutte le società sono mercantili, tutte hanno qualcosa da vendere – concepire la gente come cose, distinguere le cose in base alla loro rarità, e gli uomini in base alla loro potenza. Lui ha quel cuore di bambino che nulla sa di distinzioni. Il virtuoso e la canaglia, il mendicante e il principe: a tutti si rivolge con la stessa voce solare, come se non ci fosse né virtuoso né canaglia, né mendicante, né principe, ma solo, ogni volta, due esseri viventi faccia a faccia». (C. Bobin, ibidem)

Quel giorno, nella casa di Betania, come spesso accade quando si sentono odori e aromi, il profumo di quel nardo sprigiona il ricordo intenso di altre parole della Scrittura quelle contenute nel libro intitolato «Shir ha Shirim», il Cantico dei Cantici. «Mentre il re è sul suo divano, il mio nardo effonde il suo profumo». (Ct 1,12) Parole della Scrittura che devono compiersi e che dobbiamo conoscere per andare nel verso giusto, nella giusta direzione che è cioè il loro compimento. Non è un filo rosso il compimento delle Scritture – sarebbe troppo visibile. Piuttosto un profumo da seguire, un vento che soffia dove vuole e ne senti la voce.

Il profumo del nardo quel giorno contrastò quel cattivo odore di morte che, in quello stesso luogo, proveniva dal sepolcro di Lazzaro. Un esperienza sensoriale stampa nella nostra memoria il ricordo di certi momenti, di certe persone. Il profumo del nardo, che ogni anno si spande in questo giorno, risveglia in noi il ricordo di quest’ultima Pasqua di Gesù e il desiderio di essere allo stesso modo generosi senza riserve, come quando per amore, non si bada a spese per fare il dono più bello, più grande a chi si ama. Solo così si può comprendere la Pasqua, quel buon profumo di Cristo che si spande ancora oggi, di cui i cristiani dovrebbero esserne sempre impregnati.

Guarda, Dio onnipotente,
l’umanità sfinita per la sua debolezza mortale,
e fa’ che riprenda vita
per la passione del tuo unigenito Figlio.

Dal Vangelo secondo Giovanni (12,1-11)

Sei giorni prima della Pasqua, Gesù andò a Betània, dove si trovava Làzzaro, che egli aveva risuscitato dai morti. E qui fecero per lui una cena: Marta serviva e Làzzaro era uno dei commensali.
Maria allora prese trecento grammi di profumo di puro nardo, assai prezioso, ne cosparse i piedi di Gesù, poi li asciugò con i suoi capelli, e tutta la casa si riempì dell’aroma di quel profumo.
Allora Giuda Iscariòta, uno dei suoi discepoli, che stava per tradirlo, disse: «Perché non si è venduto questo profumo per trecento denari e non si sono dati ai poveri?». Disse questo non perché gli importasse dei poveri, ma perché era un ladro e, siccome teneva la cassa, prendeva quello che vi mettevano dentro.
Gesù allora disse: «Lasciala fare, perché ella lo conservi per il giorno della mia sepoltura. I poveri infatti li avete sempre con voi, ma non sempre avete me».
Intanto una grande folla di Giudei venne a sapere che egli si trovava là e accorse, non solo per Gesù, ma anche per vedere Làzzaro che egli aveva risuscitato dai morti. I capi dei sacerdoti allora decisero di uccidere anche Làzzaro, perché molti Giudei se ne andavano a causa di lui e credevano in Gesù.

[…] Questo spreco e inflazione di messe,
queste preghiere recitate per obbligo,
queste devozioni per sentirvi più santi
mi sono molto sospette:

Mi credete forse un mercante
per contrattar con me la salvezza?
Esigete le grazie con preghiere ed offerte
e poi mi imprecate se io non vi ascolto.

Mi fa nausea questo atteggiamento sacrificale,
questo sapore di commercio e ricatto;
non è questo che voglio da voi,
non è questo che vi porta salvezza.

Il culto e la fede che voglio
è uno spirito rinnovato nell’intimo;
è l’amore sincero del cuore
e la fiducia che porta alla lode.

È il coraggio di essere veri
e il perdono di tutte le offese;
è il sentirsi bisognosi di aiuto 
e il tendere la mano ai fratelli.

[…] Chi mi loda con cuore sincero
e fa della sua vita un dono d’amore
offerto ai fratelli con gioia e gratuità,
solo lui rende un vero culto al mio nome.

Salmo 49, trascrizione libera di Sergio Carrarini

Nardo in fiore

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Piccoli Pensieri (7)

Anna

“… Lazzaro, che Gesù aveva RISOLLEVATO dalla morte…”.
Rapita e commossa da questa espressione, ho cercato e meditato il significato e i sinonimi di RISOLLEVARE: sollevare di nuovo, rialzare, confortare, consolare, incoraggiare, allietare, rallegrare, rigenerare…
Quindi, nella vita, si “muore” e si “risorge” tante volte! Mai da soli, però.
Lui, il Signore, entra nella nostra casa da amico e noi, donne e uomini di ogni tempo, siamo risollevati come Lazzaro…
Ascoltati, amati e salvati nonostante la nostra impazienza e la nostra poca fede (“Signore, se Tu fossi stato qui…”).

29 Marzo 2021
... Alba

Signore, quante volte sono stata come Marta, vivendo la mia fede come un impegno da assolvere e senza gioia!
Quante volte, come Giuda, giudico senza cogliere la Tua presenza in situazioni che mi disturbano!
Quante volte sono come Maria?
Quando mi accorgo che Tu mi sei vicino, nei miei gesti,nei miei sguardi, nelle mie mani rivolte al mio prossimo. Signore, aiutami a non aver paura di mettere le mie mani nelle Tue ferite.

29 Marzo 2021
Gianna

“Mio Dio, sono tempi tanto angosciosi. Stanotte per la prima volta ero sveglia al buio con gli occhi che mi bruciavano, davanti a me passavano immagini su immagini di dolore umano…Cercherò di aiutarti affinché Tu non venga di- strutto dentro di me, ma a priori non posso promettere nulla. Una cosa, però, diventa sempre più evidente per me, e cioè che Tu non puoi aiutare noi, ma che siamo noi a dover aiutare Te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L’unica cosa che possiamo salvare di questi tempi, e anche l’unica cosa che veramente conti, è un piccolo pezzo di Te in noi stessi, mio, Dio. E forse possiamo anche contribuire disseppellirti dai cuori devastati degli uomini. Sì, mio Dio, sembra che tu non possa far molto per modificare le circostanze attuali ma anch’esse fanno parte di questa vita. Io non chiamo in causa la Tua responsabilità, più tardi sarai Tu a dichiarare responsabili noi. E quasi a ogni battito del mio cuore, cresce la mia certezza: Tu non puoi aiutarci, ma tocca noi aiutare Te, difendere fino all’ultimo la tua casa in noi”. Etty Hillesum
Andando a cercare chi fosse Don Sergio Corrarini, mi sono imbattuta in uno tra i più intensi passi del diario di Etty che condivido con tutti voi. Stupendo il commento di don Stefano, mi piace moltissimo il salmo 49 trascritto in forma libera da don Sergio, e meravigliosa Etty. Un inizio di settimana Santa notevole.

29 Marzo 2021

Più il tempo passa e più mi convinco di quanto sia effettivamente difficile, per tutti noi cristiani (nel senso più ampio del termine) capire COME vivere autenticamente da cristiani. Mi sono fatta l’idea che buona parte delle liturgie quotidiane, preghierine etc insegnate sin da piccoli, siano nate proprio per dare un po’ il la… È che poi non ci si deve mica fermare lí… Ma per non fermarsi lí serve creatività e fantasia. Sí, sí, proprio creatività e fantasia: perché ci vuole un po’ di spinta creativa per andare oltre le proprie “buone abitudini” e trovarne di nuove, e serve anche un po’ di fantasia per capire come metterle a frutto al meglio. Mi auguro davvero, di tutto cuore, che tutti gli uomini e le donne di buona volontà possano trovare in loro un po’ di creatività e fantasia da alimentare, far crescere e fruttare.

29 Marzo 2021
Maria Rosa

Seguirti Signore Gesù non è legge è seguire quel profumo particolare e unico che Tu effondi è vedere la bellezza inesauribile che scaturisce dal tuo consegnare la tua vita e il tuo morire così semplicemente donandoti

29 Marzo 2021
Suor Regina

Trecento grammi di profumo…. perche non venderlo x trecento denari,dice Giuda.Forse la vendita del profumo vale molto di più che vendere Gesù x trenta denari. Barattare Gesù con i soldi x i “poveri?” povero Giuda….forse anche noi non abbiamo ancora compreso quanto è preziosa l’amicizia con Gesù… Vale più dell’oro di molto oro fino”( come dice il salmo) Buona settimana santa

29 Marzo 2021
Dania

“La sola maniera di amare la vita è donarla, prodigarla senza misura. Oh meraviglia, che si possa far dono di ciò che non si possiede, oh dolce miracolo delle nostre mani vuote” ( dal “Diario di un curato di campagna” di Georges Bernanos, citato da Don Dario nell’omelia del 23 marzo scorso).
Tu Signore hai sparso ovunque il Tuo buon profumo e a noi chiedi di essere un po’di quel profumo…
Con il Tuo aiuto tutto diventa possibile!

29 Marzo 2021

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