Quando le giornate sono piene

san Mattia, apostolo (At 1,15-17.20-26 / Sal 112 / Gv 15,9-17)

Vicino a casa, dentro un campo di frumento tempestato di papaveri rossi, c’è una piccola santella, forse da poco costruita o ripulita. Dentro? Nulla. Non una statua, non un’icona, non un quadro. Niente. Nessuno. Vuota. E sarebbe bello – mi dico – che vuota rimanesse. La santità non la puoi chiudere in una nicchia, come la vita non puoi chiuderla in una tomba. 

Ci sono giornate piene. Ieri e l’altro ieri ancora, per fare due esempi. E quando dico piene non intendo affatto più impegnate di altre, con mille cose da fare. Le giornate che chiamo piene sono giornate dove un solo avvenimento basta a condurti fino a sera, con il cuore pieno di stupore e ti senti continuamente rimandato a meditare, con un ardore in cuore che davvero sembra di fare ancora esperienza del Risorto, come i due discepoli di Emmaus.

Passaggi, incontri e visite di amici ce ne sono. L’altro ieri sono passati di qui due amici preti: una giornata a passeggiare per le vie del paese, nei suoi parchi e tra le sue colline poi il tempo di un pranzo, rigorosamente in casa e non per ristoranti. Nessuna pretesa di rifare il mondo – nemmeno la Chiesa se per questo – quanto piuttosto la gioia di condividere sogni o visioni, la gioia di poter condividere il pane e la possibilità di raccontare ciò che si impara giorno dopo giorno. Uno di loro l’indomani mi scrive un messaggio. Spiccano luminose queste parole: «La realtà, spesso tenuta nascosta, è superiore all’idea». Ci sono cose che immaginiamo, sogni che vorremmo realizzare… un’idea. Poi c’è davvero una realtà che si sta già vivendo che risulta essere molto più chiara dell’idea stessa, anche se questa realtà non è così manifesta, evidente o apparente.

Dalla tracolla, improvvisamente, uno di loro estrae un libro di un autore già noto, di cui ho letto altri libri. Titolo del libro: L’oblio di sé. Autore: Pablo D’ors. È una riscrittura di alcuni momenti – forse gli ultimi – della vita di Charles de Foucauld. Scrive in prima persona immedesimandosi… un po’ come fece Carlo Carretto scrivendo «Io Francesco» per parlare del santo di Assisi. Corro oggi in libreria ad acquistare questo libro. Domani quest’uomo, Charles de Foucauld sarà proclamato santo da Papa Francesco, insieme a molti altri.
Perché santo? E cos’è dunque la santità? Provo a dire così: che cosa mai dell’unica santità di Dio un uomo può incarnare? Indubbiamente quella fraternità universale. Quel suo essere mendicante in mezzo ai mendicanti. La sua tomba in mezzo al deserto è una realtà superiore all’idea. Essa è come una pietra miliare o d’inciampo per chi non vuole credere che – davvero – siamo tutti fratelli.

Una giornata piena. Anche quella di ieri. Un funerale da celebrare in un paese non lontano da qui. Mi reco per tempo in casa dei famigliari. Piano piano scopro che per quel funerale sono giunti parenti da Bergamo. Il mondo è piccolo. Non mi sorprende tanto il fatto di trovare conterranei qui. Ne ho trovati anche più lontano. Sorprende di scoprire che tra quelle persone c’è pure qualcuno che da tempo legge questo blog. Cosa mi sorprende? Il fatto che da qui si possa tornare alla vita reale. Aprendo questo blog ho sempre temuto che potesse rimanere un luogo chiuso. E ho sempre sostenuto che la fede non viaggia in internet… per quanto il virtuale sia oggi parte del nostro reale. Non scrivo perché ci si rifugi in letture virtuali. Questo scrivere ora è soltanto un quaderno di appunti, un’antologia di preghiere trovate qua e là, una raccolta di immagini… tutto raccolto attorno ad un brano di Vangelo. Come a dire che la realtà è sempre riconducibile al Vangelo e la vita può essere letta con occhi evangelici. 

Non sono mai stato capace di celebrare un funerale come fosse un semplice rito. Né ho mai negato il valore e la forza dei riti. Trovo semplicemente che oggi più che mai, nulla vada più dato per scontato. Certo, serve tempo. Occorre strapparlo e consacrarlo questo tempo necessario. La morte è intervenuta a sconvolgere i piani e tutta quella gente che s’è radunata ha già buttato all’aria il programma di quel giorno. Non dovrebbe essere uno scoglio il prodigarsi a restituire il tempo di vivere. Non lo è. Sento fortemente che attorno alla morte c’è la forza della resurrezione. Nel senso che c’è modo per ascoltarsi e ascoltare. C’è modo di dire e di dirsi, di raccontare e di raccontarsi. C’è tutto quanto chiede il Vangelo. C’è la possibilità di incontrare come Gesù incontrava. Non programmando, non fissando in agenda, ma accogliendo semplicemente quanto accade – anche l’inatteso – e farne occasione feconda di vita. Osservo con quanta semplicità e con quanta devozione le persone si salutano prima di entrare in chiesa per la celebrazione. Nelle case, dietro paraventi che indicano convenzionalmente il lutto, c’è sempre una tavola con dell’acqua e dei bicchieri, a volte una caffettiera e qualcosa da offrire. Per chi arriva da lontano. O per chi non ha tempo di prepararsi da mangiare e qualcuno lo porta. Sebbene al cuore di un funerale ci sia una persona morta, lì attorno la Vita è comunque visibile, riconoscibile. Si tratta dunque di salutare una persona per la quale certi incontri sono stati possibili. E così sento subito anche nei confronti di quest’uomo – che non conoscevo – un senso di gratitudine e di riconoscenza perché proprio attraverso di lui ho potuto incontrare e conoscere. Ci vedremo ancora? Non so e – in un certo senso – la cosa non dovrebbe nemmeno preoccuparmi più. Se ci sarà occasione, ne sarò e ne saremo certo felici. Ciò che mi riempie il cuore, come la giornata, è poter dire: il Signore è in mezzo a noi. E comprendere che grazia a Lui nasce amicizia. Nessuna schiavitù, nessuna imposizione, nessun obbligo. Se non quello di un’amore vicendevole.

 

Dal Vangelo secondo Giovanni (15,9-17)

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Rimanete nel mio amore. Se osserverete i miei comandamenti, rimarrete nel mio amore, come io ho osservato i comandamenti del Padre mio e rimango nel suo amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena.
Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi.
Non voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché andiate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri».

In questo momento sono nomade,
vado da un accampamento all’altro,
cercando di creare delle relazioni di familiarità,
di amicizia…
Questa vita nomade ha il vantaggio
di farmi conoscere molte persone,
di farmi visitare la regione…

Pregate Dio
perchè io faccia qui
l’opera che mi ha chiesto di fare:
che io vi stabilisca un piccolo convento
di monaci ferventi e caritatevoli,
che amano Dio con tutto il cuore
e il prossimo come se stessi;
una Zaouïa di preghiera e di ospitalità
dalla quale risplenda una pietà tale
da rischiarare e riscaldare l’intera regione;
una piccola famiglia che imita
in modo così perfetto le virtù di Gesù
che tutti intorno
si mettano ad amare Gesù!

Mio Dio,
fa’ che tutti gli esseri umani
vadano in cielo!

(Charles de Foucauld)


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Piccoli Pensieri (11)

A leggere della santella vuota, spoglia, e della sua sacralità “aperta” mi sono tornati alla mente tutti quei piccoli dettagli che mi rendono alcuni spazi sacri più famigliari (e cari) di altri. La Madonnina della chiesina a Paderno (di cui mia madre continua a farmi scoprire nuovi dettagli “sconosciuti”) ad esempio… Che è diventata per me, anche per le molte visite con le nonne (da nipotina prima e da accompagnatrice poi), un po’ l’emblema di quello spazio… Eppure così lo vincolo e mi vincolo anch’io in certa misura. Allenarsi invece piuttosto al vuoto, iconico e decorativo (senza arrivare all’iconoclastia, per carità!) forse è anche più utile. Un po’ come il “senza titolo” di un’opera d’arte, che spinge all’osservazione più accurata (sia all’opera che al proprio sè), all’azione (visiva come cerebrale) ed anche a un certo sforzo. Uno spazio sacro “nudo” ha la capacità di provocare, generare – per chi lo sappia ascoltare – un’onda di nuove possibilità da cercare dentro di sé che cosí di rado osiamo indagare…!

14 Maggio 2022
Emanuela

Colgo questa tanto frase oggi: tutto raccolto attorno ad un brano di Vangelo.
Sì, perché il brano del Vangelo di oggi è nel canto che faremo domani per presentare prime comunioni: La vera vite.
Ecco cosa riempirà la mia giornata di domani, anche se non sono parente di nessuno di questi 30 bambini, ma solo una sorella che parteciperà alla cerimonia con il nostro piccolo coro.
Grazie a chiunque vorrà ricordarli nelle sue preghiere….

14 Maggio 2022
Sr.Regina

Grazie don Stefano per i tuoi messaggi semplici ed evangelici…la santità è davvero nella porta accanto, come dice papa Francesco, tutto viene dall’amore di Dio che non ci abbandona. Lo Spirito Santo ci doni di vedere i segni del Risorto vicino a noi…”Io sono con voi tutti i giorni…” Grazie

14 Maggio 2022
Cristina

Caro Don Stefano, ieri ero una di quelle persone venute da Bergamo per salutare Emilio.
Penso sia stato uno dei più bei funerali a cui io abbia partecipato.
Le Sue parole meravigliose mi hanno illuminata, mi hanno portata a riflettere su alcuni gesti e pensieri che in alcune particolari situazioni o, anche nella vita di tutti i giorni, abbiamo.
Con gratitudine ad Emilio per avermi fatto riabbracciare amici che non vedevo da tempo, e con gratitudine a Lei per la bellezza delle sue parole.

14 Maggio 2022
Anna

Questa santella mi fa pensare alla tomba vuota del mattino di Pasqua.
Con tutto lo stupore, la gioia, l’amore e la Speranza che ne consegue…
Alleluia!

14 Maggio 2022
Maria Rosa

Queste tue parole oggi, don Stefano, mi hanno suggerito questo: certo posso negare Dio ma se un uomo come Charles de Foucauld sente in sé un desidero di fraternità così grande dovrei pormi una domanda: “Da dove gli giunge questo desiderio? È proprio solo farina del suo sacco?”
Che questo desiderio di fraternità e comunione sia in ognuno di noi.

14 Maggio 2022
Oscar

“Come Maria vogliamo essere una chiesa che serve, che esce di casa, che esce dai suoi templi, dalle sue sagrestie… Per accompagnare la vita, sostenere la speranza, essere segno di unità di un popolo nobile e dignitoso e… santo! Maria ci accompagni in questa urgente responsabilità!”

14 Maggio 2022
Adriana Gritti

“Mio Dio fa’che tutti gli esseri umani vadano in cielo”. Bellissima questa preghiera!!!! Sui fili di questo blog corre uno spirito di famiglia… Grazie!

14 Maggio 2022
Cinzia

Oh, sì.
“Il Signore è in mezzo a noi”
Amico fedele.
E allora spontanee sgorgano le parole del Salmo di oggi:

Lodate, servi del Signore,
lodate il nome del Signore.
Sia benedetto il nome del Signore,
da ora e per sempre.

Dal sorgere del sole al suo tramonto
sia lodato il nome del Signore.
Su tutte le genti eccelso è il Signore,
più alta dei cieli è la sua gloria.

Chi è come il Signore, nostro Dio,
che siede nell’alto
e si china a guardare
sui cieli e sulla terra?

Solleva dalla polvere il debole,
dall’immondizia rialza il povero,
per farlo sedere tra i prìncipi,
tra i prìncipi del suo popolo.

“Il Signore è in mezzo a noi”
Sorgente di incontri…di Vita

14 Maggio 2022
Elena Cortesi

Non riesco a leggerti tutti i giorni don: le giornate sono piene, scandite e riempite da impegni, di lavoro soprattutto, ma di tante “ cose da fare”…. Una volta che abbiamo finito, cosa ci rimane? Mettere ✔️ alla lista di tutte queste voci, dovrebbe darci un senso di pace, di soddisfazione e invece no, perché il giorno successivo ripartiamo nella stessa modalità….
Le tue parole sono così ovvie e al tempo stesso così benefiche: mi porgi dell’acqua nella mano, con il bicchiere non sarebbe lo stesso, e mi dai da bere: nelle tue mani c’è la tua umanità e quest’acqua mi ristora, mi lava e mi rigenera…..
Buona giornata don Stefano

14 Maggio 2022
Savina

Leggo il brano di Vangelo odierno. Tantissimi verbi variamente declinati, tantissime azioni.
L’evangelista Giovanni non risparmia in ricchezza di parole…
…”ho amato, rimanete, vi ho chiamato, ho udito, vi ho fatto conoscere, vi ho costituiti, etc.”…
Come poi di pari passo le parole amore, amici, gioia, pienezza…
Basterebbe questo brano per riempire tante giornate con riflessioni.
Che poi non è così strettamente necessario fermarsi ed raccogliersi, perché basta un incontro, un passo di un libro richiamato alla memoria che ti possono rimandare a queste Parole, come sempre con la buona sollecitudine di Gesù a ripetere e ribadire concetti, preoccupato perché noi fossimo in grado di capire e mettere in pratica.
Di sicuro i Beati e i Santi proclamati dalla Chiesa avevano capito l’essenza della Vita, fatta di continua meraviglia per ogni attimo vissuto, al quale sapevano dare un senso.
Questa sarà la mia ricerca…

14 Maggio 2022

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