Nei giorni della sua vita terrena…

Triduo pasquale, la notte tra venerdì e sabato santo

«Io ho parlato al mondo apertamente; ho sempre insegnato nella sinagoga e nel tempio, dove tutti i Giudei si riuniscono, e non ho mai detto nulla di nascosto. Perché interroghi me? Interroga quelli che hanno udito ciò che ho detto loro; ecco, essi sanno che cosa ho detto» (Gv 18,20-22). A queste parole ricevette da una guarda un’incomprensibile schiaffo. «Non c’è nulla di segreto che non sia manifestato, nulla di nascosto che non sia conosciuto e venga in piena luce». (Lc 8,17). Quel rabbi che aveva sempre parlato apertamente ai suoi discepoli come alle folle, che teneva testa a scribi e farisei, ancora una volta fa appello alla capacità di ascolto dei suoi uditori. «Fate attenzione dunque a come ascoltate» (Lc 8,16).

Suonano libere, vere, miti e pacifiche le parole di Gesù mentre stridono quelle dei complotti, dei rinnegamenti e delle menzogne di buona parte dei presenti alla sua passione. «E quando vi condurranno via per consegnarvi, non preoccupatevi prima di quello che direte, ma dite ciò che in quell’ora vi sarà dato: perché non siete voi a parlare, ma lo Spirito Santo. Il fratello farà morire il fratello, il padre il figlio, e i figli si alzeranno ad accusare i genitori e li uccideranno. Sarete odiati da tutti a causa del mio nome. Ma chi avrà perseverato fino alla fine sarà salvato». (Mc 13,11-13). Parole che rivolse ai suoi discepoli per prepararli a tempi non facili, parole che trovano già verità e compimento ascoltandole in sottofondo al racconto della Passione. Quello Spirito del Signore che si posò su di lui in forma di colomba nel giorno del battesimo al fiume Giordano,  è presente e al contempo nascostamente incarnato nel corpo del Figlio di Dio ora condotto davanti a Pilato e al sommo sacerdote. È lui l’uomo che perseverando fino alla fine sarà salvato dalla morte che l’uomo infligge al suo simile. 

Manteniamo ferma la professione della fede (Ebr 4,14). Spesso parliamo della nostra fede definendola persa, sopita, fragile, timorosa, debole o tiepida. Ne parliamo con un’estrema soggettività. In questi tre giorni pasquali, radunandoci, ci rendiamo conto che la professione della nostra fede è anzitutto legata a Gesù Cristo, morto e risorto. La professione della nostra fede è dunque un contenuto ben preciso.

I crocefissi dovevano portavano sopra il capo il motivo della condanna. Per lui scrissero: «Il re dei Giudei» i quali non mancarono di manifestare il loro disappunto, vergognandosi di essere eventualmente rappresentati da un simile sovrano. Eppure ci fu un giorno preciso in cui erano pronti a prenderlo  non per ucciderlo ma proprio per farlo loro re: era il giorno della moltiplicazione dei pani. «La gente avendo visto il miracolo che Gesù aveva fatto, disse: “Costui è certamente il profeta che deve venire nel mondo”. Gesù quindi, sapendo che stavano per venire a rapirlo per farlo re, si ritirò di nuovo sul monte, tutto solo» (Gv 6,14). Scegliamo i nostri re in funzione dei nostri bisogni, della nostra fame… un re che dalla croce dice: «Ho sete» (Gv 19,28) chi lo vuole? 

O Dio, tu sei il mio Dio,
dall’aurora io ti cerco,
ha sete di te l’anima mia,
desidera te la mia carne
in terra arida, assetata, senz’acqua. (salmo 62)

Il crocefisso che campeggia nella chiesa del Saint-Redempteur, con la celebrazione del venerdì santo alle ore 15 è stato velato dal talit, lo scialle indossato nel tempo della preghiera dal pio israelita, l’uomo giusto che fa dell’ascolto della Parola di Dio la ragione della sua vita, della sua fede. La sua vita tutta è una preghiera al Dio vivente. Cristo, infatti, nei giorni della sua vita terrena, offrì preghiere e suppliche, con forti grida e lacrime (Ebr 5,7). 

Quando è la preghiera a plasmare la vita, quando l’ascolto della Parola di Dio da forma ad una vita che ininterrottamente è donata, allora l’uomo della croce può davvero dire «È compiuto!» (Gv 19,30). La vita è donata. E se il ricordo di una vita donata deve mescolarsi al sapore amaro di una morte violenta, ecco che Gesù, morente, rinnova già la vita stessa facendola risplendere nuovamente quale dono e custodia: Gesù vedendo la madre e accanto a lei il discepolo che egli amava, disse alla madre: «Donna, ecco tuo figlio!». Poi disse al discepolo: «Ecco tua madre!» (Gv 19,25-27)

«Quando sarò innalzato da terra, attirerò tutti a me» (Gv 12,32) aveva detto. Anno dopo anno, in ogni triduo pasquale, in diversi luoghi, in diverse lingue, ci raduniamo per dare ancora vita a questa Sua parola: un solo sguardo, orientato nella medesima direzione perché il nostro frequente non udire la Parola possa affidarsi a quanto gli occhi oggi vedono. Siamo così salvati dal crederci sbagliati, dal ritenerci imperdonabili. La vera ribellione è una via intrisa di preghiera che ci fa cercare dove fissare gli occhi, affamati di senso e d’amore come siamo.

Dio onnipotente ed eterno,
che raduni i tuoi figli ovunque dispersi
e li custodisci nell’unità,
volgi lo sguardo al gregge del tuo Figlio,
perché coloro che sono stati consacrati
da un solo Battesimo
siano una cosa sola nell’integrità della fede
e nel vincolo dell’amore.
Dona a coloro che non credono in Cristo
di trovare la verità
camminando alla tua presenza con cuore sincero,
e concedi a noi di essere nel mondo
testimoni più autentici della tua carità,
progredendo nell’amore vicendevole
e nella piena conoscenza del mistero della tua vita.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.

(dalla preghiera universale della liturgia del Venerdì santo)


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Piccoli Pensieri (2)

Dania

“Mistero della Cena è il Corpo di Gesù
mistero della Croce è il Sangue di Gesù
e questo pane e vino è Cristo in mezzo ai suoi
Gesù risorto e vivo sarà sempre con noi…

Mistero della Chiesa è il Corpo di Gesù
mistero della pace è il Sangue di Gesù
il calice di Cristo fratelli ci farà
intorno a questo altare rinasce l’unità”

Questo è il mistero grande dell’Amore di Gesù che si dona a noi. Aiutaci Signore a stare in questo mistero con un silenzio orante ed una preghiera perseverante che conducano incessantemente a Te.
Ameremo sempre più ogni celebrazione Eucaristica, perché riconosceremo il tesoro che ci viene messo tra le mani e sentiremo di essere preziosi ai Tuoi occhi, infinitamente amati anche in ciò che noi non riusciamo ad amare di noi.
Tu sei un Dio fedele, un Dio d’amore e noi siamo veramente “affamati di senso e d’amore”…una fame che solo Tu puoi colmare.

8 Aprile 2023
eCarla

«Signore, insegnami l’arte dei piccoli passi» scriveva un grande Santo. Il primo e non piccolo passo è: insegnami a pregarTi come Tu pregasti il Padre Tuo e ad ascoltare e mettere in pratica la Tua parola, che è parola di vita. Insegnami a diventare umile e mite come fosti Tu anche nel momento in cui Ti incolpavano ingiustamente, Ti percuotevano, Ti sputavano in faccia. Insegnami a non temere di incontrare lungo il corso della mia vita situazioni faticose e che riesca a fare memoria sempre di come Ti sei comportato Tu di fronte ad esse. In particolar modo oggi, guardandoti deposto dalla croce, fa’che rinasca in me il desiderio di seguirti, e di assomigliarTi anche solo un pochino, perché solo Tu sei la mia speranza e la mia salvezza. Ti ringrazio Signore per essere morto e risorto per me, per il bene che mi hai sempre voluto.

8 Aprile 2023

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