Motori di ricerca e dilemmi sociali

Tutto (o quasi) quello che cerchi oggi lo trovi qui. E dicendo «qui» intendo dire in rete. Nel fitto groviglio delle connessioni, nella galassia di infiniti puntini connessi tra loro, di computers e smartphone ormai perennemente accesi. E mentre tu cerchi e ti senti protagonista della tua ricerca, in realtà sei il pesce pescato. Fresco di giornata. Con tutto il rispetto per i pesci, per i pescatori e per chi lavora al mercato che la fatica la fanno davvero.  E (quasi) sempre ci abbocchiamo. Sei l’affare fatto di qualcuno che non ti conosce di persona che tuttavia sa quello che vuoi. 

Qualcuno s’è messo pure a fantasticare che nell’ultimo vaccino, quello appena scoperto, ci sia nascosto qualche microchip attraverso il quale qualcuno possa controllarci, sapere di noi e indurci. Mi pare che sia come accampare scuse per non essersi accorti che questo controllo è già in corso ed avviene su scala mondiale e globale. Consapevoli o incoscienti che ne siamo. E allora ce la prendiamo con l’Invisibile o con tutto quello che i nostri occhi non vedono se non sotto la potentissima lente di ingrandimento di un microscopio e, infine, sotto gli occhi vigili di chi ha deciso di guardarci dentro. Non dimentichiamo che chi per primo oggi suona un campanello d’allarme, finisce quasi sempre male. Meglio fingere di non vedere. 

Ci sono domande e atteggiamenti che sono profondamente evangelici. Stanno all’inizio del Vangelo, costituiscono come un punto di partenza, un punto di incontro. Sono davvero degli incroci e degli snodi della vita. Sono domande che Gesù stesso ha posto ai suoi discepoli all’inizio del loro cammino. «Che cosa cercate?». Anche domande di stupore come quelle che stanno sulle labbra di Natanaele nel Vangelo odierno: «Come mi conosci?».

Queste domande oggi sembrano perfino essere state trafugate dal Vangelo. In realtà sono domande dell’uomo e il Vangelo le contiene tutte perché ha a cuore l’umano secondo Dio. Sono domande che hanno interrogato uomini e donne per molto tempo e in diverse epoche. Domande che hanno smosso coscienze. Domande che hanno messo in cammino. Domande che hanno trovato risposta leggendo la vita di alcuni discepoli di Cristo.

Queste stesse domande, bellissime ed evangeliche nel profondo, oggi sono soltanto il punto di forza di quelli che noi abbiamo imparato a chiamare “motori di ricerca”. Sono loro che fanno la fatica per noi di cercare e in pochissimi istanti siamo serviti. E senza fare troppa fatica. Noi guadagnano tempo. Probabilmente perdiamo in salute. Ma quello che volevamo, come un capriccio, lo abbiamo avuto subito. E pure spendendo meno. Non sappiamo tuttavia che quel tempo guadagnato c’è stato rubato quattro volte tanto per il fatto che rimarremo inchiodati lì dove siamo ad aprire finestre virtuali che fioriscono sullo schermo. Leggere sotto un albero di fichi (sinonimo di studiare) è veramente passato di moda. Anche se le librerie hanno ottenuto di rimanere aperte durante i vari tempi di contenimento che si susseguono a giorni alterni. 

A proposito di come funziona questo mondo virtuale sommerso eppure sotto gli occhi di tutti, ho avuto modo di vedere e di ascoltare con attenzione quanto contenuto in un docufilm. Ahimè non è a disposizione di tutti. Occorre essere abbonati ad una celebre piattaforma digitale. Grazie dunque a chi mi ha dato modo di venire a conoscenza di “The social dilemma”. Il docufilm in questione assume certo il taglio della critica quasi assoluta al mondo virtuale. Ma tant’è c’è il mondo intero ad affermarne la bontà e chi prova ad evidenziarne la concreta pericolosità a corto e lungo termine, è sempre tacciato di essere bacchettone. Io direi che una seria riflessione oggi potremmo farla con l’ausilio di questo documentario. Ciò che maggiormente impressiona è che a testimoniare sono precisamente persone che per quel mondo hanno studiato, ricercato e lavorato. E poi? E poi visto il pericolo di quanto avevano creato con le loro stesse mani, perso ormai il controllo della situazione, si sono convertite. Non ad una religione. Si sono convertite all’umano. Voci nel deserto. Senza ombra di dubbio.

Ormai il danno è fatto? Ci siamo davvero incamminati per una gelida strada dove stiamo scivolando senza controllo? Si stuzzicano e si stimolano parti del nostro cervello, come fanno merendine e bevande zuccherine, come fanno le droghe. Un figlio che sta più di tre ore al cellulare o connesso ad un videogioco preoccupa la maggior parte dei genitori. Dicono che quel tempo è sufficiente per diagnosticare dipendenza. Eppure alla scuola della didattica a distanza i figli ce li stiamo mandando per ben più di tre ore. A scuola. Certamente. Ma con carta e penna, e con i libri in formato cartaceo dentro lo zaino. Anche se pesano.

C’è il peso dell’esistenza da portare sulle spalle! Lasciamo pure che stendano a chilometri le fibre ottiche nei sottosuoli ma, per favore, non sfibriamoci nel profondo. E da questo profondo e sommerso mondo, nasce la preghiera dell’uomo: «Dal profondo a te grido, o Signore; Signore, ascolta la mia voce. Siano i tuoi orecchi attenti alla voce della mia preghiera…» (salmo 129)

Quello che veramente cerchiamo non lo troveremo mai in rete. C’è un profondo da evangelizzare. Ci sono abissi, come d’inferno, nel quale rischiamo costantemente di cadere e dai quali dobbiamo essere salvati. E il gaudio del Natale m’è già scomparso? La magia del Natale è incantesimo di qualche giorno soltanto? È per salvare l’uomo che Dio ha mandato a noi il Figlio unigenito. Ed è beatitudine che noi cerchiamo di vivere alla luce del Vangelo.

Signore, nostro Dio, rimani con noi.
Toccaci con il tuo Spirito,
affinché i nostri cuori
siano disponibili ad accogliere
e possiamo provare gioia
anche in una vita di lotta e contesa,
di sofferenza o addirittura di morte.
Preservaci nella tua Parola
e facci continuamente diventare luce,
affinché anche noi seguiamo Te
e possiamo fare la tua volontà.

Christoph Blumhardt

Dal Vangelo secondo Giovanni (1,43-51)

In quel tempo, Gesù volle partire per la Galilea; trovò Filippo e gli disse: «Seguimi!». Filippo era di Betsàida, la città di Andrea e di Pietro.
Filippo trovò Natanaèle e gli disse: «Abbiamo trovato colui del quale hanno scritto Mosè, nella Legge, e i Profeti: Gesù, il figlio di Giuseppe, di Nàzaret». Natanaèle gli disse: «Da Nàzaret può venire qualcosa di buono?». Filippo gli rispose: «Vieni e vedi».
Gesù intanto, visto Natanaèle che gli veniva incontro, disse di lui: «Ecco davvero un Israelita in cui non c’è falsità». Natanaèle gli domandò: «Come mi conosci?». Gli rispose Gesù: «Prima che Filippo ti chiamasse, io ti ho visto quando eri sotto l’albero di fichi». Gli replicò Natanaèle: «Rabbì, tu sei il Figlio di Dio, tu sei il re d’Israele!». Gli rispose Gesù: «Perché ti ho detto che ti avevo visto sotto l’albero di fichi, tu credi? Vedrai cose più grandi di queste!».
Poi gli disse: «In verità, in verità io vi dico: vedrete il cielo aperto e gli angeli di Dio salire e scendere sopra il Figlio dell’uomo».

È tempo, anima mia, è già tempo
se vuoi conoscere te stessa,
il tuo essere e il tuo destino,
donde vieni e donde è giusto che riposi,
se vita è quella che vivi
o se aspetti di meglio.
Mettiti all’opera, anima mia,
bisogna che tu purifichi la tua vita così:
cerca Dio ed i suoi misteri,
quel che c’era prima di questo universo
e che cosa è quest’universo per te,
donde viene e qual é il suo destino.
Mettiti all’opera, anima mia,
tempo è che tu purifichi la tua vita.

(san Gregorio di Nazianzo)


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Piccoli Pensieri (5)

Sebastiano

Natanaèle, studioso e maestro, abbandona l’albero di fichi e si mette in cammino sulla parola di Filippo che gli dice: “vieni e vedi”.

5 Gennaio 2021
Alba

Insegnami Signore a conoscermi, nella verità di ciò che sono.
Aiutami a fare i conti con me stessa, con la parte nascosta che è in me.
Donami la docilità del cuore, di fidarmi e affidarmi a Te; fammi essere vera con tutti, soprattutto con Te nella preghiera.

5 Gennaio 2021
serena

“Era cosa scritta già
da milioni di anni fa
una stella brilla in cielo,
una luce arriverà
come magi dell’oriente
noi chiediamo
dove è il Re dei Giudei
per raggiungere la meta
e poi restare dove tu sei

Mille strade percorriamo
quante sono le città
e da soli noi pensiamo
di trovar felicità
ma la stella chiama tutti noi
e insieme camminare ci fa
per l’incontro con quel bimbo che
attira l’umanità

Siamo venuti per adorarti anche noi
siamo venuti per adorarti anche noi

(Rachele Consolini)

5 Gennaio 2021
Gianna

Io che non sono una buona cuoca, cerco le ricette su internet, e così costantemente mi arrivano mail di ricette di ogni tipo che io non ho richiesto. Siamo ormai tutti sul grande fratello, e penso che in fondo piaccia anche, dato che tutti si posta qualcosa di se stessi. Non è così facile tornare indietro, anche se da fastidio sentirsi controllati.
Quello che invece dovrebbe dare un grande piacere sarebbe l’essere consapevoli che il Signore ci vede, sa tutto di noi, ma non è uno spione, ci sta tenendo la mano, anche se non ce ne accorgiamo, anche se spesso ci dimentichiamo di lui.

5 Gennaio 2021
Dania

Forse il credente è proprio come Natanaele?? Un uomo (una donna) che sentendosi e vedendosi riconosciuto crede in quell’amore che previene, da cui ha e avrà sempre da imparare, che non finirà mai di interrogare la sua vita ma che invita a seguirlo, imitarlo per darne testimonianza credibile…
O Signore e Padre Santo, che con il Battesimo ci hai resi tutti Tuoi figli e “sacerdoti, re e profeti” accogli ogni nostro umano modo di essere credenti.

5 Gennaio 2021

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