Malsane lievitazioni…

Data :16 Febbraio 2021
Commenti: (4)

In tempi burrascosi da attraversare – di cui lo spostamento in barca potrebbe essere un simbolo già che non si hanno i piedi a terra e per il fatto che una tempesta potrebbe sempre giungere all’improvviso – lievita a dismisura un senso di incertezza, la paura del futuro, il bisogno di avere sicurezza e garanzie. Almeno il pane! Simbolo anch’esso dei bisogni primordiali e necessari per sussistere. 

Saliti dunque in barca per l’ennesimo trasferimento ordinato da Gesù, i discepoli vengono sorpresi a discutere tra loro per il fatto che nessuno di loro  avesse preso dei pani. Potremmo anche divagare un attimo immaginando il tono di questa discussione tra i discepoli stessi: una serie di affermazioni tutte volte a giustificare la propria sbadataggine o un lamentoso rimprovero all’altrui dimenticanza. Non c’è nulla di più rassicurante per l’uomo che fare scorte e provviste per sopperire all’incertezza sul futuro o anche solo per assicurarsi qualche giorno in più di sussistenza. Il bisogno di accumulare e accaparrare sono dentro nella pasta umana e si finisce per ascoltare soltanto la propria fame dimenticandosi che potrebbe essere pure quella di tanti nostri simili. Per quella dimenticanza, ebbero il tempo e la capacità di accendere una discussione, una vera tempesta a bordo. Che poi: quanto sarebbe durata quella traversata? Sarebbe bastato pazientare attendendo l’approdo a riva. 

L’evangelista Marco annota tuttavia che, in realtà, avevano un solo pane. Forse già un’immagine cristologica, come se Marco volesse già dire che quel pane era in realtà Gesù stesso. Un pensiero troppo ardito per gente che ancora discute in quel modo! In realtà persero di vista quell’unico pane che avevano e prese il sopravvento la paura che quell’unico pane non potesse bastare loro. Senza dimenticare per altro che quando Gesù li inviò in missione, aveva espressamente elencato loro una serie di cose da non prendere, tra cui il pane stesso (Mc 6,8). Quella dimenticanza era forse l’unica cosa giusta che avevano fatto e invece diventa il loro unico problema. Quella dimenticanza poteva essere l’occasione di rivolgersi a Gesù stesso, tenendo aperto uno spiraglio non di contrapposizione all’altro ma di semplice apertura. Certo, si sarebbe dunque trattato di tendere la mano per chiedere aiuto, di verbalizzare il proprio bisogno, di assumere la postura di chi chiede aiuto ma il lievito dei farisei e di Erode stava già crescendo anche nei discepoli. Per l’evangelista Marco, come negli scritti di san Paolo, il lievito – lo si capisce bene – è piuttosto un simbolo negativo ed è inteso come qualcosa che fermenta e corrompe la materia prima. Così Gesù paragona al lievito dei farisei e di Erode quella prepotente autosufficienza che ci convince delle nostre risorse, delle nostre capacità, dei nostri mezzi.

Il potere religioso dei farisei che pensano di disporre di Dio e di potervi accedere in virtù delle loro conoscenze e il potere politico di Erode che può persino servire cinicamente come pasto la testa di un profeta a saziare quel «mors tua vita mea», ci contrapporranno sempre a Gesù, al suo messaggio, al suo modo di vivere. Occorre piuttosto una logica di comunione, di condivisione, di solidarietà. Difficilmente noi diventeremo quell’unico pane buono se fermenta in noi questa logica divisiva o di contrapposizione tra chi può provvedere e chi non è in grado, tra chi ha potere (o pensa di averlo) e chi invece deve ancora chiedere il pane. Gesù, che è venuto a mostrarci Dio, stava dicendoci che Egli sta piuttosto dalle parti di un presente di comunione e non di un futuro assicurato gelosamente ed egoisticamente per se stessi.

Vieni, santo Spirito,
fa’ sentire come nostra la fame altrui:
insegnaci a consumarci per amore.
La vita è più buona se c’è il pane
ma il pane è comunione e condivisione. 
Questa è la forma del tuo essere tra noi
e Tu dai un sapore nuovo ai nostri giorni.
Amen.

Dal Vangelo secondo Marco (8,14-21)

In quel tempo, i discepoli avevano dimenticato di prendere dei pani e non avevano con sé sulla barca che un solo pane. Allora Gesù li ammoniva dicendo: «Fate attenzione, guardatevi dal lievito dei farisei e dal lievito di Erode!». Ma quelli discutevano fra loro perché non avevano pane.
Si accorse di questo e disse loro: «Perché discutete che non avete pane? Non capite ancora e non comprendete? Avete il cuore indurito? Avete occhi e non vedete, avete orecchi e non udite? E non vi ricordate, quando ho spezzato i cinque pani per i cinquemila, quante ceste colme di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Dodici». «E quando ho spezzato i sette pani per i quattromila, quante sporte piene di pezzi avete portato via?». Gli dissero: «Sette». E disse loro: «Non comprendete ancora?».

D’ora innanzi mi stupirò
dell’amore e non dell’odio;
della possibilità del credere
e non del dubbio atroce;
della gioia del donarsi
e non dell’egoismo vigliacco;
del consumarsi in pace
e non del realizzarsi ad ogni costo;
della piccola luce
e non della grande foschia.
D’ora innanzi mi ritroverò
totalmente in te, Dio
io che mi sono disperso
ovunque senza pace.

(Ruggero Marini)


Rimani aggiornato per ricevere i miei nuovi articoli




Piccoli Pensieri (4)

Alba

Anch’io come i discepoli, sono sulla loro stessa barca. In questo tempo incerto, dove rischio di mettere al centro solo le mie paure, i miei bisogni, Il Signore mi dice che,questa fragilità diventa opportunità di cambiamento, che non sono sola.
Lui,il pane, è per me, è per tutti, sempre!

16 Febbraio 2021
Dania

Noi possiamo prenderci cura del lievito (così come della fede) che abita la pasta che siamo, lasciando però fare il resto al più Grande Panificatore.
Che il Signore ci doni l’umiltà di chi sa di essere ogni giorno in buone mani, perché c’è una vita che con gli anni non sfiorisce ma, se lo vogliamo, si arricchisce e ri-fiorisce.

16 Febbraio 2021
Rosaemma

L’umana preoccupazione degli Apostoli sottende una considerazione di Gesù:
“Ma non vi fidate di me ?”
Ripercorrendo il cammino della nostra vita passata, possiamo leggervi tutto il bene che ognuno di noi ha vissuto e che Dio ci ha fatto sperimentare, come la sua carezza per rinascere…comprendiamo il miracolo del suo amore.
Il ricordo di questo bene ricevuto ci dia la forza e la speranza per proseguire il cammino.

16 Febbraio 2021
Stefania

Quando è ben fermentato il lievito cresce, esce fuori.
Dovremmo essere noi cristiani fuori dalle chiese.
Lievito buono!
E anche il lievito è un segno!

16 Febbraio 2021

Scrivi un commento a Rosaemma Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *