Ira di Dio e gioia per gli uomini

Martin Whatson, Behind the Curtain, 2015 – Miami (USA)

Credo proprio che quando  ascolteremo il brano di Vangelo che oggi è proposto alla nostra meditazione, l’attenzione andrà a concentrarsi su un’espressione. Ed è precisamente questa: «chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui».

Terminato il dialogo con Nicodemo, Gesù lascia Gerusalemme e torna nella regione della Giudea, dove Giovanni il Battista continuava la sua opera di predicazione accompagnandola al battesimo di conversione. Succede che pure Gesù si mette a battezzare e subito nasce una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Giudeo. Argomento? Questioni di purificazione rituale: circa il senso di quei battesimi fatti da due persone diverse nella stessa regione. Quasi se cercassero di stuzzicare in Giovanni una sorta di gelosia per quanto Gesù sta facendo. E Giovanni Battista, forte della sua testimonianza, non può che rimandare i suoi uditori a quanto aveva già detto in precedenza al Giordano: «Lui deve crescere; io, invece, diminuire» (Gv 3,30) Giovanni sottolinea il suo legame con Gesù. Si definisce qui «amico dello sposo» e aggiunge di essere molto felice di sentire la voce di quello sposo che è il Cristo. Giovanni aveva detto chiaramente di non essere lui il Cristo. La sua precedenza era solo temporale: dopo (o dietro) di lui viene uno più grande. Giovanni si dice inoltre pieno di gioia per questa presenza. E la gioia è un altro dei temi cari al Vangelo di Giovanni e più volte sulla bocca di Gesù torna questa parola. Non ci farà male leggere alcune citazioni dove Gesù stesso parla di questa gioia. Eccole:

 «Abramo, vostro padre, esultò nella speranza di vedere il mio giorno; lo vide e fu pieno di gioia» (Gv 8,56)
«Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena». (Gv 15,11)
«In verità, in verità io vi dico: voi piangerete e gemerete, ma il mondo si rallegrerà. Voi sarete nella tristezza, ma la vostra tristezza si cambierà in gioia». (Gv 16,20)
«La donna, quando partorisce, è nel dolore, perché è venuta la sua ora; ma, quando ha dato alla luce il bambino, non si ricorda più della sofferenza, per la gioia che è venuto al mondo un uomo». (Gv 16,21)
«Così anche voi, ora, siete nel dolore; ma vi vedrò di nuovo e il vostro cuore si rallegrerà e nessuno potrà togliervi la vostra gioia». (Gv 16,22)
«Finora non avete chiesto nulla nel mio nome. Chiedete e otterrete, perché la vostra gioia sia piena». (Gv 16,24)
«Ma ora io vengo a te e dico questo mentre sono nel mondo, perché abbiano in se stessi la pienezza della mia gioia» (Gv 17,13)

E l’ira di Dio dunque? Sembra dunque contrastare profondamente con questa gioia piena che fa capolino in certe parole di Gesù, parole pronunciate per di più in certi momenti non troppo felici. Non basteranno le otto citazioni che parlano della gioia a farci dimenticare questa pur sempre misteriosa ira di Dio. La scorciatoia (che sarebbe pure un’eresia!) sarebbe quella di pensare che c’è un Dio del primo Testamento che si adira, mentre nel nuovo Testamento risplende in Gesù tutta la misericordia, la mitezza del Figlio venuto a parlarci del Padre. Ma Dio è Uno. E quindi è lo stesso che è presente nei due Testamenti. L’ira di Dio, senza fare qui un trattato, è la collera che Dio prova verso il Male. Gesù stesso, ad esempio, si mostrerà adirato davanti a certe malattie.

L’ira di Dio è piuttosto la fermezza di Dio in merito a quel discernimento, costante e necessario, di chi riesce a separare le tenebre dalla luce, il Bene dal Male. Ma soprattutto il peccato dal peccatore. L’ira di Dio è contro il peccato. La misericordia è a favore del peccatore. Ad una sola condizione: purché si creda in Gesù. E questa ignoranza di Cristo – se leggiamo bene il Vangelo – pare davvero essere come un unico e solo peccato, che lascia il Padre adirato con i suoi figli finche non tornino a fare pace con quel fratello che ci è stato dato: Gesù. Che peccato – potremmo esclamare – abbiamo ascoltato la voce dello Sposo, la voce dell’Amico, la voce del Figlio di Dio, abbiamo mangiato in sua presenza e non abbiamo voluto credergli. Che peccato!

… E tu, di cosa sei felice? Anche nei giorni bui, cosa rallegra il tuo cuore?

Spirito santo, vieni nel mio cuore;
per la tua potenza attiralo a Te.
Concedimi carità.
Custodiscimi da ogni pensiero malvagio,
riscaldami e infiammami
con il tuo dolcissimo amore,
così che ogni peso mi parrà più leggero.
Padre santo, dolce mio Signore,
aiutami in ogni mia azione.
Cristo amore! 

(santa Caterina da Siena)

Dal Vangelo secondo Giovanni (3,31-36)

Chi viene dall’alto è al di sopra di tutti; ma chi viene dalla terra, appartiene alla terra e parla secondo la terra. Chi viene dal cielo è al di sopra di tutti. Egli attesta ciò che ha visto e udito, eppure nessuno accetta la sua testimonianza. Chi ne accetta la testimonianza, conferma che Dio è veritiero. Colui infatti che Dio ha mandato dice le parole di Dio: senza misura egli dà lo Spirito.
Il Padre ama il Figlio e gli ha dato in mano ogni cosa. Chi crede nel Figlio ha la vita eterna; chi non obbedisce al Figlio non vedrà la vita, ma l’ira di Dio rimane su di lui.

Ora è tempo di gioia, Gen Rosso

L’eco torna d’antiche valli,
la sua voce non porta più
ricordo di sommesse lacrime
di esili in terre lontane.

Ora è tempo di gioia
non ve ne accorgete?
Ecco faccio una cosa nuova,
nel deserto una strada aprirò.

Come l’onda che sulla sabbia
copre le orme e poi passa e va,
così nel tempo si cancellano
le ombre scure del lungo inverno. R/

Fra i sentieri dei boschi il vento
con i rami ricomporrà
nuove armonie che trasformano
i lamenti in canti di festa. R/

Illustrazione di Emanuele Luzzati
Gesù quel pomeriggio, inchiodato alla croce, danzava di gioia fra il cielo e la terra, invitava alla festa e diceva: «Venite, il banchetto è pronto! Venite, voi che non credete! Venite! Il Regno ormai è aperto a tutti voi, che Dio ha tanto amato il mondo fino a darvi me, suo Figlio!»

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Piccoli Pensieri (6)

Savina

Ho letto da qualche parte che un pastore protestante si era preso la briga di contare quante volte il termine gioia e simili fosse ripetuto in tutta la Bibbia.
Ben ottocento volte!!
Così alla prima predica utile disse ai suoi parrocchiani:
“Per ben 800 volte il Signore ci dice di essere lieti e gioiosi dunque apriamo i nostri cuori alla Letizia e Lui sarà sempre con noi”
Così si era espresso il pastore alla sua comunità di musoni brontoloni insoddisfatti…
Io ci provo a trovare e provare gioia in tutte le mie azioni. A volte riesco a volte un po’ meno ma sono contenta lo stesso e nessuno me la può portare via, perché ne faccio riserva per i momenti bui e faticosi, unito al fatto che al Signore dico:
“Adesso pensaci tu….”
E mi faccio portare in braccio…

15 Aprile 2021
Gianna

Felici lo sono per un periodo breve, nel momento cioè in cui succede quella determinata cosa che mi rende tale, ad esempio aver notato pochi giorni fa che la mia orchidea, dopo due anni di sole foglie e radici, sta rifiorendo, oppure veder crescere la mia bellissima insalata, è il primo anno che cimento con l’orto. Sono felice quando il mio nipotino mi cerca e mi abbraccia. E poi sono felice quando i miei figli lo sono, cosa che purtroppo è sempre a metà perché uno di loro sta vivendo un momento stupendo, mentre l’altro è pervaso da una tristezza infinita.
Cosa rallegra il mio cuore nei momenti bui? Pensare che le cose possono cambiare, andare in campagna da sola a passeggiare, andare qualche minuto in chiesa da sola, accendere una candela e affidare mio figlio a Gesù perché da sola non ce la faccio.

15 Aprile 2021
Emanuela

Ma,se come dice salmo Dio è ‘lento all’ira e grande nell’amore’ forse anche per il figlio disobbediente c’è speranza di salvezza. O almeno tempo per il ravvedimento prima che l’ira arrivi….
Anche questo può essere motivo di gioia, che si moltiplica quando condivisa.

15 Aprile 2021

Sarà che ho passato i miei primi cinque anni a stretto contatto con la natura in quel di Ponte Lujo, con la mamma che mi portava quotidianamente a passeggiare e scoprire nuove cose, ma a me contemplare la natura in tutte le sue forme, ha sempre rimandato ad altro. Scoprendone ed apprezzandone la bellezza, imparando a considerare anche il valore di necessità di quelli che mi sembravano gli aspetti più brutti, spaventosi, mi ha sempre dato il senso di una forza di amore grande dietro ad un’opera così perfettamente bilanciata. Nel periodo trascorso in ospedale, alle prese con la debolezza del mio corpo ferito, guardando fuori dalle finestre gli alberi che si indoravano d’autunno, gli uccelli che si apprestavano a far scorta per l’inverno, mi ricordavo di essere anche io parte di quello straordinario equilibrio. Non serviva aver paura, ma fiducia e pazienza che, come gli alberi che perdono le foglie per lasciar spazio a quelle nuove a primavera, così anch’io sarei rifiorita. Ieri è mancata la nonna paterna e, al netto del comprensibile shock di una cosí rapida agonia, mi è stato di grande aiuto considerare la similitudine tra morte e vita. Entrambe necessarie, entrambe “improvvise” e -molto spesso- accompagnate da una certa “fremente attesa”. L’approssimarsi dell’una o dell’altra ci portano sempre una maggiore attenzione ed una certa preoccupazione. Entrambe prevedono un passaggio traumatico: il travaglio ed il trapasso, ed entrambe fanno parte del grande disegno di amore di Dio per le sue creature. Grazie al nostra fratello Gesú, tale coscienza si è fatta strada tra di noi ed è un peccato davvero non prenderne coscienza. Peccato per noi per primi che, senza di essa, restiamo nel buio della sofferenza.

15 Aprile 2021
Emilia

Gioia è vedere nascere il sole, è cogliere il sorriso degli occhi e saperlo leggere,gioia è guardare un bimbo che si sveglia e ti cerca, gioia è saper ascoltare e donare il nostro tempo a chi ci tende la mano.
Gioia è saper vivere in mezzo e con gli altri.

15 Aprile 2021
Dania

“…E tanta gioia dentro al cuor…”,”ora lasciateci cantare tutta la nostra gioia”, “…riconoscerTi…che gioia che gioia”, “…gioia è per me far la Tua volontà, unico Bene sei solo Tu…” e chissà in quanti altri canti ancora compare questa parola, così come nel Vangelo. Perché Dio così ci vorrebbe, dei cristiani gioiosi che, riuscendo ad abbracciare la loro vita, con gioie e dolori, riescono a fare ogni giorno non l’impossibile ma del loro meglio, sapendo di non essere mai soli e potendo contare su una Forza più grande della loro. È un dono o una grazia poter vivere così?? Io credo di sì ed è proprio per questo che va richiesta per riuscire a vivere con il sorriso di Dio sulle labbra, e con tanta tenerezza che ci permette di accarezzare ogni cosa, anche le sofferenze che la vita ci infligge o infligge ad altri.

15 Aprile 2021

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