Il poco del giusto

Corpo e Sangue di Cristo (C)

(Gen 14,18-20 / Sal 109 / 1Cor 11,23-26 / Lc 9,11-17)

Signore del cielo e della terra,
che ci raduni in festosa assemblea
per celebrare il sacramento pasquale
del Corpo e Sangue del tuo Figlio,
fa’ che nella partecipazione
all’unico pane e all’unico calice
impariamo a condividere con i fratelli
i beni della terra e quelli del cielo.
Per il nostro Signore Gesù Cristo, tuo Figlio, che è Dio,
e vive e regna con te, nell’unità dello Spirito Santo,
per tutti i secoli dei secoli.
Amen.

Dal Vangelo secondo Luca (9,11-17)

In quel tempo, Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure.
Il giorno cominciava a declinare e i Dodici gli si avvicinarono dicendo: «Congeda la folla perché vada nei villaggi e nelle campagne dei dintorni, per alloggiare e trovare cibo: qui siamo in una zona deserta».
Gesù disse loro: «Voi stessi date loro da mangiare». Ma essi risposero: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». C’erano infatti circa cinquemila uomini.
Egli disse ai suoi discepoli: «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa». Fecero così e li fecero sedere tutti quanti.
Egli prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.
Tutti mangiarono a sazietà e furono portati via i pezzi loro avanzati: dodici ceste.

Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio… come se avesse iniziato a parlare del Regno di Dio e non avesse più smesso, perché Egli stesso ci vorrebbe impegnati a parlarne o – quantomeno – a cercarlo, a saperlo riconoscere già presente in mezzo a noi. 

Gesù prese a parlare alle folle del regno di Dio e a guarire quanti avevano bisogno di cure. Di quali malattie si fece guaritore e cosa facesse per guarire non ci è espressamente dato di sapere dal brano di oggi. Altrove qualche accenno. È evidenziato lo stato di fragilità di chi gli prestava attenzione e più ancora quell’aver bisogno di cure. Voce del verbo curare, prendersi cura, avere cura per… la sua parola, quel suo parlare alle folle era esattamente espressione di quella cura. Dovremmo probabilmente ripartire da lì pure noi: tornare a parlare più felicemente del regno di Dio e non solo dei regni umani così cagionevoli e sempre un po’ malati di qualcosa.

Nessuna liturgia in questo brano di Vangelo. A dire il vero nessuna liturgia nel Vangelo se non l’unica descritta nelle prime pagine, quella durante la quale il sacerdote Zaccaria venne improvvisamente raggiunto da un angelo del Signore che gli chiedeva di credere alla promessa. La sua incredulità a quella Parola espressamente rivolta a lui e alla moglie Elisabetta, lo renderà muto… racconto che servirà da chiave di lettura per tutto il Vangelo. Che se non crediamo alla Parola vivremo davvero una vita muta e la religione di cui ci facciamo spesso esperti cerimonieri non dirà alcunché, risulterà muta, incapace di far dialogare gli uomini tra loro e di dire qualcosa del regno di Dio. 

Nessuna liturgia nel Tempio, ma una celebrazione della bontà di Dio che prende il poco e ne fa meraviglie. Una celebrazione in pieno deserto, quando il giorno cominciava a declinare, quando cioè si inizia a sentire il peso della giornata vissuta. Senza necessariamente pensare al domani… perché già basta una giornata a far sentire il suo peso. 

I discepoli lo invitarono a congedare la folla, «a tagliarla corta» diremmo se fossimo in una delle nostre celebrazioni… Lui invece li invitò a rimanere ancora. Quella parola che Egli stava rivolgendo alle folle diventa improvvisamente una parola ancora più esplicita e chiara rivolta ai suoi discepoli: «Voi stessi date loro da mangiare». La risposta è quella di chi pensa solo a se stesso. La risposta è quella di chi in uno stato di carenza e di necessità si da già per vinto e sconfitto. La risposta è ancora troppo legata alle logiche umane, ai calcoli economici, al potere di acquisto, sebbene già fossero disposti ad andare loro a fare provviste: «Non abbiamo che cinque pani e due pesci, a meno che non andiamo noi a comprare viveri per tutta questa gente». Si parla di almeno cinquemila persone.

Una seconda parola, un secondo invito «Fateli sedere a gruppi di cinquanta circa» suona come una parola disposta a mettere ordine in mezzo ad una folla di cui si potrebbe perdere (o prendere?) presto il controllo. Quella folla prende così una forma meglio definita: piccoli gruppi di cinquanta. A piccoli gruppi le cose si percepiscono meglio, si raccontano meglio. 

Ora tutto è pronto per questa semplice liturgia della vita: prese i cinque pani e i due pesci, alzò gli occhi al cielo, recitò su di essi la benedizione, li spezzò e li dava ai discepoli perché li distribuissero alla folla.

«Il poco del giusto è cosa migliore dell’abbondanza degli empi», recita il salmo 37. E giusto nella Scrittura è semplicemente colui che ascolta la Parola di Dio. Non si lascia spazio al miracoloso, al divino che annulla l’umano, ma si mette in luce la chiarezza di una Parola e l’estrema disponibilità a compierla, ad incarnarla. Inizialmente da parte del Figlio di Dio così pure dei suoi discepoli. Fare gruppi di cinquanta salvando dalla folla è già dare corpo. Prendere il pane e condividerlo poi è dare corpo alla comunione, è far circolare Vita in tutte le membra, come il sangue che scorre nelle vene di un corpo agile e pronto ad obbedire alla Parola. Il regno di Dio quel giorno apparve visibilmente. 

…È certezza a noi cristiani:
si trasforma il pane in carne,
si fa sangue il vino.
Tu non vedi, non comprendi,
ma la fede ti conferma,
oltre la natura.
…Tu che tutto sai e puoi, 
che ci nutri sulla terra, 
conduci i tuoi fratelli 
alla tavola del cielo 
nella gioia dei tuoi santi.
Amen.

(dalla sequenza per il giorno del “Corpus Domini”)


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Piccoli Pensieri (5)

Anna

Aiutami, Signore, a scorgere ciò che c’è di buono nei miei fratelli, anche quando ad “occhio nudo” tutto sembra senza speranza. Così non mi affretterei a chiederTi di “congedarli perché si fa sera”, temendo di dover condividere tutta me stessa…
Pensa che ipocrita ed egoista che sono!
Un giorno Ti chiesi pure di restare con me perché scendeva la sera sulla mia vita.
Tu sei rimasto e non mi hai lasciato sola. Mi hai anche indicato la via per accogliere tutti i miei fratelli.
Figli amati dal Padre in egual misura…

20 Giugno 2022
Savina

Cura, curare, prendersi cura…
Sembrano uguali ma vi è una differenza per me sostanziale.
Cura, curare è applicare dei protocolli medici prestabiliti, è prescrivere farmaci, esami e visite specialistiche ma l’approccio rimane distaccato…
Ben altra cosa è “prendersi cura” perché sei tu che ti muovi verso chi ha bisogno ed è come se ti mettessi la persona, con tutte le sue problematiche e fragilità, sulle tue spalle e l’intervento ti coinvolge molto di più.
Così l’atteggiamento di Gesù verso chi lo seguiva, ascoltava, chiedeva…
Non si è mai tirato indietro, ha avuto compassione, ha pianto, si è preso cura… cioè si è preoccupato e ha risolto.
Tutto questo come una scuola per i suoi discepoli, perché capissero cosa volesse dire “prendersi cura”, sia per il corpo che per l’anima.
E, lezione dopo lezione, il dono di sé con il pane e il vino, non altri simboli astrusi.
Mangiare è un atto indispensabile per l’uomo, “prendersi cura” con il cibo è, nei rapporti umani, segno di affetto, amore, interesse…
Cosa, dunque, meglio se non pane e vino, cibo che, più o meno, si trova su tutte le nostre tavole.
Ecco perché “fate questo in memoria di me”, per ricordarci che “prendersi cura” vuol dire muoversi verso chi ha bisogno.

19 Giugno 2022
Dania

La bellezza della sequenza di oggi è da lasciare senza fiato, perché in maniera così sublime e poetica annuncia quel profondamente vero che se arriva agli occhi e al cuore può trasformare la vita di ogni cristiano, affinché nutrendosi di Cristo si possa diventare sempre più simili a Lui.
Ed io oggi ho avuto la grazia di poterla leggere a nome di tutti e per tutti i beati che hanno preso parte alla celebrazione Eucaristica e che forse si saranno nutriti di Lui, del Suo corpo e del Suo sangue, “pane del cielo” e “pane di vita nuova”, “dono di Lui e del Suo immenso Amor “. Che si possa vivere in rendimento di grazie per i molteplici doni ricevuti ed i loro benefici.

19 Giugno 2022

Questo brano, insieme a quello di Gesù che cammina sulle acque, da qualche anno mi colpisce più di altri. Forse perché, crescendo, sono riuscita a comprenderlo più a fondo… Probabile! Quello che mi colpisce è in effetti la straordinarietà di cui si riveste il gesto più semplice. Come una “semplice suddivisione” possa diventare una “cosa grande”, sfamando una folla immensa. Questo è in fondo il succo ultimo del Vangelo – azzardo io -: quando siamo capaci di suddividere per condividere siamo TUTTI nutriti in sovrappiù. Che è poi quello che si auspica accada nelle comunità cristiane, ora come allora… Questo è ciò che dovremmo perseguire come cristiani, anche con i fratelli che non lo sono, senza giudicare nè condannare.

19 Giugno 2022
Maria Rosa

Signore Gesù il segreto del vivere veramente sta tutto nel condividere. Qui sta tutta la salvezza, anche della Terra, ma noi siamo egoisti, attaccati alle nostre morti. Strappaci Tu, Signore, e noi vivremo.

19 Giugno 2022

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