Gioco di sguardi

Data :17 Novembre 2020
Commenti: (4)
Il sicomoro di Gerico identificato quale luogo dell’incontro tra Gesù e Zaccheo

O Dio, che hai promesso di stabilire la tua dimora in quanti ascoltano la tua parola e la mettono in pratica, manda il tuo Spirito, perché richiami al nostro cuore tutto quello che il Cristo ha fatto e insegnato, e ci renda capaci di amarci gli uni gli altri come lui ci ha amati. Per Cristo, nostro Signore. Amen

Dal Vangelo secondo Luca (19,1-10)

In quel tempo, Gesù entrò nella città di Gèrico e la stava attraversando, quand’ecco un uomo, di nome Zacchèo, capo dei pubblicani e ricco, cercava di vedere chi era Gesù, ma non gli riusciva a causa della folla, perché era piccolo di statura. Allora corse avanti e, per riuscire a vederlo, salì su un sicomòro, perché doveva passare di là.
Quando giunse sul luogo, Gesù alzò lo sguardo e gli disse: «Zacchèo, scendi subito, perché oggi devo fermarmi a casa tua». Scese in fretta e lo accolse pieno di gioia. Vedendo ciò, tutti mormoravano: «È entrato in casa di un peccatore!».
Ma Zacchèo, alzatosi, disse al Signore: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto».
Gesù gli rispose: «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

Eccoci finalmente entrati in Gerico, alle porte del grande deserto che conduce ai monti di Gerusalemme. L’occhio già s’inganna dallo stare in quella terra: par d’essere in una pianura circondata da imponenti montagne rocciose, mentre in realtà ci si trova in un avvallamento, una depressione della terra, precisamente a meno duecentocinquanta metri sotto il livello del mare. L’appuntamento con l’uomo fu geograficamente anche nel punto più basso della terra, ai confini del sottosuolo, dove giacciono solo i morti. Su quella soglia, ridonava vita.

Dopo l’incontro con il povero cieco, è ancora un gioco di sguardi al cuore del Vangelo di oggi. Pochi chilometri e pochi giorni separano Gesù dall’ora della sua morte in croce. Pare già intento a lasciare gli ultimi segni, gli ultimi esempi, gli ultimi indizi per riconoscerlo quale Messia. Questo racconto che segue la guarigione del cieco, pare attestare che in realtà non basta essere guariti da una cecità fisica. C’è un desiderio più profondo anche nell’uomo accecato dall’avidità. In fondo possedere e trattenere è esattamente espressione di una profonda paura di perdere. Ci si aggrappa a ciò che si possiede pensando di aver trovato lì sicurezza e felicità.

Zaccheo, piccolo di statura, è disposto ad essere ridicolizzato proprio dalla folla che lo temeva nel vederlo salire su un albero come un bambino, lui che giocava a fare il grande, il potente e che teneva sotto scacco la vita stessa delle persone che a lui dovevano pagare le tasse. Capo dei pubblicani non era affatto un ruolo da poco! La statura non contava proprio perché a farlo grande era proprio quel potere che lo metteva in un’evidente posizione di superiorità rispetto alla folla. 

Il desiderio di vedere Gesù lo ridimensiona, lo fa più piccolo perché più grande è davvero Colui che lo vedrà. E com’è che Gesù lo ha potuto notare? Forse proprio per quelle risa della folla che rimase esterrefatta da quell’insolito e imprevisto comportamento del pubblicano Zaccheo, ormai già libero da ogni postura legata al ruolo. Il suo posto ora è sull’albero e quell’albero pare essere già quel regno già cresciuto che il Nazareno venne a seminare in terra. 

Zaccheo, il cui nome significa “puro, pulito” vuole vedere Gesù. La folla non vede in lui che lo sporco strozzino. Gesù alzò lo sguardo e fissò Zaccheo. Poche battute energiche e decisive: lo invitò a scendere, obbligandolo a tornare a casa perché preparasse un pranzo per Gesù, affamato com’era di comunione con tutti i peccatori e i poveri della terra. Gerico, l’oasi del deserto, è la sete dell’uomo che cerca Dio e la fame di Dio che vuole condividere con l’uomo la sua misericordia, così concreta e così profumata come le tavole di quelle terre che odorano di aromi e spezie.

Quel pranzo, più di ogni altro pranzo in casa di peccatori pubblici, rimane uno dei più memorabile. Fuori da quella casa si ode ancora il mormorare della gente che non vuole accogliere il Cristo. Mi chiedo se fosse quello stesso gruppo di persone che poco prima dava lode a Dio e che ora si sfilaccia in mormorazioni perdendo la sua stessa identità di popolo. Si ritorna anonimi e informi quando la mormorazione prende il sopravvento sulla lode. Il popolo diventa folla. E la folla ostacola, impedisce di vedere Gesù.

Ma per fortuna l’evangelista Luca ci ha fatto lasciare la strada e noi siamo già in casa e possiamo così ascoltare la confessione pubblica di Zaccheo: “Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto”. Questa è davvero una confessione, di quelle che la madre Chiesa vorrebbe sentire dai suoi figli, senza che sia lei a far loro la morale o l’esame di coscienza. Non è un caso che molti padri della Chiesa identificarono in quel sicomoro il compito stesso della Chiesa: fare da rialzo per l’uomo che desidera vedere Gesù. Ogni volta che leggo questo brano di Vangelo, mi dico che dovremmo convertire perfino molte delle nostre pratiche religiose anche quelle legate ai sacramenti. È sempre questa precedenza di Cristo che deve sorprenderci. A noi solo il desiderio di vederlo. Per il resto dovremmo davvero lasciare fare maggiormente a Lui. È lui che vede, è lui che chiede di scendere dall’albero, è lui che si invita a casa di Zaccheo a pranzo… e solo al termine di quel pasto di autentica comunione, segno di riconciliazione e vincolo di unione fraterna, confessare i propri errori, i propri peccati, i propri sbagli. 

A Gerico, accanto a palme e sicomori, cresce una piccola pianta, chiamata “rosa del deserto”. Questa creatura sembra davvero testimoniare in quella regione della terra che dove passa il Nazareno fiorisce perfino il deserto. A Gerico, la città delle palme, ci sono ancora alcuni sicomori. I pellegrini sostano tuttavia concordi attorno ad uno solo di questi esemplari. Non importa se sia veramente quello l’albero. È bello sostare un istante a ringraziare pure quell’albero di aver contribuito a quell’incontro e alla salvezza. A Gerico, città già conosciuta nei racconti del libro di Giosuè (6,1-27) quando il popolo di Israele prese d’assedio la città e dopo sei giorni le sue mura crollarono e la città fu presa d’assedio, succede un fatto ancor più straordinario: si aprono porte di casa perché Dio possa offrire comunione con l’uomo. Non fu un assedio. Tutto iniziò da un grande desiderio che Dio e l’uomo hanno in comune: l’incontro.

Ladislav Mednyánszky, volto di cristo, 1880

Sollevo i miei occhi verso i monti

da dove mi verrà l’aiuto?

il mio aiuto verrà dal Signore

egli ha fatto cielo e terra.

Non lascerà vacillare il tuo piede

non dorme il tuo custode

no, non sonnecchia e non dorme

il custode di Israele.

Il Signore è il tuo custode, la tua ombra

il Signore è alla tua destra

di giorno non ti colpirà il sole

né la luna di notte.

Il Signore ti custodirà da ogni male

custodirà la tua vita

il Signore custodirà il tuo entrare e il tuo uscire

da ora e per sempre.

salmo 120 (121)


Rimani aggiornato per ricevere i miei nuovi articoli




Piccoli Pensieri (4)

Alba

Signore, quante volte anch’io mi sento piccola come Zaccheo.
Vorrei avere la sua creatività, andare controcorrente,avere il suo forte desiderio di incontrare lo sguardo di Gesù. Incontrare Gesù ci rende liberi, incontrare questo Amore misericordioso fa amare, incontrare Dio che non condanna ma che si fa amico.
O Signore, apro la casa del mio cuore Te, con fiducia e la gioia e la vita si mettono in moto.
Gerico è su ogni strada del mondo: per ogni piccolo c’è un albero, per ognuno uno sguardo.
La casa di Zaccheo è la mia, sulla soglia attendo: la mia casa è aperta, vieni!

17 Novembre 2020
Rosaemma

L’incontro con Zaccheo lo sento proprio come la straordinaria esperienza dell’amore di Dio…”Oggi devo fermarmi a casa tua..” Signore, Tu mi chiami per nome,sei Tu per primo che desideri entrare nel mio cuore, nella mia vita, per donarmi la tua misericordia….Grazie per questo incontro che sa di amore, di perdono…di conversione !!!

17 Novembre 2020
serena

Ognuno di noi è un passero che ha il nido fra le fronde del sicomoro di Gerico, nelle mani di Dio.

17 Novembre 2020
Patrizia

Proprio così, come a Zaccheo, nasca
in noi il desiderio d’incontrare Gesù.
Da noi deve partire questa volontà d’incontro, se non ci lasciamo bloccare dalle nostre storie, dai nostri sbagli, da ciò che ci è capitato… allora Gesù si fa presente e trasforma la nostra vita, riempiendola di Senso.

17 Novembre 2020

Scrivi un commento a Patrizia Annulla risposta

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *