Aria di festa, brezza di salvezza…

Data :16 Novembre 2020
Commenti: (3)

Signore, manda su di noi il tuo Spirito consolatore: ci insegni l’attenzione e l’ascolto affinché ogni giorno ci poniamo verso di Te nell’atteggiamento dei discepoli e ricordando i tuoi sentimenti, le tue parole e i tuoi gesti possiamo  vivere come testimoni del tuo passaggio tra noi e di quella compassione che Tu hai verso ciascuno.  Te lo chiediamo nel nome di Gesù Cristo, nostro Signore. Amen

Dal Vangelo secondo Luca (18,35-43)

Mentre Gesù si avvicinava a Gèrico, un cieco era seduto lungo la strada a mendicare. Sentendo passare la gente, domandò che cosa accadesse. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!».
Allora gridò dicendo: «Gesù, figlio di Davide, abbi pietà di me!». Quelli che camminavano avanti lo rimproveravano perché tacesse; ma egli gridava ancora più forte: «Figlio di Davide, abbi pietà di me!».
Gesù allora si fermò e ordinò che lo conducessero da lui. Quando fu vicino, gli domandò: «Che cosa vuoi che io faccia per te?». Egli rispose: «Signore, che io veda di nuovo!». E Gesù gli disse: «Abbi di nuovo la vista! La tua fede ti ha salvato».
Subito ci vide di nuovo e cominciò a seguirlo glorificando Dio. E tutto il popolo, vedendo, diede lode a Dio.

Di questi tempi, basterebbe uno sparuto gruppo di persone che parlano per strada per farci correre tutti alla finestra a chiedere cosa succede. Non si vede in giro nessuno e lo senti pure da questo nuovo silenzio che avvolge. Quel giorno a Gerico, la gente pareva più numerosa del solito e comunque faceva un gran parlare da attirare l’attenzione di un cieco, abituato a conoscere ogni movimento di quella città dai suoni e dai rumori. Quel giorno, non i soliti rumori della vita quotidiana. Un’aria forse di festa, come di un corteo che piano piano prende forma. Gesù sta salendo verso Gerusalemme dove sarà osannato come il Figlio di David, Colui che viene nel nome del Signore. Una brezza di festa.

Il cieco, attirato da questo insolito vociare, non può far altro che chiedere. Gli annunciarono: «Passa Gesù, il Nazareno!». Non lo informano, non gli fanno sapere. Gli annunciano. Verbo ben più preciso di un parlare qualunque. È il verbo dei messaggeri di liete notizie, di chi porta buone nuove. Che ne avesse già sentito parlare o che conoscesse il significato di quel nome, di fatto questo mendicante cieco, non è tra quelli che dicevano. “Da Nazareth cosa può mai venire di buono?”

Prima che nella città santa il nazareno sia osannato come Messia, prima che tutto questo avvenga, alle porte del deserto è un cieco a riconoscerlo come tale. E urla con tutte le sue forze, tanto che la sua voce pare sovrastare il clamore stesso dei passanti. “Gesù, Figlio di Davide, abbi pietà di me“: la stessa invocazione dei dieci lebbrosi. Sono davvero i ciechi, gli zoppi, i lebbrosi che riconoscono per primi nel nazareno “l’Unto del Signore”, il “mandato da Dio”. Una sorta di manifestazione divina a specchio. Lui, il Figlio di Davide, mandato per loro e loro sempre puntuali all’incontro con Lui ad ogni incrocio di strada. È poi bastato aggiungere l’aggettivo che ne specificava la provenienza, che subito ci torna alla mente quanto accadde quel giorno nella sinagoga di Nazareth, quando, dopo aver letto un passo del profeta Isaia, riavvolse il rotolo e dichiarò che da quel giorno, avrebbe compiuto proprio quanto c’era scritto. Ridare la vista ai ciechi: la sua missione. 

Non lo riconobbero tutti coloro che pensavano di vedere correttamente. Non lo accostarono nemmeno con questa fede cieca. Lo guardarono sempre dall’alto in basso, con quel fare inquisitore di chi voleva coglierlo in fallo. Fu un cieco a vedere per primo in quell’uomo il Messia. Da terra un cieco leva un grido di fede, e Lui, figlio di quel Dio che da sempre si china dal cielo verso la terra, ode quel grido che dal bordo della strada sale verso il cielo, passando per il cuore di un uomo che proviene da Nazareth.

E poi, quando finalmente si trovano uno di fronte all’altro, quella domanda che suona strana ai nostri orecchi: “Che cosa vuoi che io faccia per te?”. È qualcosa che fa girare la testa a pensarci! È qualcosa che avrebbe dovuto mandare in confusione anche le orecchie del cieco, orecchie che gli fungevano pure da occhio per sentire il mondo. Noi che passiamo la vita a chiederci – erroneamente – cosa il Signore voglia da noi, fingendoci ignari di sapere che la sua volontà risplende limpida e luminosa tra le pagine del Vangelo, ci troviamo – spiazzati – di fronte a Colui che rivolge questa domanda all’uomo. Cosa risponderei a questa domanda?

Il cieco chiese la vista. E seppure già vedente diventò cieco, questo incontro fu un altro modo di vedere. Chiese la vista non per sé, ma per poter seguire Gesù di Nazareth, glorificando Dio. Il Figlio di Davide disse: “Abbi di nuovo la vista!” ma al cieco sul punto di essere risanato, parve di sentirsi dire: “Seguimi!“. Per altre situazioni analoghe nel Vangelo, Gesù non autorizzò alla sequela. A volte rimandava semplicemente a casa. Prima di salire a Gerusalemme, alle porte dei giorni della sua passione, Egli tenne vicino a sé un discepolo, come un fratello, a monito di quella missione che stava per compiersi e che era iniziata proprio rivolgendosi agli ultimi, agli esclusi, ai poveri, a tutti quei “non visti” da coloro che pensavano di vedere.  E perfino il popolo, registra l’evangelista Luca, ebbe questo sguardo sulle cose, sulla vita, su Gesù. Vedere in ogni cosa un motivo per dare lode a Dio. Non chiese dunque la vista per sé. Quell’uomo portava su di sé la cecità di un popolo, del mondo intero incapace di guardare il mondo con gli occhi del Nazareno, il Figlio di David.

Aprì gli occhi e vide finalmente Colui del quale aveva sentito. Come un bambino che impara a leggere e riconosce che quei segni, apparenti e insignificanti scarabocchi sulle pagine, sono in realtà lettere e parole di questo dialogo ininterrotto tra Dio e noi. Leggere le Scritture, meditarle, è davvero sentir passare Gesù di Nazareth accanto a noi e poi, chiudere il libro e provare a seguirlo nella vita, provare a fare come Lui avrebbe fatto. E lodare Dio come il cieco che riebbe di nuovo la vista, come il popolo… che già da qualche parte, in qualche zona buia del nostro essere, già siamo stati visitati e risanati da questa divina vicinanza.

In fondali angusti

T’ho cercato.

Oceani di croci e passioni,

Sotto le increspate onde.

Come un palombaro cieco.

Mai non sei giunto

Ad indicare la via.

Seduto qui

Ad elemosinare tuoi sguardi

Prego, in fondo,

Che il mio cuore

Si scontri col tuo cuore.

È un’epifania della tua presenza

Che, inconsolabile, aspetto.

(Lorenzo Viani)


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Piccoli Pensieri (3)

Savina

Leggere, meditare, seguire, fare come Lui ha fatto.
Io ho un’amica ipovedente. Ogni tanto vado da lei per un caffè o un boccone mangiato insieme.
Se avessi tanta fede quanto un granello di senape potrei spostare una montagna…
o forse chissà ridare la vista a Teresa. Magari!
“Teresa, aspetta che ti aiuto, ti sei sporcata il maglione, è caduto il caffè sul pavimento… aspetta pulisco…”
Ho ridato la vista a Teresa… con i miei occhi, ho ridato le mani a Clara… con le mie mani, ho ridato fiducia a Giambi… con un complimento.
Sono contenta, do lode al Signore e ringrazio, perché mi ha permesso di compiere piccoli miracoli quotidiani.
Spero di seguire e fare sempre così come Lui ha fatto…

16 Novembre 2020
Patrizia

Leggere le Scritture, meditarle, è davvero sentir passare Gesù di Nazareth accanto a noi e poi, chiudere il libro e provare a seguirlo nella vita, provare a fare come Lui avrebbe fatto.
E lodare Dio come il cieco che riebbe di nuovo la vista, come il popolo…

Tanto belle queste parole.
Quanto vorrei che questa Divina vicinanza che tutti abbiamo ricevuto, non rimanesse relegata in qualche zona buia di noi, ma si propagasse presto in tutto il nostro essere.

16 Novembre 2020
Dania

E dopo aver aperto gli occhi del nostro cuore Signore, “donaci orizzonti di infinito”, permettendoci di rendere lode e gloria a Te, perché in ogni nostro giorno c’è sempre almeno un motivo per ringraziarTi. Anche oggi “Custodiscici, nostra forza sei Tu, Custodiscici, nostra gioia Gesù”.

16 Novembre 2020

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